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Racconti Erotici Etero

Il gioco del dottore… da grandi

By 22 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

LEI
Avevo pensato a quella situazione un sacco di volte, ma non avevo mai fatto in modo di realizzarla, un po’ per pigrizia e un po’ perché quando preparavo la valigia per andare da lui, puntualmente dimenticavo di metterci la cosa fondamentale: il camice.
Quella volta, però, lui era a casa mia e io ci avevo ripensato per l’ennesima volta il giorno prima che lui arrivasse, ripromettendomi di mettere in scena quella fantasia appena ce ne fosse stata l’occasione.
Quella sera, dunque, mentre lui era in bagno a prepararsi per la notte, io mi preparai con cura per vivere insieme a lui una scena erotica coi fiocchi: mi spogliai completamente, poi indossai un push-up che rendeva le mie tette a dir poco esplosive, delle mutandine talmente striminzite che lasciavano scoperta gran parte della mia fichetta ricciuta e si infilavano tra le natiche come fossero state un perizoma, un reggicalze comprato apposta per l’occasione, calze velate e scarpe tacco 10. Tutto rigorosamente nero. Infine indossai l’elemento essenziale per il mio travestimento, il camice bianco immacolato, abbottonandolo il minimo indispensabile per fasciarmi la pancia e i fianchi, e lasciandolo invece aperto sul solco tra i seni e appena sotto le mutandine.
Mi posizionai davanti ad un tavolo, piegata quasi a 90 gradi, in modo da sembrare che stessi scrivendo qualcosa, in una posizione che non passava certo inosservata.
Ero praticamente di fronte alla porta, per cui appena rientrato in camera, lui avrebbe avuto la visione del mio culo, che mi aveva sempre detto essere molto eccitante, su cui si modellava il camice.
Il mio unico dispiacere era non poter vedere l’espressione sul suo viso a quella vista’

LUI
Quel weekend di inizio Aprile era iniziato nel migliore dei modi: ero arrivato in quella stazione del sud Italia in orario, per una volta; sulla banchina, ad aspettarmi, c’era lei, semplice e stupenda come al solito, nella maniera in cui mi ha fatto innamorare. Mi aveva salutato con calore e passione, prima abbracciandomi, poi infilandomi la lingua in bocca, con mio sommo piacere.
La giornata era trascorsa in allegria, un giro in centro con i suoi amici, un aperitivo, cena leggera’
Ora mancava la parte migliore: la notte.
Erano settimane che non mi facevo una goduriosa scopata con la mia ragazza, a causa della distanza che ci divide. Me la sognavo la notte, tremavo dal desiderio di penetrare la sua fichetta. Quel fine settimana tra noi sarebbe servito a recuperare il tempo perso!
Questi erano i miei pensieri mentre, nel bagno di casa sua, mi preparavo per la notte: indossavo i pantaloni di una tuta e una semplice maglietta’ nulla per rendermi più appetitoso, le mie armi migliori le avrei sfoderate una volta sfilati i pantaloni, e la voglia avrebbe fatto il resto’
Ridevo tra me e me per i pensieri sconci che partoriva la mia mente, ma il sorriso si trasformò in meraviglia appena varcai la soglia della camera da letto.
Come in un film mi trovai a fare una carrellata di quello che avevo di fronte, partendo dal basso e salendo pian piano: la mia donna calzava delle scarpe con un tacco altissimo, non l’avevo mai vista così, lei sempre attenta più alla comodità che all’apparenza’ Le gambe ben tornite sembravano non finire mai, aiutate anche dalla ‘spinta’ delle scarpe, ed erano fasciate da un paio di calze di cui risaltava la balza in pizzo, completamente esposta.
A coprirla solamente un camice medico, divisa d’ordinanza dovuta ai suoi studi, ma di sicuro non si trattava del suo: era almeno di due taglie più piccolo del necessario, e ed era sufficiente appena appena per renderla ancora più eccitante che se fosse stata nuda.
Era piegata a 90 sul tavolo, e la posizione contribuiva a farle salire ancora più su il camice, scoprendole l’attaccatura delle natiche: riuscii a vedere anche un piccolo lembo di tessuto nero, segno di quello che portava sotto. Ad un tratto si rialzò e si girò verso di me, appoggiandosi al tavolo, incrociando le braccia sul seno e guardandomi con un’aria da porca che poche volte le avevo visto in volto’ ebbe il potere di rendermi ancora più eccitato, e di farmi indurire l’uccello all’istante.
