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Racconti Erotici Etero

IL MERAVIGLIOSO MONDO DEL CINEMA

By 20 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Marina si stava concedendo un caffè dopo la mattinata passata in commissioni varie: era stata in banca, in posta, a fare un po’ di spesa ed ora era lì, nel bar del centro commerciale a godersi un buon caffè.
-Buongiorno signora Giuliodoro, come sta?
Marina alzò lo sguardo dal caffè e vide una donna sui 50 anni, quindi un po’ più anziana di lei che era una quarantacinquenne estremamente giovanile sia nel fisico sia nell’abbigliamento, che la stava salutando: era la professoressa Minno, insegnate di matematica della classe di sua figlia Roberta.
-Buongiorno professoressa. Tutto bene, e lei? La vedo in ottima forma.
Non era vero, la forma della professoressa poteva essere quella di una settantenne, ma forse, con un po’ più di esercizio fisico e l’abbigliamento giusto…
-Tutto bene, grazie ecco…
-Vuole un caffè?
L’insegnante accettò il caffè, si sedette, attese che Marina finisse il suo, un po’ lungo, e…
-Signora, sono felice di averla incontrata qui, perchè ci sarebbero alcune cose da chiarire con sua figlia.
-Mia figlia? Roberta? In che senso scusi?
-nel senso che fa troppe assenze e presenta delle giustificazioni un po’… diciamo poco credibili.
Marina cadde dalle nuvole: assenze? Ma se la vedeva uscire di casa tutte le mattine per andare a scuola!?
– Ma mia figlia non ha fatto assenze, non negli ultimi tre mesi!
– L’insegnante prese l’espressione di quella che ha capito tutto:
– allora è come immaginavo: fa finta di andare a scuola, ma evidentemente va da un’altra parte.
– Ma… è impossibile… io…
– Non è colpa vostra, signore: Roberta è maggiorenne, si firma da sola le giustificazioni: noi non possiamo sindacare anche quando non ci convincono. Probabilmente va altrove, bisognerebbe capire dove e a fare cosa.
Marina era frastornata, ma si dette un contegno, ringraziò la professoressa con la promessa di farsi viva, addusse poi una scusa per scappare a casa.
Si tormentò tutto il pomeriggio col pensiero di cosa combinasse la ragazza e pensò di affrontarla direttamente per sapere cosa facesse.
Poi, però, giunse alla conclusione che , se era riuscita a tenere tutto quanto segreto, probabilmente avrebbe si ammesso le assenze, ma magari avrebbe omesso parte della verità.
Quando a pomeriggio inoltrato rientrò Roberta, diciannove anni fra un mese, alta quasi un metro e ottanta, mora, carina e sempre ben truccata, marina fece finta di niente.
A cena, col marito parlarono del più e del meno, del lavoro e delle solite cose: Marina aveva già preso la sua decisione.
Passò la notte girandosi e rigirandosi nel letto, nervosa: ad un certo punto avrebbe anche voluto svegliare suo marito e fare la porcella a sufficienza da farsi sbattere per bene ‘ dopo dormiva sempre meglio-, ma quello dormiva così profondamente che non se la sentì.
-Ciao Mamma, ci vediamo stasera. Ah, guarda che non torno a cena perchè è il compleanno di Giulia e andiamo tutte fuori a mangiare la pizza.
-Va bene, state attente e non tornate troppo tardi, ok?
-Ok, ciao ma’.
-Ciao.
Marina attese che la figlia uscisse di casa, guardò alla finestra mentre si avviava verso la fermata del bus, poi si mise lo spolverino e scese in strada.
Prese a seguire la ragazza da una quarantina di metri di distanza, in modo da non farsi notare.
A circa cento metri dalla fermata del bus Roberta si fermo ed entrò in un bar: Marina allora si fermò un paio di vetrine più in là, di fronte ad un’edicola fingendo di guardare delle riviste.
Qualche minuto dopo arrivò una Matiz blu metallizzata: Marina riconobbe la ragazza alla guida: era Giulia, quella del compleanno, una biondina un po’ più bassa di Roberta ma molto più pettoruta.
Roberta salì sulla Matiz baciò l’amica e partirono.
‘Accidenti, e adesso come le seguo queste’
Si guardò intorno: all’altro lato della strada c’era un taxi fermo e l’autista senegalese se ne stava amenamente a chiacchierare con un suo compatriota dotato degli immancabili CD.
