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Racconti Erotici Etero

il pediatra di mia moglie

By 7 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

L’episodio che vi racconto è accaduto nei primi anni ’80 e mi è stato riferito da mia moglie solamente qualche mese fa, ecco i fatti:
‘il bambino – Eugenio ‘ quel giorno di febbraio aveva una tonsillite con febbre alta ed io fui costretta a non andare a lavoro per accudirlo. Tu come sempre andasti a lavoro dimostrando, come sempre, di mettere al primo posto la tua carriera e il tuo egocentrismo.
Ma in effetti quelli erano i ruoli che avevamo definito nel nostro menage familiare e tutto sommato mi stava pure bene perché ho sempre preferito dedicarmi alla casa e ai figli, quel giorno, peraltro, anche io ero un po’ indisposta anche perché l’acetone del bimbo non ci aveva permesso di chiudere occhio durante la notte.
Avvertii l’ufficio dell’assenza e dopo un latte bollente mi assopii nel lettone col bimbo. Si trattò di un sonno ristoratore che fu ,purtroppo o fortunatamente,interrotto dal frastuono persistente del citofono. Rispondo: era il pediatra, il dottore Lupo. Mi sentii presa dal panico: la casa ed io stessa eravamo tutto un disordine e lui effettivamente era in anticipo rispetto all’orario convenuto. Confusamente risposi al citofono e lo feci accomodare davanti a mille imbarazzi e rossori che lui evidentemente percepì e maldestramente seppe in seguito abilmente sfruttare.
Il dottore Lupo era nostro coetaneo, forse qualche anno più grande di noi ed era stato sempre oltre che professionale anche molto cordiale e disponibile nei nostri confronti che eravamo alla nostra prima esperienza genitoriale. Si era instaurato tra di noi un ottimo rapporto anche se lui con giochi di sguardi,di parole e sbirciatine tra le mie morigerate scollature aveva sempre mostrato un galante interesse nei miei confronti;del resto le sue timide attenzioni erano ostacolate sempre dalla tua presenza in studio.
Superato parzialmente l’imbarazzo raccontai i sintomi del malessere di Eugenio, il dottore lo visitò e confermò l’infiammazione delle tonsille e mi consigliò i rimedi per contrastare l’acetone del piccolo, il quale dopo il fastidio della visita si riaddormentò beatamente nella sua culla sistemata nella nostra camera da letto.
Il dottore si lavò le mani in bagno e mi rilasciò i certificati e le prescrizioni.
Era un tipo alto, un po’ panciuto e con la barba anche se un pò calvo e devo dire che mi attraeva soprattutto per la sua timidezza che talvolta era mista a sfrontatezza che forse utilizzava quale meccanismo di difesa.
Gli raccontai stupidamente, ma in assoluta buona fede, che anch’io mi sentivo indisposta e lui colse la palla al balzo e mi propose :’se permette le controllo le spalle e la gola’, mi sentii sprofondare e le vampate mi salirono in tutto il corpo e il mio rossore fu evidente ma non potei sottrarmi e nel tentativo di sentirmi più sicura acconsenti alla visita ma in camera da letto dove il bimbo dormiva. La presenza di Eugenio mi tranquillizzava e non andavo all’idea che potesse mancarmi di rispetto in presenza del bambino.
Per prima cosa mi controllò la gola e quindi con la paletta mi abbassò la lingua e mi fece volutamente mancare il respiro a lungo e mi spingeva quasi a farmi appoggiare verso il comò. Il controllo durò qualche minuto anche perché fui colta da una tosse persistente. In seguito mi fece girare e qui persi,tra le vergogna e lo devo ammettere il desiderio, il controllo di me stessa.
Mi fece sollevare la camicia da notte e non avevo il reggiseno e questa circostanza mi metteva in grosso imbarazzo, non mi era mai capitato di trovarmi seminuda davanti un estraneo.
Il fetente mi fece alzare la camicia mi scoprì anche i seni ed io mi ritrovai davanti allo specchio con i seni nudi e lui appoggiato alle mie spalle nel poco spazio che rimaneva tra il letto e il comò.