Ora potevo gustarmela anche davanti, e la visione non aveva niente da invidiare a quella posteriore: le sue tette erano ‘innaturalmente’ premute l’una contro l’altra,
e lo spacco tra di loro era completamente in mostra, attraverso la scollatura del camice non abbottonato.
Mi venne immediatamente voglia di prenderla e di cominciare a leccarle quelle bocce, ma la visione era di quelle che meritavano ancora un secondo di contemplazione. Un secondo, appunto, perché subito dopo si rigirò, mostrandomi di nuovo la sublime visione del suo formoso fondoschiena.

LEI
Quando lo sentii rientrare in camera, sorrisi pensando alla espressione di sorpresa che immaginavo dipingersi sul suo volto mentre mi guardava; rimasi ferma per qualche secondo, per permettergli di ammirarmi con calma, sperando di suscitare in lui la reazione che mi aspettavo.
Poi mi girai e lo guardai negli occhi, con uno sguardo da maiala che mi venne naturale, tanto ero eccitata dalla situazione. Vidi i suoi occhi fissarsi sulle mie tette, guardarle come se stesse pensando di volerle mangiare in un sol boccone.
Mi girai di nuovo verso il tavolo. E ora??? Cosa faccio??? Come continuo???
Quando l’avevo guardato, avevo notato la potente erezione che traspariva dai pantaloni della tuta di lui. La cosa eccitò anche me e mi diede lo spunto per andare avanti.
‘Allora, lei &egrave il Sig. S., giusto?’ dissi, mentre puntavo il dito su un foglio che nella mia immaginazione rappresentava l’elenco delle prenotazioni del medico che stavo incarnando.
Lo sentii pronunciare un sì attraverso un sorriso.
Continuai a far scorrere il dito su delle scritte che vedevo solo io.
‘E ha richiesto una visita perché’ ha il cazzo sempre in tiro. E’ sempre voglia di fica. Dico bene?’ gli chiesi voltandomi quanto bastava per vedere la sua reazione. Lui annuì continuando a sorridere.
‘Molto bene, allora, si sieda” lo invitai, allontanandomi dal tavolo e andando a chiudere la porta, tanto per prendere tempo e rendere la scena più realistica.
Lui obbedì e io mi avvicinai alla sedia ancheggiando sui tacchi in modo sexy; mi sporsi verso di lui, sbattendogli le tette enormi in faccia, mentre con una mano iniziavo ad accarezzargli il membro sui pantaloni. Era durissimo e iniziai a sentire la passera bagnarsi.
‘MMMMM vedo che ha descritto i suoi sintomi con esattezza. In effetti il suo uccello &egrave duro come il marmo, chissà perché” dissi simulando sorpresa.
Lui guardava le mie tette, vicinissime alla sua faccia, con lussuria; potevo leggergli negli occhi la voglia di sporgersi e strofinarsi su di loro con la bocca, prenderne ciascuna con ogni mano e alternare la lingua ora su uno ora sull’altro capezzolo.
Continuai a toccarlo per un po’, godendo del contatto della mia mano con il suo bastone, poi mi inginocchiai tra le sue gambe e glielo tirai fuori.
‘Vediamo come reagisce agli’ stimoli intensi’ dissi, mentre mi infilavo la punta dell’uccello in bocca e iniziavo un lento saliscendi con le labbra che lo accarezzavano per tutta la sua lunghezza.
Lo sentii gemere e capii che lo cosa gli piaceva parecchio, così continuai ad andare su e giù sulla sua mazza, grossa e dura: quando arrivavo alla cappella, la tiravo fuori per leccarla con rapidi movimenti della lingua vogliosa, per poi riprenderla in bocca.
‘Sì, dottoressa, continui così’ non si fermi, &egrave bravissima’ Oooohhhhh sì, mi sta facendo godere”.
Eccitata dalle sue parole, iniziai a toccarmi anche io, sulle mutandine, sfiorandomi le grandi labbra con la punta delle dita e ogni tanto infilandone una nel buchino, che iniziava ad essere decisamente pieno di umori, ben lubrificato e pronto per accogliere il suo grosso cazzo, che ora stavo succhiando con avidità.