-Senta, è in servizio?
Il ragazzo nero la guardò, vide una bella signora non più giovanissima ma ancora molto attraente, capelli castani, una bella terza di seno, un metro e settanta di statura, scarpe con un po’ di tacco ma senza esagerare.
-certo bella signora, la porto dove vuole.
-Beh, ecco… dovrebbe seguire quella matiz blu che ora è ferma al semaforo.
Nel momento stesso in cui lo disse si vergognò, era la frase tipica dei polizieschi di serie B ‘segua quella macchina’.
Ma forse il ragazzo senegalese non ne aveva visti tanti di polizieschi di serie B e non fece storie: partirono appena in tempo per sfruttare il verde.
La Matiz fluiva nel traffico della mattina romana: le due ragazze parlavano e spesso ridevano.
Marina era sempre più preoccupata e curiosa.
Dopo quasi un’ora d’inseguimento giunsero ad una palazzina di periferia: la Matiz era parcheggiata fuori e le due ragazze stavano scendendo da una rampa attraverso un cancello automatico.
-grazie, mi fermo qui. Quant’è?
-fanno 40 euro signo’: tenga il mio numero di telefono, se ha bisogno per tornare…
Marina pagò il ragazzo, lo ringraziò e si mise nello spolverino il suo numero di telefono.
Il cancello si stava chiudendo: si lanciò dentro appena in tempo per evitare di restare fuori.
Scese la rampa, attraverso una porta a vetri del tipo antipanico vide le due ragazze che si avviavano lungo un corridoio: le si fece incontro un tipo alto, un po’ stempiato sui trent’anni accompagnato da una ragazza forse sui venticinque che vestiva un tubino molto corto e sandali dal tacco altissimo.
Le due scambiarono dei saluti col tipo e la ragazza poi entrarono in una porta che dava sul corridoio.
Marina girò la maniglia ed entrò: percorse il corridoio con circospezione …
‘Chissà che posto è e cosa diavolo fanno qui quelle due! Ma stasera a casa mi sente!’.
Non fece a tempo a finire il corridoio, persa nei suoi propositi, che una porta si aprì e ne uscì un piccoletto più o meno della sua età con occhiali spessi ed un taccuino in mano:
-Uhè bella! Guarda che sei in ritardo, è mezzora che ti aspettiamo! La produzione mica può aspettare i cazzi tuoi sai?
-Scusi?
-Oh bella, guarda che siamo qui per lavorare sai? Mica ci pagano per perdere tempo, presto dai, vieni con me. Sylviaaa, Sylviaaa, forza prenditi cura della signora qua, e fate presto una volta tanto.
Sylvia era la tipa col tubino che aveva visto prima: da vicino sembrava una bionda slava come ci si immagina che siano, capelli chiarissimi e occhi di smalto blu.
-Vieni presto! Sai che Omar è già incazzato sai?
-O-Omar?!
-Si, Omar ha detto che ci caccia tutti se la produzione non tiene il passo perchè il committente tedesco ha delle tempistiche precise per la distribuzione.
‘ma distribuzione de che? Ma qui so’ tutti pazzi questi! E mia figlia dov’è?
Stava per dire ‘c’è un equivoco, che si ritrovò in una stanza semibuia dove solo la parete opposta era illuminata dai riflettori.
La parete era un set cinematografico, questo lo capì subito Marina, e c’era un divano vecchio stile, un piccolo tavolino rotondo sempre un po’ retrò e stampe alle pareti.
Qualcuno le tolse lo spolverino, qualcun altro le mise in faccia della cipria e si ritrovò con una ragazza che la stava truccando.
Fece per liberarsi dalle attenzioni della ragazza quando vide, attraverso i vetri della parete laterale a quella del set, un’altro set dove al posto del divano c’era un grosso letto di forma ovale dove due distinti signori di circa trentacinque, quarant’anni si stavano scopando due ragazzette… Roberta e Giulia.
I due signori erano sul letto, con le braccia e le gambe tese e sedute sopra di loro, impalate da due arnesi che, anche dalla distanza Marina intuiva essere di buon calibro, c’erano le due ragazze che non solo assecondavano i movimenti dei due che stavano sotto, ma si baciavano lingua in bocca.
Erano vestite da prostitute, in reggicalze e zoccoli dal tacco improponibile.
Marina fu così choccata nel vedere quella scena che si scordò di opporre resistenza e si trovò sul set col divano.
