Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Il filo dell’amicizia

By 24 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Laura allora aveva 18 anni e io ne avevo 19; a quel tempo avevo appena iniziato l’università mentre lei doveva ancora finire il quinto anno del liceo classico.

Cantavamo insieme nel coro della nostra chiesa e, bench&egrave non fosse certo il luogo più adatto per certi pensieri, gli scambi affettuosi quali avvengono fra normali amici non mancavano, n&egrave occhiate di sottecchi che tradivano un’ affezione ben più profonda di una normale amicizia. Eravamo amici da molto tempo, ma non c’&egrave mai stato niente fra noi, anche perch&egrave all’epoca era fidanzata da 3 anni; conoscevo bene il fidanzato essendoci frequentati per parecchio tempo ed eravamo in ottimi rapporti. Io invece, da single incallito, trascorrevo la mia solitaria esistenza da molto, forse troppo tempo, e le normali pulsioni insoddisfatte alla vista di questa ragazza si risvegliavano inesorabilmente, ogni giorno più forti, ogni giorno più incontenibili.
Laura non poteva certo dirsi una bellissima ragazza, ma era indubbiamente piacente e sensuale. Aveva il tipico fascino mediterraneo di una diciottenne siciliana: capelli lunghi e ricci di un nero intenso e lucido. Un bel viso proporzionato con dei lineamenti delicati. Il suo non essere magrissima non inficiava il fatto che avesse spezzato in passato molti cuori. Era insomma ‘un tipo’, di carattere molto dolce e affettuoso, questo era forse la causa principale del suo fascino.
Il nostro rapporto non era cambiato troppo ultimamente. Quando avevamo le prove la prendevo a casa e a volte la riportavo se non trovava un passaggio. A parte i bacetti sulla guancia e le gentilezze che il bon ton normalmente prevede, ci sentivamo legati da una bella e sincera amicizia senza implicazioni di altro genere.
Nelle ultime settimane però avvertivo che qualcosa stava effettivamente cambiando. Sapevo che da un pò di tempo le cose tra lei e il ragazzo non stavano andando proprio benissimo e inconsciamente desideravo che si aprisse di più con me, che mi rendesse più parte della sua vita. Cominciai a vederla in maniera diversa, ad aspettare con ansia i suoi messaggi e a godermi la sua presenza durante le sessioni serali del coro. Spesso mi ritrovavo a fissarla di nascosto e i suoi modi gentili non facevano che incitare in me il desiderio nei suoi confronti; mi ripetevo che finch&egrave fosse rimasta fidanzata non sarebbe stato giusto nei confronti del ragazzo provarci, ma non potevo farci niente.

Un lunedì sera ci ritrovammo come al solito in chiesa alle nove in punto, per provare tutti assieme il brano che avremmo eseguito la domenica appresso durante la messa. Sedutomi sullo sgabello dell’organo cominciai a strimpellare i primi accordi e Laura si avvicinò per provare il pezzo da solista.

‘Giulio per favore, ripassiamo le prime dieci battute che mi perdo sempre l’attacco’.

Senza farmelo ripetere cominciai a suonare, ma contemporaneamente lo sguardo mi cadde sulla scollatura della maglietta semi-trasparente che indossava. Mi sono dimenticato di dire che Laura porta una terza abbondante; mai suonai male quanto quella sera, distratto da quella dolce visione che lentamente ondeggiava in risposta alla contrazione del diaframma provocata dalla respirazione. Ad un tratto dovevo sembrare così perso che con aria preoccupata mi chiese

-‘Giulio ma ti senti bene? Mi sembri così strano stasera, tutto a posto?’-

-‘Non ti preoccupare sai un pò di stanchezza post-esame, stamattina la professoressa randellava parecchio’-

Dopo quell’ora e mezza di tortura venne il momento di riaccompagnarla a casa. Ci demmo un bacio sulla guancia e ci lasciammo.
Quella notte non dormii. Quella ragazza doveva essere mia a tutti i costi. Ma come fare? Forse era arrivato il momento di essere un pò più audace. Le inviai quindi un sms chiedendole se le andava di venire ad un concerto di musica lirica che si sarebbe tenuto la sera dopo all’auditorium comunale. Dopo 5 minuti la risposta fu. -‘Mi farebbe molto piacere uscire insieme. Passami a prendere alla solita ora. Baci’-
-‘Vai forse questa &egrave la volta buona’- pensai-‘domani sera devo inventarmi assolutamente qualcosa’-

La sera appresso arrivai come stabilito alle 9 e un quarto, Laura scese senza troppo ritardo, ma quando la vidi mi sentii mancare il fiato. Indossava una camicia sbottonata sul davanti con una collana che evidentemente le aveva regalato il ragazzo, una minigonna nera che le fasciava le gambe con degli stivali neri che slanciavano molto la sua figura. Era truccata in maniera impeccabile e si era messa un profumo che conoscevo, se lo metteva sempre per le occasioni importanti.

-‘Laura caspita sei bellissima, viene forse anche il tuo fidanzato?’-chiesi ammiccando ma intimorito fra me e me della risposta.
-‘No lasciamo perdere oggi non &egrave giornata, abbiamo litigato. Non credo che durerà sai?- Allora risposi:-‘Tranquilla sono sicuro che alla fine vi riappacificherete. Intanto goditi la serata no?’-
Detto questo per cambiare e mettere in retromarcia sfiorai inavvertitamente il suo ginocchio. Lei non fece una piega e non disse niente. Facendo finta di nulla continuai:
-‘Vedrai che andrà tutto bene. E lo sai che ci sono sempre io no? Gli amici servono a questo.’-
Lei dapprima mi guardò in maniera strana, poi sorridendo disse:
-‘Certo che sei proprio un bel tipo, mi chiedo come mai sei ancora single. Dai andiamo che facciamo tardi’-.

