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Racconti Erotici Etero

Il mondo si regge sulle corna… o no? – 2° parte

By 27 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Si muovevano al buio, Francesco le prese la mano e restandole davanti la guidò dall’ingresso verso la stanza da letto. Marta era scalza, aveva indosso solo la camicia completamente aperta ed il reggiseno.
La casa non sembrava particolarmente grande. Prima era stata in bagno, aveva delle mattonelle smaltate di azzurro alle pareti, uno specchio tondeggiante di dimensioni contenute sul lavandino; la vasca, da lei particolarmente amata, ne ha sempre sognato una grande dove poter passare ore immersa a rilassarsi, era sotto la finestra corredata dalla classica tendina sul rosa di materiale plasticoso ed era chiaramente utilizzata esclusivamente per la doccia. Quel bagno le parlava, era un po’ trascurato, tipico di un single, con le asciugamani piegate male ed appoggiate vicino la parete, e gli immancabili boccioni di detersivo sotto il lavandino, si sentiva forte l’odore del dopobarba che troneggiava su una mensola affianco allo specchio con lamette e pennelli messi tutti un po’ alla rinfusa.
Per andare nella stanza da letto si diressero dalla parte opposta, attraversando l’unica altra porta che dava sull’ingresso. Subito di fronte a se vide la cucina, ci passarono davanti, riuscì a scorgere la macchinetta del caff&egrave sui fornelli spenti ed una tazzina sul tavolo, poi seguendo il breve corridoio si ritrovò di fronte la porta della stanza da letto, sulla sua destra sempre nel piccolo corridoio un armadio a muro e sulla sinistra una stampa che nel buio non riuscì a focalizzare.
La porta era chiusa, lui l’aprì e la accompagnò dentro.
Viveva quella situazione al rallentatore aveva la sensazione, di osservarla dall’esterno, era incuriosita, ed era eccitata, tanto, tanto eccitata. Si sentiva pronta a fare di tutto, era libera, quasi vivesse in una realtà senza tempo, come se fosse in una parentesi, una sorta di sogno, non pensava alle conseguenze, ne da dove veniva, alla sua casa da cui era uscita quella sera per l’incontro, alla sua vita, al suo mondo, era lei, sempre lei, ma in un’altra realtà senza contatti e senza implicazioni con quella quotidiana, come in una sorta di trans.
Quando mi raccontò per la prima volta questa storia e le sue sensazioni ero furente per capire, per soffermarmi su questi aspetti, ero ferito, umiliato, deluso era una sensazione strana, era dolore ed era profondo, non saprei come descriverlo, un misto di rabbia e sconforto come se fossi di fronte ad un fallimento, e peggio mi sentivo come se qualcosa di mio, di profondamente mio, mi fosse stato scippato. Una parte della mia intimità era stata violata, provavo odio e disprezzo per quel essere, quel uomo che aveva osato entrare nella mia vita, violare la mia più profonda intimità, prendersi quello che avevo di più sacro.
Le sensazioni della mia ragazza, quelle che mi raccontava, non riuscivo proprio a coglierle ero arrabbiato, deluso, furioso mi aveva tradito, non capivo perché, la guardavo e mi sembrava un’altra, per giunta era stata costretta a raccontarmi tutto, si era fatta anche scoprire, non l’ho accettavo. Piangeva sembrava una bambina a cui si era rotto di colpo il giocattolo preferito, lo aveva rotto lei ed ora sembrava disperata. Si sentiva in colpa e non sapeva cosa fare.
Volevo che continuasse a raccontare tutto anche i minimi particolari, me li feci ripetere anche nei giorni successivi, mi chiedeva perché, sapeva che mi avrebbe fatto male, ma era quello che volevo. Adesso ripensandoci forse capisco, volevo che mi facesse male, ma che se ne rendesse conto e che se ne assumesse la responsabilità, volevo che quello che aveva fatto lasciasse il segno e che fosse profondo.
Volevo i particolari, anche perché in fondo quando ascoltavo mi continuava a tornare in mente che, al di là di ogni altra considerazione, era una troia!