Lui era talmente eccitato che venne dopo pochi minuti di quel trattamento, riempiendomi la bocca con schizzi rapidi del suo sperma caldo e acidulo. Ingoiai quel che potei, lasciandomi scivolare il resto dagli angoli della bocca, mentre lo guardavo e lo sentivo ansimare, eccitandomi all’idea di avergli provocato un orgasmo con un pompino da favola.
‘E ora facciamo qualcosa per le sue voglie” dissi dopo essermi rialzata, e nel pronunciare quelle parole mi sfilai le mutandine da sotto il camice.

LUI
La mia ‘dottoressa’ voleva proprio farmi una visita coi fiocchi’ aveva colto in pieno i sintomi della mia ‘malattia’ e aveva subito trovato un modo per curarla!
A dire il vero la cura fece effetto solo dopo un po’, perché quando iniziò a toccarmi l’uccello, quello diventò più duro che mai, acuendo i sintomi.
Ma la dottoressa non si arrese davanti ai primi insuccessi e decise di provare con un trattamento più intenso’ grazie al suo sapiente lavoro di bocca iniziai a sentirmi subito meglio.
Non me ne faceva molti, in genere, di pompini; non c’era un motivo, semplicemente spesso preferivamo fare altro’ ma quando si cimentava in quest’arte era una vera maestra!
Così dopo pochi minuti sentii che stavo per venire. Sentire la sua lingua correre birichina sulla mia asta, partendo dalla base e arrivando fino alla cappella, era un sublime supplizio. Il cazzo mi tirava sempre di più sentendo la sua bocca vellutata che lo avvolgeva in un abbraccio caldo e umido e lo faceva affondare nelle profondità della sua gola, prendendoselo tutto fino in fondo. In quel momento pensai che la mia ragazza era davvero una fantastica pompinara, e che in futuro avrei dovuto approfittare più spesso della sua bocca, perché mi stava piacendo da impazzire! L’eccitazione aumentò ancora di più quando vidi una sua manina sparire sotto il camice per andare a esplorare la sua passerina, segnale di quanto fosse eccitata anche lei.
Non resistetti a lungo, e dopo averla esortata a non fermarsi, le spruzzai tutta la mia sborra in bocca’
Non mi lasciò nemmeno il tempo di respirare, voleva la sua parte, e me lo fece capire chiaramente: si tolse le mutandine e me le lanciò addosso. Poi si adagiò sul divano della stanza e iniziò ad allargare le gambe, a poco a poco, fino a spalancarle mostrandomi il suo bocciolo. Io intanto avevo preso tra le mani le sue mutandine intrise dei suoi umori e le stavo annusando: l’odore della sua fica bagnata e vogliosa mi faceva sballare!
Aggiunse solo ‘vediamo se riusciamo a farle passare questa voglia di fica!’, e io seppi immediatamente cosa voleva, perché era la stessa cosa che volevo io.
Mi inginocchiai tra le sue gambe, e sentii di nuovo l’aroma della sua fichetta eccitata e bagnata così tanto che le gocce dei suoi umori colavano sul divano; iniziai a baciarle l’interno delle cosce, ma presto venni attirato verso il suo centro del piacere, non potevo resistere.
Presi a disegnare il contorno delle sue grandi labbra con la mia lingua, mentre lei sospirava un po’ più forte, a mano a mano che il contatto diventava più intimo e piacevole.
A quel punto non potevo farla attendere oltre, le scoprii il clitoride con due dita, e iniziai a stuzzicarlo con piccoli colpetti della mia lingua, quasi a volerlo tormentare.
Il trattamento evidentemente le piaceva, perché iniziò a muovere il bacino in maniera scomposta. Proseguii andando a leccarle anche il buco, passando la lingua su tutta la sua fessura, assaporando i suoi dolci e copiosi succhi, aprendole la fica e penetrandola con la mia lingua.
La lingua però non era sufficiente, ci voleva ben altro per soddisfarla! Tornai a leccare il suo bottoncino, e iniziai a toccarle il buco della fica con un dito, facendolo bagnare dei suoi umori.
Poi, improvvisamente, lo infilai profondamente nella sua passera fradicia, provocandole un sussulto. Gemeva dal piacere, e sentivo che si stava avvicinando all’orgasmo.