-Bene, sembra proprio una maestra d’altri tempi, proprio come la volevo io.
‘Maestra d’altri tempi, e chi è sto screnzato?, Ma che vo’ questo?
-Ciao bella, sono Omar, il produttore e regista di questo film, tu sei qui per la scena coi due studenti vero?
-ma io… cioè
-Dai, nun sta a fa’ la timida, che sei na’ bomba vestita così, sarà il miglior film MILF de a staggione.
‘MILF? E che è sto MILF?
-In scena!
– ma io…
-dai che siamo già in ritardo, muoviti!
Si ritrovò sul divano e mentre guardava ancora al di là dei vetri, dove le due ragazze ora erano alle prese con un lavoro di bocca sui cazzoni dei due uomini, comparvero due ragazzi, forse un po’ più grandi di sua figlia.
Cominciarono a palparla, lei si divincolò ma loro continuarono imperterriti, credendo che si trattasse del copione.
-no, ma cosa fate?, no! Lasciatemi!
-Oh, questa recita pure bene, oltre ad avere il fisico del ruolo.
I due erano palestrati di brutto ed ebbero la meglio: alla fine Marina si trovò a pecora sul divano quello davanti gli aveva tolto la camicetta e sfilate le tette dal reggiseno cominciò a palparle e slinguarle.
Marina vide che adesso le due ragazze venivano scopate sul letto, si tenevano per mano e i due, in piedi al bordo del letto le tenevano a gambe aperte e le stantuffavano.
Poteva vedere nitidamente l’espressione di godimento sui loro volti.
Non fece a tempo a protestare ulteriormente che si ritrovò in bocca il cazzo di quello che le aveva tolto la camicetta.
-ti piace è prof! Ti piace il cazzo duro eh? Scommetto che mi dai un bel voto stavolta
‘cazzo faccio ora?’
Non c’era molto da fare: la signora Giuliodoro capì che a sto punto era in ballo e ballare le toccava.
Fatta un po’ di resistenza, più ad uso del suo amor proprio di signora per bene, prese ad assecondare il tipo che la scopava in bocca.
Marina si stupì di trovarci pure gusto: era sempre stata brava a fare pompini, all’università era una delle poche, fra le sue compagne, ad essere così disinibita, ma da un po’ col marito di sesso ne faceva poco.
Inoltre il ragazzo ci sapeva fare ed aveva proprio una bella dotazione ‘lo fa di mestiere’ pensò.

A sto punto, cercò di non pensare più a niente e di stare in scena.
L’altro ragazzo le alzò la gonna e scoprì che marina portava si dei collant velati trasparenti, anche se la primavera romana era già calda e molte donne, tra cui sua figlia e le sue amiche, stavano già senza calze -ma lei li portava per nascondere la cellulite e le gambe pallide- ma senza intimo.
L’aveva fatto perchè sotto quella gonna si sarebbe visto il segno delle mutande… e poi le piaceva ogni tanto stare senza.
Suo marito Marco quando la trovava così gradiva molto…
Il tipo le passò prima una mano piena sulla figa che sentiva bagnarsi sempre di più, anche a causa del pompare che stava facendo, poi con un gesto secco le strappò i collant.
‘Ma che cazzo fa questo?’
Fece per togliersi di bocca il cazzo e girarsi, ma il tipo le tenne la testa e glielo spinse in fondo costringendola a continuare la pompa.
L’altro la penetrò di colpo.
Marina si sentì aprire come mai le era successo, evidentemente il tipo era proprio ben dotato, sentì arrivare la punta di quel membro fino dentro la pancia, poi il tipo la prese per i fianchi e al tirò a sé e cominciò a sbatterla sempre più forte.
Sentiva il piacere montarle dentro, il tipo la faceva sobbalzare come una bambola e la pestava dentro sempre più forte e veloce, ogni tanto le affibbiava degli sculaccioni sonori che le procuravano dolore alle chiappe, ma anche piacere perchè ad ogni sculaccione improvviso finiva per stringere di colpo i muscoli attorno a quel cazzo fantastico…
Ed una scarica di piacere puro le arrivava al cervello.
-Chiedo stop! Omar, questa e un’idrovora, sto venendo!
-OK, fermi tutti, fotografia.
I due si fermarono vennero scattate alcune foto poi uscirono da lei.
‘bastardi! Mica mi lasceranno qui a metà adesso?!’
