Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Il giorno in cui ho goduto di più

By 12 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Quel giorno d’inizio autunno avevo solo 19 anni. La storia col mio secondo (e per ora ultimo) ragazzo procedeva a gonfie vele e, siccome per la distanza, ci vedevamo solo nei fine settimana, io ero andata a trovarlo nell’appartamento che condivideva con un coinquilino suo coetaneo (22 anni). 

Mi descrivo per chi non si ricordasse dal precedente racconto: sono una ragazza alta 1,73, una terza abbondante/quarta di reggiseno, forme morbide ma pancia piatta e gambe snelle e ben tornite. UN viso che tutti dicono molto espressivo con occhi grandi,, verdi e luminosi di magnificente bellezza e due labbra che incorniciano una fila di denti bianchissimi cui dedico molta cura. Le labbra sono il mio capolavoro perchè formano una bocca piccola delicata, così femminile che mi conferisce un’aria innocente ma al tempo stesso seducente e maliziosa. I capelli sono l’altro mio vanto, lunghi fino a mezza schiena e castani, li tengo spesso a coda di cavallo oppure non poche volte li raccolgo in uno chignon, ma ai miei ragazzi piacevano soprattutto sciolti, capaci di dipanarsi in onde voluttuose, tutti così mossi “al naturale”.

Arrivai nell’appartamento del mio fidanzato la sera e o vidi assai desideroso del mio corpo ma era tanto stanca e volevo farlo aspettare. Dormimmo insieme e ogni tanto sentivo, mentre lo accarezzavo, che più in basso stava avendo una spaventosa erezione e pensai che non mi avrebbe fatto poco male con quel suo strumento di piacere tanto grosso e lungo 18 cm. Mi eccitai ma il sonno prevalse.

La mattina dopo mi risvegliai tutta sola nel letto ad una piazza e mezzo che condividevamo. Sentivo un senso di languore al basso ventre e un formicolio proprio vicino al mio sesso, anzi pensandoci bene aveva origine proprio lì. Misi una mano lì sotto e non fui sorpresa, scostando le mie labbra più intime di trovare un po’del mio miele. Mi alzai comunque perchè non volevo toccarmi da sola anche perchè sapevo presto sarebbe arrivato lui e così fu, mi sorprese e io ,lo salutai con un innocente “ciao”. Lui allora mi prese per i fianchi e mi sussurrò: “togliti tutto”. Io obbedii ma solo in parte perchè mantenni la canottiera nera di pizzo sopra, mentre il reggiseno l’avevo già tolto la sera prima come facevo sempre prima di dormire. Mai avrei immaginato quella mattina sarebbe stata per me quella più ricca di orgasmi della mia vita. 

MI stesi sul letto e il mio ragazzo mi montò nella maniera classica. Non ebbe difficoltà ad entrare dal tanto la mia piccola era bagnata ma lo agevolai aprendo le piccole labbra quasi fossero i petali d’un fiore pronto a schiudersi. MI stantuffava in modo molto violento e deciso il mio buco di piacere e sentivo il mio nettare colare più in basso ad ogni entrata ed uscita del suo poderoso membro. Io ansimavo cercando di trattenermi perchè non ero manco sicura fossimo soli in casa. Intanto mi stimolavo la clitoride con le dita perchè io riesco a provare molto più piacere se mi toccavo mentre il mio lui mi prendeva la vagina. Intanto il mio uomo mi baciava ardentemente e mordicchiava le mie belle labbra, ma a volte, come faceva di solito, sfiorava solo le sue labbra alle mie e non baciandomi sentiva solo il profumo del mio respiro che, a suo dire, sapeva d’amore ed eccitazione ed era inebriante perchè frutto del mio godimento. Mi accarezzava anche il viso in fiamme e i seni parzialmente nascosti dalla canottiera nera anche se le loro forme prorompenti non lasciavano spazio all’immaginazione. Sentivo l’orgasmo sempre più vicino, ormai il mio bacino si stava contraendo involontariamente ed iniziai a gridare in modo soffocato: “Non c’è nessuno in casa vero?” “Continua ti prego”. Allora lui iniziò una sequenza di martellamenti impressionante, il mio dito sulla clitoride era sempre più veloce, sentivo un calore notevole emergere dalle mie viscere, dal cuore della mia femminilità, tenevo la bocca aperta per poter attingere ad un po’d’aria e finalmente eccolo. Un orgasmo, anzi due uno dietro l’altro di eccezionale intensità. Mi lasciarono sfinita e distrutta ma almeno potei sfogare tutto il piacere che avevo provato gridando senza timore d’essere udita da altri che dal mio amore. Lui mise l’orecchio sulla mia bocca per apprezzare meglio quanto stavo godendo. Non era venuto ma questo lo sapevo già, lui non era per niente facile a venire, ci poteva mettere anche ore, sebbene lo eccitassi tantissimo e d’altronde questo tornava tutto a mio vantaggio.