Questo pensavo, si era fatta scopare da un altro, con lui aveva fatto di tutto, al di la delle tante motivazioni e sfumature psicologiche delle idee, i sentimenti, le ragioni, rimanevano i gesti, le azioni, i particolari appunto, e quelli non dovevano essere taciuti, quello che aveva fatto lo volevo sapere. E quello che aveva fatto era farsi scopare, concedersi senza freni, come una troia.
In fondo restava anche questo e non doveva dimenticarlo. Io non ci riuscivo ero troppo furioso per farlo.

La stanza da letto non era molto spaziosa, ma le sembrò subito accogliente, sulla destra appena entrati, un letto ad una piazza e mezzo disposto con un lato lungo la stessa parete della porta, ai piedi che davano proprio verso l’entrata una mensola bassa all’altezza delle ginocchia con dei libri sotto e sopra la tv, la testa del letto, invece, alla parete in fondo alla stanza sempre sulla loro destra.
Alla sinistra del letto una finestra con le serrande leggermente abbassate ed una tenda che le sembrò di colore chiaro. Di fronte alla porta una armadio di quelli componibili con incastrata dentro una sorta di scrivania adibita a posizione per il pc decisamente ben organizzata, confortevole con una serie di mensole intorno, su cui vi era la web cam la stampante uno scanner. Riconobbe ‘il luogo’ dove aveva incontrato per la prima volta il suo compagno Al fianco dell’armadio di colore chiaro una chitarra con amplificatore.
Di fronte al letto, sulla stessa parete dell’armadio quella opposta alla porta entrata, una cassapanca lunga e bassa con sopra diverse figure in legno in stile africano. Tra questa ed il letto un grande tappeto scuro, lo senti sotto i piedi mentre la faceva avvicinare al letto. La teneva ancora per la mano, la fece sedere e si diresse ad accendere la luce. Rimase soffusa, emanata dolcemente da una lampada a stelo posizionata dietro la chitarra, vicino l’armadio.
L’uomo gli apparve di colpo davanti quasi come se lo vedesse per la prima volta, tanto magro da sembrarle quasi secco non era particolarmente muscoloso ma aveva decisamente un fisico asciutto. La camicia completamente aperta ed pantaloni abbottonati per metà, era lì sorridente, evidentemente soddisfatto, non riusciva a nascondere agli occhi di lei, il compiacimento per la ‘sua conquista’ per come si erano sviluppati gli eventi, ma era ancora a cavallo di quell’imbarazzo che accompagna i primi incontri, manteneva quell’aria formale, di rispettoso contegno che però solo pochi minuti prima aveva completamente dimenticato, lasciandosi trascinare senza controllo l’aveva scopata in bocca, con furia, senza freni, le era venuto in faccia liberandosi di ogni forma e di qualsiasi contegno. Poi si era scusato, riavutosi, era rientrato a vestire il contegno e le forme che la situazione richiedeva, inevitabilmente anche per paura di perdere la ‘sua generosa preda’
Ed era alto decisamente alto particolare per lei molto importante.
Anche lui adesso era scalzo. La guardò sorridendo: ‘ certo siamo partiti alla grande ti va di bere qualcosa?’ ‘Magari una cocacola’ rispose lei. lui scomparve subito verso la cucina, lo sentì trafficare con il frigorifero e poco dopo ritornò con un vassoio, due bicchieri colmi di cocacola ed una tazza grande da colazione piena di cubetti di ghiaccio. ‘E’ fredda di frigo ma se vuoi ci metto il ghiaccio’. ‘Per questo ti sei portato dietro il polo nord a cubetti’ pensò lei senza dire niente rispettando il suo senso di ospitalità ed il carattere gentile e formale in cui era rientrato.
