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Racconti Erotici Etero

Il passato torna e mi stravolge

By 14 Agosto 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una giornata assolata, una delle solite giornate afose di Genova. Come al solito il mio pensiero mi portava a sognare di trovarmi in un isola abbandonata senza traffico, a sorseggiare limone ed un’estate ventosa.
Naturalmente Genova non era così, ma qualcosa di magico sarebbe successo e questo ancora non lo potevo sapere. Camminavano stanche le giornate quando l’aria non passa, quando il caldo ti attanaglia e il ricordo di quella dolce ragazzina con cui giocavo da piccolo, quando vivevo in quella casa abbandonata a San Michele. Che meraviglia vivere solamente con poche cose, con un posto naturale in cui sciogliersi. E proprio magicamente mentre stavo ricordando i momenti spensierati passati da giovane, quando ancora il sistema non mi obbligava a masticare la vita, il mio telefono aveva suonato. Di improvviso mi ero alzato dalla sedia e al mio ‘pronto chi &egrave’ mi aveva risposto lei, Anna la ragazza della mia infanzia:
Ciao sono Anna, come stai?….io sono qui per dirti che mi fermerò per un po’ a Genova. Sai ho trovato un lavoro in un agenzia per il turismo proprio da te. –
A sentirla il mio cuore aveva tremato, e il mio corpo si era smosso. Ora avevo un sesso ero cresciuto, il mio cazzo era divenuto un altro gioco e la mia mente aveva scoperto milioni di passaggi. E così le avevo risposto:
E’ veramente molto che non ci sentiamo più? Perch&egrave non ci incontriamo e prendiamo un aperitivo stasera …-
Detto fatto, lei era libera per quella sera e forse ansimava di incontrarmi. Intanto una leggera arietta si era mossa per Genova, una aria nuova si respirava. Al nostro incontro lei era vestita di rosso, un profumo di agrumi l’avvolgeva. I suoi capelli biondi scendevano lisci e la riempivano di luce, gli occhi verdi la stravolgevano di una bellezza che non era abituato a vedere. Mentre parlavamo di tutta la nostra storia sentivo una corrente riempire un energia dalle mie mani fino al mio cazzo. Un energia che riempiva di una felicità che non ero più abituato a sentire. Mentre parlavamo lei si avvicinatasi al mio orecchio aveva detto:
Io ti voglio –
Nemmeno il tempo di un arrivederci che le avevo scagliato un bacio intenso, e le mie mani l’avevano avvolta in un turbine di carezze quasi oscene e illegali per il pudore pubblico. La nostra amicizia si era interrotta quando avevamo 18 anni, quando abbiamo organizzato di rubare la macchina di mio padre per scapparcene nei boschi.. Nessuno dei due aveva la patente, e volevamo essere liberi. Liberi di volare, liberi ancora di fare qualcosa sentendola intensamente prima di qualsiasi etichettatura. La litigata era stata così forte che tu te ne eri andata e non ti eri fatta più vedere, e mi ricordo quanto ho pianto. E forse tu hai pianto più di me. E mi ricordo quando ci siamo sfiorati sulla spiaggia, e io ero eccitato e il mio costume era stretto e la mia passione era tanta. E ora ci eravamo ritrovati io ti baciavo con una forza incredibile. Ti tenevo stretta a me e sentivo palpitare il mio cazzo tanto da farmi male nei pantaloni. Sentivo la mia lingua arrovellarsi con la tua e sciogliersi un laccio di corde, le mie mani ti toccavano la schiena. Avevamo troppa voglia di fare l’amore, tutta quella voglia che era mancata di colpo tutti quegli anni fa. E così non avevamo nemmeno fatto in tempo di arrivare a casa. Superato il portone verde nel giardino del patibolo, nascosti dietro un albero di ciliege avevo sciolto le mie mani sul tuo corpo. Avevo sciolto le mie mani sul tuo corpo, nella tua fica bagnata che sussultava e mi chiamava. Ti prendevo lì mentre qualche uomo o donna relegata e costretta a vivere in casa sognava di sciogliersi allo stesso nostro modo. Il vestito rosso, era scivolato, il mio cazzo palpitava ed era uscito colmando la tua ferita tra le gambe. Facevamo l’amore con una forza incredibile. I rumori sommessi dei nostri ansimi che cercavamo di bloccare, per non fare uscire quella musica che avrebbe potuto emozionare troppo chi armato di invidia avrebbe potuto uccidere. Mentre appoggiato al tronco dell’albero di penetravo tu guardavi una ragazza che in lontananza ci guardava, e si toccava. La vedevi attraverso lo smuoversi di una tenda bianca e trasparente. E vederla ti eccitava, ti faceva spasimare, sognare ancora…e un orgasmo intenso, lacerate ci aveva colti entrambi nel medesimo momento lasciandoci per terra stanchi. E ora ridavamo alla nostra eterna e magica complicità.

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