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Racconti Erotici Etero

IL MARE IN TEMPESTA

By 12 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Incontrarsi là dove finisce il giorno, spogliarsi da dubbi e paure, unire i corpi in un unica danza, farsi scoprire amanti dalla notte…
Lo sguardo profondo dei suoi occhi, l’odore inebriante della sua pelle, la forza delle sue forme, il tono basso della sua voce…tutto la faceva vibrare, tutto le faceva desiderare di essere sua…
L’assenza di lui le faceva così male che finì con l’invedere anche i suoi sogni, ed era stupendo.
Sognava lenzuola fresche, i loro corpi nudi, l’uno dentro quello dell’altra, il loro piacere che si moltiplicava ed espandeva, rendendo nulla ed insignificante ogni altra cosa.
Un pensiero assiduo: essere sua, appertenergli.
Le onde impetuose del mare in burrasca, il cielo buio e terso illuminato dalle saette, spiaggia umida bagnata dall’impeto feroce delle acque gelide…
Tutto di quella notte era magico.
A volte il cuore ragiona in modo strano e la mente si sforza di capirlo…
Quella notte, Elena si era resa conto che anche la sua mente ragionava all’unisono col suo cuore. Nel suo destino avrebbe voluto solo morire tra le sue braccia, donandogli la sua vita.
Quando vide per la prima volta Massimo, guardò i suoi occhi e avrebbe voluto fissarli in eterno, guardò la sua bocca e avrebbe desiderato di sfiorarla dolcemente, guardò il suo sorriso e avrebbe voluto vederelo sempre felice, ascoltò la sua voce e avrebbe voluto che le sussurasse “Ti voglio”.
Ma Massimo non le aveva detto niente…per lei era solo un sogno, anzi, era nei suoi sogni. Lo sentiva nel profumo della notte, nella dolcezza delle illusioni, nella profondità del buio, nell’immensità del cielo…era nei suoi giorni, era nella sua tristezza.
Tristezza perch&egrave consapevole di aver trovato ciò che da tutta la vita cercava ma che non poteva avere.
Emozioni pure, sospiri veri, alchimia dei sentimenti…
Solo lui riusciva a trasmetterle tutto questo, solo a lui voleva e poteva donarsi completamente.
La sua camera le appariva improvvisamente stretta e si sentiva soffocare. Fuori, la pioggia aveva cessato di cadere abbondante,lasciando spazio solo alla vista del mare agitato con le onde che si infrangevano violentemente sulla riva.
Con la sua camicia da notte di seta bianca e la vestaglia, uscì dall’appartamento e raggiunse il mare.
Attimi interminabili scanditi dalle onde, il profumo di salsedine che inebriava la sua anima,lacrime scivolavano sul suo volto.
Dolci lacrime, gocce di rugiada cantavano le sue turbe e la sua passione.
In tutta la sua vita aveva cercato in ogni angolo e in ogni momento l’amore.
Poi un attimo,un attimo di vita, pungente amozione che pizzica il cuore.
Guardava il mare perdendosi in esso, ascoltando il canto delle acque in tumulto, percorrendo vicoli interni della sua anima.
Poi una mano la sfiorò, un semplice gesto che la fece rabbrividire.
Davanti ai suoi occhi ora c’era lui, Massimo, una rosa sbocciata nel pieno dell’inverno.Improvvisamente, tutto ciò che fino a quel momento aveva conosciuto le parve insensibile e muto di fronte al turbamento folle che la cullava.
Impossibile scorgere nel buio della notte il rossore delle sue gote…
Un abbraccio, lungo…intenso, nel desiderio di ascoltare semplici parole:”Ti voglio”.
“Ti voglio”…non era stato il mare e neppure il vento. Non erano stati i grilli o le cicale. Era stato lui, il suo fiore, il suo amore. Erano state quelle labbra a parlare, quelle stesse labbra che avevano catturato le sue in un dolce lieve bacio.
I sensi si sciolgono, l’anima vibra, l’istinto famelico e il desiderio della carne si arrampicano come l’edera al suo muro.
Mani che accarezzano la pelle nuda, cercando la luce, cercando calore.cercando felicità.
Elena sentiva la vita entrare in se ed erano le sue carezze. Sentiva il calore della lava di un vulcano spento che la possedeva.
