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Racconti Erotici Etero

Il capo

By 31 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella notte Laura dormì poco e male, le parole che il suo capo le aveva detto le riempivano la mente privandola del riposo notturno.
– ‘qualcosa di sobrio e contemporaneamete seducente’ ‘sotto’ si comporti di conseguenza ‘ prediligo il colore nero’- .
Questo era quello che le aveva chiesto di indossare l’indomani in ufficio per presenziare all’incontro coi nuovi clienti.
Guardò la sveglia: erano solo le 3.00 eppure le sembrava di essere coricata in quel letto da un’eternità.
Si ritrovò a pensare al suo guardaroba scervellandosi su cosa avrebbe potuto indossare l’indomai, non che il grande capo le avesse lasciato molta scelta.
Arrivò alla conclusione che il tailler nero acquistato di recente era quello che ci voleva.
Per il sotto pensò al body a perizoma che aveva acquistato la settimana precedente: tulle nero liscissimo e trasparente tranne che per il ‘reggiseno’ dove era presente un ricamo tono su tono che creava un insieme decisamente gradevole.
La scelta del body la fece ripensare all’ultima volta che l’aveva indossato.
Era sabato e nel pomeriggio era stata a fare shopping, il suo hobby preferito.
Passò davanti alla vetrina di Intimissimi e quel body vestiva il manichio che girava su se stesso nella vetrina.
Senza pensarci entrò e lo comprò.
La sera lo provo’ e, mentre indugiava davanti allo specchio girandosi e rigirandosi per ammirarlo da ogni angolazione, suo marito entrò nella stanza.
– Se continui così mi diventa duro – le disse sorridendo.
– Ma smettila’ sto solo guardando come mi sta –
– Te lo dico io come ti sta, guarda qui – disse indicando il cavallo dei pantaloni.
– Grazie, &egrave sempre un complimento anche se non espresso con le parole –
E Laura continuò :
– Amore, però scusami ma stasera ho un forte mal di testa -.
– Te lo faccio passare io il mal di testa, chiamami pure Moment – disse ridacchiando.
Ripensando a quello che successe dopo quest’ultima frase, Laura, che ancora non era riuscita ad addormentarsi, prese coscienza del fatto che le sue mutandine si erano bagnate.
Si lasciò cullare da quel frizzicore così piacevole quando la sveglia suonò impietosa.
Erano già le 7.00 e nonostante non avesse chiuso occhio doveva proprio alzarsi.
Entrò in bagno e, dopo essersi lavata, iniziò la prima fase della preparazione: restauro viso.
Si guardò allo specchio e fu piuttosto compiaciuta del risultato finale: un trucco delicato che correggeva abbastanza bene alcuni difetti che spesso la rendevano insicura.
Ed ora la seconda fase: vestizione.
Indossò il body aderentissimo, si infilò nel tubino nero che le fasciava i fianchi e infine si mise la giacca decidendo di portarla senza camicia, direttamente sopra il body.
Si guardò allo specchio e così d’impulso decise di sfilarsi i collant e indossare al loro posto delle calze autoreggenti che la facevano sentire più comoda: tanto la gonna era sufficientemente lunga perché nessuno se ne accorgesse.
Completò l’opera con i suoi stivali neri preferiti e qualche goccia di profumo.
La giornata era primaverile e decise di uscire senza soprabito, passeggiava specchiandosi nelle vetrine e sentendosi stupida per aver assecondato alla lettera le indicazioni del suo capo.
In ufficio tutti non parlavano d’altro che degli americani che sarebbero arrivati nel pomeriggio.
Laura si sedette alla sua scrivania, non era in vena di sparlottare con gli altri colleghi così finse di essere presissima dal lavoro.
Mentre inseriva dei dati nel foglio elettronico che appariva sul video, notò l’icona che indicava un nuovo messaggio nella casella delle e-mails in arrivo.
Quando la lesse il suo cuore prese a battere alla velocità della luce.
– Buongiorno Laura, ho bisogno che lei venga subito nel mio ufficio -.
Si alzò e si incamminò con gambe tremanti, mani sudate e tachicardia.
– Buongiorno Laura, prego, si accomodi pure –
– Buongiorno a lei, grazie – e si accomodò sulla poltroncina di pelle scura collocata davanti alla grande scrivania di ciliegio.
