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Racconti Erotici Etero

il collega

By 15 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo cominciato a lavorare in quel supermercato da poco tempo, una settimana appena, e gia avevo notato quel collega. Anzi a dirla tutta, gia da prima, ogni volta che entravo in quel negozio da semplice cliente lo guardavo e sentivo uno strana sensazione, ma tutto finiva quando uscivo dalle porte del negozio. Il primo giorno di lavoro, quando ci siamo presentati, ho intravisto un lampo nei suoi occhi, come se mi avesse riconosciuta, e da allora avevamo cominciato ad essere una coppia affiatata. Sapevo che lui era gia impegnato con un’altra ragazza, ma c’era sempre quel non so cosa che mi faceva pensare che non ci faceva molto caso; una volta avevo perfino sentito due colleghe che spettegolavano del fatto che lui fosse andato a letto con un’altra. Era un bel ragazzo: moro, con gli occhi scuri e altissimo, almeno 20 cm più di me. Avevo l’impressione che potesse guardare tranquillamente all’interno del camice fin dentro la scollatura, senza farsi notare. Aveva la mania di prendermi in giro per qualsiasi cosa, e ci divertivamo un sacco. La pausa, ovviamente la facevamo insieme. Lui mangiava il suo pacchetto di cracker e mi guardava, ogni tanto faceva qualche domanda e io rispondevo. C’era uno specchio, dove facevamo la pausa in magazzino, dove potevo rendermi conto se lui mi guardava mentre camminavo, e un paio di volte l’avevo beccato. Nei tempi morti si divertiva a stuzzicarmi e a mettersi dietro di me per vedere e controllare che cosa facevo, timoroso del fatto che non conoscessi ancora alla perfezione i programmi del computer o qualche cavillo burocratico. Poco tempo fa, arrivati a fine giornata, eravamo rimasti solo noi e il capo reparto per fare chiusura del negozio e io ero intenta a scrivere un ordine che dovevo assolutamente spedire entro sera via fax, ed ero stranamente più indietro del solito con il lavoro. Spente le luci e chiuse le tapparelle , restava accesa solo una luce di servizio e il pc. Gli altri due erano pronti ad uscire, quando si accorsero che ero ancora li, a scrivere l’ordine.
‘dai spegni, è ora di andare!’ mi disse il capo reparto
‘non posso, devo fare quest’ordine entro sera e sono appena a metà. Voi andate, l’allarme lo inserisco io quando finisco’ dissi.
‘non è il caso, sei qui da poco tempo e ti potresti sbagliare. L’ordine lo finirai domani’ mi disse con aria severa.
Se c’è una cosa che odio è essere poco precisi e puntuali, soprattutto sul lavoro. Insistetti col caporeparto sul fatto che dovevo rimanere e inviare quell’ordine entro sera, fin quando il mio collega si offrì volontario per rimanere con me, aiutarmi con l’ordine e inserire l’allarme. ‘in due finiremo prima’ disse infine al caporeparto, che accettò e se ne andò, raccomandandosi di non dimenticare nulla.
Lui si avvicinò a me, prese in mano i fogli dell’ordine e cominciò a dettarmi i prodotti da dietro le spalle, nella stessa posizione in cui era solito stare quando mi controllava.
‘codice articolo: E77D457′ no, no stai sbagliando!’ mi disse, e appoggiandosi alla mia schiena indicò l’errore ”D457, non D475!’ mi disse sorridendo, poi si rialzò e continuò a dettare, questa volta mettendosi di fianco in modo da vedere meglio cosa scrivessi, e mettendomi una mano sul fianco. Provai un brivido, quando sentii la sua mano appoggiarsi sull’unico punto in cui la maglia si era leggermente alzata. Mentre dettava, mi accarezzava dolcemente, come se lo facesse inconsciamente, come se gli venisse spontaneo. Mezz’ora più tardi, l’ordine era finito, stampato, inviato ed eravamo pronti a spegnere tutto ed andarcene, quando, infilando una penna rimasta sopra il bancone nel portapenne, mi tagliai un dito con un taglierino che qualcuno aveva lasciato aperto e a testa in su.
‘ahia!’ imprecai
‘che è successo??’ disse lui, e corse di nuovo da me ‘ma chi cavolo è che ha lasciato un taglierino aperto li così? Disgraziati! Vieni, andiamo a mettere un cerotto..’
