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Il posticino tranquillo

By 11 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Io e Marco, il mio attuale uomo, abbiamo trascorso una seratina piacevole in collina. Un po’ di vino, ciambella, coccole e via discorrendo. Per il dopo serata Marco ha un piano ben preciso.

A suo dire, conosce un posticino tranquillo dove potremmo scambiarci ulteriori coccole.
Il posto si trova vicino dove ci troviamo adesso, in un attimo potremmo essere là.

Siccome sono favorevole anch’io a questo piano accetto con entusiasmo. In breve ci ritroviamo in macchina diretti verso il posto suggerito da Marco.

Dopo un breve viaggio in macchina Marco si ferma ad una piazzola lungo la strada.
– Doppiamo scarpinare un po’, ma solo un poco. Te lo prometto –
– Lo temevo. –
Lentamente ci inoltriamo tra la vegetazione che circonda la strada.
– Vedrai che non è male il posto. E’ una piccola area ristoro lungo un sentiero che la gente usa per fare le passeggiate. –
Ma perché non siamo andati a casa mia. Ci sarebbe voluta una mezz’ora al massimo. Perché mi sono lasciata trasportare fin qui? Ah, già il sesso.

Dopo cinque minuti arriviamo.
– Il posto è questo Vale. Vero che ne valeva la pena di scarpinare un po’? –
Mi guardo attorno; o meglio, non mi guardo attorno perché è buio pesto. Faccio fatica a vedermi la punta dei piedi. Comunque riesco a intravedere un piccolo spazio. Una radura nella foresta con al centro un tavolo da picnic.
– Sai, la vista potrebbe essere delle migliori. –
– Forse, ma qui siamo soli, non ci disturberà nessuno. Ecco, fammi sistemare la coperta Valeria. –
Passo la mano sopra la coperta che Marco ha sistemato sul tavolo da picnic. Un po’ squallido come posticino tranquillo, ma immagino che dovrò accontentarmi.
Rassegnata salto sul tavolo e mi ci distendo sopra a mo di pelle di leopardo.
Almeno la coperta è morbida.

– Cazzo ho dimenticato i preservativi. – Fa Marco.
– Prendo la pillola in questo periodo. Vai tranquillo e vieni subito qui sopra a fare il tuo lavoro di uomo. – Uffa meno male che per scopare bisogna essere solo in due. Riuscirebbe a dimenticarsi di tutto.
– No, non mi va di rischiare. –
– Rischiare cosa? La pillola è sicurissima. –
– Solo se ti ricordi di prenderla domani. –
– Io mi ricorderò sicuramente, tu sai cosa fare con me vero? –
– Ce l’ho una vaga idea, sì. – Mi risponde sorridendo Marco.
– Comunque Vale faccio un salto lo stesso in macchina. Prenderò anche un telo in più. –
– Devi proprio? –
– Dai neanche dieci minuti. –

– Io ti aspetto qui Marco. Fa pure con comodo. –
Poi aggiungo sorridendo.
– Nel frattempo mi tolgo anche le mutandine, così sto fresca qui sopra. –
– Cavolo, faccio in un istante Vale. –
Passi veloci si aprono un varco nella vegetazione poi si fanno sempre più distanti.
Meglio togliersi le mutandine sul serio così mi metto avanti con i preparativi.

Ora, sdraiata sul tavolo non mi resta altro che aspettare. Mi guardo attorno sgambettando con le gambe in aria e la passera al vento.
E’ veramente buio. Quasi l’oscurità più completa. In cielo nessuna luna o stella per illuminare la nottata; ma anche se ci fossero, il fogliame degli alberi è talmente fitto da non far intravedere nulla.
Sono veramente in un posto sperduto in mezzo al nulla. Pensare che, proprio di lì, passa un sentiero molto battuto da chi vuole fare un po’ di corsa in mezzo al bosco, è inimmaginabile.

Tutt’attorno a me posso appena intravedere le sagome di alberi e cespugli, ma nulla di più. Almeno ci sono un po’ di rumori a tenermi compagnia, altrimenti sembrerebbe di stare in una camera a deprivazione sensoriale.
Il vento fa muovere un po’ le fronde degli alberi e si sente anche il frinire di un grillo. Il bosco attorno a me vive e respira e mi rassicura non poco.