– Vedo con piacere che ha seguito i mei, ehm ‘ suggerimenti – disse il capo .
– B&egrave, se mi permette, più che suggerimenti erano degli ordini, non ho avuto scelta -.
Lei stessa si stupì delle parole che le uscirono dalla bocca, avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro di pochi secondi.
– Fingo di non aver sentito quello che ha detto, Laura, dopotutto non era importante, vero? –
– Vero – si ritrovò a sussurrare con un filo di voce.
– Benissimo! Ora, per favore, mi prenda la cartellina con la scritta ‘New York’ che si trova nell’ultimo cassetto di quell’armadio- disse lui alzandosi in piedi.
Anche Laura si alzò e, prima di voltargli le spalle per seguire le sue indicazioni, le sembrò di aver visto un certo rigonfiamento nei suoi pantaloni.
Si abbassò per aprire il cassetto indicatole ma non trovò la cartellina interessata, vi erano almeno 30 fascicoli ma non vedeva quello con la scritta ‘New York’,.
Si rese però subito conto che non poteva e non voleva fare la figura di non trovarlo e così si mise a cercare con la massima attenzione.
– Ops, Laura, mi scusi, la cartellina era qui sulla mia scrivania, ma non l’avevo vista –
– In questo modo, però, ho potuto notare che indossa ‘un intimo adeguato’, molto bene, Laura -.
Laura si tirò su voltandosi di scatto, gli avrebbe dato una sberla, ma cercò di mantenere un certo contegno mentre tornava a sedersi.
Il fatto che la chiamasse sempre per nome ora la infastidiva e oltretutto si maledisse di aver sostituito i collant con le autoreggeti di cui ormai lui si era accorto .
– Per favore, Laura, venga dalla mia parte della scrivania che devo mostrarle una cosa sul video del pc -.
Laura eseguì e si portò alla destra del grande capo posizionandosi in piedi di fronte al monitor.
Vide solo tantissime cifre che apparentemente non le dissero nulla.
Cercava di impegnarsi per capire cosa lui volesse comunicarle quando le sembrò di sentire una mano passare da dietro proprio sotto la sua gonna, ma fu un tocco così leggero che temette di sbagliarsi.
Poco dopo ebbe la stessa sensazione e stavolta capì di non essersi sbagliata.
Non riuscì ad ammettere nemmeno a se stessa che provò un brivido di piacere.
– Guardi questo dato, &egrave significativo del’ bla, bla, bla’ – proseguì il capo .
Mentre lui parlava e lei cercava di capire seguendo a video argomenti sconosciuti, percepì più chiaramente il movimento di una mano che la accarezzava in mezzo alle gambe.
Il tocco di quella mano si fece più audace, scostò il perizoma di lato e toccò le grandi labbra.
Lei era ferma, immobile, non aveva la minima idea di come comportarsi.
– Lo sai che sei bagnata? – disse lui con voce calma e profonda passando dal LEI al TU.
Laura avvampò per la vergogna e non solo per quella, dovette ammettere a se stessa che si stava eccitando anche se non avrebbe mai voluto dargliela vinta.
Il dito della sua mano, sempre da dietro, le titillò il clitoride, piccolo ‘bottone’ in grado di farla veramente uscire di senno .
Subito Laura sentì le gambe piegarsi, il suo viso era ancora incollato al monitor e la posizione in cui si trovava le parve addirittura ridicola.
Era infatti piegata sulla scrivania con il viso incollato al monitor e le gambe leggermente divaricate.
Cercava ancora di darsi un contegno quando sentì un dito scivolare dentro la sua fica umida.
– Eh sì, sei proprio bagnata, non mi ero sbagliato – proseguì il capo .
Mentre Laura era sempre più immobile, le dita divennero due e lui le muoveva come se fossero lame di una forbice, aprendole e chiudendole, mentre le inseriva e le ritraeva ritmicamente.
– E’ anche stretta, mi piacciono quando sono così : bagnate e strette –
Laura credette di morire, le piaceva ma non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa.
Provava sentimenti cotrastanti: si vergognava moltissimo ma non riusciva ad opporsi a quelle sensazioni che le stavano montando in corpo.
Lui continuò a masturbarla con la mano passando dal clitoride alla fessura senza mai fermarsi e, anzi, aumentatando il ritmo.
