Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Il mio pene perfetto

By 16 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Bip-bip. Guardo il telefono e mi è arrivato un sms. ‘107 13 Cenerentola’. Potrebbe sembrare incomprensibile, ma riesco perfettamente a decifrarlo. Stanza 107 del solito albergo, ore 13 e Cenerentola è il nome da dare alla reception. Mi ha avvisato tardi, ma per avere il suo perfetto pene vale la pena una corsa in taxi. Controllo l’abbigliamento, anche se non resistiamo cinque minuti vestiti, voglio presentarmi bene. Tailleur classico, top di pizzo e autoreggenti; meno male che ho scelto quelle stamattina! Con sua moglie, nonostante il matrimonio frettoloso, le cose vanno bene. Ci incontravamo già da prima del loro fidanzamento, ma tra di noi l’intesa a letto, e su altre superfici, è fantastica e abbiamo deciso di non smettere di vederci. Chiamo la compagnia di taxi e fisso l’appuntamento. Arrivata l’ora, spengo il portatile e chiudo l’ufficio. ‘Ciao a tutti, vado in pausa pranzo fuori per lavoro’ saluto i miei colleghi pensando che in realtà digiunerò. Di cibo vero almeno. Il taxi impiega un po’ più del previsto causa traffico ma è un ritardo accettabile. Sono le 13:07 e sto bussando alla porta della stanza. Apre la porta e quel lento movimento già mi proietta nel piacere futuro. Mi mordo il labbro inferiore cercando di minimizzare il rossore che è salito dal bassoventre fino alle guance. Mi tende un bicchiere di whisky e ghiaccio ed entro dandogli un bacio sulla guancia. Ci sediamo sul divanetto, tolgo le scarpe e appoggio i piedi sulle sue cosce, molto vicino alla zona calda. Chiacchieriamo e ridiamo, finisco di bere il mio drink e recupero un cubetto di ghiaccio, lo bacio, succhiando l’esterno già sciolto e poi lo porto al mento, lo faccio scivolare sul collo per poi dirigermi verso la scollatura il tutto sostenendo il suo sguardo. La tensione è alle stelle. Con la coda dell’occhio vedo il tessuto dei pantaloni tirare evidenziando che il giochetto ha funzionato. Sposto i piedi sul suo pene e comincio un massaggio lento e sensuale.

Non ce la fa più. Con un rapido movimento mi stende e si sdraia su di me, ho la sua lingua e le sue labbra sul collo, sale sulla mandibola, mi bacia gli zigomi e finalmente si impossessa della mia bocca. Le nostre lingue combattono, si arrendono, ruotano; è un bacio che rivendica l’eccitazione latente di queste settimane che non ci siamo visti. La sua mano mi accarezza il fianco fino ad arrivare all’orlo della gonna, si insinua sotto di essa, sfiora le calze e ritorna verso l’alto incontrando i centimetri di pelle non coperti dalle autoreggenti. Ha fretta, arriva subito al mio perizoma già zuppo dei miei umori, lo scosta e comincia a giocare con i miei riccioli, fa scorrere le dita tra le grandi labbra e mi penetra con due dita mentre con il pollice spinge il clitoride. Ho una prima scarica di piacere mentre lui continua a penetrarmi con le dita e giocare con il clitoride tanto che mi fa staccare dalle sue labbra e mugolo soddisfatta. Si sfila dal caldo nido e si lecca le dita che sanno di me. Si alza e mi fa alzare. Gli sbottono la camicia e sfilo il mio top seguito dal reggiseno. Lui intanto si è riseduto e mi toglie in un solo gesto gonna e perizoma. Sono nuda, eccetto le calze velate, di fronte a lui. Mi prende per i fianchi e si tuffa col naso nel mio sesso e lo odora. ‘Il tuo odore è inebriante, è un viagra naturale’ mi dice e il suono arriva ovattato dal mio corpo stesso. Si stacca e metto le mani sulle sue spalle, le faccio scendere sul suo petto e gli tolgo i pantaloni. Mi siedo a cavalcioni sulle sue ginocchia. Mi infila la sua cravatta che scende tra i miei seni rivendicando la sua proprietà su di me. Con le dita mi strizza i capezzoli e io automaticamente porto le mani sui suoi testicoli e li stringo. Sposto le mani sulla sua asta e comincio masturbarlo portando alla luce la rossa cappella. Lui ha un capezzolo in bocca e la mordicchia, lo lecca e lo succhia; all’altro riserva un simile trattamento con le dita e si alterna. Decido che è arrivato il momento di passare al sodo quando lo sento durissimo e vibrante sotto le mie dita. Mi alzo e mi posiziono sul suo pene, con la mano lo indirizzo verso di me e con un unico movimento mi impalo su di lui.

