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Racconti Erotici Etero

Il Lupo dagli Occhi Rossi

By 21 Novembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando lo conobbi ero alla spasmodica ricerca di una storia d’Amore con la A maiuscola. Ero sola da un anno ed il mio cuore anelava ad innamorarsi con ogni sua fibra. Mi mancava la sensazione del battito accelerato e delle farfalle nello stomaco. Mi mancava anche il sesso, ovviamente, ma avevo deciso di concedermi solo a chi avrebbe condiviso con me una relazione stabile, proiettata al futuro. Sapevo bene cosa cercassi, avevo il profilo dell’uomo ideale ben stampato nella mente, e vagliavo attentamente ogni possibile pretendente, scherzando con chi, invece, non avrebbe mai potuto soddisfare le mie aspettative.
E Daniele era così. Non avrebbe mai potuto diventare il mio uomo, era poco più di un ragazzino. 25 anni, 8 meno di me, viso pulito, sguardo furbo e sorriso innocente di chi ancora sogna ad occhi aperti. Una purezza disarmante come disarmante era la sua perversione, quantomeno quella che palesava a me e che io alimentavo divertita ogni giorno.
Era pazzo di me. Gli piaceva tutto, diceva. La mia semplicità, il modo sottile di provocare a volte nemmeno con intenzione di farlo, il mio corpo, la mia bocca… Adorava vedermi fumare: sarebbe rimasto ore davanti allo schermo del pc intento a fissarmi, senza dir nulla, senza scrivere alcunch&egrave, solo in ammirazione. Mi piaceva molto essere corteggiata in quel modo innocente ed irruento allo stesso tempo. Da tempo nessun uomo si mostrava così appassionato nei miei riguardi e, complice forse la sua giovane età, le nostre conversazione erano un rincorrersi di provocazioni più o meno audaci. Avevo giurato a me stessa che non lo avrei mai incontrato.
Cosa mi fece cambiare idea? L’affetto. Nutrivo un sincero sentimento per quel ragazzino che sapeva giocare, farmi ridere ma anche consolarmi e darmi ottimi consigli quando il momento e la situazione lo richiedevano. Glielo dissi che volevo vederlo. Ne fu felicissimo ma ne rimase molto stupito perch&egrave con lui ero stata chiara fin da subito, onde evitare di creare false speranze purtroppo irrealizzabili. Volevo stare con lui, trascorrere una giornata rilassata e colma di risate come solo lui sapeva far esplodere. Fantasticammo parecchio sul nostro incontro nei giorni precedenti.
-“Tanto lo so che domenica tu finirai per provocarmi…Ormai &egrave così che vanno le cose fra di noi…potrei sentirmi provocato anche solo se mi guardassi negli occhi!”-
– “Esagerato. Mi conosco e so che posso essere bastarda sotto quel punto di vista, ma di certo non rischio che mi salti addosso.”-
“Diciamo che sei naturalmente portata e dotata per farlo…ti piace troppo provocare e ci cascherai in qualche modo…specie con questo vizio che hai di muovere spesso la lingua. E poi mi fai arrapare per come sei…potrei vederti anche in pigiama, ma basta che veda le tue labbra e impazziscono tutti gli ormoni.”-
Era troppo piacevole quel suo modo di desiderarmi, talmente piacevole che stava iniziando ad eccitarmi. Colsi l’occasione per raccontargli gli incontri inconcludenti che stavo avendo con un uomo di cui gli avevo già accennato.