A quel punto lei sentì un intenso calore salirle dalle gambe ed ebbe un orgasmo che bagnò appena la mano del capo.
– Bene, Laura, vedo che sei una donna sensibile! Molto bene! – le disse in un orecchio sottovoce dopo essersi alzato in piedi.
La abbracciò da dietro facendo aderire il suo torace alla schiena di lei, le aprì la giacca e le strinse i seni stuzzicandone i capezzoli ritti come sentinelle.
In quella posizione Laura sentì benissimo il membro duro come il marmo contro il suo sedere e non riuscì a trattenersi dallo spostare una mano dietro la schiena per toccarlo.
– Brava, Laura, vedo che inizi a capire – sussurrò lui .
– Non mi sbagliavo, sei una persona perspicace -.
Al suono di queste parole Laura pensò ancora di essere matta, si domandava come mai la forza della ragione non riuscisse a farla allontanare da questa situazione disdicevole.
La testa le diceva di andarsene ma il suo corpo non ubbidiva. Non era possibile.
E invece lo era dato che la sua mano, oltre ad aver toccato quel cazzo duro, ora lo stringeva.
Lui le alzò la longuette sui finachi e fece un passo indietro per ammirare quelle natiche divise dalla striscia sottile del perizoma.
A quella vista il capo se lo sentì scoppiare nei pantaloni, quasi gli faceva male tanto premeva contro la cerniera.
– Dimmi che lo vuoi – le sussurrò
Silenzio.
– Dimmelo ! – disse alzando la voce.
– No – disse Laura con un filo di voce.
A quel punto lui allungò la mano a sgangiarle il body a perizoma.
Laura si rese conto di quello che lui stava facendo ma non riuscì ad opporsi in alcuno modo, il corpo ormai inebrato e le costanti pulsazioni che sentiva in mezzo alle gambe rendevano la sua volontà pari a zero.
– Dammelo, ti prego, mettimelo dentro, scopami – si ritrovò a dire con sorpesa anche per se stessa.
Un rumore di cerniera le fece intuire cosa stava accadendo ma trasalì ugualmente quando sentì il membro entrare con vigore nella sua fica bagnata fradicia.
Lui la afferrò per i fianchi per non perdere l’equilibrio e la penetrò sempre più a fondo, sembrava scaricare su di lei un desiderio che stava sopito da chissà quanto tempo.
Intanto lui non smetteva mai di sfregarle il clitoride per portare la sua eccitazione a livelli impensabili.
Nessuno l’aveva mai scopata in qusto modo un po’ rude, senza dolcezza, senza complimenti.
Accidenti le piaceva da impazzire!
L’orgasmo che colse Laura fu così irruento che quasi la fece gridare.
Questa cosa portò subito anche lui a godere e lei sentì il membro che aveva dentro vibrare per un istante che le parve eterno fino a che lentamente iniziò a perdere consistenza.
– Bene, Laura, &egrave tutto. Può andare – disse il capo tornando a darle del LEI come se niente fosse.
Laura era ancora in balia dell’eccitamento fisico più impetuoso che avesse mai provato in vita sua, ma lui le aveva già riabbassato la gonna e stava indicandole la porta” Trascorsero diverse settimane da quel caldo incontro e Laura era sempre più confusa sul grande capo.
Lui non l’aveva più chiamata nel suo ufficio, ma non perdeva occasione per farle notare il suo apprezzamento.
Talvolta Laura riceveva un’ e-mail, altre volte un sms, messaggi più o meno ‘espliciti’ che in ogni caso doveva ammettere le facevano piacere.
Altre volte invece lui le dedicava uno sguardo ‘complice’ che diceva più di mille parole.
E così Laura trascorreva le sue giornate tra sensi di colpa per quello che era successo e il turbamento che quest’uomo esercitava su di lei.
Proprio la sera precedente aveva chiacchierato di questo con la sua amica Paola.
All’inizio era stata indecisa sul parlarne o meno con l’amica, ma poi le aveva raccontato tutto perché non riusciva più a tenersi dentro lo scombussolamento che sentiva.
E poi Paola, oltre che fidata (non ne avrebbe parlato mai e poi mai a suo marito), era la persona più adatta con cui condividere il suo segreto: ‘amava’ questo genere di cose e soprattutto le comprendeva.
