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Racconti Erotici EteroTrio

Il corso di aggiornamento

By 27 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

“Le undici… dovrebbe arrivare a momenti”, pensai. Un filo d’ansia mi stringeva allo stomaco. Aspettavo da una mezz’oretta, seduta sulla panchina nel parco e nel mentre fissavo una carta rossa di caramella, di quelle trasparenti e fruscianti, che il vento stava facendo roteare in mulinelli come una foglia secca.

Una voce alle spalle mi attirò l’attenzione: “ciao Ale”.

Mi voltai di scatto, alzandomi, e me lo trovai davanti: un abbozzo di sorriso e un po’ di tensione anche sul suo viso. “Ciao Federico” gli risposi con voce timida.
Rimanemmo a guardarci negli occhi, ci avvicinammo senza nemmeno accorgerci di farlo, fino a sfiorarci le labbra. La sua bocca scivolò sulla mia accarezzandola. Sentivo il respiro caldo. Federico mi strinse fra le braccia e mi lasciai andare: schiusi le labbra, lui le assaggiò prendendole fra le sue, le succhiò leggermente, le strofinò con la punta della lingua e poi vi scivolò in mezzo. Ci tenevamo stretti mentre quel bacio iniziava a farci conoscere.

E’ strano come due persone possano sentirsi imbarazzate anche se virtualmente si conoscono da anni: io e Federico lavoravamo per la stessa azienda, erano due anni che ci si conosceva via telefono, mail e chat. All’inizio la conoscenza fu formale, ma quando con qualcuno parli a lungo e discuti di problemi, può succedere che nasca una simpatia. Così i contatti di lavoro si erano fatti più frequenti, per poi passare a Skype ed alle video chiamate. L’amicizia pian piano era diventata qualcos’altro e, nonostante fossimo entrambi impegnati, eravamo arrivati al sesso virtuale. Questa cosa andava avanti da un po’: anche se colleghi della stessa azienda, comunque abitavamo distanti. Lui era di Mantova ed io di Perugia: non lontanissimo, ma abbastanza per non potersi vedere con la scusa di andare a comprare il giornale.
Tante volte si era parlato di incontrarci, ma alla fine gli impegni professionali ci avevano sempre creato ostacoli. Questa volta invece stranamente ci avevano unito: la nostra azienda aveva organizzato un corso d’aggiornamento a Roma, ed entrambi avevamo colto l’occasione coi nostri partner per poter andare senza creare sospetti. Dopo due anni finalmente tre giorni solo per noi.

Prima di partire ci eravamo organizzati: l’aggiornamento sarebbe stato in un centro fieristico, per cui potevamo scegliere dove dormire in autonomia e Federico aveva provveduto a prenotare una stanza. Avremmo passato tutto il tempo libero insieme… avremmo pranzato, cenato e fatto colazione insieme… ma soprattutto avremmo fatto l’amore.

Si era anche parlato di come sarebbe stato il vederci: ne avevamo fatte di ipotesi, ma non pensavamo di sentirci così imbarazzati vista la confidenza raggiunta nel tempo. Invece eccoci qui, abbracciati stretti stretti, con i cuori che battevano così forte quasi da scappar via e la sua bocca sulla mia.

Rimanemmo un poco a chiacchierare seduti sulla panchina: mi accarezzava i capelli e il seno. Gli era sempre piaciuto: era la prima cosa che mi chiedeva di vedere ogni volta che ci trovavamo in cam. Ora, mentre ci continuavamo a baciare, vedevo la voglia che aveva di poterlo finalmente toccare: slacciati due alamari del mio piumino, aveva infilato una mano dentro a agilmente aveva trovato lo scollo del golfino. Ora sentivo la mano sulla pelle: le dita avevano scansato il pizzo del reggiseno e stringevano dolcemente un seno. Dopo un poco di queste carezze giocò con i capezzoli: i miei sono abbastanza evidenti e so che desiderava succhiarli. Certo non era possibile, in un parco con addosso abiti e piumini, ma il desiderio amplificato dall’aspettativa aveva prodotto un’evidente erezione. Non potei resistere dall’accarezzarlo sopra i jeans: quante volte lo avevo visto segarsi per me in cam. Sapevo che sotto quei pantaloni si celava un’asta bruna e proporzionata, con la cappella madida di umore… lo avevo visto tante volte e se avessi potuto mi sarei inginocchiata li davanti la panchina, gli avrei aperto i jeans e l’avrei preso in bocca, per poter leccare quelle prime gocce di liquido dolce e trasparente…
I suoi occhi scuri mi guardarono e ci capimmo subito: prendemmo su le nostre borse da viaggio e ci incamminammo verso la fermata del taxi.

Il viaggio durò un tempo indefinito: il tassista guidava per le strade di Roma, mentre noi continuavamo a baciarci e accarezzarci sul sedile posteriore.
Probabilmente ci osservava dallo specchietto: era palese che eravamo una coppia clandestina, ma in quel momento l’universo era concentrato solo nei nostri occhi.

Arrivati in hotel facemmo un rapido check in con una ragazza troppo truccata e con troppa poca voglia di vedere clienti: prese i documenti e li registrò senza battere ciglio al fatto che avevamo chiesto una matrimoniale, pur avendo entrambi scritto “coniugato” sulla carta di identità, ma con residenze differenti. Evidentemente era una cosa talmente frequente da essere considerata routine, se non ci si faceva più caso. Terminata la registrazione, la ragazza troppo truccata ci consegno le chiavi della stanza, augurandoci svogliatamente buona permanenza.

