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Racconti Erotici Etero

Il Burattinaio

By 19 Novembre 2016Dicembre 16th, 2019One Comment

Le ore erano diventate giorni… i giorni settimane…
Era talmente grande la voglia che aveva di lui che il tempo e lo spazio avevano contorni sfocati, come avvolti in una nube di fumo.
Non ricordava quanto fosse trascorso dal loro primo incontro, dal loro primo dialogo in chat… Sapeva solo che quel tempo indecifrato appariva infinito.
La realtà le stava sfuggendo di mano ogni giorno di più. Lentamente ma inesorabilmente si stava facendo trascinare da un vortice creato dalla passione che, latente, attendeva di essere risvegliata.
Il suo bisogno di carne cresceva smisuratamente, il bisogno di calore alimentava quel vortice infernale…alla base lui, il Dio del caos, che teneva ben salde le redini del teatrino dove lei era l’unica marionetta.
Il burattinaio aveva distrutto quasi completamente l’armatura che faticosamente si era costruita, ed ora il suo corpo e la sua mente erano esposti come mai prima d’ora…i fili si muovevano disordinati, e lei non poteva far altro che piegarsi al loro volere. Resisteva, provava a farlo sicura che nessuno fosse in grado di tenerle testa…nessuno infatti, tranne lui. Venuto dal nulla, lo tsunami era entrato prepotentemente nella sua vita e nella sua mente, distruttivo come un esercito di cavallette affamate.
Si erano messaggiati, si erano scritti e descritti le loro vite, la quotidianità, le speranze nel futuro. Si erano stuzzicati, solleticati… avevano iniziato maliziosamente a giocare e a far rincorrere le loro fantasie diventate in poco tempo sempre più audaci, più disinibite. E disinibiti lo erano anche loro ogni volta che si trovavano collegati in rete. Gli incontri casuali in chat erano divenuti veri e propri appuntamenti clandestini: lui aveva una moglie, e questo fu un ostacolo al loro incontro reale…finch&egrave non accadde.
Le ore precedenti la loro unione trascorsero per lei in uno stato di febbrile apprensione. Lo stomaco si contorceva, le mani sudavano, il suo sesso reclamava l’oggetto del suo desiderio… Il burattinaio stava per toccare la sua marionetta e tutti e due sapevano che sarebbe stato indimenticabile. Sarebbe stato l’incontro dei sensi, ma ancora di più della carne, quella carne diventata sensibile, fragile, cenere esposta al vento. Lei sentiva i battiti del cuore ma essi erano tutti concentrati nel ventre, nel sesso che, maturo, si stava aprendo pronto ad accogliere un piacere incontrollato ed incontrollabile. Ogni fibra del suo corpo lo chiamava, i suoi occhi lo desideravano e lui ne fu ancor più consapevole quando per la prima volta la vide.
Quando gli aprì la porta fu come se i loro contorni si definissero, i colori si accendessero e, finalmente, ebbero la consapevolezza che dietro al monitor ed alla tastiera c’erano corpi da poter toccare, assaggiare, baciare. Incrociando il suo sguardo perse un battito e quegli occhi la travolsero tanto che si sentì mancare la terra sotto i piedi. Valeva la pena lottare? A che scopo far finta di essere forte? Lo fece accomodare. Un incredibile silenzio tra loro: quello che dovevano dirsi se lo erano già detto, il resto sarebbe venuto dopo… Adesso era il momento di appartenersi.