Offrendole il bicchiere si sedette sul letto al suo fianco con le gambe incrociate, poggiò il vassoio tra loro. Lei lo spostò subito, anche a casa sul letto non ci si avvicina con cibo e bevande, iniziarono a chiacchierare del più e del meno, lei si era spostata all’indietro, ora era seduta più in fondo verso la parete quasi sdraiata, aveva poggiato la testa su uno dei cuscini, aveva riabbottonato in parte la camicia ed aveva coperto la sua intimità con un cuscino.
Lui le rimaneva di fronte accovacciato ai piedi del letto.
Avevano finito entrambi di fumare, e capirono che erano finiti anche gli argomenti del caso. Lui si alzò, senza dire niente, posò il suo bicchiere sulla mensola ai piedi del letto e si tolse i pantaloni, lo fece con naturalezza e decisione, sfilandosi insieme anche le mutande e rimanendo girato su un fianco. Lei guadava il disegno del suo corpo, notò l’incavo del gluteo quando lui si piegò per sfilarsi i jeans, anche le gambe erano magre, nerborute e nervose, quando si muoveva si evidenziavano i muscoli quasi come fossero disegnati. Si girò, era di nuovo eccitato, in piedi di fronte a lei che restava quasi sdraiata: ‘guarda ti punta di nuovo’ le disse qualcosa del genere per superare con ironia il momento particolare. Prima in macchina e poi nell’ingresso era successo tutto di fretta quasi d’improvviso nessuno dei due aveva avuto tempo e voglia di riflettere più di tanto. Ora però la situazione era un po’ diversa si trattava di un momento delicato quasi la conferma di tutto quello che era accaduto.
Lei continuava a guardarlo, a differenza dell’uomo non aveva poi avvertito più di tanto il cambio della situazione rimaneva e continuava a vivere quegli attimi come se fosse una realtà parallela distante anni luce da quella quotidiana. Il suo membro ora le appariva ancora più grande, ancora più lungo, lui era in piedi si sfilò la camicia rimanendo completamente nudo, il suo pene era lì a pochi centimetri da lei, dal suo viso ed era in piena erezione. Lui le allargò le gambe con le sue, bastò spingerle leggermente, lei assecondò la sua richiesta, era davanti a lei ancora in piedi tra le sue gambe, lei restava sdraiata, allungò una mano per prendere il suo cazzo ed inizio ad accarezzarlo.
Lui poggiò le ginocchia sul bordo del letto, le fermò la mano, infilò le sue braccia all’interno delle cosce di lei e con le mani le sollevò i glutei. Marta gli si offrì inarcando la schiena e poggiandosi sui gomiti. Era lì adesso e si offriva di nuovo, completamente, senza difese, protendendo generosa il suo bacino verso il cazzo dell’uomo.
La infilò in un solo colpo, subito fino in fondo. Gridò di dolore, mi ha più volte ripetuto di aver provato in quel momento dolore vero, lo ricordava bene, le era entrato dentro di colpo fino in fondo, e lei aveva sentito male, un bruciore forte lancinante, accecante, sentì come un qualcosa che le salì in un momento su fino in gola, togliendole il respiro, istintivamente cerco di fermarlo, di farlo ritrarre, spingendo con la mano destra sul suo ventre.
Non era ancora bagnata e le aveva fatto male, raccontandomelo ricordava quella sensazione di dolore nitidamente. Lui si fermò, ritraendosi leggermente, ma poi di colpo spinse di nuovo in fondo poggiandosi contro di lei con tutto il suo peso, continuava a farle male: ‘ dai, non così mi fai male!’ ‘aspetta, aspetta un attimo… resisti, dai’ le rispose con una voce soffocata, ma molto decisa e dopo essersi di nuovo fermato per un momento, senza però ritrarsi, spinse ancora una volta fino in fondo. Lei inarcò la schiena, alzando così la sua vagina verso l’alto, non poteva muoversi all’indietro perch&egrave i cuscini e la parete glielo impedivano, inarcare la schiena era stato un movimento istintivo di difesa, ma lui lo aveva seguito, alzandosi a sua volta sulle punte dei piedi e puntandone uno sul bordo delle rete sotto il materasso. Francesco sentiva le unghie di Marta aggrappate al suo petto, osservava il suo viso contratto, gli occhi chiusi, la smorfia di dolore, la sua bocca aperta, ma senza fiato per gridare, il suo corpo contorto sotto di lui.