Dopo i miei orgasmi lui tuttavia rimase dentro il mio sesso bagnato e violato dai flutti della voluttà. Io avevo le guance arrossate che, a suo dire, mi rendevano ancora più unica e meravigliosa. Sentivo la mia patatina ancora più morbida e vogliosa di sentire scorrere al suo interno il bel membro del mio ragazzo. Anche lui ansimava era al massimo dell’eccitazione. Ogni tanto mi scopriva i seni e li baciava mordicchiando i capezzoli mentre io mugolavo di piacere infinito e non ce la facevo più. Ogni tanto mi sollevava il capo posato sul cuscino per baciarmi e permettermi di vedere il mio sesso impalato dalla sua verga. “Continua” lo pregavo. “così vieni subito e io non riesco ora”mi rispose. Al che io con voce dolce e carica di erotismo che dovette spezzargli il fiato dissi: “tanto posso venire ancora altre volte”. Iniziò a penetrarmi di lato lentamente ma in modo molto profondo tanto da toccarmi quasi il collo dell’utero. E io godevo, godevo, con il capo appoggiato al guanciale candido e ricoperto dei miei stessi capelli. Sentivo che un altro orgasmo si stava preparando per me. Di lì a poco urlavo per la voluttà che mi pervadeva e lui era lì accanto a baciarmi suggendo il mio orgasmo dalla mia stessa bocca. Il respiro affannato che usciva dalla mia bocca gli scompigliava quasi i capelli come un vento profumato e caldo che soffi per portare magia carica d’erotismo. La mia vagina colava e inebriava l’aria col suo profumo che della mia femminilità era l’emblema. 

Rimase dentro col suo membro anche dopo il mio terzo orgasmo e finalmente dopo pochi battiti d’ali e colpi inferti al mio grembo di giovane donna amante dei piaceri, mi inondò il sesso col suo copioso succo vivificatore che mi schizzò nelle profondità del mio essere donna. A quel punto uscì da me, ci staccammo ma iniziò senza dire nulla a stimolarmi la clitoride di sotto le coperte finchè ebbi anche il quarto orgasmo gridando non poco, ma ormai quella mattina avevo compreso che mi stavo distruggendo col piacere che ero caduta in un abisso, uno stato di ubriachezza in cui gli orgasmi non bastavano mai e avrei voluto portare al massimo livello le potenzialità del mio corpo. 

Ci riposammo per pochi minuti, io ero nuda ricoperta solo della canotta nera di pizzo che a malapena celava dietro di sè i miei seni prosperosi. Ero stanca ma avrei voluto godere ancora. Lui era completamente nudo ma sentivo che anche per lui non si era concluso quel festival di godimento. Per tutta la stanza si spandeva quell’odore di sesso, di seme maschile e di umori femminili che s’intrecciavano e dovevano immediatamente far comprendere ad un eventuale visitatore quanto avevamo goduto dei nostri giovani corpi. Il mio cervello mi diceva di godere ancora, di sfiorare ancora quel mio sesso che tanti orgasmi mi aveva donato e che non era mai esausto. Vidi il pene del mio ragazzo: anche lui si stava eccitando, vidi i testicoli che si erano parzialmente svuotati per riempire il mio ventre del bollente nettare che dentro di loro covava segreto.