Salimmo al nostro piano e trovammo una stanza gradevolmente arredata in stile liberty: Federico lasciò cadere il suo bagaglio sul divanetto di seta azzurra dell’ingresso. Io mi guardai un attimo attorno, poggiai la borsa sul letto, mi tolsi il piumino e mi avvicinai alla finestra per guardare fuori: eravamo a quattro passi da Campo dei Fiori e se avessi chiuso gli occhi mi sarei potuta immaginare tranquillamente in un film in costume sulla Roma risorgimentale papalina. Nel frattempo Federico, che mi osservava in silenzio, si era avvicinato e mi aveva abbracciato da dietro.

Mi venne da sospirare. Quando una cosa la desideri da tanto ti viene quasi un magone nel momento che la ottieni: sei così felice da provare quasi dolore. Rimasi quindi così, con gli occhi chiusi a godermi il momento e le sue labbra che mi sfioravano il collo. Tornai alla realtà quando sentii le mani che si facevano strada sotto il golfino: “aspetta un attimo” gli dissi. “Vado in bagno a rinfrescarmi: torno subito”.
Presi dalla borsa da viaggio il mio beauty ed andai in bagno: una rinfrescatina veloce, controllai che il trucco fosse ancora a posto, sistemai un attimo i capelli.

Federico era seduto sul bordo del letto e quando uscii dal bagno mi sorrise. Gli andai incontro e mi fermai davanti: si alzò in piedi e mi strinse in un bacio vorace.
Due anni di attesa e di desiderio: di colpo li sentii esplodermi nello stomaco e mi strinsi ancora di più sul suo corpo. L’erezione era sempre più evidente sotto i jeans e mi ci strofinai sopra.
Le mani mi risalivano la schiena nuda sotto il golfino, mentre le mie gli accarezzavano braccia e torace. Me lo sfilò e rimase ad osservarmi compiaciuto: poi i suoi baci passarono dal collo alle spalle ed ai seni.
A mia volta gli sfilai la maglia: tornammo a baciarci e potè sentire il pizzo del reggiseno strofinarsi sul suo petto e, da sotto di questo, la pressione dei capezzoli eretti.

Slacciò il reggiseno: lo feci scivolare a terra. Per la prima volta potè vedere da vicino quel seno che amava tanto. Lo sfiorò, accarezzò, si chinò a baciarlo e succhiarmi i capezzoli. Sentivo un calore pervadermi come una scossa elettrica partendo dai capezzoli e trasmettendosi fulmineamente tra le cosce. Federico mi lesse nel pensiero: mi aprì jeans e infilò la mano dentro l’intimo. Si fece strada fino al clitoride e lo saggiò con le dita, mentre accarezzava il monte di venere e le labbra della patatina.
Continuò così un po’, mentre ci baciavamo, poi sfilò la mano e se la portò alle labbra, gustandosi il mio succo.
Lo ribaciai, per poterlo sentire anche io, poi continuai a baciarlo lungo il torace, con la lingua gli seguii i capezzoli, il filo di peli bruni che conducevano all’ombelico e giocai un poco con la lingua saettandoci dentro. Scesi ancora un poco e nel mentre gli slacciai la cintura, gli abbassai i pantaloni e strofinai il musetto contro la sua erezione da sopra i boxer. Lo sentii emettere un gemito e spinse il bacino verso il mio viso.

Continuai a giocare con la lingua: seguii il contorno dei boxer. Prima sulla vita. Poi sull’interno coscia. Da sopra il tessuto lo baciai e mordicchiai lungo l’asta e presi la cappella fra le labbra tirandola leggermente.
Ora lo volevo gustare e conoscerne odore e sapore.
Afferrai il bordo del boxer e lo tirai giu: l’asta sgusciò fuori di colpo, svettante davanti il mio viso.
Mi inginocchiai a terra sulla moquette, con un mano gli afferrai il cazzo e ne saggiai la consistenza, gli avvicinai il viso e me lo strofinai sulle guance. Poi vi strofinai sopra le labbra: sul glande e poi su tutta la lunghezza. Mi gustavo la morbida della pelle che copriva la durezza dell’erezione. Risalii poi fino in cima e con la punta delle lingua girai attorno alla cappella… Poi nel solco sopra… raccolsi le goccioline di liquido chiaro e me le portai sul palato: emisi un “mmm…” di piacere.
Con la lingua continuai a giocare: prima scesi di nuovo sotto il bordo, poi lungo l’asta. Ci giravo attorno per sentirla tutta. Arrivata ai testicoli li presi in bocca uno alla volta e li succhiai e tirai leggermente. Poi risalii di nuovo e arrivata in cima lo feci entrare in bocca.

Dalla bocca di Federico uscìì un lungo “ooooohhhhhh…” ed io iniziai a muovermi.
Con una mano gli tenevo il cazzo, con l’altra lo accarezzavo su cosce, glutei e testicoli, mentre scivolavo su e giù, succhiando leggermente. Modulavo la forza con cui succhiavo perché non volevo farlo venire troppo in fretta. Lui si godeva il momento e mi teneva le mani sulle spalle.
Dopo un po’ lo feci uscire di bocca e gli mordicchiai delicatamente il cazzo duro: scesi fino ai testicoli e dopo averci giocato un po’ li sollevai e con la lingua mi intrufolai sotto di essi. Dal sussulto di Federico capii che gli piaceva e tornai a prenderlo in bocca, ma infilai le mie dita sotto i testicoli a massaggiargli il perineo.
A quel punto mi afferrò la testa per fermarmi: iniziò a muoversi da solo affondando nella mia bocca. Usciva ed entrava, scopandomi, andando sempre più a fondo. Riuscivo a respirare a fatica e la saliva cominciò a scendere ai lati della bocca: a gocce colava sul seno.
Io riuscivo solo a tenermi con una mano al bordo del letto per non sbilanciarmi e cadere, mentre con l’altra continuavo a massaggiare il suo perineo.
Gli affondi di Federico si fecero più intensi, sentivo che era teso allo spasimo, fino a che mi affondò tutto fino alla gola e mi tenne la testa ferma contro il suo pube: venne con un gemito rauco e un fiotto di sperma mi riempì la bocca, battendo contro il palato e scendendo dritto in gola.