Continuò a spingere ancora con forza fino in fondo, dopo pochi istanti, lei dovette distendersi non riusciva a rimanere con la schiena inarcata in qual modo, poggiando tutto il peso sulle spalle, aveva puntato per farlo le mani sul corpo dell’uomo, sul suo petto, si era aiutata anche con i piedi poggiando i talloni sul letto, ma ora non poteva restare in quella posizione, si doveva distendere.
Lui accompagnò il suo movimento verso il basso senza mai indietreggiare continuando a tenere il suo cazzo spinto a fondo dentro di lei, quando Marta rilasciò i muscoli poggiando di nuova la schiena sul materasso, lui era ancora dentro di lei e senza indietreggiare o minimamente sfilare il suo cazzo lo spinse di nuovo con decisione verso il fondo, stavolta non trovò più resistenza, era come se lei si fosse aperta di colpo. Ora era completamente bagnata anche tra le cosce.
Marta mi disse di ricordare bene la sensazione del cazzo che premeva in fondo sulla parete della sua vagina, il peso dell’uomo su di lei, la sua pressione, si sentiva frastornata, ma adesso cercava di allargarsi il più possibile per farlo entrare più a fondo, quasi fosse l’unica forma di difesa, aveva provato a resistere d’istinto al dolore, ma adesso si era aperta completamente e voleva farlo di più concedersi senza remore, lo voleva dentro di sé, più in fondo possibile. Allungò così una mano ed infilandola dietro la coscia dell’uomo cerco di spingere anche i testicoli dentro la sua vagina. Li sentiva pelosi sbattere sul suo corpo, li spinse verso l’interno facendoli sfiorare le sue labbra ormai aperte, e li sentì subito dopo nella mano bagnati dei suoi liquidi.
La cosa la eccitò ancora di più, si stava dando completamente, lo accarezzava con la mano sinistra sul braccio, che lui aveva piantato sul materasso alla sua sinistra e con l’altra spingeva le palle verso la sua vagina bagnandole con il suo succo, lui restava quasi immobile senza mai provare a sfilare verso l’indietro ed anzi con profondi movimenti del bacino continuava a spingere a fondo.
Lei aveva la testa piegata verso dietro, il collo leggermente inarcato, restava con gli occhi chiusi.
Si Afferrò alle braccia dell’uomo con entrambe le mani ed allargò ancora di più le gambe.
Di colpo Francesco indietreggiò, sfilando il suo cazzo, per Marta fu come ritornare a respirare, era come se una specie di fuoco lasciasse spazio all’aria, sentì come un senso di vuoto, si rese conto così di quanto l’aveva riempita, la cosa la eccitò tantissimo, tanto da tirarlo istintivamente verso di se per farlo entrare nuovamente dentro il suo corpo, muoveva frenetica il bacino verso di lui. ‘Visto che ti piace, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto farti riempire fino alla gola, adesso ti piace, non ti fa più male eh, ne vuoi ancora’ te lo avevo detto’ Marta sentiva le sue parole, forse in un’altra occasione l’avrebbero infastidita, specie il loro tono soddisfatto e compiaciuto che tradiva il senso di conquista ed allo stesso tempo di sottomissione ottenuta dall’uomo, ma in quel momento non le interessava voleva sentire, godere, prendere tutto, ed in fondo quelle parole la eccitavano, sentiva o per lo meno immaginava quello che provava Francesco. La stava dominando l’aveva conquistata, lei aveva provato a difendersi, ma lui con forza l’aveva riempita e lei ora era lì sottomessa che si contorceva sotto i suoi colpi, allargava le sue gambe sempre di più, lo voleva, lo cercava, lo desiderava. La donna di un altro uomo era lì sotto di lui conquistata, riempita, scopata con forza, mugolava sotto i suoi colpi, provando a prendere dentro di se anche i suoi testicoli, era lì con gli occhi chiusi ed il suo cazzo dentro, su, fino alla pancia, completamente bagnata aggrappata alle sue braccia, scopava senza più freni, si concedeva a lui, diventava sua, Francesco era eccitato, lei lo sentiva e lo assecondava il più possibile.