Appena fu seduto lei si inginocchiò ai suoi piedi, fra le sue gambe aperte. Quel gesto di resa eccitò l’uomo che si slacciò la tuta e la abbassò con gli slip fino alle caviglie. Il suo membro svettava davanti ai suoi occhi maestoso, eretto, con la cappella lucida. Si avvicinò con la bocca a quel boccone succulento, non lo toccò, quasi avesse paura che le svanisse fra le mani. Si morse il labbro e schiuse la bocca…non poteva più resistere e la sua lingua lo sfiorò. Lui reagì subito a quel contatto e, accorgendosene, lei iniziò a leccarlo dalle palle fino alla punta della cappella, con movimenti sensuali, lenti, bagnati. Si soffermò sulla punta rossa, accelerando i movimenti e facendo ruotare la lingua circolarmente, finch&egrave non lo inghiottì del tutto fra le labbra, facendoselo arrivare in gola. Ogni volta che la bocca scendeva verso la base la lingua era pronta per dare alle palle l’attenzione che meritavano, ma la velocità restava invariata. Lui ne godeva, con la testa reclinata all’indietro e il respiro accelerato, finch&egrave non le mise una mano sulla testa ed iniziò a coordinare i movimenti…il burattinaio aveva appena iniziato a muovere i fili. Con i capelli stretti fra le mani, aumentò la velocità e il suo cazzo divenne di marmo sulla lingua di lei che oramai aveva un lago di piacere fra le gambe.
All’improvviso le allontanò la bocca, la fece alzare in piedi e si alzò con lei. Si sfilò i vestiti velocemente perch&egrave la sua priorità in quel momento era averla, possederla, dominarla…placare tutta la voglia che quella ragazza con gli occhi da cerbiatta e l’anima da Valchiria gli aveva acceso. Lei rimase immobile finch&egrave lui non le afferrò la camicia e gliela strappò di dosso, facendo saltare tutti i bottoni che disordinati rotolarono a terra. Lei si sentiva esattamente come loro, vinta di fronte al maschio dominante e dominatore. Le prese i capelli e la trascinò sul pavimento con s&egrave mentre si liberava dei pantaloni. In un disperato tentativo di ribellione, lei cercò di divincolarsi, di sfuggirgli… Sapeva che si sarebbe arrabbiato ed era esattamente ciò che desiderava succedesse… La sua rabbia avrebbe reso ancora più piacevole la “punizione”.
La sua rabbia non tardò ad arrivare. La afferrò per le caviglie e la attrasse verso s&egrave. Le abbassò i pantacollant che fasciavano quel suo culetto delizioso da sfondare e il perizoma grondante poco sopra le ginocchia. Era li, inerme, esposta alla sua furia. Le assestò un paio di schiaffi sul sedere che diventò subito rosso, in netto contrasto con la carnagione chiarissima. Nemmeno il tempo di assimilare il bruciore che in un secondo la penetrò con violenza, togliendole il fiato. La sua fica era stretta, e sentiva il suo cazzo durissimo aderire perfettamente alle pareti. Lei si bagnò all’inverosimile non riuscendo a trattenere nessun gemito. La stava prendendo, la stava possedendo con foga. Lo sentiva pompare forte, lo sentiva fino all’utero e i testicoli sul suo sedere che sbattevano erano la ciliegina sulla torta. Lo sentiva dentro, lo accoglieva e lui la riempiva, facendole ardere le viscere. La sua furia aumentò e come un toro si scatenò montando quel corpo esile, facilitato dagli umori che copiosi bagnavano i loro peli pubici. L’odore di sesso era sempre più forte nella stanza.
Lei sentiva crescere l’orgasmo, lo desiderava, e anche lui desiderava riempirla di sborra. Ma era lui che decideva, comandava, ordinava…e non era ancora il momento di godere… La voleva ancora, ormai era cera nelle sue mani. La liberò dai brandelli dei vestiti rimasti, la girò e la stese. Voleva scopare ancora la sua puttana ma voleva guardarla negli occhi e vedere quanto era capace di godere. Voleva sentirla urlare di piacere inflitto dal suo cazzo pulsante. Le stese le braccia sopra la testa e le ordinò di non muoversi. Le posizionò un cuscino sotto la schiena per farla arrivare alla sua altezza, Le prese le gambe e se le portò sopra le spalle. Adesso era lui in ginocchio di fronte a lei e la vedeva fremere perch&egrave lo voleva dentro ancora, perch&egrave aveva solo assaporato, ed ora voleva gustare tutto il resto. In ginocchio…la sua cappella la puntava…lucida, carica di umori, scivolosa, come il sesso di lei, sempre più bagnato e pronto. Era sconvolta. Non riusciva a chiudere la bocca per quanto fosse eccitata. La salivazione completamente azzerata, i capezzoli così duri che sembrava stessero per esploderle. Le sputò sul seno, spalmandole la saliva sul corpo, dal collo al ventre, mentre la cappella era sempre lì… si muoveva, indugiava sulle grandi labbra, e per lei era una tortura. Il suo membro diventò ancora più duro… Adesso era pronto anche lui. Le serrò le gambe con le mani e glielo spinse tutto dentro, brutale, maschio, affamato…bastardo come solo lui sapeva fare. Adesso nulla poteva fermarlo. Mentre la sbatteva furiosamente la fissava negli occhi, eccitandosi oltremodo nel vederla con le gote in fiamme, il corpo languido, completamente abbandonato, una bambola di pezza il cui unico scopo era soddisfare il suo piacere e far esplodere il suo cazzo rovente.
