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Racconti Erotici Etero

Il piacere di essere ammirata

By 9 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

La casa era immersa nel silenzio.
Aveva appena spento la radio che quotidianamente le faceva compagnia mentre svolgeva le sue mansioni casalinghe: pulire la cucina dopo la colazione, rifare i letti, preparare la lavatrice.
Manuela si era abituata a quel tipo di vita dopo essere rimasta a casa per il fallimento della ditta in cui lavorava. Aveva provato a trovare un altro impiego, ma le difficoltà erano tante e tutto sommato lo stipendio di Andrea, suo marito, le permetteva di potersi preoccupare di gestire la famiglia come casalinga.
Lui ora era in ufficio, i bambini alla scuola materna e per la prima volta dopo tanto tempo, Manuela si chiese cosa fare per interrompere la monotonia di quel momento. Volendo avrebbe avuto tante cose da fare, come qualunque donna di casa, ma in quel momento tutto le sembrava essere al di là di ogni sua possibile forza. Era questo il destino di una donna rimasta senza lavoro a 38 anni?
Le faceva piacere essere diventata il riferimento della famiglia, ma si sentiva avvilita, era in quello che avrebbe definito ‘il fiore degli anni’ ma non trovava sbocchi professionali. Questo la stava lentamente deprimendo, con ripercussioni anche sulla vita familiare. Che era tranquilla e serena come sempre, ma che adesso le appariva piatta, senza verve. Era solo una sua impressione, ovviamente, ma in quel momento non riusciva a pensare in maniera diversa.
Si annoiava. Non aveva neanche avuto la forza di vestirsi, indossava ancora una camicia da notte di sua madre alla quale teneva molto, perché l’aveva usata quando allattava i suoi figli. La trovava molto comoda potendo sbottonare i quattro bottoni che le consentivano di offrire il seno alla bocca dei bambini. E spesso ne aveva approfittato anche suo marito.
Le finestre aperte facevano entrare una fresca brezza di tarda primavera che ogni tanto si insinuava sotto la camicia da notte, per arrivare fino alla leggera peluria del pube, scuotendola. Non una sensazione spiccatamente sessuale, bensì di lieve eccitazione che lei prese come un segnale. La cosa di cui aveva maggior bisogno era scambiare opinioni con qualcuno, come faceva un tempo in ufficio. Adesso era sola e si sentiva come nel mezzo del deserto.
Ne aveva parlato con qualche amica, che le aveva suggerito di provare a rompere la monotonia con le chat, anche se le era stato subito chiaro che sarebbe stata subissata di proposte oscene.
La cosa non la spaventava, bastava ignorarle.
Si collegò ad internet e scaricò un programma di chat. Tra i canali disponibili scelse quello più frequentato tra i vari disponibili, evitando i canali tematici sul sesso.
Non appena entrata le arrivarono immediatamente le richieste più disparate: da chi le chiedeva se le piacesse ingoiare a chi voleva conoscere la taglia del seno, da chi supplicava di vederle i piedi a chi si informava sulla sua disponibilità al sesso anale.
Si stava stufando di chiudere finestre di dialogo quando finalmente le arrivò un messaggio civile. Un ‘Buongiorno’, il primo da quando si era collegata, il primo segno di umanità.
Il nick che le aveva scritto, ‘Mario23’ le sembrò una boccata d’aria, accerchiata dai vari ‘pisellone’, ‘vengoincam’, ecc.
Iniziò a dialogare con quel suo amico virtuale. Non che la conversazione, almeno inizialmente, la prendesse al 100%, ma il fatto che non le domandasse nulla del suo corpo le piaceva, sentiva che si trattava di una persona come lei, che probabilmente si annoiava. Certo, era molto giovane, poco più della metà dei suoi anni, ma non lo dimostrava da come parlava e questo la faceva pensare ad una persona con un cervello, dote sempre più rara.
Immaginava che se Mario l’avesse saputa al computer con indosso solo la camicia da notte si sarebbe incuriosito. Se poi avesse conosciuto il suo aspetto, se avesse potuto vedere i capelli rossi e mossi fino sotto le spalle, la sua pelle bianca con, il suo seno gonfio da 4^ misura leggermente provato dai due allattamenti e se avesse potuto vedere il suo sedere, piccolo ma sodo, probabilmente si sarebbe comportato come tutti gli altri.