Ci accomodammo sulla poltroncine della sala, l’uno affianco all’altra. Dopo poco tempo si spensero le luci e cominciò il concerto.

-‘Giulio sento un pò di freddo, non &egrave che mi presteresti il tuo giaccotto?’- mi chiese con uno sguardo che non le avevo mai visto prima, quasi di sofferenza.
-‘Aspetta che te lo sistemo’-
Le misi il giacchetto sulle gambe, ma nel fare questo la mano destra scivolò sulla sua coscia, e rimase sotto il giacchetto. A questo punto mi guardò fisso negli occhi come se mi volesse dire qualcosa. Io girai lo sguardo e, facendo finta di ascoltare il concerto, cominciai ad accarezzare la sua gamba velata dal collant, su e giù, ancora più su facendola lentamente scivolare sotto la gonna. Il contatto della mano sulla sua pelle mi fece rabbrividire e notai che anche lei si era irrigidita. La mia mano continuava ad accarezzarla e, continuando in questo, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai:
-‘Tranquilla non ci vede nessuno. Hai ancora freddo adesso?’-
-‘Dio Giulio lo sai che….che stai facendo lo sai che sono fidanzata?’- mi rispose con gli occhi lucidi. Abbozzai un sorriso e per tutta risposta spinsi la mano in mezzo alle sue cosce. Sentivo il calore che mi avvolgeva la mano, adoravo sentire il collant che trasudava e sentivo distintamente l’imbarazzo di Laura che non sapeva cosa fare. Mi guardò di nuovo ma questa volta non disse niente e appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
Il profumo dei suoi capelli mi inebriava e tutta quella situazione di trasgressione mi stava mandando in tilt in cervello. All’improvviso Laura fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Scese un poco sul divanetto allargando le gambe.
-‘Fa piano però, &egrave buio ma ci possono vedere’-.
Colsi questo segnale come un invito a proseguire e cominciai ad imprimere alla mano dei movimenti circolari intrufolandomi con le dita prima fra le pieghe delle mutadine e poi fra le sue calde carni. Subito sentii il respiro di Laura cambiare impercettibilmente mentre si stringeva più forte a me. Da quanto tempo aspettavo quel momento! Torturai la sua micetta calda per oltre due ore e alla fine dello spettacolo appariva visibilmente sconvolta. Non sono sicuro che sia venuta ma dopo faceva perfino fatica a reggersi in piedi. Prima di alzarci azzardai un bacio a cui lei non si sottrasse. Le nostre labbra si incontrarono per una frazione di secondo, che produsse nel mio corpo come una scarica elettrica. Sapevo che il viaggio di ritorno non sarebbe stato facile e che niente sarebbe rimasto più lo stesso.
Laura mi tenne a braccetto fino alla macchina senza mai guardarmi negli occhi. Le aprii la portiera e salimmo in auto.
Appena ci fummo sistemati con gli occhi lucidi mi disse:-‘Forse dovremmo chiarire la questione. Non so spiegarmi come sia potuto succedere, io…’ non la feci finire che la presi per i fianchi e la tirai a me, spingendole la lingua in gola. All’inizio abbozzò una resistenza ma poi si lascio andare al bacio più lungo e passionale che avessi provato di là a molti anni. Si vedeva che per lei quel bacio costituiva una sorta di liberazione. Rimanemmo così avvinghiati per circa 10 minuti scambiandoci saliva e giocherellando con le nostre lingue, mentre le mie mani la toccavano praticamente dappertutto, dalle cosce al seno che ben presto si affacciò dal suo reggipetto di pizzo nero.
-‘Laura sei fantastica…hmmmm così fatti toccare’-
-‘Basta basta Giulio ti scongiuro ora riaccompagnami a casa, devo pensare…’-
A malincuore lasciai la presa e ci ricomponemmo. Tentai di rimprendere la guida mentre lei si risistemava i capelli, ancora non pienamente consapevole a quanto pare di quello che era successo.
Per tutto il tragitto del ritorno rimasi con la mano sinistra fra le sue gambe accarezzandole, mentre lei guardava con gli occhi sbarrati la pioggia che cadeva fuori dal finestrino. Il suo profumo mi stava drogando.
-‘Se finisce tutto così domani forse non avrò un’altra possibilità’- pensai fra me e me mentre guidavo. All’improvviso mi decisi: frenai bruscamente accostandomi e prendendo per un tratto una strada sterrata che si inoltrava nel buio della campagna.
-‘Ma che ti salta in mente?- mi fece sorpresa dalla mia mossa-non avrai mica intenzione…’
-‘Zitta Laura vuoi che ci sentao tutti? Fà come ti dico.’-
La feci scendere a forza dalla macchina e ricominciai a baciarla. Lei non sembrava poi così contrariata, era più che altro sorpresa. Mentre ci baciavamo la facevo indietreggiare e alla fine la spinsi contro un albero. Il mio corpo si incollò al suo mentre ci baciavamo con passione.
-‘Giulio nessuno mi ha mai presa in questo modo ma cavolo sono fidanzata, ti ha dato di volta il cervello? Non posso, non posso.’-
-‘Ma che male c’&egrave, per stasera sei mia e nessuno lo verrà mai a sapere, tanto meno Claudio’-