Ho pensato tante volte a quello che lui deve aver provato, la donna di un altro uomo conquistata, scopata, aperta, riempita, era una troia con tanta voglia di cazzo questo pensava forse Francesco, ma a lei non interessava voleva sesso era lì per quello se lo sarebbe presa senza remore, senza rimorsi, era giovane, procace, era bella voleva sesso, voleva tutto, farsi scopare a fondo senza freni,’ come una troia?
Beh non le interessava e poi si, in fondo l’idea la eccitava.
Sesso con un uomo quasi sconosciuto sesso e basta, libera da se stessa, dalla sua vita, dai suoi pensieri, e dal suo mondo, sesso e basta, senza complicazioni.
Aveva le gambe completamente aperte, un piede toccava il pavimento mentre l’atro restava sospeso a mezz’aria con il polpaccio poggiato sul materasso, lo aveva visto sobbalzare, come se fosse inerte, sotto i colpi ritmati di Francesco.
Marta raccontandomi l’accaduto mi ha confessato che in quei momenti immaginarsi, vedersi in quella posizione, così completamente sottomessa, alle voglie dell’uomo la eccitava tantissimo. Fermandosi per un attimo di spingersi dentro di lei, Francesco la spostò verso il fondo del letto tanto da poter poggiare entrambe le sue ginocchia sul bordo del materasso, le prese con le mani i polpacci, e la invitò ad avvicinare i suoi glutei verso di lui, lei ubbidì e facendosi forza sui talloni si spinse verso di lui, nel farlo il pene dell’uomo sfilò fuori dal suo corpo, senti come una frustata ed immediatamente d’istinto allungò la mano per cercarlo, afferrarlo e infilarlo di nuovo dentro. ‘eccolo’ eccolo’ non ti preoccupare’ Era poggiata con parte dei suoi glutei sulle ginocchia di lui, che restava con le gambe unite e piegate, con le mani teneva ferme ed allargate le gambe di Marta, mentre la penetrava di nuovo.
In quel modo non poteva però più colpirla fino in fondo, ma riusciva a muoversi dentro di lei lentamente in modo ritmato. Le dimensioni del suo pene glielo consentivano.
‘Voglio’ così’, così riesco a guardarti, a vederti mentre lo fai, sei splendida,’ con le dita aveva cominciato ad accarezzarle il ventre, i fianchi risalendo lentamente verso il seno, le aprì completamente la camicia allargandola il più possibile. Marta era li sotto di lui, e Francesco osservava il suo corpo muoversi, contorcersi, la sentiva mugolare, mentre a tratti si mordeva le labbra, lui le sfiorava con le dita la pancia, poi si chinò e cominciò a passarle lentamente la punta della lingua sul ventre, intervallando il suo percorso con piccoli ma pungenti morsi, con le mani le aveva afferrato i seni, infilandole sotto il reggiseno, avrebbe voluto leccarle anche i capezzoli prenderle in bocca le sue tette, ma in quella posizione non riusciva a farlo. Marta allora inarcò la schiena infilò una mano e slacciò il reggiseno, per Francesco fu semplice portarlo via completamente .
Era seduto sulle ginocchia di fronte a lei, meglio sopra di lei che sdraiata e completamente nuda, continuava a muoversi assecondando il movimento del suo cazzo, quasi contorcendosi per provare a prenderne più possibile, lui restava in ginocchio tra le sue cosce, in quella posizione non poteva più riempirla fino in fondo come prima, ma poteva osservarla e vedere le sue tette sobbalzare muoversi al ritmo del suo cazzo, allungò le braccia verso il suo seno, prese le sue tette coprendole entrambe nel palmo delle mani, non ci stavano completamente, ne vedeva i lati uscire e le desiderava ancora di più.
