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Racconti Erotici Etero

il collega di Milano

By 5 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Una cena e poi il cinema, doveva essere una serata tranquilla tra me e il collega di Milano in trasferta a Roma. Un bel ragazzo certo, ma sposato e per questo anche se attratta da lui, conoscendomi, non sarei mai stata capace di assecondare quell’istinto nato già prima di vederlo nelle numerose telefonate tra l’ufficio tecnico di Roma e quello commerciale di Milano. Oltre che bello è simpatico, ma la cena rimane una cena…e nulla mi fa immaginare cosa potesse accadere dopo. Usciamo dal cinema ridendo, assaporiamo l’aria fresca della primavera e decidiamo di visitare Fontana di Trevi a quell’ora ormai senza turisti. Spettacolo magnifico. Ci godiamo la passeggiata per qualche via del centro e tra una chiacchiera e l’altra si fa davvero tardi considerando che la mattina dopo avremmo avuto la riunione con i colleghi di Londra e occorreva presentarsi freschi e rilassati.

Indosso delle scarpe davvero alte e non vedo l’ora di toglierle, ma mentre il suo albergo è vicino per il mio appartamento dovrò prendere un autobus. Cerco di risparmiare perché amo viaggiare e il taxi non è una spesa indispensabile. Lui mi vede affaticata e alla fine chiama un taxi. Non accetto i suoi soldi così lui decide di accompagnarmi così potrà pagare il taxi perché dovrà riaccompagnarlo in albergo. Lo lascio fare dandogli del pazzo. Entrambi ci sediamo dietro. Indico l’indirizzo al taxista che parte. Non so cosa mi è passato per la testa, ma senza nemmeno baciarlo prima gli ho messo una mano nell’interno coscia mentre lo guardavo negli occhi… Lui si avvicina al mio orecchio e dice: “sono pericoloso” io sorrido e avvicino la mia mano al suo inguine… mi chiede di sbottonarmi un po’ la camicetta e di sollevare la mia gonna. Nel frattempo allunga la sua mano dietro la mia schiena rimanendo comunque seduto composto. Faccio quello che mi ha chiesto senza esitare e mi sistemo lateralmente affinchè lui possa vedere meglio. Mi avvicino, ormai ho la mano sul pacco chiuso nel jeans.  Sottono i tre bottoni centrali e ci infilo la mano, lui tira la testa indietro mentre io con la mano sui suoi boxer lo massaggio. Era già duro quanto bastava. Mi prende con una mano la nuca e mi bacia, con l’altra era dentro la mia camicetta a stuzzicare i capezzoli. Mi accorgo che siamo arrivati quasi a casa mia. Lo sussurro nel suo orecchio. Il taxi si ferma e borbotta il costo della corsa. Lui mi guarda, paga e scende con me. Dico solo “ma…” scesi dal taxi mi dirigo sicura verso il portone, sento i suoi passi dietro ai miei, appena infilo la chiave nel portone sento il suo bacino stringersi al mio. Chiamo l’ascensore con lui che continua a baciarmi e a farmi sentire la sua mazza. Poi mi ritrovo sbattuta tra il muro e l’ascensore, mi alza la gonna e sento il suo cazzo duro e gonfio strofinare fra le mie natiche con la cappella che spinge sul mio bottone. Le sue mani sono sui miei seni. La mia faccia è contro il muro. Lo sento abbassarsi e iniziare a leccarmi la fica. Sono praticamente nuda nel vano scale, con le gambe divaricate e la sua lingua che si insinua nella mia stretta fighetta. Gli dico che voglio il suo cazzo, lo voglio dentro. Mi gira, mi alza le gambe e con una leggera pressione lo sento scivolare dentro. Sta diventando sempre più affannato il nostro respiro. Ormai sono vicina all’orgasmo. Lui mi dice che non è ancora il suo momento. Gli rivelo che adoro ingoiare la sborra. Accelera, sembra non veda l’ora di vedermi inghiottire il suo sperma. Vengo e con ancora il suo cazzo dentro, sorretta da lui, siamo nell’ascensore. “ora ti tolgo il mio cazzo dalla tua fica stretta e ti metti in ginocchio, ma quando sto per venire voglio che la sborra finisca sulla tua faccia, poi con le mani ti pulirai il viso e con la bocca ti pulirai la mano e dovrai fare tutto questo mentre io ti leccherò di nuovo la fica. Poi quando sarai venuta ancora mi leccherai il cazzo e lo pulirai per bene e se sarai brava questa volta la mia sborra la riceverai dritta nella tua gola”. Gli confido che mia piace quando l’uomo con cui faccio sesso mi tratta come la sua puttana, che tutto questo è ancora più eccitante con un po’ di volgarità. Facciamo quanto lui aveva stabilito ma mentre mi leccavo le dita, ad uno ad uno e lentamente, dissi che aveva il sapore di un vero maiale e che era la prima volta che assecondavo così un uomo e che quello che stava accadendo era davvero stupefacente, mai come allora la puttana che era in me si stava liberando e fu allora che presa dall’orgasmo gli dissi che non poteva finire quella notte. Fui brava e lui mi regalò una splendida sborra tutta per me da ingoiare, mentre io con una mano gli strizzavo i coglioni. Rimanemmo seduti un po’ nell’ascensore. Ridemmo e poi lui mi disse “Lo so che non sei una puttana, ma credimi sei portata”. Mi lusingò e capì che ci saremmo rivisti. Inutile dire che alla riunione dell’indomani eravamo entrambi molto rilassati.