Passa qualche istante e sento il rumore di passi di Marco che sta tornando. Era ora, non vedevo l’ora di ruzzolarmi su quel tavolo insieme con lui. Ha fatto veramente presto, deve aver avuto letteralmente le ali ai piedi. Non sono passati nemmeno due minuti.

Sorrido, anch’io correrei se fossi nelle sue stesse condizioni. Molto bene se si scalda un po’ prima di cominciare ci sarà più divertimento.

– Chissà perché hai fatto così presto? – Lo canzono.

Non ci vuole molto. Evidentemente Marco è già concentrato sull’obiettivo; cioè me. Sono eccitata.
Le sue mani mi afferrano rapaci per i fianchi affondando bene le dita. La carne morbida dei miei fianchi e del mio sedere si scontra con quelle sue mani forti.
Reagisco ai suoi tocchi così decisi, quasi brutali iniziando ad ansimare. Stavo aspettando da tutta la serata quel momento. Il cuore batte già a mille, inizio già a sentire caldo.

Marco sale sopra al tavolo. Sempre a tentoni le sue mani mi costringono divaricare le gambe. Io l’aiuto, protendo il bacino all’in su. Per un attimo Marco mi sprimaccia il culo come se fosse un cuscino. Le sue dita esplorano velocemente il mio sesso provocandomi piacere.

In un attimo sento la punta calda del suo uccello toccarmi. Provo un brivido quando i nostri due sessi si sfiorano, poi senza tante cerimonie il suo cazzo mi penetra.
E’ un colpo secco, dato con tutta la forza del peso del suo bacino che avverto con tutto il mio corpo.

Grido, non me lo aspetto così irruente. Chissà se ci sono animali nei dintorni che si sono spaventati a causa della mia voce?

– Cazzo Marco fai piano, mi sfondi. –
Dopo quel primo affondo, ne segue un altro e poi un altro sempre con la stessa foga e con una velocità impressionante. Ogni colpo mi sospinge sempre un po’ più in avanti. Per reggermi meglio afferro con le mani la coperta messa sopra al tavolo.
Provo quasi un leggero dolore, poi mi abituo a quella frenesia. Il mio sesso si bagna all’istante e si fa più sensibile.

Passato qualche istante, desidero che Marco continui sempre così.
Il rumore ritmico dei nostri bacini che sbattono riecheggiano nella quiete della foresta.
Le sue mani mi cingono forte i fianchi come se volesse impedirmi di scappare da chissà dove.

Passa qualche minuto di pura estasi, dove io rantolo a bocca aperta quasi come un animale. Emetto ansimi e gridolini di ogni tipo a ogni colpo di Marco. Sicuramente se ci sono animali nei dintorni li ho fatti sparire tutti.

A un tratto vengo quasi senza accorgermene. Avverto prima il classico diffondersi caldo del piacere nel mio sesso martoriato, e poi solo dopo qualche secondo l’estasi m’invade tutta non lasciandomi scampo.

Subito dopo di me, anche Marco viene. Emette un gemito appena soffocato. Il suo primo rumore che sento da quando abbiamo iniziato ad accoppiarci come animali su quel tavolo sperduto nel nulla.

Mi sfonda ancora con quel suo uccello altre tre o quattro volte, sempre con la stessa irruenza, come se volesse essere sicuro di svuotare lo sperma delle sue palle dentro i miei genitali; poi si ferma.

Sto ancora ansimando vergognosamente mentre assaporo gli ultimi istanti di estasi quando Marco mi toglie l’uccello dalla figa senza tante cerimonie. Peccato volevo sentire ancora il suo calore dentro di me.

Marco salta giù dal tavolo. Anche in questo caso è silenziosissimo. Il rumore che fa atterrando sul terreno coperto di foglie è minimo.
– Dove vai? –
Avverto uno scalpiccio di passi che si allontanano. Marco non mi vuole rispondere.
Uffa, vorrà andare a prendersi qualcosa in macchina. Chissà cosa si è dimenticato a questo giro? E poi di che cosa avrà mai bisogno? Dovrebbe essere impegnato a fare solo una cosa. Soddisfarmi.
Veramente un peccato ci stava riuscendo così bene.

