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Racconti Erotici Etero

Il dito di Lucia

By 12 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era la prima volta che avvertivo qualcosa del genere. In passato non avevo mai nemmeno
immaginato nulla di simile. Sebbene avessi una vita sessuale attiva faticavo a privarmi del piacere che sapevo darmi con la mia stessa mano, mentre la mia mente correva ad immaginare situazione reali e non, che adoravo rivedere a mio piacimento. Mi stavo masturbando, quasi come ogni sera anche se avvertivo un desiderio diverso, che non mi faceva stare troppo tranquillo. Era una strana sensazione, come se desiderassi che qualcuno, nello stesso momento in cui mi stavo masturbando, potesse sfiorare il mio ano. Forse nemmemo riuscivo a credere a quello che nella realta’ avrei voluto provare, forse me ne vergognavo, cercando in ogni modo di reprimere quel desiderio. Continuai di conseguenza a masturbarmi, come se nulla fosse anche se faticavo a mettere da parte quel pensiero. Continuava a balenare nella mia mente l’idea di poterlo almeno assecondare. In fondo ero solo, in quella camera di albergo e avevo a disposizione un’ intera serata per quel tentativo,
dopo una noiosa giornata trascorsa presso un cliente. Iniziai a sfiorarmi leggermente con il dito indice della mia mano sinistra, mentre la destra continuava a lavorare sul mio sesso eretto. La realta’ era che quella sensazione, cosi’ nuova, nn mi dispiaceva affatto. Ero solo un poco infastidito dell’attrito del mio dito sull’ano. Solo a quel punto, e per evitare quel fastidio, decisi di inumidire il mio stesso dito con della saliva, affinche’ il mio ano potesse dilatarsi un poco. Era una sensazione intensa, che non aveva mai provato prima d’ora e che, senza nemmeno accorgermene, mi porto’ velocemente all’orgasmo, quasi senza rendermente conto. Mi sentivo appagato, sorpreso da quello che mi era appena accaduto. Mi alzai dal letto, camminando verso il bagno. In doccia cercai di non pensarci, volevo infatti rilassarmi, mentre l’acqua calda correva sul mio corpo. Fu pero’ il contatto con il gel da doccia che mi fece tornare in mente il tutto. Quel gel
aveva infatti quella stessa consistenza che cercavo quando decisi di inumidire il mio dito. Oltre al fatto che, il barattolo che lo conteneva, aveva una forma che faceva correre ulteriormente la mia mente. Senza nemmeno asciugarmi, decisi di tornare nuovamente sul letto. Non so per quale motivo ma desideravo nuovamente rilassarmi, tralasciando quella sensazione di colpa che accompagnava ogni mio gesto. Non avevo mai desiderato un uomo e nemmeno lo stavo desiderando in quel momento. Ogni mio pensiero sessuale era sempre stato concentrato sul corpo di una donna e lo era anche in quel momento. Avevo solo il desiderio di godere in quel modo, continuando ad immaginare il corpo di una donna. Iniziai di conseguenza a lubrificare il mio stesso ano, arrivando ad avvertire la consistenza di quel gel cosi’ freddo a contatto con il mio corpo ancora caldo. Mi stavo rilassando, come si stavano rilassando i muscoli del mio ano. Ora quel dito lo sentivo quasi entrare
mentre mi sfioravo. Non stavo godendo ma provavo comunque piacere e me ne accorsi nell’avvertire il mio sesso crescere di nuovo. Nel sentirlo eretto quasi senza nemmeno sfiorarlo. Decisi di continuare, di sentirlo un poco piu’ dentro; non avvertivo dolore ma nemmeno mi bastava quel dito. Fu a quel punto che decisi di appoggiare il contenitore del gel al mio ano, di spingere appena, quasi con la curiosita’ di un bambino. Lo sentii entrare, lentamente, dapprima appena appena e poi un poco piu’ dentro. Le sensazioni che mi stava regalando erano contrastanti. Era pero’ il piacere, quello senza vergogna, a prevalere. Piacere che aumento’ non appena la mia mano destra inizio’ a sfiorare il mio sesso. Sentivo quasi dolore da quanto era eretto. Stavo godendo e quel piacere era intenso. Ero riuscito a lasciarmi andare, dimenticando quella sensazione di colpa che mi avava accompagnato all’inizio. Il ritorno’ alla realta fu pero’ brusco: sobbalzai dallo spavento
quando sentii la porta che dava sul balcone aprirsi. E sprofondai nella vergogna nel riconoscere la sagoma della mia responsabile sull’atrio della porta. Aveva cercato piu’ volte di contattarmi al cellulare senza fortuna. Aveva intenzione di uscire a bere qualcosa e avrebbe voluto invitare anche me. Impossibile descrivere la sensazione che provai in quell’istante. Era vergogna, totale imbarazzo. Completamente nudo, steso sul letto, mentre mi stavo masturbando e penetrando da un barattolo di gel doccia.