Rimase fermo ad ansimare, senza lasciarmi, poi mollò la presa: mi staccai, ripresi respiro ed assaporai il gusto del suo dolce sperma.
Si lascò cadere sul letto: io vi salii sopra e mi rannicchiai accanto.

“Dio tesoro, sei stata fantastica, molto più di quello che avevo immaginato.” Mi disse sorridendo.

“Tante volte ti avevo detto che desideravo farlo e che volevo sentire il sapore del tuo sperma” gli risposi.“Dopo due anni non potevo aspettare più: volevo berti subito” gli dissi sorridendo.

Si tirò su, su un gomito, mi guardò sornione e disse: “sei la mia dolcissima puttana”… facendomi ridere come una ragazzina a cui hanno fatto un bellissimo complimento.

Mi baciò di nuovo di gusto, scendendo fino ai seni. “Che meraviglia che sono: con questi capezzoli grandi e duri. Tutti da succhiare…” e me ne prese uno in bocca, cominciando a ciucciarlo come una geleè. L’altro seno lo prese con una mano e lo massaggiava e ne strizzava il capezzolo. Sapeva che mi piaceva perché glielo avevo detto tante volte.

Giocò così alcuni minuti, poi una piccola lumachina umida iniziò un percorso in discesa lungo il mio stomaco: la sua lingua stava percorrendomi. Arrivò all’ombelico e ci girò attorno.
Avevo ancora i jeans addosso: me li sfilò… Mi sfilò anche i piccoli slip e si fermò a guardarmi.
Sapeva che anche se ci eravamo visti tante volte, comunque provavo un po’ di imbarazzo a farmi ammirare così, ma non ebbi cuore di muovermi.
Senza parlare poggiò le mani sulle ginocchia e mi aprì le gambe: un sorriso compiaciuto gli apparse sul volto.

Si chinò verso di me e poggiò la bocca sulla fighetta: sentii la lingua che separava le grandi labbra e che mi penetrava. La faceva entrare e uscire da me, poi percorreva le labbra e me le succhiava.
La sentivo muoversi come un serpente, con il calore del suo respiro mischiato ai miei umori. Dalla bocca mi uscivano solo respiri corti e veloci. Poi passò a giocare col clitoride: ci girava attorno, lo succhiava e mordicchiava.

Senza rendermene conto i miei respiri si articolarono in “oooohhh si… si ti prego…”.

Si staccò a sorpresa, lo guardai un secondo perplessa, ma mi fece ruotare di pancia: di nuovo mi riaprì le gambe. Ora mi sentivo davvero in imbarazzo: ero completamente esposta e come se non bastasse mi aprì i glutei con le mani. La fighetta aperta e lucida di succo… il bottoncino anale ancora contratto.

“Sei troppo bella” lo sentii dire. Io ero ancora terribilmente imbarazzata e la cosa si vedeva dalle contrazioni della fighetta e dell’ano: si muovevano insieme come se si volessero nascondere. Ma lui non mi lasciava: mi teneva aperta ed esposta per potermi guardare.
Poi si abbassò e sentii la lingua sfiorarmi il bottoncino… ebbi un sussulto. Istintivamente cercai di chiudere le gambe, ma me le tenne ferme col suo peso e disse: “stai tranquilla tesoro”. Poi tornai a sentire la lingua che mi sfiorava. Girava in tondo attorno all’ano, poi scivolava giù… arrivava alle grandi labbra e le seguiva… penetrava nella mia patatina e poi riusciva fuori e tornava all’ano. Poi lo sentii che cercava di forzarlo piano: la punta si faceva strada. Ogni volta che passava dalla patatina, l’ano era sempre più morbido e rilassato e riusciva ad entrare un poco di più.

Andò avanti così per un po’, poi lo sentii… aveva appoggiato il glande sulla mia fighetta e lo strusciava dolcemente e con la stessa dolcezza lo spinse dentro. A volte se vuoi che una cosa succeda, e sai che accadrà a momenti, l’attimo in cui sta succedendo ti prende lo stesso alla sprovvista… Nello stesso momento che lo sentii aprirmi e scivolare dentro, fino a riempirmi, mi esplose come un sole dentro la pancia: ondate di energetico calore iniziarono a diffondersi a cerchi concentrici.

“Oddio… ohhh…” fu la sola cosa che riuscii a dire.

Federico si stese su di me, fra le mie gambe aperte e sulla mia schiena, mi spostò i capelli dalle spalle e mi coprì di baci. Si muoveva piano e alternava spinte con baci sul collo, sulle spalle e sulla schiena. Io sollevai un poco il bacino per agevolare i suoi movimenti ed il mio piacere.

“Ale ti adoro” mi sussurrò all’orecchio “sei solo mia”

“Sono tua da anni ormai” gli risposi con un leggero affanno.

Continuò a muoversi con ritmo lento, poi si fermò, uscì ed io mi voltai sulla schiena. Ci baciammo in maniera appassionata, poi lo invitai a stendersi.
I suoi occhi scuri mi guardavano: sapeva cosa volevo fare.

Mi misi a cavalcioni, mi posizionai sul cazzo eretto e mi abbassai. Lo sentii scivolare ed entrare fino in fondo.
In quella posizione me lo sentivo tutto dentro, lui mi accarezzava il sedere e i fianchi. Mi chinai in avanti, i capelli lunghi gli fecero cornice sul cuscino e mentre lo baciavo incominciai a muovermi.
All’inizio una danza lenta: salivo e scendevo facendo leva sulle gambe. Poi incrementai un poco il ritmo, mi inclinai a mezza candela, così da porgergli i seni e lui comincio a succhiare i capezzoli e a mordicchiarli. Nel frattempo continuavo a muovermi, ma ora il saliscendi era diventato uno scivolare avanti e dietro: oltre a farlo affondare tutto dentro, così riuscivo a far strofinare anche il clitoride ed il godimento era doppio.
Il piacere saliva per entrambi.