Mi ero tagliata abbastanza in profondità, dal dito usciva parecchio sangue e la ferita bruciava terribilmente. Lui, tenendo il dito stretto intorno ai suoi per evitare di perdere troppo sangue, mi accompagnò in magazzino, dove c’era la scatola del pronto soccorso, e dove mi disinfettò e medicò il dito. Rimessa apposto la scatola, mi avviai verso l’uscita, quando lui arrivò dietro di me, mi girò, mi appoggiò sul muro a fianco e mi baciò. Non opposi resistenza e godetti della sua lingua, e delle sue mani che nel frattempo si erano infilate sotto la maglia e mi accarezzavano il ventre, i fianchi, e a poco a poco arrivavano anche ai seni, alle spalle, e un attimo dopo mi aveva gia sfilato la maglia. Baciandomi il collo, mi prese in braccio e mi portò fino a un gruppo di scatoloni dove mi appoggiò. Da li riuscivo ad arrivare alla sua bocca senza dover stare in punta di piedi, e cominciai a baciargli il collo e a mordicchiarlo. Sentivo in mezzo alle gambe il suo membro che si ingrossava sempre di più e le sue mani che vogliose di accarezzarmi mi facevano impazzire. Gli tolsi la maglietta e scoprii dei muscoli scolpiti che facevano contrasto con la mia pancetta. Baciandolo e accarezzandolo sentivo la sua voglia aumentare e il suo respiro diventare sempre più affannoso.
‘ho voglia di te, ho voglia di farti mia’ mi disse
‘anch’io ho tanta voglia di te, lo vedi che effetto mi fai’ gli risposi mentre mi leccava il collo. Non gli lasciai il tempo di replicare, e gli infilai un’altra volta la lingua in bocca. Le sue mani arrivarono al gancetto del mio reggiseno, e lo sganciarono. Me lo tolse e corse subito giu con la testa a leccare i miei capezzoli che nel frattempo erano diventati turgidi. Da dov’ero, riuscivo a guardare attraverso lo specchio, che era esattamente davanti a noi. Vedere la sua schiena scolpita e lui che mi baciava il seno, il collo, le spalle inconscio del fatto che potessi vederlo da dietro mi eccitava tantissimo. Lo sentii slacciarmi il bottone dei pantaloni e capii quali intenzioni aveva: aggrappandomi con le gambe intorno alla sua vita alzai il bacino in modo che lui potesse sfilarmi i pantaloni e le mutandine. Lo stesso feci io, gli slacciai la cintura e feci scivolare i pantaloni e i boxer alle sue caviglie, dopodiché presi in mano il suo sesso turgido e cominciai a massaggiarlo. Mentre lo facevo, infilò uno delle sue dita lunghissime all’interno della mia vagina che era completamente bagnata e per un attimo la mia vista si oscurò. Cominciai ad ansimare e mi lasciai andare completamente ai suoi giochi, fin quando, esausta, lo implorai di infilare dentro il suo membro. Con un sorrisetto avvicinò il mio bacino al suo e accontentò la mia richiesta, infilandolo dentro. I nostri respiri diventavano sempre più affannosi e sempre più vogliosi. Avvinghiandomi a lui cercavo di assecondare con il bacino i suoi affondi e mano a mano che andavamo avanti il ritmo diventava sempre più veloce. Timoroso del fatto che la pila di scatoloni sui quali ero appoggiata potesse cadere, mi prese per la seconda volta in braccio e sedendosi per terra mi adagiò dolcemente sopra di lui. Cominciai ad andare su e giu sempre più velocemente mentre lui mi accarezzava i fianchi, le spalle, mi baciava i seni e mi assecondava nei movimenti tenendomi per i fianchi. Mi chinai su di lui per baciargli il collo mentre andavo su e giu e tra un morso e l’altro sentii il suo respiro diventare sempre più affannoso e cominciò ad ansimare, muovendosi il più possibile per assecondare la mia cavalcata. Cominciai ad andare su e giu ancora più velocemente e mentre lui affondava le sue dita nelle mie natiche scongiurandomi di andare ancora più veloce cominciai a sentire un formicolio propagarsi dalla mia vagina fino alla punta dei piedi. Stavo per impazzire, e stavo anche per venire.
‘vengo!’ mi disse in un orecchio tra un respiro e l’altro
‘anch’io!’ gli risposi in fretta e affondando il suo pene all’interno della mia vagina venimmo insieme. Mi baciò con foga e mi pettinò con le mani i capelli arruffati. Poi, con un sorriso mi disse ‘non male per essere una novellina’ e scoppiammo a ridere insieme.

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