Paola era fidanzata da anni con un uomo che Laura non aveva mai conosciuto per forze di causa maggiore, ma era una donna piuttosto libertina.
Il suo fidanzato era spesso fuori città per lavoro: Paola diceva di non essere capace di stare da sola senza compagnia maschile .
Le piaceva far cadere gli uomini ai suoi piedi: adorava entrare nei locali come una prima donna, farsi ammirare, farsi offrire da bere, chiacchierare, farsi corteggiare per poi concludere la serata tra le braccia del fortunato.
Naturalmente Paola aveva una reputazione discutibile, soprattutto agli occhi femminili, ma lei ci rideva su e diceva che se le persone pensassero un po’ di più a far l’amore avrebbero di sicuro meno tempo per farsi gli affari degli altri.
E poi era così simpatica. Bella e simpatica e mai Laura avrebbe rinunciato alla sua amicizia anche se era così diversa da lei.
Prima di andarsene Paola chiese a Laura consigli per il regalo di compleanno che desiderava fare al suo fidanzato e, dopo aver tirato fuori solo un elenco di cose inutili, si ritrovarono a ridere constatando quanto sia difficile fare regali agli uomini.
Paola baciò Laura succhiandole leggermente le labbra :
– Hai proprio un buon sapore tesoro, mi raccomando, basta sensi di colpa, dormi tranquilla – e se ne andò facendo una mezza giravolta che fece sorridere Laura.
Una voce alle sue spalle la richiamò alla realtà lavorativa e dovette impegnarsi per ritrovare la concentrazione perduta.
Si rimise al pc per smaltire ben 74 emails di sciocchezze arrivate a lei chissà come.
Stava già per cancellare tutto quando la vide.
Una mail che non aveva ancora letto era del suo capo.
– Ciao Laura, cos’hai fatto di bello ieri sera? – Era tornato a darle del TU, meno male!
– Niente di particolare, sono stata in casa a chiacchierare con un’amica – rispose Laura.
– Ah, spero conversazione interessante anche se a dire il vero io mi sono divertito ad immaginarti in situazioni ‘di sicuro’ molto più interessanti :-) !!! –
– A dire il vero la mia conversazione non &egrave stata affatto male ! –
– Bene’ anche se non me lo chiedi, sappi che anch’io mi sono divertito pensandoti! Ah, il potere della mente – disse lui e aggiunse – a parte questi discorsi, ti scrivo per dirti che tra un’ora vorrei tu venissi nel mio ufficio, grazie -.
Ecco che il suo cuore incominciò a battere all’impazzata, corse in bagno a controllarsi, sistemò il trucco e i capelli, si diede una rinfrescata e si sentì stupida nel fare queste cose.
Giunse il fatidico momento e si incamminò .
Si sentiva stranamente più tranquilla dell1 altra volta e non trovò nemmeno la segretaria ad annunciarla.
Quando fu vicina all’ufficio, la porta si aprì.
– Ti stavo aspettando, entra e chiudi la porta – le disse mentre tornava a sedersi sulla sua poltrona di pelle.
– Avvicinati, voglio sentire il tuo profumo -.
Laura eseguì mentre lui, che era seduto, le fece cenno di chinarsi un po’ per annusarla meglio.
Come sentì il suo respiro sul collo, Laura fu colta da un brivido lungo la schiena.
– Sai di buono – disse mentre le allungava una mano sotto la gonna.
– Mmmm, ma siamo senza mutandine oggi – .
Laura si sentiva già nel pallone e fu felice del suo gesto audace di levarsi le mutandine mentre era in bagno, si sentiva un po’ come la sua amica Paola e oggi voleva comportarsi come avrebbe fatto lei.
Lui le allargò la fica con il pollice e il medio, mentre il dito indice fece una certa pressione sul clitoride prima di iniziare a trastullarlo.
Quando il respiro di Laura iniziò ad aumentare di intensità, lui le infilò un dito in profondità provocandole una vera e propria scossa elettrica.
– Come sei bagnata, la voglio assaggiare -.
Laura alzò la gonna sui fianchi e si sedette sulla scrivania allargando le gambe e appoggiando i piedi su due sedie per avere stabilità.
Lui si tuffò in quel fiore assaporandone il nettare.