Marta era sotto di lui con le braccia aperte, il capo leggermente piegato gli occhi chiusi quasi non si vedevano coperti tra capelli. Francesco le aveva afferrato i seni, lei continuava a muovere il bacino spingendolo verso le sue gambe, lui sentiva il calore dei suoi glutei sulle ginocchia e sulle cosce ed i suoi liquidi colargli sulle gambe, quelle di lei restavano aperte e piegate, aveva poggiato i talloni sul letto e sembrava quasi proteggere i fianchi di lui. Marta manteneva gli occhi chiusi solo ogni tanto li apriva per guardarlo, si sentiva desiderata ed era desiderata. Francesco la osservava, guardava il suo seno, lo avrebbe voluto mordere, avrebbe cercato di prenderlo tutto in bocca, lo avrebbe coperto di saliva; lei gli prese una mano che continuava ad stuzzicarle un capezzolo e se la portò alla bocca cominciando a leccargli le dita se ne infilò poi due in bocca, riempiendole di saliva e le portò lentamente sul suo seno .
Lui reagì immediatamente la prese con entrambe le braccia intorno alla vita, la sollevò con forza avvicinandola a se. Marta salì con il sedere ancora di più sulle cosce dell’uomo riuscendo a sentire più a fondo il suo cazzo, inarcò la schiena e si sollevò verso l’alto facendo leva sui gomiti, francesco la sosteneva alzandole la schiena con le braccia, mentre lei gli si era quasi accartocciata intorno con le gambe. Lui riuscì così a prenderle in bocca prima uno poi l’altro seno li morse con voglia facendole anche male, Marta senti il dolore e provò istintivamente a ritrarsi, lui capi ed iniziò dolcemente e mordicchiare e suoi capezzoli che divennero duri tra le sue labbra. ‘ahh ” sussurrò lei lasciandosi andare ad un profondo sospiro, così lui cominciò a bagnarle il seni con la sua saliva.
Francesco ora sentiva gli umori di Marta, non solo sulle cosce e sulle ginocchia dove colavano direttamente dalla vagina, ma anche sui suoi fianchi lei infatti aveva stretto intorno a lui le cosce ed i suoi liquidi che le avevano riempite, lo inumidivano anche sui fianchi.
La cosa lo eccitò ancora di più, sapeva che la stava facendo godere, la spinse con foga di nuovo all’indietro facendola sdraiare ancora con la schiena sul letto, con le mani le fece allargare le gambe ‘resta così voglio guardarti mentre scopi, mentre godi, voglio vederti mentre ti muovi’. Vedeva di nuovo il suo seno sobbalzare, ritmato dai suoi colpi, ma ora lo vedeva bagnato dalla sua saliva, vedeva i contorni del suo liquido sul corpo di lei e con le dita scorrendo lentamente cominciò ad allargarli.
Marta face allora qualcosa di imprevisto, allungò una mano e cominciò a masturbarsi sfiorandosi il clitoride lentamente, mentre lui continuava a scoparla. Era li con il capo piegato verso sinistra con una mano accarezzava il copro dell’uomo e con l’altra si masturbava. Francesco rimase sorpreso forse colpito nell’orgoglio di maschio, con un semplice gesto la preda di colpo si trasformata nel predatore. Marta intuì il disagio o comunque la sorpresa di Francesco ‘dai non ti fermare’, gli disse qualcosa del genere con voce complice, bastò a rincuorarlo. Ricominciò così dopo essersi fermato per un momento a muoversi dentro di lei. Vederla ricercare così sfrontatamente il piacere scatenò in lui una reazione focosa, spostò infatti entrambe le gambe all’indietro puntando i piedi sul pavimento e facendo leva su questi cominciò a scoparla con forza, aveva puntato le braccia tese sul materasso, lei era completamente sotto di lui, iniziò a sbatterla con foga, con ritmo veloce, Marta sentiva il materasso sotto di lei piegarsi sotto i colpi dell’uomo, sentiva il rumore della rete che sbatteva contro la parete, si eccitò ancora di più e cominciò a toccarsi sempre più velocemente aggrappandosi con l’altra mano al culo di Francsco.