-“Ma perch&egrave non faccio arrapare così anche chi dico io?”-
-“Ma dopo cinque appuntamenti ancora nulla?”-
-“Niente!!! L’ultima volta che l’ho visto gli sono salita a cavalcioni e mi sono leggermente alzata alzata la gonna che era stretta e mi impediva di allargare le gambe, gli ho sbottonato la camicia e gli ho iniziato a baciare il collo…”-
– “Fallo con me e ti toccherà ristrutturare casa… Tu sei abituata ai quarantenni, non ti rendi conto cosa può farti un venticinquenne… se ci aggiungi il tuo corpo divino &egrave la fine…il mix &egrave letale. In ogni caso comportati così con me se ne hai il coraggio…c’&egrave il rischio che ti sbatto per terra e ti scopo lì, sotto al divano. Non ti rendi conto di quanto potresti essere soddisfatta da me. Tu renditi disponibile e domenica te le ricorderai a lungo, fidati!”-
Il ragazzino ci sapeva fare e nemmeno poco. Aveva scatenato mille fantasie nella mente, mi aveva eccitata, e più lo guardavo con il cazzo duro nei pantaloni della tuta, più avevo voglia di farmelo. Ma dovevo trattenermi. Soprattutto dovevo farlo il giorno che ci saremmo visti.
Continuarono le sue provocazioni e la sua campagna elettorale per convincermi che se avessimo fatto sesso sarebbe stato indimenticabile. Lo avvertii del fatto che se avesse continuato avrebbe rischiato grosso. Mi salutò con la frase più sincera e più vera che potesse dirmi: – “Tesoro mio quella che rischia sei tu, io non ho niente da perdere. Se va male rimango in panchina, ma in caso contrario mi faccio un partitone memorabile, da Champions!”-
Arrivò domenica. Lo andai a prendere alla stazione perch&egrave viveva fuori Roma. Ci salutammo e parlammo come se ci conoscessimo da una vita. Nessun imbarazzo fra noi, solo tanto desiderio, almeno da parte mia. Le ore con lui trascorsero serenamente fra mille risate e discorsi sconclusionati. Non pensai nemmeno per un secondo all’effetto che stavo provocando in lui. Mi sembrava tranquillo, almeno apparentemente. Scherzava come se fossi una sua compagna di studi universitari e la cosa mi fece rilassare…forse troppo… Non mi accorsi infatti di quando, camminando di fronte a lui, mi afferrò per la mano e mi attirò a se. Non disse nulla, mi strinse, mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione stampando quelle labbra carnose, che molte volte avevo desiderato, sulle mie. Poi mi guardò intensamente negli occhi ed il mio corpo si sciolse insieme ai sensi. Mi accorsi di essere diventata improvvisamente vulnerabile e scoperta ai suoi attacchi ma non volevo resistere, volevo solo averlo.
Ci baciammo a lungo…I suoi baci erano bellissimi, roventi, accesi di una passione che avevo dimenticato. Ero immobile…in attesa… quale sarebbe stata la prossima mossa? Mentre mi stringeva a se sentivo la sua eccitazione crescere e spingere, rifiutando la costrizione dei pantaloni e degli slip. Mi serrò le natiche e si eresse con il mio corpo avvinghiato al suo. Mi sentivo piccola nelle sue mani… Mi portò in camera senza smettere di baciarmi, mi gettò sul letto e mi tolse immediatamente tutti i vestiti. Nonostante ci fosse ben poco di romantico nei suoi gesti, percepivo la purezza, quel candore poco più che adolescenziale dei suoi movimenti e, nondimeno, l’enfasi della sua giovane età. si sfilò velocemente i pantaloni e la felpa e affondò il viso nel mio sesso bagnato all’inverosimile, iniziando a leccare avidamente le labbra, succhiando il clitoride già gonfio e nutrendosi del mio piacere che non riuscivo, e non volevo, trattenere. Le sue grandi mani mi accarezzavano tutto il corpo, coprendolo totalmente, mentre la sua bocca proseguiva la tortura. -“Sei bella…sei meravigliosamente bella”- mi disse, rompendo il silenzio. Quelle parole arrivarono al cervello come una scarica improvvisa e decisi di ricompensarlo donandogli quello che per settimane lo aveva fatto impazzire: la mia bocca.