Il miglior sesso di questi ultimi mesi e lui mi abbandona così. Mi volto sul tavolo delusa. Questa volta sono le mie mani che rincorrono il mio sesso. Lentamente inizio a penetrarmi tanto per tenermela in caldo.

Sento nuovamente un rumore di passi che si avvicinano.
– Cazzo Marco, dove sei stato di nuovo? Stavo continuando senza di te. – Gli faccio languida. Le mie dita stanno facendo un buon lavoro e mi sento ancora tutta eccitata e su di giri.
Ora Marco è di fronte al tavolo. Ha con sé un cellulare che tiene acceso, anche se fa veramente poca luce.

– Vedo che non hai saputo aspettarmi. –
Marco non mi punta il cellulare in faccia, ma tra mie gambe e vedo che lo tiene fermo lì.
– Ti piace qualcosa? – Gli faccio.
– Tutto. – Ha la voce già impastata. Probabilmente lo spettacolino notturno gli sta piacendo un casino. Gli spalanco ulteriormente le gambe permettendogli di vedere meglio.
– Figurati che ho sbagliato sentiero e sono finito da un’altra parte. Meno male che avevo il cellulare, sennò non ti trovavo. Per fortuna avevo i preservativi in macchina e non me li ero scordati. – Mi fa Marco tutto eccitato.

Non capisco bene le parole che sta usando.
– Come un casino? Se eri qui neanche due minuti fa. Come hai fatto a perderti? –
– Vale ma che dici? –
– Cazzo, che te ne fai poi dei preservativi? Abbiamo già scopato senza. – Certamente a Marco deve essere defluito via il sangue dal cervello. Figurati per come ha scopato poco fa, deve essergli finito tutto sotto la vita.
– Vale ti sarai divertita da sola, ma io temo di aver perso del tempo smarrendomi nel bosco. –
– Marco cazzo. Mi hai scopato come un riccio poco fa. Stai dicendo cose senza senso. –

– Vale che scherzo mi vuoi fare esattamente? Non lo capisco. – Marco sembra confuso come lo sto iniziando a essere anch’io.
– No, che scherzo vuoi fare te? Si può sapere? – Incomincio a stancarmi e per di più smetto anche di toccarmi. Tutto quel dialogare non fa di certo bene.
– Vale, sono andato alla macchina, ho preso i preservativi, una coperta in più, sono tornato, ho sbagliato sentiero, sono di nuovo tornato alla macchina e a questo giro sono tornato qui. –
Mi fa spazientito Marco, poi aggiunge.
– Venti minuti al massimo. Mi dispiace di averti fatto aspettare, davvero. –

– Ma io è te abbiamo scopato un attimo fa! Ti devo fare il disegnino? – Ora sono spazientita anch’io.
– Vale è forse un giochino nuovo? – Marco sembra in difficoltà.
– No, bestia. Eri qui, come hai fatto a perderti? – Forse sto urlando un po’ troppo.
– Vale, sono arrivato adesso come te lo devo dire? –
– Marco sei uno stronzo! –
– Ma che cazzo ti prende si può sapere? – Adesso anche Marco sta urlando. La cosa mi sta facendo arrabbiare di brutto e alzo ancor di più il tono.
– Dove cazzo sarai mai stato? Abbiamo scopato di brutto per tutto il tempo! –
– Vale giuro che non ti sto prendendo in giro, ma io sono arrivato adesso. Quante cazzo di volte te lo devo ripetere? –

Improvvisamente avverto una fitta allo stomaco; non di rabbia, ma di panico. Qualcosa non mi torna a questo punto. Mi alzo sul tavolo. Sempre faccia a faccia con Marco.
– Marco giurami che eri tu poco fa. Non sto scherzando. Giurami che eri tu! –
– A fare tardi? Sì, ho tardato mi dispiace tantissimo va bene? E tutta colpa mia che ho sbagliato direzione. –
– Ti ho detto di non prendermi per il culo! Mi hai scopato sì o no? – Urlo.
– Vale ma ti droghi? Io non ho scopato nessun’altra. –
– Non nessun’altra. Me! Hai scopato me! –
– Vale, non ho scopato nessuno! – Urla anche Marco. Questa volta di brutto. Quasi sento l’eco nel bosco.