“Io devo continuare” dissi all’improvviso mozzando ancora il respiro del mio povero compagno di vita che rimaneva allibito dinanzi alla mia innocente e casta sensualità che diventava ora all’improvviso e un po’inaspettatamente straripante voglia di piacere, desiderio di esplorare il mio corpo perfetto da vera donna. “Va bene anche io allora mi toccherò” mi rispose e iniziava già a muovere la mano verso il membro che aveva con la mia frase recuperato la piena erezione. Scorgevo i glande rosso, quasi violaceo e gonfio, era talmente grande che il pensiero di averlo avuto nel mio grembo mi diede una scossa che si dipartiva dal ventre e dal centro di gravità del mio essere donna. Iniziai perciò a sfiorarmi mettendomi di lato così che il mio ragazzo potesse ammirare lo spettacolo del mio clitoride martellato dalle mie dita mentre lui replicava lo stesso atto autoerotico con il suo pene. Intanto ci abbracciavamo e baciavamo assaporando le nostre bocche e il nostro desiderio di godere. Io avevo e ho tuttora la patatina ricoperta da un boschetto di peli morbidi e puliti, ben curati che però nascondevano direttamente alla vista il mio sesso. A lui piacevo così e mi sembra banale depilarsi totalmente con tutto che la maggior parte delle donne di oggi lo fa. Io sono una cultrice della femminilità che implica il segreto, lo svelamento graduale e quel fiore rosato deve essere uno scrigno ben protetto, non visibile in modo tanto semplice neanche per i nostri rispettivi ragazzi.

Comunque io stavo continuando a sfregare le mie dita sulla clitoride, muovendo il bacino avanti e indietro fino quasi a toccare il glande di quel pene che mi aveva presa tante volte anche quel giorno stesso. All’improvviso, il mio ragazzo, sempre masturbandosi, scese fino al mio inguine, mise due dita dentro al cuore della mia femminilità bollente cui stavo dando un piacere inusitato e lo vidi mettersi quel dito bagnato della mia rugiada in bocca. Non capii più nulla e dopo pochi minuti venni in un orgasmo inaspettato e veloce che mi fece urlare molto, forse come mai prima da sola. Lui non era ancora venuto, io continuavo a tenere una mano presso il mio sesso. Avevo tutte le dita bagnate dei miei umori e sentivo l’interno della mia vagina bagnatissimo e molto caldo. “Stai continuando?” mi chiese con voce strozzata, allora ripresi quel movimento a piccoli tocchi sulla mia clitoride e lui riprese a sbattersi il pene a volte toccando anche il mio ombelico e il ventre morbido con la punta del glande.

“Quante volte sei venuta oggi?” capii che era una domanda che mi faceva solo per impazzire del tutto dal piacere. Sorrisi mentre mi toccavo e dissi:”Cinque” con voce innocente e imbarazzata. Nello spazio di pochi secondi sentii il primo getto bollente sulla mano che tormentava la mia vulva, poi sull’ombelico e sui basso ventre e la maggior parte del suo seme mi colpì la zona del pube e le grandi labbra lasciando vistosi segni sui miei peli pubici che vennero letteralmente inondati da quell’alluvione di sperma. E che odore stordente ed intenso mi riempì le narici, io che stavo godendo come non mai. Ripresosi voleva finirmi lui, concludere quell’agonia di piacere che stavo vivendo ma….io lo impedii e continuai forsennatamente a distruggere i petali del mio fiore con una mano sempre più lesta ed assatanata, seppur bagnata del suo miele che mi aveva bagnato anche in modo eccessivo la vagina. Ne prese un po’dalla mia pancia e ne mise intorno alle mie labbra frementi come fosse un rossetto.

A quel punto mi mise un dito tra ne natiche fin quasi a penetrare il mio buchetto posteriore mentre ero stasa lateralmente oscenamente bagnata. E venni gridando tutto il mio piacere per il sesto orgasmo consecutivo. Ero sfinita,  distrutta e annullata ma ebbi ancora la forza di alzarmi dopo poco per togliere la canotta ed espormi in piena luce con tutta la bellezza delle mie forme talmente femminili. Avevo solo il pube bagnato del suo sperma, il viso assai arrossato e accaldato e i capelli sfatti dai piaceri. Andai a fare una doccia insieme a lui mentre mi puntava il getto sulle labbra della vagina ma ormai senza effetto perchè troppo avevo goduto per quella mattina.