Le dita nella sua micetta divennero presto due, e poi anche tre.
Le scopavo la fica con tre dita, mentre le succhiavo con avidità il clitoride’
Mi afferrò la testa con le mani e mi spinse ancora più contro la sua passera.
Quel trattamento era troppo anche per lei, e venne dopo pochi istanti, urlando il suo piacere, i suoi liquidi che defluivano sul mio viso.
Aspettai che il suo respiro tornasse regolare, mentre continuavo a darle qualche leccatina, poi mi sfilai dalle sue gambe, e mi accorsi di un problema: avevo di nuovo i sintomi della malattia, il mio uccello era nuovamente durissimo! ‘Dottoressa, come possiamo fare?’

LEI
Dopo avergli buttato quel pezzo di stoffa ormai fradicio che poco prima era tra le mie gambe, andai a sedermi sul divano, allargando le cosce con una lentezza che lui sembrava gustarsi attimo dopo attimo, mentre si portava alle narici i miei slip per bearsi dell’odore della mia voglia; alla fine le spalancai e gli offrii la vista di quello che celavano: la mia patatina turgida e pulsante, lucida per le secrezioni provocate dal piacere.
Allusi alla sua voglia di fica a cui avevo accennato prima e vidi una luce accendersi nei suoi occhi: aveva capito cosa mi aspettavo che facesse, così si inginocchiò davanti a me e io vidi la sua testa sparire tra le mie gambe. Mi preparai a godermi un momento d’estasi che non tardò ad arrivare: lui prese a baciarmi la pelle liscia dell’interno cosce, provocandomi dei brividi che mi fecero raggrinzire i capezzoli, ma ben presto passò a dedicarsi al vero oggetto del suo desiderio.
Quando sentii la sua lingua che percorreva i lembi di carne che custodivano il mio fiore, iniziai a respirare più forte; quel tocco delicato mi stava facendo impazzire.
Lui, forse incitato dai miei ansimi, mi allargò leggermente la fessura e iniziò a giocare con la lingua sul mio clitoride; la mia risposta fu di muovere il bacino per assecondare le sue leccate e fargli raggiungere il punto esatto del mio piacere.
Infilò la lingua e non so quante dita nel buchino che accolse entrambe senza problemi, essendo pieno dei miei umori, ma anche della sua saliva.
Quando sentii che stavo per raggiungere l’apice, gli presi la testa fra le mani e la spinsi ancora di più verso di me, dopodiché urlai di godimento venendogli in faccia.
Ero ancora stordita da uno degli orgasmi più potenti mai provati, quando lo sentii chiedere cosa potevamo fare. Non capii subito a cosa si riferiva, ma quando si alzò e si liberò dei pantaloni e delle mutande e vidi l’enorme mazza spuntargli tra le gambe, afferrai al volo il senso di quelle parole.
‘Vedo che i sintomi si sono ripresentati’, dissi con un sorriso. ‘Allora adesso vediamo se ha detto la verità sulla durata delle sue erezioni’.
Così dicendo, lo spinsi sul letto e mi misi a cavalcioni su di lui, sentendo irrefrenabile la voglia di averlo dentro di me.
Non appena mi feci scivolare il cazzo nella fica bagnata, mugolai di piacere e lo guardai; aveva gli occhi chiusi e stava trattenendo il respiro in attesa della mia prossima mossa. Lo lasciai un secondo così, poi iniziai a muovermi su e giù, a cavalcarlo selvaggiamente, con movimenti del bacino che mi permettevano di strofinare il clitoride sul suo pube.
‘Mi piace scopare il suo cazzo sempre in tiro, Sig. S.’, mi sorpresi a dire, sopraffatta dall’eccitazione. ‘Ha un uccello davvero fenomenale e sono contenta di averlo dentro la mia fica vogliosa’.
A quel punto iniziò a muoversi anche lui, sollevando il bacino e dandomi dei poderosi colpi che permettevano alla sua mazza di arrivare sempre più in profondità.
Le mie tette ballavano sotto quei colpi ben assestati; sempre continuando a muovermi su di lui, sbottonai il camice e lo tolsi, e lo stesso feci con il reggiseno, restando solo con reggicalze, calze e scarpe, che non avevo tolto, presa dal desiderio incontrollabile.