Entra senza problemi e si incastra alla perfezione come se fossero creati apposta per unirsi. Comincio a muovermi a ritmo sostenuto, la voglia è tanta. Stringo i muscoli della vagina per farlo aderire meglio e sentire ogni centimetro del suo membro. Le nostre mani scorrono sulla pelle, stringono, graffiano quando piccole scosse di piacere percorrono il nostro corpo. Lo bacio e comincio a succhiargli la lingua mimando una fellatio. Il ritmo è sempre più accelerato; il piacere è vicino. Mi afferra i fianchi e mi fa fermare mentre sento lo sperma caldo percorrere il suo pene e inondarmi l’utero. In quel momento raggiungo anche io l’apice del piacere, lo afferro per i capelli ed entrambi ci lasciamo andare ad un urlo liberatorio. Rimaniamo qualche minuto in questa posizione e ci stacchiamo. Mi abbasso a pulire il suo pene dal suo sperma con lunghe leccate. Mi fa alzare e mi porta sul letto e si sdraia accanto a me. Con una mano mi allarga le gambe e insinua la lingua tra le grandi labbra. Inizia un lungo bacio, la fa scorrere nel solco, succhia il clitoride, mi penetra con la lingua infilandola più che può. Il suo viso è completamente coperto dai miei umori. Io mi rituffo tra le sue gambe e continuo il lavoro da cui sono stata interrotta. Il suo pene ha perso vigore dopo l’eiaculazione ed ora è semi eretto. Mi dirigo alla base del suo pene e inizio a leccarlo per tutta la lunghezza arrivando alla cappella ancora coperta. La scopro e la introduco tra le mie labbra iniziando una piccola fellatio. Esce del liquido prespermatico e lo bevo. Sento che lentamente sta prendendo consistenza contro la lingua e lo prendo tutto in bocca, la sua cappella mi arriva alla gola. Faccio per deglutire così applico la pressione della gola sulla punta del suo pene. Continuiamo per poco, siamo già pronti ed eccitati e non resistiamo a passare al secondo round.

Si gira e si posiziona tra le mie gambe. Chiudo gli occhi e aspetto che entri ma esita. Non capisco. Apro gli occhi nel momento in cui mi alza la testa per sfilarmi la cravatta. Mi afferra le mani e me le porta in alto. Le lega alla testiera del letto, così da essere completamente in sua balia. Scende per baciarmi e i nostri sapori si mescolano. Faccio per mettergli le mani nei capelli ma i polsi vengono bloccati dalla cravatta. Un misto di nervosismo ed eccitazione mi prende e gli mordo la lingua. Si ritrae e mi da uno schiaffetto sulla natica. Scende e questa volta punta i seni. Lecca lo spazio tra di essi indeciso se deliziare il sinistro o il destro. Ne sceglie uno e morde il capezzolo, passa all’altro e lo succhia, ritorna al primo. Inarco la schiena e mi pianto le unghie nei palmi non potendo affondarle nella sua schiena. Prende una gamba e se la porta sopra la spalla così da avere libero accesso alla mia vagina. Non resiste oltre, punta il pene all’ingresso della vagina ed entra con un movimento rapido: ne esce altrettanto rapidamente che non mi sembra neanche che sia entrato, mi sento subito riempita di nuovo e risento il vuoto. I movimenti sono repentini, mi stantuffa come se fosse l’ultima volta, in modo quasi disperato, sento il suo scroto sbattere sulle mie natiche ad ogni affondo. Non so a quale brutta scena stia pensando per non venire, ma io non ci riesco e devo urlare tutto il mio piacere mentre il mio corpo è scosso da forti spasmi. La combinazione tra ritmo e essere legata è talmente potente che il mio orgasmo sembra infinito o forse sono solo una serie a distanza ravvicinata. Lui continua imperterrito, ora la mia vagina nonostante l’abbondante lubrificazione brucia un po’ ma è comunque una sensazione piacevole. Finalmente lo sento trattenere il respiro e fermarsi e contemporaneamente mi spruzza dentro il suo piacere. Riprende affannosamente a respirare, sposta la mia gamba e si lascia andare su di me. Rimane immobile e il suo, il nostro respiro si stabilizza. Spero non si sia addormentato perché solo lui può slegarmi. Si sposta e mi slega, come un automa mi rannicchio al suo fianco con la testa appoggiata al suo petto. Vorrei addormentarmi e riposare ma devo tornare in ufficio. Lui anche. Ci alziamo e ci vestiamo. Alla porta ci scambiamo un lento bacio che quasi ci riporta dentro. Lo saluto e lo guardo chiudere la porta, sperando che la prossima riunione arrivi presto.

Leave a Reply