Laura si lasciò completamente abbandonare e rispose con più vigore ai miei baci. Le presi i lembi della camicetta e gliela aprii strappando i bottoni e lasciandola solo in reggisenso, che prontamente le sfilai da sopra abbrancandole le due tette mentre la baciavo sul collo. I suoi seni erano morbidi e al tatto la sensazione che provavo era meravigliosa. Laura era calda e morbida e quella situazione mi eccitava da matti.
-‘Sii Giulio continua…..si no ti prego non smettere’-
Cominciai a succhiarle le tette mentre lei mi prendeva per i capelli emettendo dei piccoli gemiti di piacere. La mia lingua le stimolava i capezzoli che le si stavano indurendo. Ad un tratto la presi da sotto le cosce sollevandola mentre mi si avvinghiava al collo e la posai sul cofano della macchina. La pioggia continuava ad imperversare e vederla tutta bagnata in quella posa così lasciva sulla macchina mi fece perdere qualsiasi remora che magari pure fino a quel momento avevo mantenuto.
-‘Ti voglio prendere ora, qui su questa macchina’-
Lei senza rispondere mi attirò a s&egrave e mi riprese a baciare. Le nostre lingue si intrecciarono e il suo livello di eccitamento raggiunse un punto tale che cominciò a leccarmi il collo come una sgualdrinella qualsiasi. Feci scivolare le mani sotto la sua gonna sollevandogliela; a questo punto intrecciò le gambe sulla mia schiena. I nostri sessi erano sembravano due calamite che si richiamavano da sotto i tessuti. Le strusciavo la patta sul pube facendole sentire tutto il mio eccitamento. Laura mugolava in modo sommesso ma la sua bocca era tappata dai miei baci.
Non sopportavo più quella situazione: presi i collant e glieli strappai nel mezzo, con un gesto mi sfilai la cintura e mi calai i jeans. Laura era adesso seminuda seduta sul cofano della mia auto.
Laura mi guardò dolcemente e semplicemente disse:-‘Prendimi, sono tua’-
Non me lo feci ripetere due volte: mi abbassai le mutande mentre lei si sfilava le mutandine intrise dei suoi umori. Riprendemmo a baciarci; feci scendere una mano e guidai il mio pene duro come non mai verso l’entrata della sua fica tenendola per le gambe. Laura mi prese da sotto le spalle e tirandomi a lei mi fece entrare in un sol colpo. Sentivo quanto fosse calda e stretta e lentamente cominciai un movimento ritmico portando i miei colpi sempre più in profondità. Laura comiciò ad ansimare mentre io le baciavo il collo e le tette, assecondando le mie spinte con le sue gambe.
-‘Oddio Giulio non pensavo che potesse essere così bello…ahh siiiiii pompami come si deve Giulio ti sento dentro ah ah’-
Capii che era completamente partita di testa, sentivo come se il mio pene fosse risucchiato dentro di lei sempre più in profondità. Il mio ritmo divenne frenetico e sentivo che lei stava per venire. Venne con un lamento prolungato e a quel punto cominciai a sentire anche io le prime pulsazioni mentre lei continuava a tenermi avvinaghiata a s&egrave con le sue gambe. A quel punto gliele presi e me le portai sulle spalle pompandola sempre più in profondità
-‘Lauraa sto per venire….ahhhhh si sei fantastica ti pompo come una cagna…prendilo tutto maiala che non sei altro’-
-‘Godo ancora, Giulio dobbiamo farlo ancora nessuno mi aveva scopata così’-
-‘ Vengoo ti vengo dentro, ti voglio inondare la tua fighetta e metterti incinta’-
-‘No Giulio no ti prego non dentro non venirmi dentrooo’-

Senza neanche sentirla appena sentii che stavo per venire la avvinghiai per i fianchi e date le ultime tre botte la inondai di sperma gridandole addosso tutto il mio piacere. Volevo ingravidarla quella maiala, dimostrando al suo fidanzato e al mondo quanto fosse porca.
Mi accasciai su di lei tenendola per le tette e rimanemmo così per diversi minuti, sfiniti e sconvolti da quello che era appena successo. Laura mi teneva ancora con le braccia con gli occhi socchiusi. La sua fica accoglieva ancora il mio pene che lentamente si stava rilassando.
La aiutai a rivestirsi con quel poco di sano che le era rimasto e la riaccompagnai a casa. Fino a casa non ci scambiammo nemmeno una parola ma la cosa non finì certo quella sera. Ma questa ovviamente &egrave un’altra storia.

Dalla sera del concerto io e Laura ci vedemmo unicamente per puro caso una volta al centro commerciale; lei mi passò accanto senza nemmeno salutarmi, evidentemente quello che aveva subito l’altra sera l’aveva segnata profondamente e non se la sentiva ancora di affrontarmi a viso aperto.
La bella e dolce Laura, la tipica ragazza che canta nel coro parrocchiale e gioca con i bambini all’oratorio si era rivelata invece una ragazzetta senza troppi pudori, il pensiero che avesse cornificato il ragazzo provocava in lei un forte risentimento nei miei confronti e in me una immensa soddisfazione.

Pensai che forse non avremmo recuperato molto del nostro vecchio rapporto. Invece due settimane dopo, con mia grande sorpresa, vidi lampeggiare sul display del telefonino l’avviso di ricezione di un sms, era lei. In modo molto stringato mi chiedeva se potevo venirla a prendere la sera stessa per accompagnarla alle prove in chiesa. Ero sorpreso da quella uscita, cercai di pensare cosa potesse avere in mente ma non riuscii a spiegarmelo. Fu così che le risposi che andava bene e le dissi di aspettarmi al solito posto.
Mi presentai sotto casa sua e la trovai che mi stava già aspettando al portone. Laura entrò velocemente nella macchina.

‘Allora cosa aspetti?- mi fece in maniera stizzita- ‘perch&egrave non mi tratti come mi hai trattata l’altra sera?’
‘Scusa non capisco ora questo tuo comportamento, poi non mi sembra che l’altra sera ti sia opposta in maniera così decisa, o sbaglio? Se non ricordo male sei stata tu a dirmi ‘prendimi sono tua’, o la piccola, pudica e ingenua Laura non ricorda nemmeno quello che dice?’ risposi con una punta di cinismo.
‘Lo sai quello che mi hai fatto, ti avevo….sei un porco e basta, non so nemmeno perch&egrave ti stia dando ancora retta, dovrei scendere dalla macchina e raccontarlo a tutti’.

