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Il grosso e lungo cazzo della legge

By 19 Settembre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

«Sì! Così! Oh, Zenigata!» l’ispettore le afferrò i capelli tirandola a sé sferrando colpi sempre più forti. Il seno ballava libero sollevato dai potenti colpi ricevuti, la bocca aperta, ma incapace di pronunciare suoni, gli occhi rivoltati all’indietro, Fujiko stava provando uno dei più belli orgasmi della sua vita.
Lupin era lì, legato nudo alla sedia, spogliato dei suoi trucchi, solo con le mutande a vederla godere costretto nella parte del cornuto dal suo più acerrimo nemico. Eppure nonostante le tante donne avute nella sua vita, nonostante le tante relazioni, nonostante il grande amore passionale per quella splendida ragazza non poteva fare a meno di essere eccitato, il suo cazzo era in erezione e non riusciva quasi più ad essere nascosto dal suo intimo.
Zenigata estrasse con sicurezza il suo immenso cazzo dalla figa di Fujiko che, colpita dall’improvvisa sensazione di vuoto, si lasciò scappare un gemito di disapprovazione. Lei, abituata ad avere gli uomini ai suoi piedi, smaniava per quel cazzo così grosso, la sensazione di pienezza che le dava non poteva essere comprata. I suoi colpi così rudi, forti, continui, si era dimostrato un vero e proprio toro da monta, capace di imprimere, con il piacere che le donava, un guinzaglio a cui Fujiko non riusciva a sottrarsi. L’ispettore, la faccia squadrata contratta in un ghigno malvagio, si voltò verso Lupin

«Hai visto come si fa? In tanti anni non sei mai stato capace di domarla. Ora non sarà più la Fujiko che conoscevi.- osservandolo meglio notò il particolare- Lupin, ma sei eccitato?- lo derise il poliziotto. Afferrò Fujiko per i capelli perché guardasse- Il tuo cornuto è arrappato, potrei lasciarti a lui» disse pensieroso

«No, ti prego. Dammelo ancora» si strusciò come una gatta la ragazza baciandogli l’ampio petto. Sembrava di vedere una tossica che implorava una dose al suo pusher notò Lupin. Fujiko si chinò lentamente strusciando i grossi seni sul corpo muscoloso del maschio. Sì, perché nella sua testa Zenigata non era solo un uomo, era un perfetto esemplare di maschio e tutto di lui la mandava in visibilio. Immerse letteralmente la faccia tra le sue gambe per sentire ancora l’odore di quel cazzo, lo baciò tutto, poi l’ispettore l’afferrò per i capelli

«Apri la bocca!- le ordinò secco e lei succube obbedì prontamente- Guarda, Lupin- disse spingendole il cazzo in bocca- quando l’ho presa per la prima volta non ne entrava nemmeno metà» e si fermò perché il grande ladro potesse vedere, poi lentamente riprese a spingere. Fujiko lacrimava, si sentiva la gola piena, ma sentiva un fuoco bruciarle dentro, voleva essere all’altezza di quel maschio. Gli afferro le natiche, le strinse con forza, mentre sul volto di Zenigata si dipingeva un sorriso sadico
«Fujiko, no!» le urlò Lupin che fino ad allora era stato muto, ma lei incurante spinse con tutta la sua forza fino a che quel cazzo non scomparve tutto nella gola

«Visto com’è migliorata?» gli chiese beffardo il bull mentre accarezzava dolcemente la testa della ragazza che estraeva il fallo dalla sua cavità. Fili di saliva legavano il grosso e lungo cazzo dell’ispettore alla dolce e candida boccuccia di una Fujiko sempre più vogliosa che riprese subito il bocca il cazzo per succhiarlo e spremerlo. Appena la forte mano strinse la presa sui suoi capelli capì e senza ribellarsi, ma come fosse una sua volontà scese a leccare i grossi e gonfi coglioni

«Sono così pieni» miagolò la ragazza

«Vuoi provare quanto?»