“Si Fede, mordili, ancora ti prego… ti prego” lo incitavo mentre mi mordicchiava i capezzoli.
Nello stesso tempo cominciai a stringerlo con i muscoli della patatina.

Lo vidi strabuzzare gli occhi: “aaaaaaaahhhhhh……. Mmmm… si tesoro mio… siii…”

Il piacere ora era al massimo: cominciai a spingere sempre più forte, per sentirlo ben a fondo, così come lui stringeva sempre più forte i capezzoli con le dita o i denti. Il respiro mi si stava facendo più corto e veloce, lui cominciò ad accompagnare i miei movimenti con dei colpi dal basso, ed infine lo sentii schizzare dentro. Venni anche io quasi simultaneamente.
Rimanemmo abbracciati. Ci furono coccole e tenerezze. Baci e ancora baci.

Si era fatta sera. Avevamo parlato tanto mentre ci coccolavamo ed ora avevamo appetito.
Decidemmo di fare una doccia e poi di uscire a mangiare qualcosa.

“Ale, vieni con me in doccia?” mi chiese Federico facendomi l’occhiolino.

“Ma certo che si!” risposi entusiasta.

Entrammo insieme, lui aprì l’acqua ed iniziammo a baciarci mentre ci bagnavamo.

“Lo sai che sei bellissimo?” dissi fra un bacio e l’altro?

“Hahahaha” rise lui “quella bella sei tu…” prese quindi il doccia schiuma e cominciò a cospargermi facendolo schiumare.

Ne presi un po’ anche io e mi dedicai al suo corpo. Le nostre mani accarezzavano ovunque ed indugiavano dove provocavano un gemito come reazione.
Insaponai le mani, spinsi Federico contro il fondo della doccia, lo baciai e gli iniziai una sega. La schiuma mi faceva scivolare bene la mano e lo sentivo gemeva nella mia bocca.
Mentre una mano andava su e giù con l’altra mi intrufolai sotto i testicoli ed arrivai al suo bottoncino anale: col dito lo sfiorai e l’accarezzai. In mano sentii un guizzo: gli piaceva. Lo massaggiai ancora col dito insaponato e quando cominciai a sentirlo rilassato, piano piano mi feci strada.

Sentii un “Oh cazzo! Mmm…” e l’erezione si fece di marmo: presi quindi ad affondarlo un poco e muoverlo avanti e dietro e in pochi secondi spruzzò un getto denso e caldo sui miei seni e sul mio viso.
Sfilai piano il dito e ci ribaciammo.

“Oddio tesoro… nessuna prima mi aveva mai fatto venire così in fretta…”

“Ma ti è piaciuto così?” gli chiesi titubante.

“E lo domandi pure? Mai provata prima una sensazione così…”

Finimmo di prepararci. Io mi vestii carina per lui: un abitino corto, con calze scure e stivali. Capelli raccolti e poco trucco, quel tanto che basta per piacere ad un uomo senza infastidirlo.
Nella hall c’era ancora la ragazza troppo truccata. Le chiedemmo dove poter trovare un locale carino per la cena e ci indicò un ristorantino in zona, raggiungibile a piedi.

Durante la cena chiacchierammo come due fidanzati affiatati: due anni di conoscenza virtuale ci aveva permesso di raggiungere un buon livello di intimità e nessuno avrebbe pensato che quello era il primo incontro di una coppia clandestina.
Ogni tanto ci si scambiava un bacio, ma sempre rimanendo nei limiti dell’essere in pubblico. Le mani invece viaggiavano sotto la tovaglia: mi accarezzava le cosce e si divertiva a superare il bordo delle calze, scostare le mutandine e bagnare le dita nella mia passerina. Poi me le porgeva da gustare o se le portava lui alla bocca, con fare indifferente.
Terminammo di cenare con calma e rientrammo in camera sempre senza fretta.

Arrivati Federico si sedette sul letto per togliersi le scarpe, io mi misi davanti a lui e pur essendo timida accennai ad un piccolo strip: mi sfilai l’abitino, restando con biancheria, calze e stivali.
Ebbi un “wooooow…” di eco.
Slacciai il reggiseno, me lo sfilai e lo feci cadere di lato. Mi voltai di spalle e mi sfilai le mutandine chinandomi in avanti, in modo da esporre la patatina. Infine sciolsi i capelli e li feci ricadere sulla schiena.

“Tesoro…” disse, prendendomi la mano e invitandomi verso il letto.

Mi stesi e mi coprì di baci sul corpo: arrivato alle gambe mi sfilò gli stivali, poi le calze e mi baciò i piedi.
Era inginocchiato sul letto ai miei piedi, quando mi afferrò sotto le gambe, me le aprì e mi fece scivolare di colpo verso di lui, facendomi andare a urtare col pube contro il suo. Senza parlare si distese su di me, titillò le labbra della patatina con il glande ed entrò seccò.
Mi morsi il labbro inferiore mentre pronunciavo un gemito di piacere.
Federico cominciò a muoversi ed io gli cinsi i fianchi con le gambe: ci guardavamo e baciavamo, ma senza parlarci. Avevamo accumulato due anni di desiderio ed ora solo i respiri si mescolavano.
Entrava e usciva affondando con foga, mentre lo baciavo e mordevo su braccia e petto: non doveva smettere… lo volevo sentire sempre di più. Dopo alcuni affondi secchi, mi sollevò le gambe portandosele sulle spalle, appoggiandocisi di peso: ora lo sentivo fin dentro lo stomaco.