Questo suo comportamento mi mandava in bestia, aveva preteso che la scopassi sul cofano della macchina e ora faceva la verginella offesa dall’orco. Evidentemente cercava un modo di pulirsi la coscienza.
Decisi di assecondarla e di giocare con lei come il gatto fa con il topolino in trappola, non avrebbe mai raccontato quello che era successo, poi a chi l’avrebbe detto, alle amiche della chiesa o al ragazzo che l’ama tanto? Mi veniva da ridere al solo pensiero. La macchina viaggiava velocemente verso la nostra destinazione abituale, e nuovi piani malefici mi si formavano nella mente. Dovevo riuscire a tutti i costi a trascinare quella donna nello squallore in cui lei stessa si era voluta cacciare.
‘Colpa sua’-dissi fra me e me-‘ora vedremo chi &egrave che ricatta l’altro’.

Giunti a destinazione entrammo nel grande salone sotto la chiesa dove abitualmente si tengono le prove del lunedì sera. Con buoni venti minuti di ritardo fummo accolti dal maestro, che giustamente diventava impaziente quando gli allievi arrivano in ritardo. Mandò ciascuno al proprio reparto ed immediatamente cominciarono le prove.
Per tutta la sera mi concentrai meno sui pezzi e più sulle strategia da mettere in pratica per incastrare Laura. Mi serviva un’occasione in cui fossimo da soli ma non riuscivo a farmi venire in mente nulla.
Quando mancava mezz’ora alla fine delle prove mi si avvicinò il maestro:

‘Giulio guarda &egrave arrivato il tenore nuovo di cui ti avevo parlato. Per favore vai in sacrestia a prendere una cartellina nuova, anzi prendine due che me ne serve un’altra.’

Andai così in sacrestia un poco seccato, tra un pò avrei dovuto riaccompagnare a casa Laura senza aver combinato nulla. Apro la porta e indovina chi ti trovo? Laura che risistemava le cartelline nell’armadio a muro (le donne di solito finivano prima di noi uomini). Evidentemente non mi aveva visto perch&egrave mi dava le spalle e forse non aveva nemmeno sentito che entravo.

‘Adesso vedremo chi &egrave che minaccia’- pensai. Chiusi piano la porta a chiave cercando di fare meno rumore possibile e zitto zitto mi avvicinai a lei da dietro mentre era intenta a sistemare delle cose su uno scaffale alto. Il rumore delle prove della sala adiacente copriva il rumore dei miei passi, mi fu così possibile giungerle dietro senza che si fosse accorta di nulla.

Senza neanche farle capire chi fossi le abbrancai da dietro le tette e la cominciai a baciare sul collo.

‘Noo lasciami’ ‘ disse lei cominciando a divincolarsi dalla mia stretta ‘ ‘lasciami ho detto o comincio a urlare!’
‘Si come no, Laura che si fa beccare mentre copula in sacrestia, ma fammi il piacere e tirati su questo maglioncino’

Le mie parole avevano evidentemente sortito l’effetto voluto, dato che Laura lasciò cascare le braccia inerti lungo i fianchi senza opporre più resistenza.
Intrufolai le mani da dietro sotto il suo maglioncino di lana facendole salire lungo la linea dei fianchi e sganciandole il reggiseno. Laura si appoggiò come inerte contro l’armadio davanti con la testa piegato su un lato. I miei baci stavano però cominciando a fare effetto.

‘Togliti questo maglioncino dai, tanto lo so che hai voglia’
‘Non &egrave questo il punto, lo sai dove stiamo? Lo sai cosa succede se ci scoprono?’

Queste parole mi fecero subito capire che tutta la storia sul fatto d’essersi sentita offesa ed usata era una balla. Sentii che in lei crollava ogni barriera e ogni pudore. Ero talmente eccitato che la feci voltare e, preso il suo viso tra le mie mani, ci scambiammo un lungo bacio passionale.
Laura adesso mi baciava in maniera dolce e sembrava che la cosa le piacesse parecchio.

‘Lo sai che da quella sera non sono riuscita a pensare ad altro?’ – mi sussurrò.

Non mi presi nemmeno la briga di risponderle, impegnato come ero a massaggiarle le tette con le mani, mentre lei si lasciava completamente andare al piacere reclinando all’indietro la testa accompagnando le mie mani con le sue. Ricominciammo a baciarci e a toccarci come due fidanzatini quindicenni. Non avevo assolutamente intenzione di forzare il gioco, volevo che fosse lei adesso a prendere l’iniziativa.
Cominciò a sbottonarmi la camicia; nel frattempo continuavo a baciarla accarezzando i suoi bei capelli corvini. Mi sfilò la camicia con un gesto e questa volta fu lei a spingermi indietro fino al tavolo in mezzo alla sacrestia, adibito in genere a ben altri usi.
Scendendo con le mani le slacciai i jeans e glieli abbassai insieme alle mutandine. A questo punto Laura era rimasta praticamente nuda. La presi per i fianchi e la feci sedere sul tavolo continuando a baciarla. Era troppo bello trovarmi con lei in quel momento, entrambi così rapiti da quello scambio di effusioni.