«Oh sì!» sospirò la ragazza con gli occhi che luccicavano. Lupin fu costretto ammirare la ragazza di cui era innamorato prostrarsi davanti al suo più grande antagonista mentre gli succhiava il cazzo con tutta la grazia e la passione di cui una donna poteva essere capace. La vedeva in estasi nell’avere la bocca così piena e la gola solleticata da quella proboscide con cui gli veniva istintivo confrontarsi. Si era sempre reputato un grande amatore capace di far godere donne di ogni tipo e di ogni estrazione sociale, ma ora si sentiva schiacciato. I suoi venti centimetri sembravano quelli  di un bimbo al confronto dei trenta, centimetro più centimetro meno, che poteva vantare Zenigata, ma la cosa a lasciarlo più sconcertato era l’insieme. Il cazzo dell’ispettore era largo due volte il suo, pareva una lattina, e soprattutto era rigido e duro, svettando verso l’alto senza il minimo cedimento sfidando la legge di gravità. Lupin si ritrovò ad ammirarlo quasi senza rendersene conto, si rendeva conto di come quell’uomo emanasse un aura di maschio intorno di sé, d’altronde aveva piegato ai suoi desideri una donna forte ed indipendente come Fujiko in poco più di una mattinata.

La sera prima la polizia aveva assaltato il loro covo senza che riuscissero a scappare. Fujiko era nella camera da letto dove lui  provava inutilmente a convincerla a passare la notte, quando dalla porta irruppero i poliziotti. Non ci fu tempo di fare nulla, le finestre andarono in frantumi e in una frazione di secondo i gendarmi li accerchiarono, scappare sul momento era impossibile. Lupin si arrese convinto di poter trovare una soluzione alternativa, ma non ci fu possibilità. Il trasferimento alla prigione fu immediato e alle prime luci dell’alba vide Fujiko essere condotta da Zenigata. Quando fu quasi ora di pranzo due poliziotti scesero a recuperarlo, ancora in mutande dalla sera prima, e lo portarono al cospetto dell’ispettore e da allora era rimasto legato alla sedia a dover assistere al prostrarsi della sua fidanzata al cazzo di Zenigata.

«Ahh!» il verso animalesco e gutturale dello stallone lo riportò alla realtà. Fujiko fu incapace di gestire tutto il seme che il poliziotto le riversò nella gola e una parte di esso imbrattò l’abbondante seno e il pavimento

«Mi…mi dispiace» disse timidamente la ladra per scusarsi di non essere stata all’altezza del compito
«Pulisci solo per terra- rispose freddo il maschio- il tuo corpo lo pulirà Lupin» sentenziò poi. Fujiko si chinò e lecco tutto il seme finito sul pavimento, poi con la sua camminata più sensuale e quel viso così dolce si avvicinò a Lupin, gli si sedette in braccio, a contatto con il suo cazzo

«Puliscimi, lui vuole così» disse schiacciando la testa del ladro sulle sue tette. Quella frase ruppe gli argini e Lupin, incapace di contrastare la forza e il potere che Zenigata emanava pulì il corpo perfetto di Fujiko. La situazione lo eccitava all’inverosimile e senza rendersene conto sborrò nelle mutande

«Inutile ladro, neanche lo mette dentro che già sborra- lo derise il poliziotto- Fujiko, vieni qui!» con uno sguardo adorante la bella ladra si avvicinò all’uomo e comprendendo le sue volontà si issò per impalarsi su quel cazzo, di cui già aveva capito non poter più fare a meno. Zenigata la fermò sostenendo il suo peso

«Le mani dietro la schiena, mia cara» disse beffardo e Fujiko obbediente incrociò le mani dietro la schiena come fosse ammanettata. L’uomo la lasciò e il suo cazzo trafisse la figa della donna che sconvolta dal piacere riversò gli occhi al cielo e lanciò un urlo di disumano piacere

