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Racconti Erotici Etero

Il Cine

By 8 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Hai già comprato il biglietto, ma hai deciso di entrare solo quando il film sarà iniziato. Ti senti a disagio, imbarazzata. Vorresti rientrare a casa, ma ti ripeti: entro, osservo la situazione e me ne vado. Al massimo potrei sedermi qualche minuto e se non me la sento, esco. Sono le 21 e 05, lasci a metà la coca-cola che hai ordinato e ti avvii con passo deciso all’ingresso del cinema, attraversi il corridoio ed ecco la sala. La maschera ti stacca il biglietto, mentre tu non riesci a respirare, né a pensare. Stai facendo ciò che non avresti mai potuto credere. Lui aveva detto che si sarebbe seduto in penultima fila, sulla destra. Tremando, fai scorrere la tenda di stoffa pesante, entri in sala. Il film &egrave già iniziato, la sala &egrave vuota, d’altronde chi andrebbe al cinema a quest’ora di lunedì, ti chiedi. Sali le scale, ad ogni gradino lasci sempre più spazio all’indecisione, ma riesci ad avvicinarti abbastanza da individuare un’ombra in alto a destra. Vai verso di lui, il cuore ti batte. Lui ti segue con lo sguardo e tu chini la testa. La rialzi per osservarlo in viso, per la prima volta. Non &egrave male, pensi, davvero niente male. Ti siedi, si volta e gli sorridi, ma lui torna a guardare il grande schermo. Pensi, con una lucidità che ti sorprende, che non sia lui. Merda, che figura; la sala &egrave vuota e tu ti siedi proprio accanto a uno sconosciuto. E ora? Ti alzi? E mentre tutto ciò ti frulla in testa, lui avvicina le labbra al tuo orrecchio e ti sussurra con una voce che sembra venire da lontano, da altri mondi: ‘sei bellissima…, più di quanto potessi immaginare…’. Anche tu, pensi, ma non glielo dici. Resti in silenzio, fingendo di guardare il film, ma sei talmente emozionata che non sei riuscita a cogliere nessuna immagine. Cerchi di tranquillizzarti, almeno &egrave lui, almeno non sei seduta accanto a uno sconosciuto. Sì, &egrave proprio lui, l’uomo che ti ha ammaliata con le parole delle sue lettere, che &egrave riuscito a condurti fino a lì, fino a lui. Quello per il quale ti sei masturbata più volte, imbrattando la carta carbone dei tuoi umori, così che potessero raggiungerlo. Quello al quale hai confessato le tue paure e fantasie più intime, compresa questa. Sei paralizzata, non riesci a voltarti per osservarlo negli occhi. Allo stesso tempo, però, percepisci un pizzico di eccitazione, sufficiente a mantenerti lì, sulla poltrona, in silenzio, in attesa che sia lui a condurre il gioco. Di nuovo le sue labbra, il suo respiro caldo: ‘sono contento che tu abbia voluto assecondare i miei gusti…, hai persino ricordato di non indossare le mutandine?’. Non rispondi. Quella voce &egrave insinuante, ma dolce, desiderabile. Nell’ultima lettera ti aveva chiesto di indossare una camicetta bianca, una gonna, le calze e tu lo avevi fatto. Vedi la sua mano muoversi lentamente, ti sfiora il braccio. Lo percorre, solleticandolo come un vento primaverile, per poi prenderti la mano. Tu, d’impulso, la stringi. Al disagio risponde il tuo inconscio, ti dice che stai bene, che va tutto bene. Con timidezza, lui accompagna la tua mano sul cavallo dei propri pantaloni. Il cuore ti batte, sembra che debba esplodere al prossimo battito. Guardi intorno, non c’&egrave nessuno. Senti la sua crescente eccitazione e le sue parole: ‘questo &egrave l’effetto che sai suscitare in me…”. Ora la sua mano &egrave sul tuo ginocchio, sempre accarezzandoti e per un attimo riprendi il possesso di te, del tuo corpo stringendo le gambe. Lui indugia sul ginocchio, lo corteggia con le sue dita, potrebbe restarci in eterno. Allora, lentamente, divarichi le gambe, accompagnando il suo movimento, la risalita della sua mano. Si insinua sotto la gonna e tu di nuovo stringi le gambe, questa volta per nascondere ciò che ormai &egrave evidente: sei eccitata. Ma dopo pochi attimi, le tue gambe si aprono in un sorriso. Le sue dita si intrecciano con il tuo pelo e tutte queste piccole attenzioni ti hanno fatta bagnare. Sei completamente bagnata. Le sue dita trovano i bordi ondulati delle labbra, le tastano, sempre con maggiore pressione. Poi ti sfiorano il clitoride e tu non riesci a trattenere un primo gemito. Allora, così calda, cerchi i bottoni dei suoi jeans. Lasci che lui alzi il sedere, glieli sfili. Il suo sesso si erige dal basso ventre, il suo odore &egrave acre e ti piace. Lo accarezzi, come tante volte hai accarezzato le lettere, e poi pieghi la testa lateralmente e con la lingua inizi a leccarne il glande. Ti piace, lo inumidisci con la saliva, lo baci, lo stringi tra i denti. La cosa sembra esserti sfuggita di mano, stai avendo un rapporto orale con uno che in fondo &egrave solo uno… sconosciuto, in un cinema di periferia. Ma che ti succede? Che ti ha preso? Ti ha ammaliata con le sue parole, ti ha adulata e tu ti sei lasciata coinvolgere. Mentre continui a muovere la testa, la tua mente riprende la sua naturale abilità di pensiero. E ora, che cosa fai? Devi andartene, vuoi andartene. Potresti sembrare una poco di buono. Sollevi la testa, allontani la sua mano dalle tue gambe e ti alzi, desisa a non voltarti, a non tornare sui tuoi passi. Sì, te ne stai andando, ma una mano ti ferma, ti stringe con forza e tu hai paura. Stai per urlare quando l’altra mano si chiude sulla tua bocca. Ti risvegli, era solo un sogno. Sono le 20 e 15 e sei maledettamente in ritardo, Robert ti aspetta alle 21 al cine, per la nuova prima.

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