Prese il fonendoscopio e senza riscaldarlo come aveva fatto in precedenza lo appoggiò alle mie spalle, la freddezza dello strumento ed anche la mia eccitazione mi fecero drizzare i capezzoli, tenete conto che avevo un quarta più che abbonante e che allattavo e quindi mi ritrovavo due tette maestose.
Mi sentivo morire, i seni mi stavano per esplodere mi sentivo bagnata nelle mie parti intime mi preoccupavo che il bambino si potesse svegliare ed anche di qualche visita inaspettata.
Lui non fece nulla per mitigare il mio disagio anzi, dopo avermi auscultato ben bene le spalle passò con sua somma gioia al petto. Si mise cosi vicino che non perdeva occasione ad ogni mio sospiro di sfiorarmi il seno e verificava le mie reazioni attraverso l’immagine riflessa nello specchio. Riuscì a percepire che ansimavo tra i fremiti mal repressi dei mio desiderio recondito. Il tempo sembrava non passasse mai quando ad un tratto si tolse lo strumento dalle orecchie e mi disse che tutto era in ordine, la cosa mi rassicurò e pensai che soprattutto quel martirio fosse finito.
Ma non fu così!! Senza profferire parola frugò nella sua borsa e tirò fuori una pomatina, mi sembra che si chiamasse Antrolin e né versò un abbondante contenuto nel dito medio della mano sinistra;io ignara pensavo che si trattasse di un disinfettante e gli chiesi innocentemente di cosa si trattasse. Lui sfacciatamente mi disse che si trattava di un preparato a base di nitro glicerina che serviva a anestetizzare e lubrificare e veniva utilizzato per le ispezioni anali.
Non ebbi il tempo di realizzare quello che stava succedendo che il mascalzone introdusse il dito nel mio buchino posteriore e contemporaneamente con altrettanto furtiva destrezza con l’altra mano iniziò a masturbarmi il clitoride.
Era una sensazione che non avevo mai provato prima d’ora in vita mia,mi fu facile iniziare un movimento avanti e indietro con il bacino,questi movimenti erano accompagnati ed assecondanti dalle sue dita che ritmicamente mi penetravano davanti e dietro e lui per non farmi mancare nulla iniziò a mordermi i capezzoli e succhiarmi i seni.
Avevo perso il pieno controllo di me stessa come mai era successo, non rispondevo più di me stessa ed era bastato così poco. Tante volte anche in confessione con il mio padre spirituale mi ero interrogata sulla capacità di allontanare il peccato e sempre avevo teorizzato la mia capacità di controllo unita alla mia fede e ai miei doveri coniugali.
Ci volle poco per abbattere quel castello di sabbia che avevo costruito:la mia fede,la mia fedeltà a mio marito e la mia razionalità non ressero neppure una attimo e fui colta da un orgasmo pieno che mi partiva dalle viscere magistralmente stimolate dal quel demonio e mi lasciai cadere sul letto nuziale che sicuramente non meritava quel disonore ma fu in quel momento una zattera di salvataggio in un mare tempestoso.
In un attimo mi trovai spogliata e con lui già nudo che brandiva il suo strumento, questa volta di carne,turgido e scappellato che richiedeva anche lui le sue attenzioni.
La timidezza,le paure, l’imbarazzo si superarono come un non nulla; i nostri corpi le nostre mani e le nostre lingue sembrava che si conoscessero da sempre.
Questa volta presi io l’iniziativa e avvicinai dal comodino una confezione di miele che doveva servire quale rimedio contro la raucedine,invece in quell’occasione versai con abbondanza quel nettare nella sua lucida cappella e mi improvvisai in un pompino che durò dieci minuti di fremiti da parte del mio pediatra.
Fu un salire a scendere con la lingua su quella bella asta e un continuo risucchio di quel miele che passavo con dei colpi di lingua impetuosi anche al mio esterrefatto amante.
Lui in quel momento si credeva il padrone del mondo e pensava che sarei stata disposta a surgere il suo di nettare ma non ero disposta a dargli quello che negavo da tempo anche a mio marito. E davanti al rifiuto dietro la sua insistenza mi fece mettere alla pecorina e cercò di penetrami da dietro a questo punto acconsentii ma non prima di avere utilizzato la sua miracolosa pomatina che non mi provocò alcun dolore anzi mi fece gemere a lungo.