O forse no.
Un’ora passò letteralmente come un fulmine, come se fosse stata al bar con un vecchio amico. La protezione psicologica fornita dall’anonimato la rilassava, la metteva a suo agio. E quel ragazzo si stava rivelando più interessante di quanto non avrebbe mai detto. Era sagace, simpatico, divertente, sembrava anche intelligente.
Insomma, era riuscito ad interrompere piacevolmente la monotonia della giornata.
Da qualche minuto Manuela aveva iniziato ad aprire e chiudere ritmicamente e con forza le cosce, un movimento che voleva almeno in parte supplire al massaggio che avrebbe voluto ricevere da una mano esperta tra le sue gambe. Col proseguire della conversazione iniziava a desiderare sempre di più che Mario si facesse più audace, più spinto. Quasi senza riflettere, in un rarissimo momento di pausa della conversazione, scrisse un ‘Beh, prima o poi bisogna che mi vesta’ che significava esattamente il contrario.
‘Perché, cosa indossi?’, chiese Mario curioso.
‘Non te lo dico’, replicò mentendo.
‘No, adesso me lo dici, anche perché se non avessi voluto dirmelo non avresti scritto quelle parole’.
L’aveva beccata in pieno il ragazzino. E meritava di sapere la verità.
‘Ho ancora indosso la camicia da notte’.
‘MI piace – rispose lui – e di che colore?’
‘Rosa’.
‘Bel colore. Ma sotto cosa indossi?’
Ecco’ la conversazione stava iniziando a virare verso un tema che la stimolava.
‘Veramente non indosso nulla’
‘Lo dici solo perché non ti vedo’, rispose lui.
‘Non &egrave vero’, replicò quasi piccata.
‘E allora fatti vedere’.
Non era pronta a quella proposta. Ma in un istante si rese conto che era normale che glielo chiedesse.
Prima ancora che potesse rispondere, lui le scrisse il proprio contatto Skype. Avrebbe potuto rispondere che non aveva la possibilità di usarlo, chiudere la chat e cancellare tutto quanto. Ci pensò qualche istante, tentata di accettare. Poi aprì Skype usando un account che ormai non usava praticamente più e che aveva aperto tempo prima per tenersi in contatto con un’amica del liceo trasferitasi in Brasile. Una di quelle amicizie che poi, col tempo, era andata a morire. Non usava il suo nome vero e questo la tranquillizzava.
Contattò Mario, che le rispose dopo pochi secondi.
‘Non credevo che avresti accettato’, le disse.
‘Invece eccomi qui’, commentò Manuela con aria da maestrina.
Neanche mezzo secondo ed arrivò la chiamata di Mario.
Il cuore le batteva forte, stava davvero per farsi vedere così da uno sconosciuto?
Quando accettò la chiamata sentì nelle casse del monitor il ‘Ciao’ di Mario. Una voce bassa, molto suadente. Poi sullo schermo comparve l’immagine di un uomo adulto. Un uomo come tanti, né bello né brutto. Ma un uomo. Non un ragazzo.
‘Mi hai detto una bugia’, gli disse. ‘Non hai 23 anni’.
Lui in tutta risposta rise. ‘Scusa, non sto ridendo di te, ma certo si vede che non frequenti molto le chat. In realtà 23 non &egrave l’età’.
Bastò un attimo a Manuela per capire ed automaticamente serrò le cosce per reprimere un brivido.
‘Dai, accendi la cam anche tu’, le chiese.
Non ci pensò un istante e consentì all’uomo di vedere la sua immagine.
‘Wow – commentò lui – sei una bella donna. Complimenti’.
‘Grazie’.
‘Ed il tuo viso non &egrave l’unica cosa bella da vedere”.
Manuela si rese conto in quell’istante di avere i capezzoli duri come chiodi e che il tessuto leggero si curvava per descrivere la loro esatta forma.
‘Adesso che abbiamo rotto il ghiaccio che ne dici se ci conosciamo meglio? Apri quei bottoni”
Manuela era tutta un fremito. Era la prima volta che aveva l’opportunità di farsi vedere da un estraneo e si sentiva tranquilla per il solo fatto che fosse un appuntamento virtuale.