Pensate sia finita qua la giornata? Ed invece ci coricammo sul presto, verso le 11. E mi accorsi che anche per qualche frase spinta detta dal mio fidanzato mi stavo eccitando nuovamente ed ecco che gli chiesi di toccarci reciprocamente. Ancora una volta lui rimase come interdetto e io mimavo il gesto di sfregamento del clitoride da sopra i pantaloni del mio pigiama, dicendo: “se non va a te lo faccio io da sola”. Ci togliemmo i pantaloni e dopo un inizio reciproco in cui io masturbavo lui e lui me ci penetrammo ancora e io godetti con due orgasmi ravvicinati seppure meno intensi di quelli del mattino. La mia patatina s’era forse ormai assuefatta agli orgasmi. Ma un po’d’eccitazione mi rimaneva dentro e quindi dovetti ancora farmi masturbare dal mio ragazzo che intanto mi baciava al buio e mi spogliava dei rimanenti vestiti mentre io rimanevo solo con le calze bianche. Ansimavo, facevo sospiri e ci baciavamo fin quasi a consumarci le labbra mentre i sessi erano già abbastanza distrutti. Dopo il terzo orgasmi, nono nella giornata io ero davvero assonnata e fisicamente provata, mi faceva quasi male lì sotto e devo ammettere che mai prima m’ero sentita più ninfomane ed eccitata. Ero in condizioni pietose, le labbra morsicate e consumate dai baci, i capelli, nonostante la doccia, ancora sconvolti e mossi dai tanti giri sul cuscino e dalle sue mani che si infilavano tra di essi come fossero tanti serpentelli. I seni scoperti, grossi e turgidi con aureole perfette ricoperte di saliva. Sul mio giovane fiore meglio nulla dire: nove orgasmi aveva provato e ora colava verso l’ano il nettare del piacere che scaturiva da dentro il mio ventre. Nove volte l’orgasmo aveva scosso le piccole e grandi labbra dipartendosi dall’utero che si contraeva ritmicamente e furiosamente sotto i colpi degli orgasmi e anche il buchino posteriore quel giorno era stato per la prima volta violato seppure da un dito e contratto nove volte assieme al buco del vero piacere. I peli di solito profumati e puliti erano ricoperti e bagnati di umori, le cosce erano aperte oscenamente e qualche schizzo del mio piacere raggiungeva lentamente anche loro. Le dita s’erano profuse in manovre sessuali d’ogni tipo. MI avevano masturbata 6 volte, di cui 2 mentre non venivo penetrata. Ma la ciliegina doveva ancora arrivare: quella fu la prima volta in vita mia in cui assaggiai vero sperma e avvenne in un modo strano.

Tutto era buio e io ripresi a toccarmi perchè ero sconvolta da quanto avevo vissuto in quella giornata, i miei ormoni da diciannovenne erano in subbuglio ed ero rapita dal mio ragazzo e dal mio corpo. I miei seni si muovevano al ritmo del braccio che mi masturbava ancora. Il mio ragazzo iniziò anche lui a toccarsi com’avevamo fatto insieme la mattina. Questa volta però vene subito, versando copioso sperma sulla mano mia galeotta e femminile, sulla vagina, sulle cosce e tanta sui fianchi superbi e da vera donna, non più da ragazzina. Appena finita l’eiaculazione che mi aveva ancora bagnato gran parte del corpo col caldo liquido sgorgante, mi mise due dita dentro la vagina in fiamme mentre io titillavo il clitoride con fermezza e sentivo brividi dentro e fuori di me, piccole scossette di piacere mentre scivolavo in uno stato di semincoscienza. Mi mise altre due dita in bocca muovendole ritmicamente così ne avevo due nel mio sesso e due nella bocca, entrambe umide e calde allo stesso modo. Anzi il fiore era forse ancor più bollente. Ad un certo punto smise con la bocca e sentì che muoveva la mano sul mio fianco bagnato del suo stesso sperma. Lo portò quindi alla mia bocca e feci una cosa che mai avevo fatto prima, leccare e assaporare il nettare maschile mentre il clitoride gonfio si avvicinava all’orgasmo e io sospiravo delicatamente ma in modo sempre più intenso. Respiravo a fatica e quella fu l’ultima volta che provai un orgasmo in quel giorno memorabile, ma non fu forte come i precedenti anche perchè quel dito dentro ormai mi dava fastidio più che piacere. Così finì quella giornata mi asciugai del suo sperma e dei miei umori con la carta igienica che il mio amore mi andò a prendere e ci baciammo ancora un po’ma ero distrutta, stanca e assonnata. Mai prima avevo goduto tanto. Eppure sentivo di essere bellissima perchè lui mi guardava perdutamente innamorato, ci demmo un ultimo bacetto a stampo, mi girai sul fianco, rivestita, e mi addormentai mentre lui suggeva il profumo del mio respiro.

 

 

Leave a Reply