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Il male che ci piace

By 23 Aprile 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Cosa pensavo quando ho accettato l’invito? Dovevo essere uscita fuori di testa. Ma quando mi ha proposto di vederci ho accettato. L’avevo presa come una sfida, la sua era una provocazione, lo sentivo dal suo tono beffardo, come se non mi credesse all’altezza della situazione, ma io dovevo dimostrargli che si sbagliava. Mi ero trattenuta fino a quel momento, non potevo dirgli di sì malgrado lo volessi; mi ero ripromessa che non avrei mai tradito e che soprattutto non avrei mai portato un uomo a tradire la sua donna e invece nel giro di pochi minuti sarei andata contro tutto ciò in cui credevo anzi ormai era troppo tardi. Aspettavo che mi passasse a prendere, attendevo pazientemente in questo parcheggio dopo aver raccontato una marea di bugie. Il freddo era pungente, d’altronde era inverno e sotto al cappotto indossavo solo una magliettina bianca molto scollata, speravo non si mettesse di nuovo a piovere perché con i tacchi sarei di sicuro inciampata in qualche pozzanghera. Finalmente un suo messaggio, mi aspetta in fondo al parcheggio, mi avvio allontanandomi dalla gente che attende il treno per raggiungere questo uomo di cui conosco a malapena la faccia. Le domande si fanno sempre di più ad ogni passo, ma quella che mi assilla &egrave una sola, saprò reggere questa situazione? Saprò sottomettermi a lui e rinunciare al mio volere?
Salgo sulla macchina e il mio cervello si spegne all’improvviso, sono completamente sotto il suo controllo. Andiamo da lui, prova a farmi delle domande e io rispondo il meno possibile, ho solo voglia di sentire le sue mani su di me. Lui &egrave lì sul divano che aspetta, sorseggia il suo whisky con un mezzo sorriso, mi fa attendere. Ho paura ad avvicinarmi a lui, non so come possa reagire e rimango contro il tavolo, sotto i suoi occhi che mi scrutano, mi spogliano con lo sguardo e io già sento di essere bagnata, spero di non bagnare anche i leggings neri, mi maledico per non aver indossato anche il reggiseno, di sicuro noterà i miei capezzoli sotto la magliettina bianca. Lui si alza, si avvicina a me e appoggia il bicchiere vuoto al centro del tavolo quadrato. Sento il suo profumo forte, un misto di fumo e alcol, un mix micidiale. Sono inebriata e non mi accorgo che ha preso delle manette, non mi dice nulla, mi fa girare e appoggia il suo petto contro la mia schiena. Sono in trappola, incastrata tra lui e il tavolo. Una mano scivola lungo il corpo spingendomi il culo contro di lui, l’altra mano &egrave vicino al mio polso, mi ha messo un polsino della manetta ed ora risale sul mio petto, passa sul collo e sulla schiena, mi spinge in giù.
La mia eccitazione aumenta, un po’ per la posizione assunta, un po’ perché i miei capezzoli nascosti sotto la maglia sentono il freddo del tavolo e si induriscono. Si posiziona tra le mie gambe facendomele aprire un po’ e io spero solo non di non aver macchiato i leggings con la mia eccitazione. Fa un passo indietro e mi toglie i tacchi, un piede alla volta, in questo modo non tocco terra. Si allontana, non posso vedere cosa sta facendo ma sento del rumore. Si riavvicina e inizia a parlare, tento di prestare attenzione a quello che dice, mi sta spiegando quello che farà di lì a poco. Mi dice che per prima cosa vuole testare la mia soglia del dolore, sia con le mani che con delle fruste, me le mostra, una sembra quello che usano gli allevatori di cavalli, l’altra invece ha tanti lacci lunghi, un flogger. Mi continua a parlare, tentando di distrarmi mentre mi accarezza ma dove passano le sue mani io divento un fuoco, non sento più il freddo di poco prima nel parcheggio. E poi eccolo il dolore, mi mordo il labbro, non me l’aspettavo, uno schiaffo dritto sul culo, non &egrave stato eccessivamente forte ma non ero preparata, immagino come si stia divertendo a vedermi in quella situazione, a novanta su un tavolo, a penzoloni e col culo a panettone bello in vista, uno spettacolo per lui. Smette di parlare, vede che non lo ascolto, le sue mani però sono sempre su di me, dapprima leggere e poi sempre più pesanti. So che a breve mi colpirà ancora, infatti il colpo non tarda ma questa volta ha usato il frustino, diritto fra le mie gambe. Questo ha fatto più male e ho trattenuto a stento un urlo. Le sue mani continuano su di me, mi toglie i leggings e le mutandine, immagino il suo sorriso a vederle, saranno tutte sporche dei miei umori che sul nero si vedranno ancora di più. Ormai sono sotto il suo controllo, nuda dalla vita in giù, pronta a farmi frustare, usare e scopare da Lui, mi sento bagnata ma non capisco quanto, il culo mi fa male per quello che ha subito fino ad ora, i segni rossi spiccheranno, altre bugie che dovrò raccontare.