Il tono di Marco sembra così dannatamente vero. Tragicamente realistico. Sarebbe comico se non fosse che ora sono agghiacciata di sicuro.
– Marco! – Poi prendo un lungo respiro come per trovare il coraggio.
– Io ho scopato con qualcuno pochi minuti fa. Dimmi che eri tu. –

Forse anche Marco sta iniziando a comprendere il problema. Sembra turbato.
– Vale, con chi hai scopato? –
Gli allungo le mani sulla faccia. Lo afferro saldamente. Lo guardo con il terrore in faccia nonostante il buio.
– Ti prego dimmi solo che è uno scherzo, uno scherzo di merda. Tu non puoi essere stato via tutto questo tempo. –
Gelido come il ghiaccio Marco risponde.
– Vale, non so cosa è successo qui, ma sono stato via circa venti minuti. –
Cazzo, cazzo, cazzo.
– Se è uno scherzo Marco, ti ammazzo. – Ora sono veramente terrorizzata.
– Nessuno scherzo Vale. –

Mi guardo attorno. Il mio sguardo vaga perso nel buio, nel tentativo di scorgervi qualcosa.
Solo vaghe forme indistinte. Forme ferme e immobili. Nessun uomo che possa essere nelle vicinanze. In lontananza sento il vociare attutito di uccelli notturni.

Ho fatto una scopata fantastica, ma non so con chi.
A bassa voce, rendendomi conto della crudele realtà dei fatti mormoro.
– Con chi ho scopato allora? –

Mi trovavo dalle parte di Rimini per lavoro’ era una giornata molto calda, ero stato a pranzo con un cliente e ci eravamo lasciati con la promessa di risentirci… salto su in macchina e penso di rientrare a Milano; ma sorpresa, quando vado per accendere il climatizzatore niente’ morto completamente… i nervi mi stavano facendo imbestialire… che fare… di andare a Milano senza condizionamento funzionante sotto il sole non ne avevo voglia.

Decido di fermarmi a dormire in qualche albergo della zona e la mattina di buon ora ripartire per Milano’ non mi andava di guidare la sera… trovo sto piccolo albergo dove mangio… mi ritiro in camera dopo cena e accendo il mio tablet… come al solito vado a leggere su un sito chiamato ‘i racconti di Milu’… cerco tra i nuovi racconti e mi imbatto nell’ennesimo racconto super eccitante di una ragazza che si chiama Valery92… comunque leggo il suo ennesimo capolavoro e come al solito erezione potentissima ahah… provo a masturbarmi ma niente… sarà che il piccolo albergo non mi ispira.

Decido di uscire e fare un giro, magari trovo qualche mignotta che mi fa scopare… inizio a girare ma non ce un cane in giro, saranno tutti in ferie… fa un caldo boia… vedo un vecchietto e gli chiedo se c’e un posto tranquillo dove posso trovare un po’ di aria fresca’ mi indica una collina’ mi dice di camminare lungo il sentiero e una volta arrivato in cima sarei stato divinamente’

Inizio la camminata sempre con sta erezione nei pantaloni che non si vuole calmare’ è buio pesto’ inizio a pentirmi… non vorrei che mi facessi male o incontrare qualche lupo.

Sono ormai in cima e intravedo in lontananza un ragazzo che scende non lontano da me abbastanza di fretta.
Non penso mi abbia visto… incuriosito vado verso la direzione da dove è sceso il ragazzo’ arrivo e vedo tra i cespugli una ragazza che si sta togliendo le mutandine.

Non ci posso credere… lei è stupenda… mi ricorda Manuela Arcuri… il mio cazzo sembra che voglia esplodere… la sento fare il nome del ragazzo che presumo sia andato via’ evidentemente mi ha sentito arrivare e pensa che sia il suo amico o fidanzato.