Non si fece scrupoli a replicare ‘E tu cosa mi fai vedere?’.
Con il cuore che sembrava volere uscire fuori dal suo petto, mentre osservava i 23 cm del cazzo di Mario ergersi sul monitor, spinta dai brividi della brezza che attraverso la camica da notte arrivava alla sua vagina gonfia e già bagnata, liberò il suo seno e lo mostrò all’uomo che iniziò a masturbarsi.
Osservare quella cappella gonfia, lucida e violacea accanto al piccolo riquadro in cui compariva il suo seno le fece venire voglia di accogliere quel cazzo tra le tette e cominciò a palparle con desiderio. Nel monitor ormai spento del computer manuela poteva vedere la propria immagine riflessa. Stava cominciando a riprendere il proprio ritmo respiratorio, ma era esausta. I capezzoli le duolevano, sentiva il proprio corpo nudo scivolare sulla sedia per il sudore dovuto a quell’esperienza incredibile che si era conclusa da pochi istanti.
Era cominciata mostrando il seno mentre Mario accarezzava e poi masturbava quel cazzo che per l’esperienza di Manuela non aveva eguali. Lei dopo poco lo aveva incitato a toccarsi più velocemente e lui aveva accettato, eccitato dal vedere quelle belle tettone strette dalle mani della donna. Le aveva detto di leccarsi i capezzoli, glieli aveva fatti prendere tra i denti come se lui stesso avesse la possibilità di farlo, ma il suo cazzo non si decideva ad esplodere. Così le aveva chiesto di sollevare la camicia da notte. E Manuela, già travolta dall’eccitazione, dopo pochi secondi in cui mostrava la peluria del suo sesso in piedi davanti alla webcam, l’aveva sfilata e si era fatta ammirare nuda. Si era masturbata davanti a lui, dapprima in piedi, poi seduta a gambe larghe, gli si era offerta a pecorina continuando a darsi piacere ormai senza alcun pudore. La loro conversazione, che un’ora prima era fatta di racconti di momenti della giornata, di interessi, di film, adesso era costituita solo da mugolii, rantoli più o meno animaleschi, qualche monosillabo, oltre alle richieste di Mario che voleva farle cambiare posizione. Lei si era prestata a tutto quello che le era stato chiesto, anche a ciò che inizialmente pensava più spinto. Aveva messo in mostra ogni angolo più nascosto ed intimo del suo corpo.
E le era piaciuto. Molto.
L’aveva eccitata, elettrizzata. Con il vantaggio di non sentirsi in colpa perché non aveva tradito il marito. Non fisicamente. Era una scappatella, nulla di più.
Si risistemò e in velocità fece tutto quello che non aveva fatto prima. Fu difficile concentrarsi e non pensare a quanto accaduto.
Quando Andrea tornò a casa per pranzo coni bambini e le disse che sua madre avrebbe avuto piacere di tenerli con sé quel pomeriggio, Manuela dovette reprimere la propria eccitazione e faticò ad interessarsi realmente alla mattinata lavorativa di Andrea.
Non appena fu nuovamente sola, corse al computer sperando di trovare di nuovo Mario. E lo trovò.
Iniziarono a parlare del più e del meno, poi fu lui a rompere il ghiaccio ed a ringraziarla per il gioco di quella mattina. E quando aggiunse un ‘Mi torna duro al solo pensiero’ lei non ebbe esitazioni proponendo di giocare ancora.
Per un tempo che parve lunghissimo si lasciò semplicemente ammirare, chattarono, lei nuda e lui con il cazzo scappellato in bella vista. Finché lui non iniziò spontaneamente a toccarsi e quello fu come rompere il vetro in caso di emergenza: una cascata di eventi che prese il via e li portò a ripetere tutto quanto fatto quella mattina. Ma con più tempo a disposizione.

Quando Mario dovette lasciarla dopo essere nuovamente esploso nel bicchiere di plastica che Manuela già invidiava, erano le 16.
Fuori c’era una bellissima luce e restare in casa le sarebbe stato impossibile. Travolta dalle sensazioni di quella novità che si chiamava sesso virtuale ma soprattutto dal fremito che le aveva procurato sapere che un’altro uomo non solo la desiderava ma si masturbava impunemente osservando ciò che solo suo marito, fino ad allora, conosceva, Manuela non riusciva neppure a pensare di restare con le mani in mano.