Lucia aveva 40 anni. Era da qualche anno che lavoravamo insieme ed eravamo riusciti a raggiungere una buona intesa sul lavoro, un buon dialogo tra persone che probabilmente si stimano a vicenda. A volte nemmeno la consideravo il mio capo anche se in certe faccende era comunque lei che si accollava la resposabilita’ di certi progetti. Ultimamente ci capitava spesso di essere in visita per qualche giorno presso quel cliente. Il motivo per il quale provavo ancora piu’ vergogna era il fatto che lei stessa non sembrava provare imbarazzo davanti a quella scena. Dopo avermi fissato per qualche istante decise infatti di entrare, chiudendo la porta. Sentivo i suoi occhi sul mio corpo senza riuscire a pronunciare alcuna parola. La vidi sedersi al bordo del letto, avvicinarsi lentamente al mio corpo. Sentivo battere il cuore a mille, avrei voluto poter cancellare quella scena, quella situazione. Senza nemmeno rendermene conto avvertii di colpo la sua mano sul mio
sesso: aveva iniziato a sfiorarmelo, dolcemente mentre lo fissava attentamente con gli occhi. Trascorsero solo pochi attimi prima che potessi avvertire la sua lingua, la sua bocca sul mio sesso. Ero nervoso, teso, nemmeno riuscivo a godere in quella situazione. Sentivo il mio sesso senza forma nella sua calda bocca, mentre la sua lingua cercava di arrivare ovunque. Se ne accorse anche lei e cerco’ di tranquillizzarmi, sussurrandomi che non aveva visto nulla di strano e che in quel momento voleva solo vedermi arrivare al piacere. Ricomincio’ di nuovo con quella lingua, mentre la sua mano arrivo’ a sfilarmi completamente quel barattolo. La sua bocca mi stava regalando piacevoli sensazioni, confermate dalla reazione del mio sesso che stava nuovamente prendendo forma grazie ai suoi colpi di lingua. Quasi sospirai quando decise di smettere con la sua lingua. Ora era solo la sua mano a sotenere il mio sesso eretto. Sentivo i suoi occhi ovunque, almeno fino
a quando vidi il suo viso scomparire fra le mie gambe, appena dietro al mio sesso. La sua mano destra continuava a masturbarmi, senza fretta, lentamente. Ora sentivo la sua lingua sui miei testicoli, fino a quasi provare fastidio. Basto pero’ poco a farmi perdere il controllo; la sua lingua umida aveva iniziato a percorrere quel tragitto che collegava il mio sesso eretto al mio ano. Ero teso; sentivo i muscoli dei miei glutei opporre resistenza. Il tutto diventava pero’ inutile quando la sua lingua calda raggiungeva il mio ano. Dapprima solo per sfiorarlo, poi penetrandomi appena. Mi stavo lubrificando e questo rendeva ogni mio tentativo ad oppormi vano. Stavo di nuovo perdendo la testa, sotto i colpi della sua lingua. Passarano pero’ solo pochi attimi prima di risentire quella lingua sul mio sesso eretto. Al mio ano, dilatato da quelle sollecitazioni, basto’ un nulla per accogliere il dito di Lucia. Mi stava sfondando; senza ritegno. Fu a quel punto
che cercai nuovamente di irrigidire i miei muscoli. Questa volta non per respingere quel dito che sentivo gia’ dentro di me. Questa volta volevo solo respingere quel seme che gia’ sentivo correre dai miei testicoli. Lucia aveva pero’ gia’ capito tutto.
Il fatto che non smettesse, che lavorasse sempre con piu’ insistenza con la sua lingua, il suo dito medio, mi diede la consapevolezza di quanto fosse golosa del mio seme, del mio sperma. Fu a quel punto che iniziai a schizzare, senza ritegno. E fu a quel punto che vidi la sua bocca avvolgere il mio sesso. Aveva infatti deciso di ricevere ogni goccia del mio seme nella sua bocca, mentre il mio ano continuava ad avvolgere le sue dita. Avevo schizzato piu’ volte, come se quell’orgasmo non volesse finire. Fu pero’ diverso da ogni orgasmo che avevo mai provato. Non avvertivo infatti nessuna stanchezza, nessun senso di rilassamento. Mi sentivo ancora pieno di forze, piu’ libero. Come se quell’orgasmo avesse cancellato ogni mio imbarazzo. Come se mi avesse dato la forza di ribaltare la situazione. La forza per castigare, punire la persona che mi aveva dapprima messo in difficolta’ per poi portarmi a provare un piacere mai avvertito prima. Fu a quel
punto che le mie mani arrivarono a Lucia. La volevo spogliare. Avevo fretta mentre sentivo i bottoni della sua camicetta saltare fra le mie dita. Mentre le abbassavo dapprima la gonna, poi le sue mutandine.