Non sento più il contatto con lui, provo a girare la testa ma in ogni caso non cambia molto, non lo trovo. Poi lo risento o meglio sento tante cose che mi accarezzano leggermente provocandomi dei brividi. Sono piacevoli ma inizio un po’ a spaventarmi, non ho sopportato tanto il frustino, come farò a sopportare così tante frustate in una volta sola. Spero solo che ci vada piano, so che lo userà di lì a poco e ho paura di non reggere. Urlo, senza volerlo davvero, mi ha frustato in mezzo alle gambe colpendomi anche dove sono più bagnata, il dolore &egrave forte ma come le volte precedenti ogni volta che mi fa male poi mi accarezza. Appena il male passa però mi riscopro ancora più bagnata, com’&egrave possibile provare tanto piacere con così tanto dolore? Non ho tempo di trovare una risposta, perché arriva un altro colpo, il frustino sul mio sedere, quasi centrale, inizia di nuovo a massaggiare la zona ma prima di riprendermi un altro colpo vicino all’altro. Non passa molto che ne segue un altro e un altro ancora. Flogger, frustino, schiaffo e poi di nuovo, frustino flogger, schiaffo, si ripetono, cambiano ordine ma la sostanza &egrave quella, ad ogni colpo mi bagno di più, sento il sedere in fiamme ma non riesco a dirgli di smettere, sto bagnando il tavolo ormai.
Mi ha tolto le manette e fatto alzare, ero tutta intorpidita, le gambe erano tutte bagnate dei miei umori, mi faceva male il culo e avevo la mia intimità che bruciava, era un fuoco vivo che voleva ardere ancora di più, ma lui non sembrava volermi accontentare. Aveva sempre quel sorrisino che si prendeva gioco di me, si divertiva parecchio a vedermi così, chissà quante prima di me saranno passate dal suo tavolo, dalle sue mani sul culo e dalle sue frustate. Quasi avevo paura a parlare, per fortuna non fu necessario. Mi diede una tuta a rete da indossare. Tolsi la maglietta davanti a lui, sotto i suoi occhi che mi scrutavano famelici dal divano, sempre col suo whisky in mano e il sorriso beffardo. La indossai, non sapevo come risultavo ai suoi occhi ma di sicuro era affamato di me, voleva godere anche lui dopo aver fatto venire me così tanto. Mi fece un gesto e mi avvicinai a lui, potevo vedere la sua eccitazione al di sotto dei pantaloni.