Che fare… ero eccitato come una bestia… mi faccio coraggio e mi butto fuori… incredibile continua a pensare che sia il suo amico… lei si gira a novanta e mi invita a scoparla…

Non me lo faccio ripetere; tiro fuori il cazzo e glielo sbatto nella figa come se volessi squarciarla in due… lei urla di piacere’ continuo a pomparla’ cazzo se è bella sta ragazza… vorrei sfondargli anche il buco del culo… ma non ce la faccio sto per venire… gli scarico nella figa tutta la sborra che ho.

Lei geme come una cagna in calore… tolgo il cazzo dalla figa a malincuore e prima che si volti scappo via… dio come vorrei incontrarla di nuovo’ anche solo per parlarci’ ma questa e’ un altra storia.

La mia passione sono le foto a carattere naturalistico. Che siano fatte nella natura o in città vanno sempre bene.
Al momento sto provando una macchina digitale con un filtro notturno che mi ha prestato un mio amico.

Giro per una macchia boscosa non troppo distante da dove abito. Di giorno non sarebbe possibile immortalare animali se non al massimo qualche uccello appollaiato su di un albero.
Di notte, invece, ci sono migliori probabilità, se si conosce il posto, di vedere cerbiatti, cinghiali, scoiattoli, rospi e così via.

Stanotte ho già collezionato alcune belle foto; poi dovrò vedere se sono venute bene perché non avevo mai usato il filtro notturno prima di adesso.

Vago nella macchia e sento alcune voci. Veramente magnifico adesso tutti gli animali nei dintorni non si faranno vedere.
A giudicare dalle voci sembrano alcuni ragazzi. Se ho ragione saranno venuti ad ubriacarsi e a far casino. Addio foto.

Per pura curiosità mi avvicino a loro. Tanto è molto buio e non mi vedranno.
Con stupore scopro che sono una coppietta. La faccenda sembra essere interessante. Voglio provare a farmi i cazzi loro giusto per un paio di minuti.

All’inizio sembra che litighino, poi capisco meglio i loro discorsi. Parlano di preservatiti e pillole.
Allora qui si scopa penso per conto mio. Mi viene da ridere. Altro che due minuti. Mi guardo un bel filmetto invece. Mi accorgo che mi monta su una bella erezione da sotto i pantaloni.

Passa un minuto e il ragazzo se ne va via, dice che deve andare a prendere i preservativi in macchina. La strada è piuttosto distante da dove ci troviamo. Ci impiegherà come minimo dieci minuti. La ragazza mi sembra contrariata dall’idea del ragazzo. Mi sa proprio che voleva scopare subito la troietta, deve essere in calore.

A voce alta la ragazza dice che si sarebbe tolta le mutandine. Cazzo che voglia di scopare che ho.
Prendo la macchina fotografica ed inquadro la ragazza. Si è distesa su di un tavolo da picnic e si sta togliendo davvero le mutandine.
Cazzo che roba. Sembra pure carina. Non ho potuto vederla bene in volto ma ha un culo da favola. Il mio uccello lotta per sbrancarmi le mutande e i pantaloni da quanto si è indurito. Vuole scendere in mischia come lo capisco. Quasi odio quel ragazzo che con tutta quel pezzo di baldracca vuole perdere pure del tempo prima di scoparsela.

Quando il ragazzo se ne va mi viene un idea stramba in testa. Cazzo è davvero forte, me la provo a scopare io. Donna nuda nel bosco è legittima preda di chiunque secondo me. Il mio cazzo pulsa dimostrandomi il suo consenso.

Velocemente mi tolgo pantaloni e mutante e vado lì da lei nella radura. Il mio cazzo garrisce al vento come mai non credevo possibile quasi me lo sento scoppiare.
Lei si accorge della mia presenza. Mi fermo sul posto; sto per fare la figura del pervertito. Me lo sento. Mi preparo a scappare via.
Mi dice che sono ritornato presto. Sospiro di sollievo. Mi crede il suo ragazzo. Neanche si volta per controllare. Come si fa ad essere così sprovvedute? E’ inconcepibile. Sono quasi arrabbiato. Perché non mi sono mai capitate altre ragazze di questo genere prima d’ora?

Mi avvicino al tavolo e ci monto sopra. Mi palpo per bene il suo culo morbido, poi individuo il mio obiettivo. La sua figa è già pure bagnata. Lei mi lascia fare, anzi mi protende verso di me il suo culo sodo.