Lo distesi ed inizia a baciarlo ovunque, non risparmiando nessun centimetro della sua tenera carne, finch&egrave non arrivai li, sul suo giovane cazzo eretto e durissimo. Era talmente tanta la voglia di dargli piacere che non lo leccai nemmeno: lo infilai immediatamente tutto in bocca, fino alla gola, accarezzandogli i testicoli. Avevo immaginato molte volte quella stessa scena. Ciò su cui invece non avrei mai scommesso fu la sicurezza con la quale mi prese la testa ed iniziò a coordinare i miei movimenti. Non mi permetteva di condurre il gioco, il ragazzino… la supremazia che di solito avevo con gli uomini si annullava di fronte a quel giovane frutto del peccato. Non mi dispiaceva, certo, ma volevo riprendere ciò che avevo sempre avuto: il dominio. Staccai la bocca dal suo sesso diventato marmoreo e, sedendomi a cavalcioni sopra il suo corpo, lo inghiotì dentro di me. Entrò senza difficoltà alcuna poich&egrave dalle mie gambe colava il nettare, copioso ed appiccicoso. Lo cavalcai bene, con furia. Mi piaceva avere il suo cazzo dentro, sentirlo aderire alle pareti roventi della mia fica. L’ orgasmo mi raggiunse fulmineo e gridai stringendogli le mani che avevamo sempre tenuto intrecciate. Credevo di averlo posseduto, di aver riguadagnato lo scettro… in realtà mi resi ben presto conto che era stato lui a possedere me, e mi possedeva ancora. Il suo membro eccitato continuava a sbattermi. Io ero ferma, lui mi serrò le natiche, mi alzò leggermente dal suo pube ed iniziò a colpire il mio corpo con il suo bacino, continuando a scoparmi. Avevo appena percezione del mio corpo, mi rendevo conto che poteva fare qualunque cosa volesse di me.
Se ne accorse anche lui. Me lo sfilò all’improvviso lasciandomi perplessa, nonch&egrave implorante di averne ancora. -“Sta tranquilla, non ho ancora finito con te”- mi disse sdraiandomi sul letto e aprendomi le gambe fino al massimo consentito. La mia mente era come il mio corpo, completamente aperta a lui e al piacere che sapeva darmi. Vedendo il suo cazzo di fuoco pronto che mi puntava, con le mani allargai le grandi labbra per averlo dentro tutto e subito. E non mi fece attendere. Scivolò in me velocemente, lubrificandosi con i miei molteplici orgasmi che non accennavano a fermarsi e, una volta arrivato in fondo, mi afferrò le caviglie tenendomi le gambe spalancate. iniziò ad affondare colpi sempre più forti, più violenti, colpi che mi fecero urlare, mi scossero il corpo e godevo… godevo nel sentirlo ansimare come un animale, godevo perch&egrave mi stava scopando alla grande, perch&egrave aveva tanta energia e lo avrebbe fatto a lungo, saziando la mia insaziabile fame di cazzo, del suo cazzo. aumentò ulteriormente la velocità come una furia scatenata. Sentivo che si avvicinava anche il suo orgasmo e non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo viso eccitato e famelico. Volevo mostrargli come gode una donna e volevo vedere come e quanto un ragazzino riusciva a farmi sentire così femmina. I suoi gemiti divennero urla, il suo corpo si irrigidì e, con un ultimo colpo di reni, venne, uscendo da me e riversandomi il suo sperma sul corpo, con lunghi e prepotenti fiotti che dalla pancia arrivarono ad inondarmi il viso. Con la bocca spalancata e la lingua di fuori cercavo di catturare ogni goccia di quella pioggia mielosa che mi investì, mentre con una mano mi spalmavo il restante nettare sul corpo e con l’altra mi stringevo il clitoride godendo per l’ultima volta un orgasmo potente. Si accasciò stremato sul mio corpo sudato e restammo così, con le mani intrecciate godendoci il risultato della somma delle nostre provocazioni.
Il ragazzino aveva ragione: non sapevo cosa poteva combinarmi un venticinquenne, n&egrave quanto potesse rendermi femmina. Attendo con ansia il momento in cui sarò di nuovo sua…fin quando mi vorrà.

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