“Oddio tesoro… scopami… scopami…” mi venne da dirgli.

Lui non se lo fece ridire due volte: col respiro grosso prese a dare dei colpi lunghi e fondi. Lo sentivo urtare dentro e provavo un piacere sempre più grande. Nemmeno mi resi conto di stare toccandomi ad un certo punto… Mi massaggiavo il clitoride per amplificare il piacere ed ansimavo.
Lui vistami toccare lo sentii eccitarsi ancora di più: si sfilò da in mezzo le mie gambe, mi ruotò quasi di peso e mi tirò su il bacino… poi si riinfilò secco.

“Aaah! “ esclamai con un urletto… “si… si… continua…”

Federico ansimava e gemeva, mentre mi sbatteva da dietro: a volte lo sentivo che mi stringeva i glutei, altre che mi afferrava i seni e me li strizzava… ma non si fermava… Poi lo sentii allungarsi a prendere qualcosa di lato sul comodino, mi afferrò i glutei aprendoli e un istante dopo una colata di fresco gel scese lungo il bottoncino anale. Prese a massaggiarlo e piano cominciò a lavorarmi il culetto: col gel scivolava dentro e fuori, rimanendo ben piantato dentro di me. Prima un dito… poi due… poi tre…
Io mi ero accasciata sul cuscino e mi toccavo da sotto “mmm… ooohhh…” erano le sole cose che riuscivo a dire.
Poi si sfilò, lo sentii poggiarsi sull’ano e finalmente si mosse in avanti: rilassato dal piacere precedente l’ano si aprì per accoglierlo. Scivolò dentro senza fermarsi, avevo le sue dita che mi sprofondavano nei fianchi e quando fu tutto dentro emise un gemito rauco, stringendomi fino a farmi male.

“Oooohhhh… oooooohhhhhh…” fu l’unica cosa che gli sentivo dire, mentre mi affondava dentro da dietro.

Cambiò di colpo modo di scoparmi diventando più animale: le dita mi stringevano la carne e gli affondi erano forti ma sentirmi presa in quel modo mi faceva godere. Si chinò sulla mia schiena e lo sentii mordermi la nuca, senza interrompere di scoparmi.

“Scopami!.. Scopami!!!…” gli dicevo.

Federico ansimava dietro di me ed io sentivo che stavo per venire: dovevo venire subito! Per accelerare continuavo a masturbarmi: lui lo vedeva ed incrementava le spinte. Venni quasi urlando e sfinita mi lasciai cadere sotto il suo peso: ancora pochi colpi ed anche lui venne.
Rimanemmo fermi così: mi godevo le ultime ondate del piacere nella patatina e sentivo gli spasmi dell’ano attorno a lui. Mi stringeva le mani e ne sentivo il respiro sul collo. Non volevo che uscisse: mi sentivo bene così.

Al mattino ci svegliammo ancora nella stessa posizione: Federico dietro di me che mi abbracciava ed io rannicchiata. Avevamo la giornata scandita da impegni, dovevamo andare al centro fieristico, per cui ci mettemmo subito in movimento. Doccia, vestizione e colazione: taxi e via al centro fiera.
Sul posto erano arrivati colleghi da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero: in mezzo a tanta gente nessuno fece caso al fatto che eravamo arrivati insieme. Ad ogni modo ci separammo quasi subito: ci occupavamo di settori diversi per cui i nostri percorsi formativi differivano.

A metà mattinata ci ritrovammo nel salone del coffe break e ci comportammo normalmente, intrattenendo conversazioni con persone di cui non ci importava nulla. Stavamo prendendo un caffè quando sentii chiamare il mio nome: “Alessandra! Finalmente ti trovo…” Mi giro e vedo venirmi incontro Andrea, il capoarea del centro nord Italia.
Mi abbracciò con calore e ci scambiammo due baci.

“Come stai cara? E’ da stamattina che ti cerco: volevo definire con te quel progetto di cui si parlava nell’ultimo incontro”. Distolse poi l’attenzione da me e porse la mano a Federico con un sorriso solare “Ben trovato Fede. Mi fa piacere trovare anche te perché così possiamo ragionare a più teste, senza bisogno di rincorrerci via mail”.

Andrea era sempre così, caciarone ed irruento, ma davvero una brava persona: non si sarebbe potuto avere un capo area migliore. Inoltre era un bell’uomo, il che non guastava. Ci mettemmo quindi d’accordo per vederci a cena la sera seguente in modo da pensare in tranquillità al nostro progetto, senza la confusione del corso.

La seconda parte della mattinata passò veloce come la prima, stavo ancora parlando con una collega di Lecce quando mi sentii afferrare per un polso: non feci in tempo a realizzare che Federico mi trascinò via. Si fiondò in un bagno tirandomi dietro, chiuse velocemente la porta a chiave e mi spinse contro una parete: “ti voglio!” mi disse prima di baciarmi.
Quasi mi morse le labbra con un bacio affamato, mentre mi cercava sotto la gonna. Me la tirò su e si infilò sotto l’intimo: io cercavo di slacciargli i jeans mentre ci divoravamo le labbra.
Non parlavamo: si sentivano solo i nostri respiri e gli ansimi.
Mi sollevò per i fianchi e mi mise a sedere sul piano di marmo del lavandino, scostò le mutandine e liberato il cazzo me lo poggiò sulla fighetta e spinse. Lo cinsi con le gambe e me lo strinsi di più contro. Avevamo bisogno di sentirci, di avere la pelle a contatto e la percezione di essere una cosa sola. Faceva movimenti corti per via che lo tenevo stretto fra le gambe e lo sentivo urtare dentro: durò poco… una spinta più a fondo delle altre e il seme caldo mi si riversò dentro.
Staccò la bocca dalla mia, mi passò la lingua sulle labbra come se fossi una cosa gustosa da assaggiare e con due dita raccolse lo sperma che mi colava fra le gambe, porgendomelo da succhiare. Lo spalmò sulle labbra e sulla lingua: gli succhiai le dita. Poi mi leccai le labbra e lo baciai.