Non sto più nella pelle. Il cazzo mi sta per esplodere. Le monto sopra e gli infilo di prepotenza il cazzo. Per me è quasi una liberazione sentire il cazzo che penetra nel suo corpo caldo. Potrei morire anche in quell’istante e sarei felice.

Lei urla ma non di dolore. La cosa che mi eccita ancor di più e che non lo credevo possibile è che mi scambia per il suo ragazzo. Si raccomanda pure di far piano.

Sì certo come no? Quella sua totale ingenuità mi eccita come una bestia. Altro che andare piano. Inizio a sfondarle la figa con tutto l’ardore possibile.

Alla ragazza le deve piacere il mio arnese. Ansima come un vera prostituta. Cazzo mi sembra di essere in un film porno. Non avevo mai sentito nessuna gemere come fa lei. Sapere che la sto facendo godere come un animale mi infoia ancora di più. Aumento la forza con cui la sto pompando, quasi la trascino giù dal tavolo da come ci do. Cazzo chiamatemi Rocco2.

La situazione è talmente eccitante che quasi non ci sto più con la testa. Le vengo nella figa. Mi sembra quasi di svenire per la goduria. Per sicurezza le pompo il cazzo nella figa per qualche altra volta. Ci do tutto me stesso. Voglio essere sicuro di impregnarla con il mio seme. Lei urla di un piacere così intenso che continua a gemere anche quando le tolgo il cazzo da dentro.

Voglio andarmene via prima che torni il suo ragazzo. Cazzo se mi dispiace lasciarla lì così ancora in preda agli spasmi del piacere. Che scopata fantastica. Chissà quando mi ricapita di incontrare una troia del genere. Che peccato. Balzo giù dal tavolino in silenzio e me ne ritorno nel mio posticino per riprendermi i pantaloni, mutande e la mia attrezzatura.

Lei mi chiede dove vado con un tono così supplichevole che mi si spezza il cuore lasciarla lì. Mentre mi allontano mi chiedo se si ricorderà veramente di prendere la pillola. Chissà se riesco a metterla pure in cinta?

Il ritorno in macchina è piuttosto strano. Marco continua a dirmi un sacco di cose; ma io ne ascolto si è no solo una parola su tre. E’ difficile concentrarmi sui fatti della serata appena trascorsa con qualcuno che ti vomita addosso un fiume di parole senza fine.

Marco è tutto preoccupato e non fa altro che chiedermi se sto bene o se voglio andare dai carabinieri. Forse in un’altra situazione troverei la sua insistenza piuttosto rassicurante; ma in questo caso non lo so.

Provo a rispondergli a tratti tenendomi sempre sul generico. Questo mio comportamento piuttosto disincantato, però, sembra metterlo in ansia ancora di più. Continua a ripetermi:
‘Valeria dovresti”, ‘Sei sicura di”, ‘Non vuoi che”.

Meno male che posso guardare fuori dal finestrino; ovviamente è notte. Le luci scorrono via veloci mentre l’auto divora la strada. E’ quasi ipnotico, ma almeno fissare case e prati male illuminati mi rilassa. Posso mettere il cervello in pausa e tentare di rilassarmi un po’. Ci proverei di certo se non fosse per il continuo blaterare del mio ragazzo.

Come vorrei rispondergli per le rime; ma non saprei esattamente cosa dire. Provo vergogna, ma sono anche arrabbiata allo stesso tempo. Tutto questo casino è nato solo per colpa sua.
‘Faccio solo un salto in macchina’. Ma io sono lì che aspetto uffa.
‘Ci impiego al massimo cinque minuti’. Figurati un maniaco ha avuto tutto il tempo di scoparmi senza problemi.
‘Ti porto un telo in più’. Ma io voglio scopare adesso!
E’ incredibile come le cose sono degenerate nella sua ‘breve’ assenza. Se mi avesse dato retta non sarei qui a rodermi il fegato dalla rabbia. Non mi dovrei sorbire il suo fastidioso monologo. Cazzo che tiri fuori un po’ le palle. Sono io quella che è stata scopata, non lui.