Dopo pochi minuti provò l’orgasmo e mi riempì tutta del suo sperma. Lo invitai a interrompere l’amplesso ma non volle sentire ragioni e consentitomi il tempo di un bidet me lo ritrovai tra le mie cosce a penetrarmi con rinnovata energia.
Nel più bello quando si stavano creando le premesse per un orgasmo finalmente simultaneo:squilla il telefono!. Eri tu che ti informavi dello stato di salute del piccolo e della visita del pediatra. Alla tua domanda è venuto il dottore Lupo non potevo certo dirti che Francesco (si chiamava così) era sopra di me e in quel momento mi strofinava la cappella sul clitoride e che lo stesso preso da una stato di eccitazione stava facendo fiottare il suo cazzo in solitudine. Dovetti con una mano coprirgli la bocca per non fare sentire i suoi gemiti e dovetti subire che quel maleducato mi avvicinò il cazzo in bocca e riversò sulla mia bocca quel caldo liquido vischioso;simulai un colpo di tosse per non farti capire nulla intanto quello continuava a farsi lustrare la cappella.
Chiusi il telefono e lo rimproverai per quel comportamento poco rispettoso e soprattutto per aver pensato solo a stesso (anche lui un terribile egocentrico),si scusò e per farsi perdonare mi iniziò a succhiare la passera come un tenero neonato finché mi portò all’ennesimo orgasmo vissuto ahimè in solitudine.
Dopo circa un’ora mi risvegliai nuda ed appagata. Mi alzai rilessi le prescrizioni e pensai per un attimo che forse avevo sognato ma un post scriptum sul certificato medico mi riportò alla più dolce delle realtà:’ il piccolo bisogna di un ulteriore visita domiciliare per dopo domani’.
La confessione di mia moglie anche se tardiva fu sincera e mi fece capire finalmente la reale disponibilità del pediatra nei ‘nostri’ confronti che anche in altre occasioni e anche dopo la nascita dei fratellini di Eugenio si proponeva per visite domiciliari al fine di evitarci estenuanti attese in ambulatorio.

Ora anche se a distanza di tempo, e sono passati molti anni, mi è più facile mettere in relazione fatti e circostanze rimossi dalla mia memoria.
Un sabato sera ci recammo come ogni settimana in una pizzeria fuori città, quella settimana la scelta ricadde su un locale che propose mia moglie che di solito si asteneva da queste iniziative e si fidava delle mie conoscenze. Quel sabato eravamo da soli perché i nostri amici abituali non ci avevano potuto raggiungere.
Mia moglie era come sempre stupenda e curata in ogni particolare, messa in piega,trucco,abbigliamento sobrio ma elegante e mai eccentrico. In quel periodo ritornò ad usare la gonna perché stava perdendo qualche chilo dopo aver smesso l’allattamento al seno e inspiegabilmente quella sera non indossava,contro la sue antiche abitudini, il reggiseno, mi disse che preferiva stare più libera anche perché a seguito di una terapia post allattamento aveva degli indolenzimenti ai seni.
Ci recammo in una località poco fuori dalla città in una pizzeria che non conoscevo anche perché era stata inaugurata da poco. Arrivati entrammo nella sala e con stupore ci rendemmo conto della confusione e dei lunghi tempi d’attesa per poter consumare la pizza. Avevamo con noi Eugenio e non era facile gestirlo e mentre ci interrogavamo sulla possibilità di cambiare locale ecco che mia moglie esclama: guarda il dottore Lupo!.
Effettivamente scorsi il dottore con sua moglie e la loro bimba, quando ci vide manifestando meraviglia e la sua solita gentilezza ci invitò a sedere al suo tavolo perché amici che lo dovevano raggiungere lo avevano appena avvertito che non potevano raggiungerlo.