Ci ricomponemmo per andare a pranzo con altri colleghi, ma non ci accorgemmo che Andrea era nel bagno affianco al nostro e ci aveva visti uscire insieme.

Il pomeriggio ricalcò più o meno il mattino e finalmente la prima giornata si concluse: una chiamata al servizio taxi e via verso il centro.
Ci facemmo consigliare dal tassista su dove poter cenare: il locale era tranquillo e caratteristico e ci permise di rilassarci dalla stanchezza della giornata. Dopo cenato facemmo una passeggiatina e in pochi minuti eravamo già in albergo.
Chiusa la porta alle nostre spalle ci fermammo a guardarci, l’uno di fronte all’altra: un bacio tenerissimo ci unì. Cominciammo a spogliarci l’un l’altro: le mani cercavano i bottoni e le cerniere e tutto scivolava e cadeva giù, ammonticchiandosi a terra.
Ci lasciammo scivolare anche noi giù e finimmo stesi sul letto, sempre l’uno nelle braccia dell’altro.
Federico mi accarezzava lungo i seni ed i fianchi. Passò al ventre, per arrivare al monte di venere: sentivo le dita che sfioravano le grandi labbra. Le percorreva per tutta la lunghezza, lieve come una piuma e quando arrivava al clitoride si soffermava un poco di più. Nel mentre si spostò a succhiarmi i capezzoli ed io cominciavo a muovermi sotto le sue mani.
Scivolò lungo il mio corpo, i suoi baci si posavano lungo di me: arrivato al pube ci strofinò sopra le labbra. Sentii la sua bocca aderire alla mia patatina e il respiro caldo entrarmi dentro. La punta della lingua si insinuò come un serpentello fra le grandi labbra e penetrò dentro.
Federico ruotò su se stesso scavalcandomi e mettendosi nella classica posizione del 69.
Mi teneva le mani sotto le cosce mentre la lingua passava lenta e umida fra le mie grandi labbra: le separava e le succhiava una alla volta. Seguiva il contorno dell’apertura vaginale entrando ogni tanto un poco dentro, per raccogliere il liquido chiaro che c’era all’interno.
Nel mentre gli accarezzavo le gambe e lo avevo accolto in bocca. Stando sotto di lui non avevo molta libertà di movimento, ma lui era libero di salire e scendere a piacimento. Riuscivo a muovere la lingua attorno alla cappella e ogni tanto come si retraeva un po’ lo succhiavo intensamente.
Sentivo la lingua di Federico continuare a giocare con la mia patatina. Roteava attorno al clitoride e ogni tanto lo prendeva fra le labbra o lo stimolava con la punta della lingua. Quando mi sentiva gemere con più frequenza incrementava il movimento. Quando vedeva che il piacere mi aumentava si staccava e tornava a dedicarsi alle labbra, solleticandole, oppure soffiava su di esse o dentro di me: sentire il respiro caldo che mi entrava dentro mi faceva contorcere.
Il cazzo si muoveva dentro e fuori dalla mia bocca, mantenendo un ritmo costante: affondava fin dove riusciva ad arrivare, anche se a volte mi sentiva gorgogliare. La saliva mi gocciolava lungo le guance, ma cercavo di accoglierlo tutto e succhiarlo meglio che potevo.
Mentre le nostre bocche lavoravano cercai a tastoni il cuscino e infilai la mano sotto: avevo lasciato li la mattina un piccolo giocattolo, un mini dildo, morbido e indossabile sul dito. Uno di quei piccoli tesori che le donne usano per giocare sole.
Affianco c’era ancora la confezione di gel lubrificante: armeggiando con una mano riuscii a farmene cadere un po’ sulle dita e ad infilare il giocattolo sul medio.
Federico leccava con calma e spingeva nella mia bocca, quando gli passai le dita fra i glutei spalmando il gel, poi lo cominciai a lavorare con un dito. Lo sentii subito eccitarsi maggiormente e nemmeno si rese conto di quello che stavo per fare. Dopo qualche istante si era ammorbidito ed ero riuscita a penetrarlo un pelino: poggiai la punta del piccolo dildo e lo spinsi col dito.
Federico quasi si sbilanciò in avanti, incollò la bocca sulla mia patata e lo sentitii pronunciare un “oooohhhhhh” di piacere: il dildo era scivolato tutto dentro.
In bocca sentivo un cazzo di marmo. Si mosse e me lo spinse ancora più a fondo.
Io estrassi un poco il dildo e lo iniziai a muovere: dentro e fuori.
Lui mi scopava la bocca e io lo scopavo dietro.
Lui mi leccava ed io lo succhiavo.
In breve cominciò a muoversi di nuovo con sicurezza ed a leccarmi con più intensità. La sua lingua saettava intorno al mio clitoride e me lo succhiava ed io succhiavo con forza lui mentre lo scopavo.
Continuammo ancora poco così perché Federico venne con un getto mai visto: mi riempì la bocca con talmente tanto sperma che rischiai di soffocarmi.
Nel mentre venni anche io: tremavo sotto di lui e gli strinsi la testa fra le gambe.
Sfilai con cautela il giocattolino e lui si stese: mi ci accucciai contro e ci baciammo.
Adoravo il fatto che gli piacesse farsi scopare da me: lo trovavo così erotico ed ogni volta gli donava delle erezioni sorprendenti. Questa volta però avevo osato…

“Ti dispiace che l’abbia fatto?” gli chiesi
.
“No tesoro… A dire il vero non sapevo nemmeno io che mi sarebbe piaciuto e se me lo avessero chiesto due giorni fa avrei detto sicuramente no, ma è stato tutto troppo eccitante.”