Lucia era in piedi, coperta solo dal suo reggiseno. Portava ancora i tacchi, mentre poggiava la sua schiena, i suoi glutei al muro di quella minuscola camera d’albergo.
Fu a quel punto che presi tempo. La situazione era oramai stata capovolta. Mi sentivo padrone della stessa, mentre vedevo Lucia meno decisa, quasi vulnerabile. Ne approfittai per denudarmi completamente, prima di poggiare il mio corpo nudo su quello di Lucia. Avevo iniziato a fare pressione sul suo corpo con il mio bacino. Sentivo il mio sesso sparire fra le sue gambe, sentivo la sua peluria umida, mentre le mie mani, la mia lingua cercavano i suoi seni, dopo averla denudata completamente. Avvertii una sensazione di calore quando il suo sesso inghiottii il mio membro. La sentii gemere appena. Volevo solo sentirglielo dentro, cavalcarla fino a riavvertire il mio seme affluire ai miei testicoli, prima di schizzare dentro di lei. Duro’ invece tutto tremendamente poco; fino a quando la respirazione di Lucia mi annucio’ il suo orgasmo. Instenso, quasi senza fine mentre le strizzavo i seni, osservando i suoi occhi semi-chiusi. Fu a quel punto che
decisi di punirla ulteriormente. Volevo sfondarla nello stesso modo in cui mi aveva sfondato. Ma senza l’ausilio delle mie dita. Volevo fosse il mio sesso ad aprirla. La girai con forza, dapprima spingendola con i seni contro quel muro freddo, poi inarcandola affinche’ mi potesse porgere il suo ano. La sentii quasi tremare, la vedevo vulnerabile. Ne ebbi la conferma quando mi chiese di fare piano, di entrarle dolcemente. Lucia era ancora vergine in quel punto. Lo aveva forse fantasticato per una vita, senza avere mai avuto l’occasione di provarlo. Le mie mani afferrarono i suoi glutei. Vidi il mio sesso quasi sparire fra di loro, fino ad avvertire la resistenza del suo ano, nonostante il mio sesso fosse ancora lubrificato. La sentivo quasi soffrire mentre spingevo, mentre mi implorava di fare piano. Sentivo il mio sesso crescere per quanto volevo quel buco sebbene riuscivo ad avvertire le sensazioni di Lucia. Erano probabilmente le stesse che
avevo avvertito poco prima. Quei glutei rigidi che cercavano di respingere il mio sesso. Quell’ano che lentamente si schiudeva, sotto i colpi del mio glande lubrificato. Continuavo a sentirla gemere mentre spingevo, seppur lentamente. Non ero certo avrebbe voluto riceverlo. Ma in quel momento ne avevo bisogno. Aprirla in quel modo la consideravo una necessita’. Fu in quel momento che decisi di aprile ulteriormente i glutei, da sotto, quasi sorreggendola mentre i suoi seni gonfi poggiavano su quel muro. E fu in quell’istante che il suo ano riusci’ ad inghiottire il mio sesso eretto. Lucia continuava a gemere, notavo la sua smorfia di dolore. Ma era probabilmente un dolore diverso, un dolore con una fine. Si stava concentrando, per rilassarsi, alla ricerca di una posizione che l’avrebbe fatta godere. Solo a quel punto mi resi conto di poter contribuire ad alleviare quel suo dolore. Non mi era mai infatti capitato di avvertire la necessita’ di
urinare mentre il mio sesso era eretto in quel modo. Decisi pero’ di lasciarmi andare, di togliere un’ulteriore tassello a quel muro di vergogna, imbarazzo che ci aveva per anni diviso. La sentii gemere ancora, la vidi spalancare gli occhi mentre le stavo riversando la mia urina nel suo ano. Una tremenda sensazione di calore avvolse i nostri corpi. Avvertivo il liquido correre lungo le nostre cosce a contatto, lo stesso liquido che ora stava colando dal suo ano. La sentii rilassarsi di colpo, avvolgere con maggiore confidenza il mio sesso. Mi sentii all’improvviso piu’ libero, libero di cavalcarla senza ritegno, libero di aprirla. Ora anche Lucia stava spingendo, come se i colpi che le infleggevo non bastassero piu’. Aveva anche portato la sua mano al suo stesso sesso. Si stava masturbando con forza, con decisione mentre il mio sesso la stava aprendo da dietro. I nostri respiri si fecero sempre piu’ intensi, i nostri colpi
sempre piu’ decisi. Il mio orgasmo arrivo’ all’improvviso, come se nel frattempo avessi perso il controllo del mio sesso. Quello di Lucia pochi istanti dopo, come se fosse stato il mio stesso seme ad innescarlo.

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