Mi tolsi anche io i pantaloni e, abbracciate le sue gambe che nel frattempo aveva spalancato, scesi con la testa verso il suo pube cominciando un lavorìo di lingua che presto cominciò a provocare in Laura delle pulsioni irrefrenebili: sentivo che mugolava e le tremavano le gambe mentre mi teneva la testa con entrambe le mani.
Ad un certo punto avevo veramente paura che qualcuno ci potesse sentire ma non sentivo più cantare, era evidente che fossero già andati tutti via.
Laura cominciò ad ansimare sempre più velocemente e cominciò a chiamare il mio nome

‘Giulio Giulio…..ahhhh si continua così…..Giulio sei fantastico se ti fermi ti uccido’

Non avevo nessuna intenzione di fermarmi, dopo venti minuti di quel trattamento risalii verso il suo viso e presi a baciarla con violenza, facendole assaporare i suoi stessi umori. Nel mentre mi protendevo sempre più in avanti sul tavolo facendola indietreggiare. Ad un certo punto ci ritrovammo praticamente sdraiati sopra. Lei mi baciava in maniera alternata il collo e il petto. In maniera involontaria mi diede un morsetto sul collo, gesto che indica quando una femmina &egrave pronta all’accoppiamento.

La sacrestia si stava riempiendo nei nostri odori e dei nostri sospiri mentre ci palpeggiavamo e ci baciavamo. Per me la cosa sarebbe potuta andare avanti per ora: ad un certo punto sentii la sua mano che mi prendeva il pene che nel frattempo si era indurito all’inverosimile e lo dirigeva verso la sua micetta.

‘Ora sai che devi fare, ma per favore non mi venire dentro come l’altra volta, ho dei progetti migliori per la mia vita’

Non me lo feci ripetere due volte e lentamente scivolai dentro di lei. Rimasi fermo per qualche secondo mentre le facevo assaporare la pienezza della sua intimità. Laura sembrava guardare il soffitto con gli occhi semichiusi con una espressione trasognata.
Cominciai ad imprimere un movimento lento eppure deciso; Laura allargò le gambe per farmi entrare meglio e le intrecciò dietro la mia schiena. Sembrava che volesse prenderlo più dentro che poteva, e mi sentivo risucchiare dentro le sue carni.
Presi un’andatura più vigorosa e il cick-ciack dei nostri sessi che si incontravano ritmicamente riempiva la sala vuota e silenziosa. Si vedeva che Laura stava godendo, emetteva gridolini ad ogni mia penetrazione e mi incitava a scoparla sempre più a fondo. Le presi la testa con le mani e la usai come punto d’appoggio per stantuffarla in maniera più veloce; a quel punto Laura cominciò ad emettere urla vere e proprie

‘Ahh ahhh si sii si siiiii si entrami siii sfondami vai siii siii mi sento piena pienaaaa siiii’

Quelle frasi sconnesse mi incitarono a scoparla in maniera sempre più decisa e violenta, le tette di Laura sobbalzavano sotto i meiei colpi e con le braccia allargate cercava i bordi del tavolo quasi a voler trovare un punto d’appoggio.
Per la foga le presi i capelli con le mani e le tappai la bocca cacciandole la lingua in gola: gliela tenevo praticamente coi denti mentre con l’altra mano le torturavo una tetta.
La pompavo vigorosamente e godevo come non mai. Ero eccitato soprattutto dal pensiero di stare scopando la fidanzata di uno dei miei migliori amici e per di più nella sacrestia di una chiesa! Come si era ridotta Laura: un corpo sudato che si divincolava sotto il mio cercando di spremere dai miei colpi ogni possibile residuo di piacere.
Laura proruppe in un orgasmo lunghissimo, spalancò gli occhi e gridò al mondo quanto fosse una porca:

‘Giulioooo vengoooo ahhhhhh hmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiii’
‘Sei contenta adesso, farti scopare in chiesa in questo modo, non ho parole’
‘Siii scopami ancora avantiiii hmmmm ahhhhh siii’

Era partita completamente di testa, ansimava e diceva frasi senza senso.
Sentii anche io che stavo per raggiungere l’orgasmo. Comincia ad accellerare il ritmo e lei certamente se ne accorse, voleva staccarsi da me ma la bloccai con le mani

‘Che hai intenzione di fare? Ora ti riempio tutta alla faccia del tuo ragazzo’
‘No Giulio noo ti prego non mi venire dentro anche stavolta noooo’
‘Lo sapevo cosa ti aspettava hai goduto maiala ahhhh siiiii eccooooo hmmmmmm’

Dopo un altro paio di colpi mi irrigidii e sentii i fiotti del mio seme farsi strada dentro di lei. Laura giaceva inerte sotto di me con gli occhi chiusi, senza più la forza di reagire. L’avevo violata ancora una volta, lei aveva goduto come una pazza e non poteva dirmi certo niente.

‘Giulio ma ti rendi conto, e se adesso dovessi rimanere incinta?’- mi disse mentre si rialzava dal tavolo.
Nel frattempo mi stavo rivestendo. Sapevo che adesso non era più possibile tornare indietro. Mi avvicinai a lei, la baciai e le dissi
‘Ora ormai sei mia, noi siamo fatti per stare insieme, fattene una ragione’

Uscimmo e ci accolse il freddo della notte di metà gennaio. Laura si stringeva in me e in quel momento sentii un moto di tenerezza verso di lei. Era in fondo una donna fragile e aveva ancora molto da imparare dalla vita. La riportai a casa e ci lasciammo ancora una volta con un lungo bacio pieno di passione.
Arrivata al portone si voltò e mi disse ‘ ‘Ci vediamo la prossima settimana alla stessa ora, ok Giuly?’
‘Mi raccomando, ora che abbiamo il nostro piccolo segreto’ ‘ le risposi sorridendo.
Laura aveva uno sguardo felice, finalmente aveva trovato la sua strada e si sentiva appagata completamente come donna. Senza rispondermi mi sorrise e si voltò, inghiottita dal buio della notte.