Massimo strinse con le mani le sue spalle tese, lasciando scivolare a terra la camicia di seta. Una sirena apparve davanti ai suoi occhi, una sirena ardente di liberare il suo magico canto.
Con la potenza delle braccia la strinse a se e lei si sentì vinta. Scivolarono a terra, sulla sabbia umida, incuranti del freddo, scaldati dalle loro emozioni.
Adesso anche lui era nudo e il suo corpo le appariva illuminato solo dalla debole luce della luna.
Vedeva i contorni delle sue braccia, il profilo del suo viso…e vedeva i suoi occhi, quegli occhi tanto amati che la desideravano.
Si abbandonò a lui, si abbandonò alle sue voglie, si abbandonò ai suoi capricci.
L’uomo le divorava il corpo di baci e, dovunque si posassero le sue labbra, sentiva la pelle scottare.
Le mani si insinuavano nelle pieghe più morbide della sua carne…folle e dolce pazzia nel sentire l’eccitazione di lui ad ogni contatto.
Lo desiderava più di ogni altra cosa e desiderava che lui la prendesse, che lui la penetrasse, che la facesse sua, che dimostrasse il suo essere uomo.
E cosi fù. Lo sentì scivolare dentro di lei, lentamente, e impossessarsi inesorabilemente di ogni suo alito di vita.
Lo sentiva muoversi dentro e non pot&egrave fare a meno di gemere.
Non era giorno, non era notte…erano attimi pieni di infinito, attimi in cui l’amore stava riempiendo il nulla.
Accecata da un desiderio folle, Elena lo girò e salì sopra il suo corpo, penetrandosi ancora.
Ondeggiava mentre Massimo accarezzava i suoi seni che fluidi si muovevano nelle sue mani.Lo sentiva ansimare, lo sentiva godere del loro incontro…avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo piacere.
Accellerò il ritmo della cavalcata, sentendo i testicoli di lui sbattere sulle natiche.
Sentiva il piacere aumentare, l’eccitazione crescere, le mani dell’uomo ora sul suo sedere, che allargavano le natiche e le stringevano con forza.
Quella folle corsa verso il paradiso non era ancora terminata, ma adesso il piacere li aveva drogati.
Massimo lo fece uscire per penetrarla dietro, nel suo orefizio più stretto, lubrificandola con la sua cappella lucida di umori.
Colta da una fitta improvvisa di dolore dopo la penetrazione, Elena crollò sul suo petto, abbracciandolo.
L’uomo le sollevò i fianchi e cominciò a muovere il bacino verso l’alto, facendo entrare e uscire il membro eccitato.
Il dolore ben presto, lasciò spazio al piacere, quel piacere ancora implacato e imblacabile, e di nuovo la ragazza gemette.
Violente erano ora le sue carezze…violento il movimento dell’uomo che come una lama entrava e usciva dalla sua carne…violente le sensazioni che provavano l’una nelle braccia dell’altro.
I corpi rigidi, il respiro affannoso, la testa confusa da mille emozioni…
Arrivò l’orgasmo…come il mare in tempesta di quella notte, come le saette che illuminavano l’oscurità del cielo, come la schiuma che si infrangeva sugli scogli.
Elena sentì la passione di lui sciogliersi dentro di lei, con un getto caldo che la mandò in estasi.
Massimo sentì gli umori di lei mischiarsi con la peluria e la vide grondante di piacere.
Stanchi e sudati, giacevano uno accanto all’altra, vicini, ascoltando nel silensio il battito del cuore confondersi con il vento.
Poi una luce…la luce dell’alba, la luce di una nuova vita…quel caldo rossore che colorava il cielo spazzando via le nubi, le paure, i timori.
Elena aprì gli occhi. Il profumo delle lenzuola fresche la riportò alla realtà. Guardò fuori e vide il cielo azzurrò e il mare calmo che si estendevano davanti al suo sguardo finendo nell’infinito.
Forse era stato solo un sogno…eppure sentiva ancora la pelle bruciare li dove si erano posate le sue carezze.
Sentiva ancora la sua voce bassa e profonda che le diceva di desiderarla.
Sentiva la salsedine e il profumo dell’uomo che amava sul cuscino, fra i suoi capelli…
Ore, minuti, secondi, attimi…il tempo non era importante…il tempo, quel tempo trascorso con lui lo avrebbe ricordato per tutta la vita.

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