Non sapevo cosa volesse che io facessi, il mio istinto mi diceva che mi sarei dovuta inginocchiare, sbottonargli i pantaloni e iniziare a farlo godere con la mia bocca, non aspettai che parlasse o mi indicasse cosa fare, segui il mio istinto e iniziai a dargli piacere. Dapprima lo presi in mano, iniziai a segarlo piano mentre guardavo la sua erezione crescere, non volevo guardarlo in faccia per paura di una sua brutta reazione, così gli fissavo il cazzo adagiato nella mia mano che si muoveva su e giù, su e giù, su e giù. Mi avvicinai con la bocca e passai la lingua sulla sua cappella sentendo un sapore amaro, più coraggiosamente gliela presi in bocca e succhiai, iniziai a muovere di nuovo la mano mentre la mia bocca gli risucchiava il cazzo e la lingua segnava dei cerchi circolari sulla cappella. Sentivo il suo respiro farsi più pesante e io continuavo. La mano andava velocemente su e giù mentre la mia bocca tentava di succhiare più forte e la lingua di muoversi più velocemente sulla cappella. Spostai la mano sulle palle, le massaggiai mentre iniziai a ingoiare il cazzo più che potevo, senza mai riuscire ad arrivare fino in fondo, mi stavo quasi strozzando ne provarci e tornai su con la testa, feci uscire la cappella dalla mia bocca, afferrai saldamente il cazzo in mano e iniziai a sbattermelo sulla lingua mentre lo guardavo fisso negli occhi. Poi glielo ripresi in bocca e giù fino in fondo, questa volta ci riuscì, lui mi mise le mani sulla testa premendomi bene contro il suo cazzo, stava per venire, lo sentivo da come pulsava, volevo accogliere tutto il suo seme nella mia gola, sentire che sapore aveva. Nel giro di pochi secondi mi riempì la bocca, rendendomi difficile respirare e ingoiare tutto, ma ci riuscì, ebbi il coraggio di guardarlo di nuovo e vedi il suo sorriso ancora più soddisfatto.
Mi fece alzare per servirgli altro whisky, quando gli portai il bicchiere mi fece aprire le gambe, passò un dito sulla mia intimità bagnata e se lo portò alla bocca leccandolo, sembrava soddisfatto. Quel semplice contatto bastò per farmi bagnare ancora di più, chiusi le gambe mentre lui beveva un sorso, se ne accorse e mi fece sedere sul divano vicino a lui, mi fece finire il suo whisky e poi legò ogni polso alla rispettiva caviglia in questo modo ero bloccata, con la figa bagnata a sua disposizione. Quella posizione mi eccitava, mi eccitava sapere che non avrei potuto fare nulla per fermarlo e soprattutto mi eccitava l’ignoto, il non sapere cosa mi stava per attendere, quali subdoli modi si stava inventando per farmi godere. Si allontanò da me, sembrava piacergli davvero lasciarmi in attesa di lui, farsi desiderare da me e da ogni centimetro del mio corpo e io ci cascavo, lo volevo intensamente, bruciavo e mi bagnavo bramando le sue mani e il suo cazzo. Tornò da me con due oggetti in oro, mai visti in vita mia ma d’altronde non ho questa gran cultura di oggetti così. Il primo era un bastoncino lungo con la punta più grossa e affusolata mentre il secondo era simile a un termometro per bambini con la punta però rotonda e di gomma. Mi fece scivolare dentro quello che chiamò vibratore g-spot, intuì che fosse quello a bastoncino mentre appoggiò il secondo, un satisfyer, sul mio clitoride. Tentavo di trattenere le urla di piacere ma la combinazione di quei due era troppo per me, il culmine arrivò quando per tenere il g-spot in me iniziò a muoverlo dentro e fuori come a scoparmi, provavo sensazioni uniche, mi contorcevo dal piacere facendomi anche male da sola visto che ero bloccata, quando accelerò la vibrazione iniziai a venire senza sosta, urlavo e schizzavo bagnando tutto, quando si fermò e mi tolse sia vibratori che le corde ero distrutta, riuscivo a vederlo nella sua camicia tutta bagnata dei miei umori che mostrava fiero un sorriso compiaciuto.
Non si era scomposto minimamente mentre venivo, non si era messo a segarsi e non mi aveva sfondato era rimasto lì a vedermi urlare e contorcermi mentre schizzavo come una fontana, l’unico segno visibile era quella sua erezione. Lo volevo, volevo soddisfarlo ancora, avevo voglia di farlo godere come lui aveva fatto con me, farlo impazzire e schizzare ovunque, sentire di nuovo il suo sapore. Mi lesse nella mente, si avvicinò a me che ero ancora sdraiata e legata sul divano mi infilò il cazzo in bocca e iniziò a farmelo succhiare. Io non ebbi problemi a tornare a leccarlo passando la lingua intorno alla cappella, leccando e succhiando leggermente il frenulo in modo da farlo gemere leggermente, e poi prenderlo tutto in bocca. Ero affamata di quel cazzo, lo volevo e non mi ci sarei staccata neanche dopo che fosse venuto, avrei continuato a regalargli piacere finché non si sarebbe stancato. Sfortunatamente non ebbi il piacere di continuare, mi tolse la sua erezione dalla bocca e l’appoggiò sul mio buchetto, smisi di respirare per un secondo, non ero abituata a prenderlo lì, mi avrebbe di sicuro rotto in due, feci per aprir bocca e protestare ma lui entrò dentro in una botta sola, urlai. Lui non si mosse finché non vide il dolore sparire dalla mia faccia per lasciare posto alla fantastica sensazione di essere riempita da lui. Inizio a muoversi sempre più veloce mentre io urlavo di piacere, non riuscivo a trattenermi in nessun senso, e lui più io urlavo e squirtavo più mi scopava veloce. Finché venimmo, mi riempì il culo e io urlai di piacere facendo uno schizzo più forte, che gli bagno il colletto della camicia.