Diciamolo: non ero seriamente innamorato di Laura. Forse non mi piaceva nemmeno troppo fisicamente, ma &egrave una di quelle ragazze che in un modo o nell’altro si fa piacere, per la cura nel vestirsi, per quel fascino che scaturisce dall’ingenuità e da una innocenza apparente.
Il pensiero che mi stuzzicava era quello di averla potuta violare, di averla tenuta fra le mie braccia al posto del ragazzo e di averne fatto quello che volevo per qualche ora.
Godevo immensamente a guardarla mentre cantava, mentre parlava con le amiche di questo o di quello; soprattutto quando veniva il fidanzato a prenderla o a portarla, o quando li vedevo passeggiare insieme a braccetto come due bei fidanzatini. Andava via tenendo lo sguardo basso e facendo finta di non vedermi, alla fine più per non far sorgere sospetti nel fidanzato che per un qualche risentimento nei miei confronti, anzi. Sapevo bene che era stata ben felice di assecondarmi fin dal primo momento e in fondo questa storia di mettere segretamente le corna al fidanzato la eccitava.
C’&egrave una punta di sadismo in tutto questo lo riconosco: il piacere che ne ricavavo non derivava da un qualche sentimento di affetto ma dalla consapevolezza di averla fatta deragliare dai binari della sua vita, di averla portata dove io volevo arrivasse.
Laura ha anche una sorella, Arianna, poco più piccola di lei ed &egrave inutile dire che &egrave una grande maiala. Forse poi riguardo a lei vi racconterò qualche episodio, come quando andai a pranzo a casa di Laura su suo invito. Vi basti sapere che alla fine del pasto Laura era andata in cucina a lavare i piatti e Arianna si era seduta sulle mie ginocchia, manco a dirlo proprio sul pisello, muovendosi lentamente su di esso mentre parlava con me e Laura che stava in cucina. Le infilai una mano sotto la gonnellina e le feci un mezzo ditalino seduta stante, ma questa &egrave un’altra storia.

Tornando a noi, c’era una cosa che mi impensieriva. Nella foga dei miei ultimi incontri con Laura non avevo preso precauzioni e per due volte le ero venuto dentro. Cominciavo seriamente a preoccuparmi che fosse rimasta incinta, lei da parte sua non mi faceva sapere niente e questo non faceva che aumentare la mia ansia.
Due settimane dopo ero a casa mia con un amico e stavamo giocando a Pes 5 alla Playstation (solite cose che fanno gli scapoli, i soliti maschi….). Ad un certo punto squilla il telefono di casa, era lei:

‘Ehi indovina, oggi mi sono venute, vuol dire che non sono incinta’.

Non fece in tempo a finire la frase che avevo lasciato la cornetta e cominciato ad urlare come un ossesso per la sensazione di liberazione che provavo. Il mio amico poveraccio si stava seriamente preoccupando, chiedendosi cosa mi fosse successo, posto che stavo anche perdendo alla partita per 2-0.

Il giorno dopo mi sentii di nuovo con Laura. Volevo che ci vedessimo e lei non fece obiezioni, solo che doveva prima vedersi con il ragazzo per cui posticipammo l’appuntamento di un paio d’ore. Le dissi che per me non c’erano problemi dato che in quel periodo avevo finito gli esami e non avevo molto da fare. Le dettai però come condizione di mettersi un bel vestito perch&egrave volevo che fosse carina. Di solito dire queste cose ad una ragazza &egrave un ottimo modo per farle andare in bestia, vuoi perch&egrave si sentono degli oggetti vuoi perch&egrave fai intendere che al normale non siano carine. Ci pensò un secondo e mi disse:

‘Allora mi metto carina, però tu mettiti la camicia bianca che ti sta bene’

Pensai che lei era più strana di me, una camicia bianca? Mah, le donne….

Mi misi questa benedetta camicia bianca ed andai sotto casa del ragazzo verso le 22.15, dove avevavo convenuto di incontrarci. Naturalmente avevo parcheggiato un poco distante, giusto per non dare nell’occhio. Dopo cinque minuti di attesa vedo il portone che si apre. Era Laura, si guarda un pò in giro e vista la mia macchina si incammina a passo sicuro nella mia direzione al ritmo dello scalpiccìo dei tacchi che si era messa. Non dovevo restare deluso: quella sera era veramente una bomba. Si era rimessa lo stesso vestito che aveva quando andammo la prima volta al concerto ed era più solare che mai; la luce della luna si rispecchiava sui suoi capelli corvini dandole delle sfumature blu scuro. Il nero degli occhi contrastava con lo sfavillìo della collana che portava al collo, dono del ragazzo per il suo compleanno, che terminava con un pendaglio che andava ad adagiarsi sul petto in prossimità dei seni, risaltati da una scollatura generosa ma non eccessiva. Laura aveva questo pregio di sapersi vestire in maniera elegante ma mai volgare, alternando dei giochi di vedo non-vedo con dei capi raffinati. La camicetta che indossava era quella che le avevo strappato ed evidentemente aveva dovuto rammendare i bottoni. Il tutto terminava con una gonna con un piccolo spacco laterale e degli stivali scuri, non saprei dire se neri o marroni perch&egrave era veramente molto buio. Pensai che vestita così dovesse avere freddo e mi preoccpai di alzare l’aria calda della ventola della macchina; non c’&egrave che dire, sono un vero gentiluomo.
Entrò e ne approfittai subito per darle un bacio sulle labbra

‘Laura sei magnifica, magari ti sto facendo prendere il vizio’
‘Guarda che per uscire così ho dovuto dire due bugie: una con i miei dicendogli che andavo ad un altro concerto e al mio ragazzo che lo avevo fatto per lui’
‘Che stavi facendo ora a casa sua?’
‘Ci siamo messi a vedere un film, sai uno di quelli che danno il sabato in prima serata, ma era un pò noioso e così abbiamo passato il tempo a parlare. Lui mi ha raccontato praticamente tutta la sua settimana lavorativa. Ci siamo baciati un pò ma poi sono uscita’.