Decise di uscire, l’aria le avrebbe fatto bene.
Aveva indossato un abito leggero, bianco con una decorazione a fiori, adatto per la stagione e molto pratico da indossare e da togliere, grazie all’unica cerniera posta sulla schiena.
Le sembrava che tutti la guardassero, che tutti conoscessero il suo segreto. In realtà la vita scorreva come un qualunque giorno della sua vita. Era lei che, all’improvviso, era cambiata.
scorse le vetrine per fermarsi davanti ad un negozio di intimo. Tutto le sembrava molto castigato, troppo per i suoi nuovi concetti di decenza e pudore. Decise di entrare e scelse qualche completo, quelli in cui gli slip erano più ridotti possibile. Avrebbe voluto un completo da troia, da sexy shop, ma non aveva il coraggio di entrare in un negozio simile.
Indicò alla commessa i capi che avrebbe voluto provare e le furono consegnati con l’invito a recarsi verso le cabine di prova, in fondo al negozio.
Il negozio era quasi deserto, con l’eccezione di una coppia di turisti inglesi sui 30 anni circa. Da come brillava la fede dell’uomo potevano essere in viaggio di nozze e per l’espressione annoiata sul volto dell’uomo, dovevano essere lì da molto.
Manuela entrò nel camerino accanto a quello della coppia e mentre chiudeva la tenda fu colta da un brivido di eccitazione. Contrariamente a quanto aveva fatto fino ad allora in vita sua, non si preoccupò di chiuderla del tutto. Lasciò uno spiraglio sufficiente perché l’uomo potesse vederla.
Si tolse l’abito e restò con l’intimo che indossava da casa. Trasse un lungo respiro e si sfilò il reggiseno. Le sue mammelle gonfie saltarono fuori, con i capezzoli già duri per l’eccitazione. Teneva sotto controllo la situazione all’esterno con la coda dell’occhio e dopo qualche colpo alla tenda come se fosse goffa nei movimenti riuscì a richiamare l’attenzione dell’uomo, che sbarrò gli occhi di fronte al seno nudo che gli si parava davanti agli occhi a meno di un metro.
Continuando a specchiarsi come se non si fosse accorta di nulla, Manuela sfilò le mutandine. Lui la guardava, rispondeva in automatico alla moglie ma non le staccava gli occhi di dosso.
Lei non resistette. Continuando a guardarsi nello specchio si massaggiò il seno, poi si sfiorò la peluria del pube, prese un perizoma e lo indossò indugiando a lungo chinata in avanti.
Poi, dopo essersi guardata per alcuni istanti si girò verso di lui.
Rimase colpito nel notare che la donna non tentava di coprirsi e le sorrise, quasi come se avesse intuito.
Lei si sfilò il perizoma.
La moglie, intanto, era probabilmente quasi alla fine della sua innumerevole serie di prove di intimo.
Manuela si avvicinò nuda alla tenda, poi si schiacciò con la schiena contro la parete che la divideva dalla ragazza accanto. Allungò la mano poco fuori dalla tenda. Lui si avvicinò e gliela prese.
Lei lo tirò affinché potesse infilare la spalla nel camerino.
Lui sentì la carne soda del seno nella coppa formata dalla sua mano, sentì la donna che se la passava sul ventre e poi la faceva scendere tra le sue gambe. Poi la mano fece tutta da sola. Manuela, nuda, nella cabina di prova, stava lasciando che uno sconosciuto la masturbasse. uno sconosciuto frastornato dalla sorpresa ma che sapeva di avere poco tempo e che ci andò poco per il sottile, giocando pesantemente col clitoride e poi penetrandola ripetutamente con 2 e 3 dita.
La moglie uscì dal camerino nel tempo necessario che a lui servì per pulirsi la mano strofinandola nella tasca dei pantaloni.
Manuela rimase lì, senza forze, in dubbio se piangere per il fatto di non sapere cosa stesse succedendo o ridere per la gioia che quella giornata le stava regalando.
Si rivestì solo quando la commessa andò a chiedere se fosse tutto a posto.

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