Lui afferrò con entrambe le mani il mio seno e lo strizzò per poi passare a stringere i capezzoli duri tra le dita: sapeva quanto questo mi piacesse, infatti poco dopo sentii l’eccitazione salire, così aumentai il ritmo e venni una seconda volta, gridando come un’ossessa.
‘Sì sì sì, godo, gooodoooo’ Cazzo che scopata”.
‘Allora dottoressa, &egrave soddisfatta della durata della mia erezione?’.

LUI
La mia dottoressa mi cavalcava senza sosta.
Non le era bastato farsela leccare fino a godere, voleva sentire la mazza dura dentro di sé, e così mi aveva spinto sul letto e si era impalata sul mio cazzo.
La sua fica era talmente bagnata che il mio uccello sembrava quasi risucchiato, ed entrò profondamente in lei in un solo colpo, mentre gemevamo per quello che entrambi consideravamo il momento migliore di una scopata, ovvero l’attimo in cui io entro in lei.
Mi cavalcava come un’amazzone porca, mentre io cercavo di assecondare i suoi movimenti, ma tentando all’inizio di non muovermi troppo: le avevo promesso un’erezione duratura, mentre sentivo che stavo già quasi per venire, quindi lasciai che fosse lei a prendersi il suo piacere.
Ma quando parlò, dicendomi che le piaceva scoparsi il mio cazzo duro, non riuscii più a stare fermo’ Le risposi ‘Dottoressa, lei &egrave proprio una maiala, lo sa? Si sta scopando un suo paziente ed ha la fica bagnata fradicia’ ed iniziai ad affondare i colpi in lei.
Poi liberò le sue tette, e io non persi tempo per andare ad abbrancarle e ‘torturarle’, premendole e titillando i capezzoli.
Gli stimoli che le provenivano dal basso ventre, uniti a quelli che venivano dal petto, formarono un mix esplosivo che la portò rapidamente al secondo orgasmo della serata, un orgasmo urlato, liberatorio, potente.
Io invece ero ancora in tiro, avevo compiuto il mio ‘dovere’ e le chiesi se era soddisfatta.
‘Sig. S., la sua erezione &egrave portentosa e mi ha fatto godere tantissimo! Ma adesso ha ancora i sintomi della malattia, dobbiamo fare qualcosa!’
‘Beh, dottoressa, visto che sono stato di parola sulla mia erezione, e che il mio uccello l’ha soddisfatta a pieno, credo di meritarmi un premio” dissi io.
‘Mmmm vediamo se posso accontentarla, che premio aveva in mente?’ civettò lei mentre era ancora seduta sulla mia mazza.
Io non risposi verbalmente, accennai solo un sorriso malizioso, lasciando che le mie mani, prima sui suoi fianchi, si muovessero per andare a sfiorarle delicatamente le natiche, rivelando le mie intenzioni.
‘Amore!’ disse lei uscendo per un attimo dal personaggio, poi proseguì riprendendosi ‘Sig. S., io sono una dottoressa professionista, e se questo metodo le farà passare la malattia, sono disposta a concederle questo premio”
Una volta sfilato il cazzo dalla sua passera, la presi di forza facendola girare nella classica posizione della pecorina.
In quella posizione le sue chiappe si allargavano naturalmente lasciandomi l’oscena e arrapante visione della sua fichetta ancora aperta e gocciolante e del suo buchino posteriore: una rosellina grinzosa che mi attirava tantissimo.
Mi fiondai sul suo culetto, iniziando a umettarle l’ano con la mia lingua, mi piaceva molto leccarle il culo, mi faceva sentire un vero maiale, disposto a tutto per lei. Mi aiutai portando con un dito un po’ di umori della sua fica verso il buchino, e forzando col dito il suo sfintere per bagnare un po’ anche dentro e farla abituare alla presenza estranea’
‘Dottoressa, si rilassi, vedrà che le piacerà e mi aiuterà a guarire!’
Il suo buchino rispondeva bene alle mie stimolazioni, si allargava per ricevere il mio dito per poi richiudere la sua morsa d’acciaio. La vista del suo ano che si contraeva aveva portato la mia erezione al massimo storico, era il momento di agire.
Mi misi in ginocchio sul letto e le appoggiai la cappella allo sfintere e iniziai a spingere. Lei gemeva per il dolore ogni millimetro che penetrava il mio uccello nel suo retto, lentamente, ma stringeva i denti e non mi diceva nulla.