Per un po’ conversammo nudi sul letto, poi la mano che mi accarezzava fra le gambe mentre si chiacchierava cominciò a farsi più audace.
Mi infilò un dito dentro. Lo muoveva piano, tenendolo un po’ flesso: col movimento stimolava direttamente il punto G. Io mi godevo la cosa e mi rilassavo.
Un dito divenne poi due dita: io aprii bene la gambe per fargli spazio.
Continuò a muovere le due dita ma aggiunse una spruzzata di gel lubrificante: dentro e fuori… sempre più dentro e poi fuori…
Le dita divennero tre. Le muoveva piano, ruotando un poco la mano e facendo avanti e dietro. Io mugolavo dal piacere.
Aggiunse il 4° dito. La mano assunse la forma a cucchiaio e piano continuò il dentro e fuori con la leggera rotazione.
Io gemevo di piacere. Mi sentivo aprire e riempire ed era una sensazione fantastica: ondate di piacere salivano lungo la pancia.
Federico continuò a forzarmi e piano spinse dentro anche il pollice: la mano era dentro per quasi la sua interezza. A questo punto iniziò a spingere ritmato ed a massaggiarmi il clitoride… tremavo dal piacere e venni urlando un “siiiiiiiiiiiiiiiiiii……….” mentre uno spruzzetto di liquido trasparente dalla mia fighetta lo colpì dritto in faccia.

Il secondo giorno passò velocemente fra sesso appassionato ed il corso d’aggiornamento e la sera ci ritrovammo a cena con Andrea.

Si discusse animatamente tutta la sera: erano mesi che avevamo un progetto di lavoro da portare avanti e quella era l’occasione per sviscerare alcune questioni che a distanza era difficile affrontare.
Poco prima del dessert mi assentai per recarmi in bagno e Andrea colse l’occasione per parlare da solo con Federico.

“Sbaglio o tu e Ale siete più intimi di quello che sembra?”

“Come?” rispose rispose Federico leggermente basito.

“Vi ho visti uscire dal bagno insieme ieri e prima vi avevo sentiti.”

Federico stette un attimo in silenzio, fissando il piatto.

“Beh, siamo adulti e sono cose che possono succedere. Spero solo che non si venga a sapere…” aggiunse guardando Andrea negli occhi. “
Alessandra è una donna sentimentalmente impegnata e se nell’ambiente di lavoro si sapesse la sua reputazione sarebbe compromessa”.

“Non ho intenzione di dire nulla.” rispose Andrea “Quello che fate in privato non mi riguarda. Siete sempre stati eccellenti professionisti e questo mi basta. Usate discrezione e per me non ci sono problemi.”

Federico dovette avere un’espressione sbigottita, perché Andrea si mise a ridere.

“Ahahahaha… pensavi che vi avrei tradito? No assolutamente… tra l’altro Alessandra mi è sempre piaciuta: è una donna attraente e sospetto sia anche calda e passionale.”

“Si… in effetti è molto più passionale di quello che può sembrare…”

“Volevo però farvi una proposta…” fece Andrea abbassando leggermente il tono di voce.

“Di che genere?” chiese Federico sospettoso?

“Come ti ho detto Alessandra mi è sempre piaciuta e avrei desiderio di fare sesso con lei.”

Federico rimase a fissarlo sbigottito, ma arrivai subito io e non ebbe tempo di continuare.

“Che succede???” cinguettai “avete delle facce…”

“Nulla Ale” ripose subito Andrea “mi stavo consultando con Federico per un problema nel suo settore.”

Finimmo di cenare, ma per tutto il tempo Federico fu pensieroso. Al momento di congedarci si alzarono entrambi per andare a saldare in conto e li vidi parlare in modo concitato a bassa voce. Infine ci salutammo e tornammo in albergo.
Federico fu taciturno per tutto il tragitto in taxi. Rientrati in stanza si fermò vicino alla porta, mentre io mi liberavo del piumino e della borsa.

“Ale… girati!” lo sentii ordinare.

Mi voltai e lo vidi con un’espressione seria sul volto.

“Spogliati!” disse.

“Vuoi giocare?” gli risposi ridendo.

“Silenzio e spogliati!” fece con voce secca.

Non capivo bene cosa volesse fare, li per li pensai che volesse giocare a fare il padrone, per cui decisi di stare al gioco e vedere dove voleva arrivare.
Ferma in mezzo alla stanza afferrai il lembo del vestitino e me lo sfilai.

“Ferma!” ordinò.

Rimasi immobile: ora indossavo solo una canotta di pizzo, slip, calze autoreggenti e tacchi alti.

“Togli la canotta!”

La sfilai e la gettai a terra.

“Voltati!”

Obbedii.

“Chinati in avanti e sfilati gli slip!”

Mi piegai verso terra e quando il sedere fu ben esposto afferrai il lembo degli slip e lo tirai giù.

“Ferma così e apri le gambe!”

Divaricai le gambe e rimasi chinata in avanti: la fighetta era completamente esposta alla sua vista, le labbra si erano schiuse e si vedeva l’interno rosa e umido. Anche il forellino anale era ben visibile e sentivo gli occhi su di me.
Quello di cui non mi accorsi era che c’erano anche altri occhi a godersi lo spettacolo: Andrea nascosto dietro la porta accostata del bagno mi stava osservando.

“Tirati su e non girarti!” ordinò Federico.

Prese la mia pashmina sul letto e mi ci bendò.