Passò la lingua lungo l’inguine, respirando quel profumo che lo inebriava.
Laura inarcò la schiena offrendosi il più possibile, ma lui indugiava per farla impazzire.
– Ti voglio – si ritrovò a dirgli .
Ora lui la stava leccando per tutta la lunghezza della sua fessura, dall’alto al basso.
Si fermò sul clitoride tintillandolo con la lingua mentre con un dito la penetrò profondamente fino a farla venire.
Laura era in preda ad un piacere elettrizante e, d’improvviso, si ritrovò ad alzarsi in piedi e a dire:
– Siediti , ora tocca a te – .
Lui sorrise e ubbidì lasciandosi cadere sulla sua poltrona senza farselo ripetere due volte.
Laura si inginocchiò e, guardandolo negli occhi, appoggiò una mano sul rigonfiamento che ormai era visibilissimo anche attraverso i pantaloni.
Gli slacciò il bottone, gli abbassò la cerniera e lo aiutò a sfilarsi tutto quanto.
Laura ammirò quella parte del corpo di lui con cui mai avrebbe pensato di avere a che fare: era teso verso l’alto, duro e vibrante con piccole goccioline simili alla rugiada che indicavano quanto fosse eccitato.
Si chinò su di lui e lo sfiorò con la punta delle dita, ad ogni tocco leggero corrispondeva un sussulto.
Proseguì a sfiorargli le cosce, i fianchi, il petto insinuando le sue mani sotto la maglia mentre con la lingua giocava intorno al suo ombelico.
D’un tratto, senza preavviso, glielo prese in bocca.
In quel preciso istante lui dovette trattenersi per non venire, cosa che non avrebbe voluto fare per tutto l’oro del mondo.
Nel sentirlo così eccitato, Laura ebbe un orgasmo che la rese ancora più audace in quello che stava facendo.
Lo prese in mano e spostò delicatamente la pelle indietro verso la base.
Accostò la bocca alla parte più sensibile che era così rimasta scoperta e iniziò a picchiettarla indurendo la lingua per poi leccarla in senso circolare ammorbidendo la lingua.
Lui le accarezzò i capelli e buttò la testa all’indietro in preda ad un piacere indescrivibile.
Laura ora muoveva la mano su e giu’ e, ogni volta che si abbassava, la sua bocca succhiava dolcemente.
Il ritmo era lento, lentissimo, quasi esasperante.
Per aumentare il suo piacere ogni tanto usava anche i denti in modo molto delicato ma sufficientemente deciso per essere percepibile da lui che rischiò di venire un’altra volta.
Ogni volta che il membro era in profondità nella sua bocca, Laura sentiva chiaramente che era percorso da brividi di piacere in tutta la sua lunghezza.
Continuò così a bagnarlo di saliva, succhiarlo, leccarlo finch&egrave ad un tratto sentì una mano che da dietro la toccava in mezzo alle gambe.
Si voltò di scatto e rimase di sasso: Paola!
Lei la guardò intensamente negli occhi mentre lui le disse:
– Ho saputo tempo fa che noi abbiamo una conoscenza in comune: Paola &egrave la mia fidanzata nonché la tua cara amica e questo incontro a tre &egrave il mio regalo di compleanno -.
Laura restò sbalordita ma la cosa non riuscì a distoglierla da quello che stava accadendo, ormai ci aveva preso gusto.
Paola le sorrise voluttuosamente e iniziò a masturbarla, ancora e ancora, sempre di più, fino a farla gemere.
Più il piacere di Laura aumentava e più lei riversava il suo desiderio sul membro che aveva in bocca.
La cosa fece letteralmente impazzire ‘il capo’ che aveva davanti agli occhi due donne in un atteggiamento molto sensuale e una di queste due donne glielo stava succhiando così bene da farlo quasi svenire!
Non riuscì più a trattenersi e venne provando un piacere assoluto e liberatorio.
Quando lo sentì godere, anche Laura non pot&egrave fare a meno di venire sentendosi sfinita e soddisfatta da un orgasmo così travolgente.
Si guardarono negli occhi, con complicità e un sorriso malandrino disegnato sulle labbra.
Si girarono verso Paola che all’iniziò non capì cosa volessero, poi, però” capì ‘..
Ora sarebbe toccato a lei !

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