Qualche tempo dopo, gli mandai un messaggio appena entrata in ufficio “che fai?” lui mi rispose e mi disse che il viaggio a Roma stava saltando e che era un peccato perché aveva sperato di rivedermi. Io gli rispondo che non sapevo sarebbe dovuto venire a Roma, e forse non lo sapevo perché infondo io non mi stavo occupando dell’ultimo progetto. Continuiamo a messaggiare del più e del meno e gli rivelo che sarei andata in ferie già domani. Non avevo nessun viaggio in programma, ma che erano solo tre giorni da dedicare a me. Più tardi gli scrivo che sono uscita da lavoro prima con un permesso, ma che in realtà non vedevo l’ora di dedicarmi a me. Ggli chiedo se il viaggio a Roma è definitivamente saltato. Mi risponde dicendo che proprio in quell’istante è arrivata la conferma che a Roma non si va. Gli scrivo che ora devo pensare a godermi questi 3 giorni e che il modo migliore per iniziare sarebbe fare la porcellina… con lui. Accetta il gioco. Quei messaggi così spinti e provocanti mentre sono ancora sull’autobus sono deleteri… parliamo della sua mazza e che vorrebbe masturbarsi, ma che nel suo ufficio c’è il suo collega e non può liberarsi… e godersi la sua puttanella. Arrivata a casa ancora con gli umori umidi decido di vestirmi da puttana: prendo una delle tante canotte in microfibra e la infilo dal basso, non volevo indossarla come canotta, ma come una gonna molto corta. Poi prendo un gilet, di quelli che si allacciano sotto il seno senza coprirlo perché dovrebbe esserci una camicetta. Infine delle autoreggenti, ovviamente non ho gli slip. Gli scrivo e gli dico che la sua porca ora è vestita come una vacca… vuole una foto. “No, mi vestirò così quando ci vedremo”. A quel punto evidentemente eccitato lui fa la proposta: “Firenze, una sola notte a metà strada per entrambi”. Accetto. Gli dico che in stazione però mi troverà in abiti civili. “Meglio, ti vestirai da puttana nel bagno dell’albergo che ho prenotato”. Faccio la valigia e alle 8 sono in stazione, lui arriverà poco dopo. Andiamo dritti in albergo con la sua mano sul mio culo. Arrivati in albergo, fatte le solite formalità saliamo in camera. Non faccio in tempo a togliermi la giacca che mi spinge il viso verso il suo grosso uccello. “Svuotami le palle, troietta”. Tutto quel tempo era rimasto col cazzo duro e ora voleva solo svuotarsi. Mentre la mia lingua gioca col suo cazzo mi spoglio della giacca e della camicetta. La mia bocca gode, ma prima che lui venga lo tira fuori e mi schiaffeggia con la sua lunga e grossa mazza poi lo rimette in bocca “Succhia pompinara, succhia, fammi sentire che non vedevi l’ora di avere il mio cazzo in bocca, di vedermi godere, che volevi scopata la bocca!” succhio e con movimenti circolari la mia lingua lo stuzzica. Sta per venire e proprio come avevamo scritto nei messaggi mi sborra sui seni mentre io vengo senza che lui mi abbia sfiorato la fica così proprio come piace a lui mi pulisco con le mani e poi ad uno ad uno succhio le mie dita mentre lui mi guarda. Si stende affianco a me mi abbraccia e mi bacia… rimango ancora qualche minuto accanto e poi mi dirigo sotto la doccia. Uscita dalla doccia ci va lui e io ne approfitto per vestirmi come la puttana che avevo vestito a Roma. Quando Lui esce dal bagno e mi trova così il suo cazzo torna in tiro, ma questa volta pare sia il mio turno, lavora a lungo sulla mia fighetta e mentre gli do del maiale vengo tra le sue labbra, mi aspetto che la sua asta venga dentro di me, ma quello che vuole è un altro pompino, perché sono brava e sarò ancora più brava se ci riuscirò una terza volta mi dice… dopo aver ingoiato la seconda volta e un paio d’ore di pausa per cenare ho di nuovo il suo cazzo in bocca e nonostante i suoi “non ci riuscirai mai” la sua sborra calda copiosa e intensa inonda ancora una volta la mia bocca.

Martedì ci vedremo ancora e come sorpresa ho deciso di fargli trovare questi due capitoli, chissà che effetto sortiranno.

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