Inoltre c’è anche la questione della vergogna. Non dovrei nemmeno pensarci; ma è stato fantastico. Una delle migliori scopate che ricordi. Così intensa, al limite dell’animalesco. Sarà anche durata poco; ma mi è sembrata un’eternità di pura lussuria. Altro che il sesso fatto con lui fino a quel momento. Come faccio, però, a dirglielo senza sembrare una puttana?

Certo, mentre scopavo pensavo si trattasse di Marco, ma non mi è di aiuto. Se avessi dovuto scegliere con chi ritornare a casa sarebbe stata una dura scelta. Il ragazzo carino che ha sempre la risposta pronta o lo sconosciuto che mi ha regalato letteralmente il paradiso?

Cazzo, la realtà è che se lo sconosciuto non fosse scappato all’improvviso avrei quasi potuto seguirlo in mezzo a quei boschi. Mi sento veramente puttana; sto quasi male al pensiero di essere una persona di quel genere. Forse è molto meglio far finta di essere arrabbiata con Marco. Avercela con lui è di certo più semplice, che non ammettere certe cose. Nemmeno a me stessa.

Finalmente arriviamo a casa mia. Continuo a declinare tutte le richieste che mi fa Marco. Voglio solo andarmene a letto e forse non ho nemmeno la voglia di farmi una doccia. Prima abbraccio il cuscino e meglio è.

– Domani vuoi veramente partire? –
Cavolo, me lo sono scordata. Abbiamo in programma di trascorrere qualche giorno in un agriturismo. Ho veramente voglia di andarci con lui, adesso che è successo quello che è successo?
In fondo non è di certo la prima volta che scopo con un quasi sconosciuto (anche se in questo caso è uno sconosciuto al cento per cento), e poi mi è pure piaciuto. Non mi rovinerò le sudate vacanze per questo. Che sia Marco a rimordersi la coscienza se ne ha voglia.
– Si certo, perché me lo chiedi? – Che faccia di bronzo so fare quando serve.

Marco continua a snocciolarmi tutta una serie di sue teorie su quello che dovrei provare e quello che dovrei fare. Come parlare al vento. Lo ignoro per cinque minuti, poi lo rassicuro come posso e me ne torno nel mio appartamento. Il letto mi attende e lui si che mi capisce.

L’indomani molto presto’

Sono nuovamente in macchina con Marco. E’ passato a prendermi puntualissimo; a onor del merito lo sono stata pure io. Dobbiamo fare un bel po’ di chilometri. Il posto che abbiamo scelto è piuttosto lontano e imboscato.
Una mia amica che lavora in un’agenzia viaggi me lo ha consigliato. Non è proprio il classico agriturismo; ma piuttosto si tratta di una serie di casette antiche ristrutturate alla meno peggio lungo il versante di un monte.
Se ti metti d’accordo con il gestore ti puoi far portare carne ed altre primizie freschissime direttamente in casa; poi te le cucini tu. Mi piacciono le vacanze fai da te di questo tipo.

Il viaggio, in ogni caso, si fa subito difficile. Ovviamente Marco ha ripreso i suoi discorsi di ieri sera. Bla, bla, bla, che palle! Che si senta in un qualche modo sminuito come uomo? Mi permetto di sorridere di sfuggita con l’angolo della bocca.
Il vero problema comunque, a differenza di ieri sera, è che siamo in autostrada. Il panorama non è un gran che da vedere e non mi aiuta a sopportare tutti quei discorsi.

Da piccola mi sono sempre divertita a contare le macchine che ci superavano; che bei tempi. Ci si divertiva con poco. Quasi, quasi ci provo lo stesso e vedo se riesco ad addormentarmi. Spero che le macchine abbiano lo stesso potere soporifero delle pecore. Una, due, tre’

– Hai fame Valeria? –
Mi risveglio all’improvviso dal mio stato catatonico. Ero riuscita quasi ad appisolarmi; che peccato.
– Che? –
– C’è un autogrill più avanti; vorrei fermarmi perché non ho toccato cibo da quando siamo partiti. –
Una pausa ci voleva proprio; magari mi faccio un giro e sgranchisco le gambe.
– Va bene; ma perché non hai mangiato a casa? –
– Facevo tardi; e qualcuna di mia conoscenza è pignola sulla puntualità. –
– Beh, poi me la presenterai questa tua amica vero? –
– Certo, anzi è al bar dell’autogrill che ci aspetta. –
– Ottimo, ma fai colazione in fretta, lo sai che non mi piace arrivare in ritardo. –