La proposta personalmente mi imbarazzò e mi creò anche un po’ di fastidio perché essendo un introverso avevo scarsa voglia di cenare e dover socializzare a tutti i costi con degli estranei. Tentai di affidarmi allora all’acume di mia moglie che anche lei mal sopportava queste situazioni;invece l’approccio di mia moglie in quella circostanza fu molto comunicativo e creò subito le premesse per entrare in sintonia con la moglie del dottore. Mi sentii in trappola anche se le reali conseguenze di tale messinscena li potei stabilire a distanza di circa 23 anni.
Accettammo il gentile e spontaneo invito e passammo alle doverose presentazioni,il dottore ci presentò la signora anch’essa pediatra e iniziammo una conversazione tipica di questi momenti:i figli, il lavoro,le vacanze, etc. La signora era una bella donna un po’ in carne ma graziosa nei lineamenti e nel modo di porgersi e ci volle poco a capire che era una donna insoddisfatta. Oggi mi rendo conto a pieno a titolo che in quella considerazione peccai come sempre di presunzione perché non mi resi conto dell’insoddisfazione della persona che mi stava più vicino: mia moglie. Errori dovuti dall’inesperienza, avevo appena 28 anni e comunque indotti dalla mia dolce metà che sapeva fingere in modo straordinario anche a sé stessa.
L’attesa nel locale fu estenuante, la confusione nonostante il locale fosse molto grande non si può neanche rappresentare. Intanto noi consumammo l’antipasto e bevemmo qualche birra e intanto la discussione si faceva sempre più fluida e i due nuovi amici iniziavano a piacermi, inoltre mia moglie stranamente si trovava, cosa insolita, a suo completo agio con delle persone sin d’ora sconosciute.
Ad un tratto ricordo che Francesco ricevette una telefonata da una paziente e scusandosi si condusse fuori dal locale per dare indicazioni di pronto interevento alla madre di un bimbo che stava male. Non passarono che pochi secondi che mia moglie lasciandomi in custodia il piccolo si dovette recare in bagno.
Mi ritrovai quindi in compagnia di Elena e la sua bimba che mi raccontava con lagnanza le assenze del marito a seguito delle visite domiciliari e del fatto che la loro pace familiare era condizionata dal telefonino a cui ricorrevano le giovani madri per i consigli del caso. Il suo rammarico derivava dal fatto che anche lei che faceva questo lavoro anche se solamente in ospedale non subiva queste sollecitazioni che la infastidivano, dimostrando comunque una evidente gelosia nei confronti del marito.
Cercai di rassicurarla trasmettendogli l’impressione che avevo del marito, ossia di una persona che amava il proprio lavoro e che si prodigava per mero altruismo a favore dei piccoli pazienti e di conseguenza delle loro famiglie. La donna annuì ma non mi sembrò molto convinta delle mie sensazioni e mi guardava con aria perplessa di chi pensa ‘ questo o è fesso o fa il fesso’. Non ci feci caso e l’argomento di discussione passò su altro.
La chiacchierata con Elena non mi fece realizzare che intanto erano passati circa 20 minuti dall’assenza dei nostri rispettivi consorti. La prima a presentarsi fu Paola mia moglie che lamentò l’intasamento delle toilettes che la costrinsero ad una lunga attesa e dall’aver rivisto dopo anni una vecchia compagna di scuola che l’aveva ulteriormente intrattenuta. Passò qualche secondo che unitamente alle nostre pizze giunse Francesco che si scusò per il ritardo dovuto alla batteria del telefonino che lo costrinse a raggiungere la macchina per poter ultimare la telefonata che si riferiva ad una caso veramente grave che fu l’argomento di discussione del resto della nostra serata. La noia, in questo caso, fu totale i 3 dissertando di temi scientifici si trovavano a loro agio io invece mi estraniai dalla discussione e preferii dedicarmi ad Eugenio facendogli fare anche un giretto sul passeggino.
Finimmo di cenare, si era fatto tardi e dopo l’inevitabile discussione su chi dovesse pagare il conto ci salutammo con i nostri nuovi amici e andammo via. Il bimbo si era addormentato e lo adagiammo sul retro del sedile.