«Ahhh!» l’ispettore l’afferrò per il culo sodo come l’acciaio e si sollevo in piedi. Prima che se ne potesse rendere conto il cazzo iniziò ad uscire e rientrare dentro di lei con piena potenza. Si sentiva piena, usata, domata, in una parola si sentiva scopata. Un piacere nuovo, mai provato prima così forte, cresceva ora in lei, si sentiva esplodere fino a quando non si liberò. Lupin la vide contorcersi per il piacere tra le salde mani del padrone, ormai anche lui si rendeva conto di come Fujiko non fosse che altro che un oggetto nelle mani di Zenigata. E quell’orgasmo fu la più alta dimostrazione di possesso quando la donna dibattendosi si liberò del cazzo e squirtò un nuovo orgasmo sul corpo scolpito del suo scopatore. Il ghigno del poliziotto dimostrò come fosse abituato a trasformare ogni donna in una schiava del piacere, ma ancora non aveva finito. La depose a terra, le gambe le tremavano ancora, non era il massimo della stabilità, ma ne non era minimamente interessato. Schiaccio il bel seno della ragazza contro la pesante scrivania in mogano, assicurandosi che il povero Lupin potesse vedere, si accarezzò con una smorfia di pure sadismo il suo cazzo e lo appoggio al culo della ladra

«Se vorrai ancora il mio cazzo, dovrai fartelo entrare tutto nel culo, cara Fujiko» la avvertì e con studiata lentezza iniziò a spingere il possente membro dentro quello spettacolo della natura che era quel culo.
Era entrato quasi tutto quando Zenigata si fermò, gli sembrava di essere arrivato al fondo dell’intestino della ragazza

«Un vero peccato, mia cara Fujiko, sembra proprio che tu non sia abbastanza profonda. Non potrò ridarti il mio cazzo» fu allora che lo stesso ispettore si sorprese della trasformazione della ladra che, preso un bel respiro, spinse indietro con tutta la sua forza il suo culo fino a sentire il bacino del poliziotto contro di sé

«Non rinuncerei al tuo cazzo per nulla al mondo» gli disse mordendosi il labbro inferiore mentre si girava a lanciargli lo sguardo più sexy che potesse fare. Zenigata sorrise compiaciuto, incapace di rendersi conto egli stesso di come avesse potuto trasformare una tigre dagli artigli affilati come Fujiko in una dolce gattina dedita solo alla riverenza.
Lupin assisteva distrutto alla consacrazione del legame tra Fujiko e Zenigata. Il grande ladro si sentiva umiliato, ma sopratutto derubato della donna che amava sopra ogni cosa, quella donna che ora implorava l’ispettore di incularla più forte, che continuava a bramare quell’enorme cazzo che le dilatava il culo e le affondava fin nelle viscere.

Quel momento fu interrotto dall’allarme della prigione, Ghemon e Jigen erano riusciti ad evadere. Zenigata se lo aspettava, sapeva di non poterli tenere in prigione, ora il suo piano sarebbe stato messo davanti alla prova. Estrasse il suo cazzo dal culo di Fujiko e seppure con le difficoltà del caso lo infilò nei pantaloni, afferrò l’impermeabile ed uscì dalla stanza

«Torno fra cinque minuti» annunciò sbattendo la porta, stando ben attento a non chiuderla. Si allontanò dalla stanza per lasciare mano libera ai due evasi che tempo pochi minuti erano dentro la stanza.

«Fujiko! Lupin!» urlò Jigen per richiamare la loro attenzione

«È…è nuda!» balbettò Ghemon

«Ma che razza di interrogatorio vi hanno fatto?» chiese l’infallibile pistolero mentre liberava il ladro

«Andiamo via e basta!» tagliò corto Lupin. Si precipitarono fuori dalla stanza, ma il ladro si attardò un attimo a tendere la mano alla sua fidanzata

«Non possiamo Lupin- disse lei scuotendo la testa- Io non posso più vivere senza il cazzo di Zenigata e tu- gli si avvicinò sensuale come non mai- non puoi più essere Lupin. Siamo suoi giocattoli, ormai!» e lo tirò dolcemente per le mutande dentro la stanza.