Lei non poteva fare a meno di guardare gli occhi di lui e perdersi. La stava trattando come una puttana, glielo aveva detto – “Sei la mia puttana” – e quella era musica per le sue orecchie. Quando le afferrò i seni tirando e pizzicandole i capezzoli non si trattenne, ed urlò tutto il suo orgasmo che, violento, la investì, scuotendole il corpo, l’anima, i sensi, facendole arrivare una fitta al cervello così forte che le si annebbiò la vista. Lui la guardava compiaciuto, mentre continuava a sbatterla. Sorrideva mentre la scopava. Ogni colpo inflitto era un grido di piacere di cui lui si nutriva. Il cazzo non resisteva più, mancava poco anche per lui. Lei se ne accorse e lo guardò implorandolo di non sprecare il caldo seme che si preparava ad esplodere. Bastò uno sguardo fra loro, complice come quelli che si erano scambiati in rete, anche se solo da dietro il monitor.
Lo estrasse dal suo sesso ormai spalancato, facendo colare un fiume di umori che naturalmente seguirono la linea delle natiche, lubrificando l’orifizio più stretto. Lo prese in mano e lo puntò proprio lì. La cappella viola reclamava ciò che gli spettava di diritto e fu così che la penetrò dietro, entrando dolcemente ma deciso. Era strettissima ma, superato il primo ostacolo, i muscoli si rilassarono permettendogli di esplorarla a fondo. Il dolore di lei si trasformò presto in piacere folle e i brividi dell’orgasmo non tardarono ad arrivare. Le stava rompendo il culo, la stava montando come una cagna in calore e lo era…era la sua cagna, la sua puttana, e ne era orgogliosa e fiera. Ritrovando un barlume di coraggio lo incitò – “Godi! Schizzami nel culo. Inonda il culo della tua puttana” – Non seppe resistere all’invito e, sbattendola con violenza, il suo cazzo schizzò dentro di lei un’enorme quantità di sborra calda, urlando il suo dominio, graffiandole la pelle affondando le unghie nella carne morbida. Lei sentiva i fiotti che la riempivano, arrivando all’intestino, e venne gridando con lui tutto il piacere che aveva dentro.
Stremato, uscì da lei e si abbandono supino sul pavimento. Con un ultimo spasmo di piacere, lei gli salì sopra. Con le mani si allargò le natiche permettendo allo sperma non ancora assorbito si colare sul ventre di lui che la guardò stupito, incredulo di scoprire così tanta passione in quella ragazza dagli occhi grandi ma che nascondeva un rettile dentro, pronto a mordere col veleno più dolce. Dopo essersi svuotata si piego con il viso e leccò, pulendolo, gustando il suo seme, il suo sapore di maschio mischiato col suo sapore di femmina. Infine si accasciò accanto a lui che la cinse col braccio stringendola a s&egrave. Sarebbe stato indimenticabile, e così fu. I loro corpi si erano fusi, i loro piaceri mischiati, le menti avevano volato insieme… Avevano oltrepassato la linea sottile che divide il virtuale dal reale…Non sarebbero più tornati indietro.

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