Riprendemmo la via del ritorno e Paola non aveva perso la sua brillantezza e cosa mai successa prima d’ora durante la strada presa da una sorte d’eccitazione mi toccò il pene mentre che guidavo la macchina. Rimasi sorpreso da questa avance che non faceva parte delle nostre abitudini sessuali e ricambiando per gioco introdussi la mia mano tra le sue gambe. Un’altra sorpresa non aveva le mutandine!.Chiesi spiegazioni e mi disse che quando era andata in bagno le aveva tolte per farmi questa sorpresa a seguito di una stato d’eccitazione dovuto dalla bella serata che stavamo trascorrendo. In effetti era bagnata e quindi anche in questo caso 2 più 2 non faceva quattro. Neanche il tempo di rendermene conto e mi scese la lampo dei pantaloni ed iniziò giocare con la mia verga e iniziò a farmi un pompino che inaspettatamente e contro ogni suo perbenismo si concluse con l’ingoio di tutto l’abbondante sperma. Quella sera stentavo a riconoscere mia moglie senza slip e disponibile a pratiche che aveva sempre disapprovato. Mia riflessione del tempo: le donne sono proprie strane.
Cosa accadde realmente me lo confessò dopo tanto,forse troppo, tempo,
I due erano diventati amanti e non perdevano occasione a casa nostra o al suo ambulatorio di incontrasi e fare anche l’amore.
Quella sera della pizzeria avevano organizzato tutto presi dal desiderio di stare insieme seppur in presenza dei loro rispettivi coniugi e figli.
Mi confessò;’ non potevo più stare lontano da lui, avevo bisogno di sentire il suo odore essere invasa dal suo sguardo e soddisfatta delle sue mille attenzioni e poi il sesso con lui era, almeno all’inizio,tutta un’altra cosa.
Quella sera mi aveva invitato a venire senza reggiseno e con la gonna ed io anche se non avevo capito le sue attenzioni acconsentii.
Quando lui uscì fuori dal locale io lo seguì e ci dirigemmo in macchina in una pinetina poco distante. Mi sentivo il cuore in gola. Dovevo realmente fare la pipi, lui mi fece scendere dalla macchina mi tolse le mutandine che non mi volle miserabilmente più restituire e mi costrinse ad urinare dinnanzi a lui che mentre innaffiavo con un getto potente il terreno si inzuppò la mano della mia urina. Questo particolare ci eccitò a vicenda e facendomi risalire sul sedile posteriore della sua Bmw si fece trovare con l’uccello già arrapato, non dovetti fare altro che scavalcarlo e piazzarmi sopra di lui senza neanche togliere la gonna. Per lui fu gioco facile impossessarsi dei mie seni sbottonandomi velocemente la maglia e la camicetta,sarei rimasta a fare il cavalluccio per ore e ore ma la mancanza di tempo non lo consentiva. Fui avida e senza aspettare Francesco iniziai il mio orgasmo impetuoso sopra quella mazza che non cercava altro. Lui mai dimentico dei mie rifiuti assecondò il mio orgasmo e non mi seguì:voleva altro. Mi fece scendere da cavallo e accompagnò con prepotenza la mia testa al suo cazzo. Non ebbi scampo e iniziai a pompargli l’arnese., lo sollecitavo a provare l’orgasmo giocando di lingua e facendogli il mulinello ma lui non si considerava mai appagato. Ad un tratto manifestò chiaramente le sue intenzioni e mi disse:guarda che di la ci attendono o te lo ingoi o non andiamo via. Guardai l’orologio quel bastardo anche questa volta mi aveva incastrato e non mi restò altro che iniziare un movimento ritmico mano lingua che lo portò ad un orgasmo istantaneo che mi costò l’ingoio di quella sostanza acidula e vischiosa come mai.
Il viaggio di ritorno con te in macchina mi richiamò ai miei sensi di colpa che mai avevo assecondato le tue richieste rispettose di prendere in bocca il tuo sperma e quindi non potei sottrarmi e fingendo un finto desiderio ti feci un bocchino in macchina e accolsi il tuo sperma più saporito tra le mie labbra’.
Mia riflessione a posteriori:le donne oltre ad essere strane sono proprio delle troie.
Continua fino a quando la moglie scoprì tutto.

Ale

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