Io ero arrapatissimo, quando sentii che la cappella era tutta dentro il suo culo, le dissi che il peggio era passato e le lasciai qualche secondo per respirare.
Poi ricominciai a spingere e in pochi colpi affondai completamente nella sua pancia.
Iniziai un lento avanti e indietro, mentre lei sembrava riuscire a gestire meglio il dolore. Allora la feci stendere con il ventre sul letto, mentre ancora teneva il mio uccello piantato nel culetto, e aumentai il ritmo dell’inculata, sentivo il mio orgasmo già sul punto di esplodere.
‘Dottoressa, le sto fottendo il culo col mio cazzo sempre in tiro, le piace? Il suo culo mi fa impazzire, sto già per sborrare!’ le dissi, colto dall’estasi del momento.
‘Sì, la prego Sig. S., mi scopi il culo e mi dia la sua sborra!’ rispose lei, altrettanto eccitata.
‘Dove la vuole la mia sborra?’
‘Nel mio culo, voglio la sborra nel culo!’
‘L’accontento subito, ecco un carico di sborra calda per il suo culetto sfondato!’ e dicendo quelle parole sentii un fiume di sperma che risaliva il mio cazzo per riversarsi nel retto della mia fidanzata.
Urlai con voce roca il mio godimento, mentre anche lei gemeva, per il piacere di sentirsi riempita dal mio seme.
Rimasi dentro di lei, sfinito ma felicissimo, incapace di fare alcunché, con la voglia di stare così per sempre.

LEI
L’avevo ancora dentro di me e stavo assaporando quel momento, dopo l’orgasmo, quando hai la mente vuota e il respiro accelerato e ti senti sciogliere dentro come in nessun’altra occasione. Lo sentivo ancora duro ed eccitato, infatti mi chiese se ero soddisfatta della sua erezione.
Rientrai nel mio personaggio e gli risposi di sì, ma che i sintomi erano ancora presenti, perciò dovevamo agire in qualche modo.
Lui colse la palla al balzo e mi fece capire come voleva continuare, accennando ad un premio che voleva ricevere per la sua bravura. Mi finsi stupita e scandalizzata, ma accettai di buon grado: sapevo che possedermi da dietro lo faceva impazzire, sentiva di dominarmi in modo assoluto. E poi c’era anche un altro vantaggio: avrebbe potuto venirmi dentro!
Mi ribaltò e mi fece mettere carponi, mettendosi dietro di me e iniziando a leccarmi il buco dove presto sarebbe entrato per sfogare i suoi istinti animaleschi. Infilò anche un dito, dopo averlo lubrificato con le secrezioni che la mia micetta continuava ad emettere: istintivamente contrassi i muscoli e le pareti del mio sfintere gli intrappolarono quel dito, quasi a volerlo bloccare dentro di me.
Lui mi disse di rilassarmi, sfilò il dito, si sistemò meglio alle mie spalle e appoggiò la punta dell’uccello, ancora teso e duro, sul mio ano, mentre con una spinta iniziava a penetrarlo. Sentii un lieve dolore mentre avanzava lentamente e gemetti sommessamente; lui allora si fermò un attimo, prima di iniziare a muoversi dentro di me. Potevo sentire l’attrito che il suo grosso cazzo incontrava a contatto con le pareti del mio retto, provocandomi un leggero dolore, ma lo lasciai continuare: l’eccitazione che mi stava assalendo era ben più forte.
Mi fece stendere completamente sul letto, continuando a fottermi nel culo, e allora il dolore scomparve del tutto, lasciando spazio ad una sensazione di godimento inimmaginabile.
Lui aumentò il ritmo, lo sentivo ansimare sempre più forte tra i miei capelli e mi disse che stava per godere. Gli risposi che volevo sentire la sua sborra nel culo e lui mi accontentò subito, urlando il suo piacere nel mio orecchio, cosa che fece perdere il controllo anche a me, portandomi all’orgasmo.
Si appoggiò con tutto il suo peso su di me, potevo sentire il suo sudore bagnarmi la schiena e mischiarsi col mio, il cazzo ancora infilato nel culo.
Credo che quella sia stata la più bella scopata da quando stiamo insieme.

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