Guardò attraverso il vetro: Roberta e Giulia erano sul letto, a pecora una di fronte all’altra, le loro lingue giocavano appassionatamente mentre i due uomini se le stavano inculando.
Marina fu sorpresa che la figlia, così giovane fosse già così troia: lei il culo lo aveva dato tardi, verso i trenta, e sempre poche volte.
Ebbe paura che il copione prevedesse che lo stallone se la inculasse, visto quanto la apriva davanti, figuriamoci dietro, ma allo stesso tempo avrebbe desiderato provare quella sensazione.
Entrarono tre ragazze, due presero in bocca il cazzo dei due ragazzi che l’avevano scopata fino a quel momento, la terza si mise sotto di lei, fra le cosce e la leccava dolcemente.
‘no, no, mica mi piacciono le donne!’
Ma la sua fighetta ne aveva bisogno, l’avevano lasciata là eccitata e vogliosa e quella linguetta veloce le dava un piacere sottile di cui non poteva fare a meno.
-Ok raga, tutti in scena. Posa, seconda fotografia. Si gira.
Le ragazze sparirono all’improvviso e marina si ritrovò di nuovo il cazzo di uno dentro a sconquassarla e l’altro in bocca.
Andò avanti così un po’, poi il tipo che la stava scopando la fece riversare sul divano e si mise dietro di lei e la ripenetrò ancora.
Quello che le aveva scopato la bocca le allungò un piede sulla bocca…
Lei non si pose nemmeno il problema, aprì la bocca e si lasciò infilare le dita del piede:
-Ciucciami il piede prof, sei proprio una troia!
E l’altro:
-ti apro come un melone puttanona!
E giù a stantuffarla …
‘ cazzo come mi sta scopando bene questo! Uhmmm… da quanto non godevo così!
Soffocava i gemiti sulle dita dei piedi del compare…
-Fotografia!
Ancora una volta uscirono da lei e la lasciarono lì con la ragazzina a slinguarla.
I due ragazzi presero una mezza pastiglia e si fecero mettere in tiro dalle due ragazze.
Ripresero.
Stavolta però la riposizionarono a pecora e il tipo del piede le riaffondò il cazzo in bocca.
In quella posa potè tornare a sbirciare le due ragazze di là dal vetro: la scena era quasi finita, scarmigliate e col trucco sbavato erano in ginocchio davanti ai due uomini che se lo menavano.
Qualche secondo dopo i due le inondarono viso e capelli di sperma bianco in quantità.
‘che puttanelle quelle due, neanche vent’anni e sembrano du mignotte navigate’
I suoi due giovanotti cominciarono a grugnire e a darci dentro di più: quello che la scopava in bocca lo tirò fuori e le sborrò copiosamente sulle lenti dei suoi occhiali rettangolari, quelli si da prof.
Poi le rimise in bocca l’asta per farsela ripulire.
-Fotografia!
‘ a ridaje!’
-OK, adesso quando riprendiamo, tu ti siedi sul divano soddisfatto e guardi la prof che viene sbattuta dal tuo amico, OK Andrej?
-Si, ok.
-Nik, tu dacci dentro che siamo alle battute finali, ricordati che la scena si conclude creampie, OK? Forza ragazzi dateci dentro che state lavorando bene.
-Tu, com’è che ti chiami?
-Ma-Marina.
-Bene Marina, sei proprio naturale, adesso leccati le lenti degli occhiali, mi raccomando: voglio uno sguardo da troia vera, va che ti facciamo un primo piano, devi essere convincente, Ok?
-Si, si, come dice lei, Ok-
La ragazzina che la slinguava sparì da sotto le sue cosce.
Ripresero: Andrej si sedette mentre Nik la stantuffava ancora, lei si tolse gli occhiali e prese a leccare la sborra dalle lenti…
Quella cosa estremamente porca, le slinguate continue della ragazza durante gli stop, Andrej che la guardava, il cazzo di Nik che la apriva in profondità… venne urlando come una pazza.
-Ottimo, vai di primo piano, questa sta godendo veramente, mai visto na’ roba così, è na bomba questa, la voglio anche per altre produzioni!
Poi fu la volta di Nik: lo spinse giù in fondo un paio di volte, poi lo tolse del tutto, rimise poi dentro solo la punta e la riempì di sperma caldo e abbondante.
-OK, stop! Fotografia e buona! Bravi ragazzi, siete stati fantastici.
-Tu, passa alla cassa e dai i tuoi dati che ti voglio ancora a lavorare per me.