Lo sentiva spingere con forza, quasi con rabbia, le piaceva la stava sbattendo, lui aumentava il ritmo cercando di entrare sempre più a fondo dentro di lei, Marta allargò le gambe sentì che stava per venire, guardò per un attimo il cazzo di Francesco e lo vide scomparire completamente dentro di lei, quel cazzo così grande che pochi minuti prima aveva osservato a pochi centimetri dal suo viso, che aveva preso in bocca e tenuto tra le mani, ora era completamente dentro di lei, dentro il suo corpo, sentì i muscoli contrarsi, spalancò per un lunghissimo istante la bocca trattenendo il respiro,’ poi’.. il fuoco’ si lascio andare ad un urlo liberatorio quasi per niente soffocato ‘ahh’ si’sii.. dai’sii’ ahh ‘ senza alcun pudore. Abbracciò generosamente Francesco, quasi ad avvolgerlo, aveva stretto le gambe intorno al suo bacino, lui continuava a sbatterla furiosamente sollevandola anche dal materasso ‘si ”.dai’ continua’ si lasciò sfuggire sospirando e cominciando a rilassarsi. Francesco aveva forse perso il controllo, ormai si muoveva furiosamente, voleva aprirla completamente, non si curava della forza che imprimeva ai suoi colpi, era eccitato senza ragione, i pudori del caso, i piccoli imbarazzi, le forme rispettose, erano nuovamente scomparsi.
Di colpo quasi d’improvviso ‘ vengo’ vengo’ ti vengo dentro’ pronunciò queste parole più come avviso che come un’affermazione, si aspettava che lei lo spingesse all’ indietro, invece Marta rispose semplicemente afferrando e stringendo nei suoi palmi i suoi glutei ed offrendo alla sua bocca il suo seno ‘dai ..dai..’ gli disse quasi sussurrandolo in un orecchio, ‘ti vengo dentro’ ti vengo dentro, guarda che ti vengo dentro’ ora il tono era passato ad un misto di allarme e completo stupore ‘dai’ dai” ripet&egrave lei con più voce quasi incitandolo, ‘ti sto venendo, dentro’ dentro ti vennnngo dentro’ ansimò un ultima volta stringendo le mascelle, alzò il capo verso l’alto chiudendo gli occhi aveva le vene del collo gonfie ed i tendini tirati allo spasimo, sferrò con i reni un ultimo colpo spingendosi dentro di lei. Marta senti il suo seme caldo, ma non molto bene, perché era appena venuta ed era molto bagnata, ma avvertì il suo cazzo spingere, premerla, schiacciarla sul letto, poi dopo essersi gonfiato lo sentì di colpo rilasciarsi distendersi continua a muoverti, non ti fermare’ gli disse perentoria, Francesco continuò e continuò a venirle dentro, muovendo il suo cazzo dentro di lei.
Marta lo sentiva e sapeva che doveva essere completamente cosparso dei loro liquidi e del suo stesso seme, sentiva i rumore del pene appiccicoso che continuava a muoversi dentro di lei, ‘così adesso a casa ci ritorni piena piena’, piena di me’, mi sa proprio che ti ho riempito, ma mi hai davvero’ sei fantastica, incredibile, scusami ma tu così fai perdere la vista,’ Francesco la guardava sorridendole, il suo viso non era più contratto, rallentò il ritmo e poi si distese su di lei. Lo accolse abbracciandolo e stringendo intorno al suo bacino le sue gambe, lui le bacio i seni ed il petto, poi dopo un momento in cui rimasero immobili, si sfilò dolcemente sdraiandosi al suo fianco. ‘Mamma mia’ si lasciò scappare sospirando. Era lì disteso al suo fianco lei lo guardava ansimare come ha fatto tante volte con me’
(continua ‘)

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