-Ah ecco – pensai ‘ vabb&egrave gli lascio volentieri le conversazioni, io intanto a Laura la porto a fare altre cose ‘
Sapevo che non avevano mai fatto l’amore nei 5 mesi da quando si erano messi insieme; non vedevo l’ora di possederla in macchina pensando proprio a questo, a quanto fosse porca lei e quanto fosse cornuto lui.

‘Dove vuoi andare?’ le domandai.
‘Va bene per te se non stiamo in macchina? Mi sento un pò a disagio e cmq andiamocene da qui che Paolo ci potrebbe vedere’- mi rispose mentre si aggiustava il collant.
Questa cosa poteva rovinare i miei piani, pensavo farmela infrattati con la macchina da qualche parte ma non mi andava che facesse storia, decisi quindi di andare nel mio appartamento. Avevo infatti un appartamento in centro che avevo ereditato, pensavo di affittarlo ma per il momento era vuoto.

‘Ti va di andarci?’
‘Ok ma sbrighiamoci che non posso fare troppo tardi stasera’
‘Perch&egrave mi hai detto di mettere la camicia bianca?’
Alla mia domanda si mise a ridere, mi guardò fisso e sorridendo mi rispose
‘Perch&egrave la indossavi la prima volta che ci siamo conosciuti’

Ero stupito dalla risposta ‘ allora le piacevo ‘ pensai ‘ fin dal primo momento che ci eravamo visti ‘
Guidai molto velocemente verso la casa. Nel tragitto chiaccherammo un pò sugli ultimi pettegolezzi e ridevamo da pazzi. Ogni tanto guardavo Laura e vederla così piacente mi eccitava da morire, e tanta era la foga che ai semafori ci baciavamo con la lingua. Aveva un buonissimo profumo e sapeva di buono, Laura, come di fragola.
Parcheggiata la macchina scendemmo. Gli ultimi cento metri Laura li fece abbracciata a me, come se avesse bisogno del mio sostegno. Io ricambiavo l’abbraccio approfittandone naturalmente per toccarle un pò le tette, lei accennava come a protestare ma sorrideva e si vedeva che diceva per finta.
Aprii il portone di casa e non feci in tempo a richiuderlo che ci eravamo avvinghiati in una morsa di passione, tanto che dovetti richiuderlo con il piede. La baciavo tenedola per i fianchi e lei mi teneva con le braccia gettate dietro il collo, mi ero accorto che mentre mi baciava aveva pure sollevato all’indietro una gamba, come si vede nei vecchi film romantici. I nostri baci erano teneri, ci scambiavamo leccatine sulle labbra e giocavamo con le nostre lingue come due fidanzatini. Continuammo a baciarci nella penombra; ogni tanto la facevo indietreggiare fino a sbatterla contro il muro di fronte, poi prendeva lei l’iniziativa e mi ributtava indietro sul divano salendomi sopra

‘Mi piaci tantissimo Giulio, stare qui con te da soli….per stasera sono solo tua’
‘Quanto mi vuoi? Non vedo l’ora di essere dentro di te’

A queste parola cominciò a baciarmi con una violenza inaudita. Lei mi stava sopra e la sua lingua esplorava il mio palato ed era talmente trasportata che delle lacrime le rigavano le gote. Scese con la testa e cominciò a baciarmi sul collo e dietro l’orecchio, dandomi ogni tanto dei morsettini. Io intento ero sceso con le mani e le accarezzavo le gambe velate dal collant nero, sempre più su fino ad infilarle sotto la gonna sollevandogliela. Con una mano le accarezzavo e le massaggiavo la fichetta da sopra le mutandine. Sentivo che si stava bagnando e percepivo da sotto la stoffa il clitoride. A quel tocco cominciò ad ansimare leggermente mentre continuava a baciarmi, e anzi assecondava il movimento della mia mano alzandosi ed abbassandosi su di essa.
Osai di più e infilai la mano nelle mutandine: sentivo la peluria e poi la dolce curva delle sue carni che si schiudeva nel solco che conteneva il mio obiettivo. La palpavo con tutta la mano e mi accorsi che ormai era bagnata all’inverosimile. La violenza dei nostri baci aumentò tanto che le cadevano gocce di saliva dagli angoli della bocca.
Mi baciava con gli occhi chiusi e in silenzio, sentivo solo il ritmo pesante del suo respiro che si faceva sempre più rapido, quasi ansimante.
Presi una sua mano e la portai vero la patta dei miei pantaloni. Non sapeva come slacciarli e la dovetti aiutare io. Non potevo vedere ma sentii le sue dita risalire il bordo delle mutande ed entrare in esse. Sentii il mio pisello prima solleticato e poi afferrato dalla sua mano sinistra. Lo prese con tutto il palmo e cominciò un lento su e giù: quando arrivava in cima stringeva leggermente procurandomi delle sensazioni incredibili e poi lo rilasciava facendola scorrere per tutta l’asta.
Mi stava facendo una sega fantastica, io continuavo nel mio semi-ditalino e intanto continuavo imperterriti a baciarci, sembrava che non ne avessimo mai abbastanza. Il movimento della sua mano diventava sempre più veloce e anche io ci stavo dando dentro, torturando la sua fichetta umida.
Ad un certo punto si staccò dalla mia bocca e reclinando la testa all’indietro come era solita fare comicniò ad ansimare rumorasamente e a massaggiarsi una tetta da sopra la camicia, mentre con l’altra mano continuava a segarmi l’uccello.