Con il culo sfondato e pieno di sborra, la figa che ancora pulsava, potevo finalmente affermare cosa volesse davvero dire godere ed essere soddisfatta.
Presi tutto, mi alzai dal pavimento e andai nella doccia, sistemai le cose come davanti allo specchio e andai a prendere il pc. Lo posizionai in modo che si vedesse la doccia e andai su un sito di live cam che frequentavo spesso, che lo spettacolo abbia inizio. Mi misi in doccia e ripetei lo stesso identico copione di una mezz’oretta prima, iniziai piano piano scopandomi solo il culo col cazzo grande, provavo del piacere ma era ancora molto lontano dal godere. Passai le dita sul clitoride lo presi in mano e lo iniziai a masturbare, lo sentivo gonfiarsi leggermente nelle mie mani, dei piccoli gemiti sfuggivano dalle mie labbra per il piacere del giovane spettatore di quello spettacolo. Lo guardavo, doveva essere esperto anche lui, non si inquadrava la faccia ma solo dal petto in giù, vedevo come si accarezzava il cazzo e come questo gli si gonfiava vedendomi, non era un tipo facile però, si accarezzava e basta, ancora non si segava. Decisi di prendere il vibratore, lo infilai nella mia figa bagnata e lo accesi alla massima velocità, lasciando sfuggire un gemito più forte che fece prendere il cazzo saldamente in mano al mio spettatore, aveva una bella mazza dura, non solo lunga ma anche grossa, un cazzo che non sarebbe stato male provare anche dal vivo. Iniziai a fottermi e lui a segarsi lentamente, faceva scorrere la mano su e giù tranquillamente mentre io stavo scopandomi con foga sia culo che figa ma ancora non mi bastava, presi il doccino, apri l’acqua e me lo puntai sul clitoride, quel getto mi aveva sempre provocato sensazioni uniche, di sicuro quella volta non mi avrebbe deluso. Iniziai a godere di più, sentivo la figa avvolgere il cazzo risucchiandolo, mentre il cazzo in culo toccava un punto magico che mi faceva provare dei brividi di piacere, il mio amico virtuale aveva deciso di iniziare anche lui a fare sul serio, gli vedevo le vene del cazzo gonfiarsi mentre lui si segava veloce quasi alla stessa velocità con cui mi masturbavo io. Sentivo di essere vicina, mancava poco. Chiusi il doccino, e lo rimpiazzai con le mie dita, muovendole veloci, stava salendo pian piano, già iniziavo a contorcermi, quando lo sentì arrivare e ne fui travolta, urlai, un urlo forte e di piacere, squirtai per tutta la doccia, rimasi immobile senza la capacità di muovermi mentre fissavo il soffitto in cerca di maggiore aria, mi sentivo il cuore esplodere come se avessi fatto 100 km di corsa. Quando ripresi un po’ coscienza vidi la scrivania del tipo sporca di sborra, doveva essere esploso anche lui, non feci in tempo a vedere altro perché si disconnesse subito. La voglia era stata placata per un po’ ma sapevo che si sarebbe rifatta viva nel giro di poco, per il momento ero distrutta, non sarei riuscita a fare altro, sistemai le cose e mi infilai di nuovo a letto col cellulare in mano, ero stanca, era stato un bell’orgasmo e lo avevo registrato dall’inizio alla fine, mi ero filmata nella doccia che mi masturbavo guardando il ragazzo di internet.
Schiacciai invio, doveva sapere quello che aveva provocato.

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