Zenigata, dal suo nascondiglio sorrise diabolico, Jigen e Ghemon non sarebbero stati un problema senza Lupin. Tornò nella stanza, appoggiò l’impermeabile all’attaccapanni e si sedette sulla sua poltrona dietro la grande scrivania. I due erano lì, a lato della scrivania, in piedi, composti, in attesa solo di sentire i suoi desideri che ormai erano anche i loro. Con un gesto delle dita chiamò a se Fujiko che sculettando si avviò verso il suo Padrone. La prese per i capelli e la spinse a chinarsi, non protestò, anzi, le scappò un gemito di piacere. Si sbottonò i pantaloni perché lei potesse vedere e con un sorriso compiaciuto ordinò
«Preparala» Lupin incapace di resistere si avvicinò alla sua fidanzata, ormai ex fidanzata, e dapprima timidamente, poi sempre più eccitato leccò la fica della bella ladra, futura slave

«Dammelo, ti prego» sussurrò la ragazza smaniosa

«Il culo, Lupin, è ora di marchiarla» divertito mentre Fujiko sempre più eccitata aveva un orgasmo solo a quelle parole. Si alzò e si liberò dei pantaloni, poi si avvicinò alla sua schiava

«È pronta» confermò sottomesso Lupin

«Bagnamelo» lo umiliò ancora Zenigata. Aveva capito che Lupin era attratto come Fujiko dal suo cazzo, ma non si sarebbe mai aspettato quello che stava per succedere. Il Re dei ladri si sporse il baciò il suo cazzo prima di aprire la bocca e succhiarlo. Lasciò che la saliva ricoprisse quello scettro del potere e poi parlò

«Ora siete pronto anche voi, Padrone» l’ispettore non si sarebbe mai aspettato una tale remissività da quella sua nemesi, si vede che sotto sotto anche lui sentiva il bisogno di essere domato e solo un uomo di legge con un cazzo grosso e lungo come lui sarebbe mai potuto riuscire nell’impresa. Si sbatté Fujiko fine inebriato dal suo stesso potere, dal dominio che aveva su quelle due persone che fino al giorno prima rendevano un inferno la sua vita. Riversò su Fujiko tutta la rabbia e le umiliazioni che Lupin lo aveva costretto a subire. Le urla di piacere della ragazza si diffusero per tutta la centrale di polizia ed ogni agente donna fu invidiosa, sapevano bene quale fascino emanasse l’ispettore e non potevano credere che quella ladra potesse godere del suo magnifico cazzo prima di ognuna di loro.

Fujiko venne, venne più volte mentre un instancabile Zenigata la scopava. Venne anche Lupin, nelle sue mutande, più volte, a sancire, come se ancora ce ne fosse bisogno, la sua inferiorità rispetto a quella forza della natura che era l’ispettore. Lui solo a sentire gemere Fujiko si era schizzato come uno sfigato, mentre quel toro da monta continuava a fotterla come fosse una bambola di pezza. Alla fine venne anche Zenigata riversando nel culo della povera Fujiko tutto il contenuto delle sue grandi palle. La ragazza era sconvolta, appoggiata alla scrivania, un filo di saliva che le pendeva dalla bocca, ma sentì il suo corpo vibrare un’altra volta quando l’ispettore le appoggio un plug al culo

«Con questo non ti perderai il mio marchio. Ti si deve seccare dentro, oggi. Chiaro?»

«Sì, Padrone» biascicò la poveretta che si stava eccitando di nuovo. Zenigata non aveva finito ed estrasse da un cassetto due piccoli oggetti che avrebbero deciso per sempre il loro futuro

«Lupin, questa è una cintura di castità per froci.- gli disse mostrandogli un oggetto- Mettitela, non sei degno di poter scopare come un uomo.- poi voltandosi verso Fujiko le mostrò un piccolo collare- In questo modo se ti perdi sanno a chi riportarti» le disse 

«Bau bau»

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