“Ora mettiti a carponi e cammina come fossi una cagnetta!”

Mi misi a quattro zampe e cominciai a camminare per la stanza: andavo a tentoni per non sbattere contro qualcosa e farmi male. Dopo poco urtai contro dei jeans: quello che credevo Federico era seduto su una poltroncina: mi passò una mano dietro la testa, tirandomi verso su e avvicinandomi al suo bacino. Il viso sfiorò un cazzo eretto.

“Succhia!” disse Federico.

Non me lo feci ripetere due volte: aprii la bocca e vi feci entrare tutto dentro. Ero eccitata dalla situazione inconsueta e cominciai a succhiare con passione: facevo entrare e uscire il cazzo dalla bocca e alternavo con succhiate intense. Poi lo facevo uscire dalla bocca e lo leccavo per tutta la lunghezza e attorno alla cappella. Da lui sentivo solo mugolii.

Ad un certo punto udii “basta, alzati!” obbedii e mi sentii afferrare il polso e condurre fino al letto.

“Stenditi!” mi disse.

Lo feci. Lo ascoltai frugare li vicino e mi sentii legare i polsi con qualcosa di morbido alla testiera del letto. Un fruscio di vestiti mi fece capire che si stava spogliando.
La sua bocca cercò la mia: un lungo bacio, poi passò ad esplorarmi il corpo. Arrivato ai seni me li succhiò a lungo e me li torturò mordendomi i capezzoli.

“ooohhhhh…. Siiii…….” dicevo io “mmm… scopami…”

La bocca continuò a vagare sulla mia pelle. Arrivato al monte di venere lo sentìì lapparmi il clitoride. Io ero sempre più eccitata e mi spingevo col bacino contro la bocca.
Ad un certo punto lo sentii entrare: mi scivolò dentro. Era duro e setoso e mi sentii riempire completamente. Cominciò a scoparmi: entrava e usciva, affondando con forza. Mi stava scopando così da poco quando sentii delle mani toccarmi e una bocca che mi succhiava i capezzoli.

Inarcai il corpo dalla reazione di sorpresa. “No!… Chi è!!!… Federico che succede!!!” esclamai allarmata.

“Shhhhhhhh… mi sentii sussurrare da lui: fidati e rilassati.

Solo in quel momento realizzai che chi mi parlava all’orecchio era Federico ma chi mi stava scopando era qualcun altro.
Ero tesa ed avevo paura, ma di lui mi fidavo e la situazione mi aveva eccitato troppo: annuii per far capire che accettavo la situazione.
L’uomo fra le mie gambe continuava a scoparmi, mentre Federico si stava dedicando ai mie capezzoli. Me li succhiava e masticava. Li tirava con le dita e li pizzicava. Stavo letteralmente allagando sotto di me per quanto ero eccitata.
L’uomo si fermò e si sfilò. Mi sentii sciogliere i polsi e qualcuno si stese sul letto, poi fui aiutata a montare a cavalcioni dell’uomo disteso. Me lo feci entrare dentro e cominciai a cavalcarlo. Lui mi stringeva i seni e continuava a torturarmi i capezzoli.
Salivo e scendevo sul cazzo e mi chinavo sul suo petto per sentirlo ancora più a fondo.
Qualcosa di fresco che mi colava fra i glutei mi fece realizzare del secondo uomo. In questo momento non sapevo chi stavo cavalcando e chi era l’altro, ma mi sporsi comunque di più col sedere fuori per favorire l’ingresso. Due mani mi afferrarono per i glutei separandoli, poi sentii la punta di un cazzo poggiarsi contro il mio forellino anale e infine spingere dentro.
Un respiro corto misto ad un “aaaahhh” di dolore mi uscirono dalla bocca.
Mi sentii aprire in due: l’uomo dietro di me entrava in maniera dolce e decisa. Senza fermarsi fu dentro in un solo movimento. Lo sentivo scivolare sopra l’altro ed era come se mi avessero riempita del tutto.
Rimase fermo un attimo per farmi adattare e poi cominciò a muoversi assecondando il mio movimento: io salivo e scendevo senza far uscire l’uomo sotto di me e l’altro dietro mi teneva serrata per i fianchi.
Li sentivo ansimare e gemere ed io avevo perso il controllo di me: stavo urlando.

“Scopatemi! Più forte scopatemi!!!… siiii… continuate!!!!!!!!!!!”

Incrementavo il più possibile il movimento. L’uomo sotto mi morse i capezzoli a sangue mentre quello dietro spingeva più forte… Io presi a toccarmi il clitoride ed esplosi con un orgasmo pazzesco.
Urlai e le contrazioni della figa e del culetto li fece arrivare entrambi al limite: vennero contemporaneamente riempiendomi di sperma.
L’uomo dietro aspettò che smettessi di tremare, poi si sfilò piano. Quattro mani mi aiutarono a smontare dall’uomo sotto e mi fecero distendere. A questo punto mi tolsero la benda e vidi chi era l’altro…

“Andrea???” esclamai sorpresa. “Oddio non immaginavo che potessi essere tu… non credevo…”

“Tranquilla tesoro” disse Federico con voce calma “nessun problema. Mi spiace se ti ho messo paura poco fa, ma ho pensato che ti potesse piacere l’esperienza ed Andrea si è reso disponibile”.

“Fede ha ragione” disse Andrea “a dire il vero la proposta è partita da me… mi ero accorto di voi due e mi intrigava la situazione. Naturalmente rimarrà un nostro segreto”.

Non risposi… Li baciai entrambi e mi strinsi a loro.
Avevo trovato l’amore, un nuovo compagno di giochi e scoperto nuove cose di me. Ma soprattutto sapevo che in futuro avremmo avuto l’occasione di nuovi corsi di aggiornamento.

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