‘Mi piace guardati mentre perdi la testa così, sei così eccitante quando ansimi in questo modo’ le dissi ‘sei un lago dovresti vergognarti…..ahhh hmmmmm mi stai segando a morte’
‘Giuu…….ahhhhhnfffff ahhhhh hmmmmmmmmmmmmmm giuliooo siiiiiii ahhhhhhmmmmm’

Non riusciva più a pronunciare una parola e faceva su e giù sempre più velocemente sulla mia mano, ora ero anche riuscito ad infilarle un dito dentro ma era tantp bagnata che non la sentivo neanche.
Ad un tratto si riversò su di me e mi sussurrò

‘Cosa aspetti a scoparmi, voglio sentirlo dentro’

La guardai: aveva i capelli scompigliati e mi parlava con gli occhi socchiusi. Il trucco era già andato a farsi benedire e aveva imbrattato la famosa camicia bianca.

‘Mi stai eccitando da morire, se continui così verrò subito’

Mi alzai e la sollevai tenendola per il sedere mentre lei si era aggrappata al mio collo con le gambe avvinghiate dietro la schiena. Era più piccola di me di statura quindi non mi fu particolarmente difficile tenerla. Attraversi la stanza e la portai in camera da letto, ci stavamo ancora baciando e la adagiai sul letto salendole sopra.

‘Spegni la luce Giulio, lo sai che preferisco farlo al buio’

Spensi la luce e mi ributtai su di lei che mi si avvinghiò disperatamente. Ci toccavamo dappertutto e io soprattuto la sua fichetta che trasudava umori che avevano ormai intriso tutto, dalle mutandine ai collant alla gonna. Le strappai di nuovo la camicetta e le liberai i seni, che prontamente afferrai prendendoli a morsi.
Laura si divincolava come una pazza e mi dava dei graffi sul collo mentre si strusciava con la sua fica sul mio uccello ora libero dalla sua presa.

– Meno male ‘ pensai ‘ stavo quasi per venirle addosso ‘

‘Giulio cosa aspetti a prendermi….hmmmm ohh siii penetrami con la mano di piùù hmmmmmm….’
‘Hmmm Laura ora te lo sbatto in fica’

A quelle parole lanciò dei gridolini e prese ad ansimare come un’ossessa. Feci per toglierle la gonna, gli stivali e il resto ma si tirò su e mi disse

‘Voglio che mi prendi vestita, così come….ahhhh…..così….come sono’

Era proprio una porca ed ero eccitato da morire. La risollevai e la buttai contro il muro. Mi gettai contro di lei quasi schiacciandola, non c’era centimetro del suo corpo che non fosse coperto dalla mia pelle. Intrufolai le mani in mezzo ai nostri due corpi frementi e aprii un varco fra i tessuti che si opponevano tra il mio cazzo e la sua micetta. Fece per parlare ma le infilai la lingua in bocca, lei mi teneva il viso fra le mani ed ormai ero pronto a penetrarla.
Nel più assoluto silenzio la presi per i fianchi e scivolai dentro di lei. Appena fui dentro smise per un attimo di ansimare e rimase con la bocca semiaperta. Era strettissima ma era talmente lubrificata che non mi era difficile penetrarla.
Cominciai un lento su e giù; potevo sentire ogni centrimetro della sua vagina che sfiorava il mio glande, che alla fine del tragitto incontrava qualcosa di molliccio ed umido; sentivo la sua fica che come una guaina foderava il mio pisello assorbendolo dentro completamente quasi come se mi volesse mungere.
Le scivolavo dentro e ogni tanto le davo dei colpetti ogni cui lei rispondeva con dei sussulti. Ansimava e mi chiamava sommessamente mentre mi leccava l’orecchio, io la pompavo dolcemente tenendomi aggrappato alle sue tette.
Accelerai il ritmo e a quel punto Laura cominciò distintamente a gridare. Laura allargò ancora di più le gambe per poterlo accogliere più in profondità che poteva. Per farla stare zitta la baciavo ed era tanta la foga che le tiravo i capelli fino a farle male. Al culmine dell’eccitamento prese a leccarmi la faccia e io le tiravo addosso gli insulti più pesanti che mi venissero in mente:
La pompavo con foga e Laura faceva di tutto per farsi penetrare sempre più in profondità. Ad un tratto aggrappandosi a me mi cinse con le sue gambe e io la presi saldamente tenendola per le cosce, sollevandola e schiacciandola contro il muro. In quel modo le davo i colpi più forte che potessi e sentivo Laura che sobbalzava ad essi e cercava di alternare il movimento del suo bacino assecondando i miei movimenti,
Mi cadde l’occhio sulla collana che le aveva regalato il fidanzato e presi a pomparla tenendola per la collana. Laura se ne accors&egrave e cominciò ad imprecare al suo ragazzo. Tenendola in quel modo la scopavo sempre di più, facendola sbattere contro il muro.

‘GIULIO SBATTIMI…….AHH
AH
AH
AHHHHHHH SIIIIIIIII….!

Il tonfo ritmico del suo corpo contro il muro seguiva il rumore del mio sesso che penetrava nel suo.

‘Laura sto per venireeee’
‘Non preoccuparti vienimi dentro, sono protetta’

A quelle parole non resistetti più. Sentivo la sua fica che letteralmente mi stava risucchiando dentro, Laura stava facendo di tutto per tratternermi dentro di lei.
Venni copiosamente tirandola con le braccia a me e Laura cercò mungermi fino all’ultimo contraendo i muscoli della sua vagina, fino a che non la lasciai andare e scivolammo sul letto.

‘E’ stato bellissimo Laura’ le dissi mentre sgusciavo fuori da lei, che giaceva ormai esausta sul letto’
‘Ora potremo farlo ogni volta che vorremo’ mi rispose ‘voglio sentirti dentro di me ogni volta che vorrò’

Rimanemmo così per un’altra ora, le accarezzavo i capelli mentre la guardavo addormentarsi; non c’era niente che mi appagasse quanto tenerla così fra le mie braccia, stanca e sudata eppure felice.

Leave a Reply