Marina si rivestì, si tolse i collant strappati e decise che fanculo la cellulite, passò alla cassa e ritirò i 250 ‘ del compenso.
Uscì dalla palazzina, la Matiz era sparita così prese a camminare in direzione del centro.
Ad un certo punto capitò davanti ad un sexy shop: fu folgorata…
Entrò e chiese di vedere un po’ di abbigliamento: i 250 ‘ finirono in una gonnellina cortissima e aderente, un paio di sandali da schiava in PVC dorato tacco 12 e un reggiseno di quelli che lasciano le tette scoperte.
Uscita dal negozio si ricordò del numero del taxista senegalese e lo chiamò.
-Buonasera bella signora, dove la porto?
Marina dette un indirizzo nella via parallela alla sua.
Il traffico era meno di quello di punta e ci misero solo mezzora.
A quell’ora c’era anche poca gente per la strada.
-fanno 30 euro, signo’, oggi le faccio sconto.
Marina aveva speso tutto quanto aveva ‘guadagnato’ sul set così cercò il portafogli nella borsetta ma…
-Non trovo il portafogli, eppure c’era stamattina… io… devo averlo perduto… non so… io.
-Il ragazzo senegalese era un po’ spazientito, un po’ imbarazzato…
-vabbè signo’ se vuole passo domani… lei mi sembra na’ persona onesta, signo’
-Mio dio che figura, io…
-Signora, veramente… me li darà domani, io sto sempre la dove mi ha trovato stamattina, signo’…
-Senti, se vuoi posso fare diversamente.
Marina sfoderò uno sguardo da troia che fino a quella mattina manco sapeva di avere.
‘da attrice porno a mignotta, bene! Che carriera che sto facendo’
Si sporse davanti e slacciò la patta al povero ragazzo che, incredulo e con gli occhi fuori dalle orbite assistette alla scena di quella distinta signora che gli stava tirando fuori l’uccello e cominciava a menarglielo.
Si fece duro come il marmo e grosso, molto grosso: marina vi si fiondò sopra e se lo ingoiò.
‘ devo fare in fretta che magari ci vedono’
Ma dentro di sé il fatto che potessero vederla la eccitava ancora di più.
Succhiò come una matta con il ragazzo che mugugnava tenendole la testa giù.
Poi sentì le contrazioni sul cazzo e attese: si sentì riempire la bocca da tanti fiotti caldi che cercò di ingoiare mana mano che arrivavano.
Alla fine si ripulì dalle ultime gocce.
-Può bastare così per la corsa?
Il ragazzo sorrise, rimettendoselo dentro:
-certo bella signora, anzi quando vuole le faccio fare un giro gratis in campagna
E le strizzò l’occhio.

Tre ore dopo suo marito rientrò:
-ciao amore dove sei?
-Sono di qua in camera
Sentì i passi del marito che venivano verso la camera:
-Roberta? Dov’è la nostra bimba?
‘ sapesse quello che fa la nostra bimba…’
-E’ fuori a mangiare la pizza con le amiche perchè è il compleanno di Giulia.
Marco entrò in camera e rimase interdetto: sua moglie Marina era davanti a lui con una microgonna attillata, sandali da schiava con un tacco altissimo e, dalla camicetta trasparente, si vedevano le tette sostenute da uno strano reggiseno.
Sembrava una puttana di strada, ma non potè fare a meno di eccitarsi.
-ma… come…
-Shhh
Lei si fece abbracciare e si voltò aprendo un poco le gambe.
Lui mise la mano sotto la gonna e la trovò senza niente:
-Uhmmm e sei già bagnatissima vedo!
-Non sai quanto…
Fece per prenderla, ma lei si voltò di scatto e lo buttò sul letto poi alzò la gonna e gli si mise a cavalcioni con la figa sulla faccia, le gambe ripiegate ai lati della testa, con due dita se la apriva bene.
-leccamela, leccamela bene.
A Marco non dispiaceva affatto leccare la figa a sua moglie, così cominciò di buona lena ma…
…si accorse immediatamente del sapore dei sperma.
Fece per divincolarsi, ma lei gli tenne giù le mani:
-leccamela tutta per bene, ripuliscila tutta Marcuccio mio… leccala…
Marco chiuse gli occhi e riprese a leccare infilando la lingua dentro,sentendo il cazzo diventargli di marmo.
Marina si inarcò, voltò la testa indietro e si lasciò andare.

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