Parcheggiamo quasi di fronte all’entrata dell’autogrill, ed usciamo dalla macchina. Mentre mi stiracchio le mie povere membra mi guardo attorno. Non sembra esserci molta gente in giro per fortuna.
– Mangi anche tu qualcosa Valeria? –
Ci rifletto un attimo, ma tanto ho già fatto colazione a casa.
– Passo, me ne vado in bagno e poi mi faccio due passi tanto per prendere un po’ d’aria. –
– Andiamo già in montagna per prendere un po’ d’aria buona, e te vuoi passeggiare in questa tristezza di autogrill? –
– Bravo fai pure lo spiritoso. –

Lo fisso mentre entra nell’autogrill. Finalmente un po’ di pace; quasi mi fumerei una sigaretta se non le avessi lasciate nella macchina che, però, adesso è chiusa.
L’aria è gelida; avrei fatto meglio a prendermi qualcosa con cui coprirmi; ma sapete la novità? La macchina è ancora chiusa. Certo che mi poteva lasciare le chiavi. Cavolo riesce ad irritarmi anche quando non c’è. Provo a scaldarmi sfregandomi le braccia sul corpo, ma tanto varrebbe riscaldarsi con un accendino.

Mi incammino di fretta verso i bagni. Spero che almeno lì la temperatura sia più clemente. Percorro velocemente il parcheggio mezzo vuoto dell’autogrill. Non ci sono molte macchine in giro; in fondo, è quasi l’alba. Sul retro, in compenso, ci sono diversi camion e furgoncini fermi. Scorgo qualche tipo che passeggia distrattamente tra quei veicoli enormi. Camionisti e corrieri, li riconoscerei tra mille, sono sempre i primi clienti che si presentano al bar dove lavoro al mattino presto.

Sul retro dell’autogrill tira un venticello che mi fa venire la pelle d’oca e rabbrividisco. Dovevo mettermi i jeans, non la gonna. In fondo lo dovrei sapere che al mattino presto anche d’estate è fresco. Chissà dove avevo la testa stamattina; inoltre non la tengo più uffa.

Alle prese con questi piccoli grandi problemi, mi accorgo, con la coda dell’occhio che non sono passata inosservata nel parcheggio.
Uno di quei camionisti mi indica con un ampio gesto del braccio al suo amico in modo piuttosto spudorato. Anche gli altri tipi in giro per il parcheggio guardano nella mia direzione. Bene fa piacere una piccola dose di autostima di primo mattino.

I bagni sono sotto terra. Le scale per accedervi sono ripide e scure. Quando entro nei locali riservati alle donne mi consolo vedendo che è tutto pulito e lindo. Altro che certi bagni frequentati di recente.

Cerco di sbrigarmi. Anche se sono al chiuso è fresco lo stesso. Meglio non perdere tempo per fare pipi. Chiusa dentro la toilette espleto con sollievo i miei bisogni; posso finalmente rilassarmi.

Mi sembra di essere l’unica utilizzatrice dei bagni, quando ad un certo punto sento voci maschili piuttosto marcate. C’è qualcun altro che parla ad alta voce. Per fortuna il rumore sembra provenire un po’ lontano; sicuramente dal bagno degli uomini o dall’ingresso.

Per un attimo mi sono presa un colpo. Sola, chiusa in un bagno desolato e fuori dalla mia porta una mandria selvaggia di camionisti. Chi mi avrebbe sentito gridare? I tipi che ho visto nel parcheggio sono dei begli esemplari ben piazzati di maschi; senza dubbio non avrebbero problemi a sfondare la porta del mio bagno.

– Che peccato. –

Ci penso su un attimo; forse il freddo non mi fa connettere bene il cervello. Come sarebbe a dire che peccato? Ho veramente detto quello che ho pensato? Come sono messa?

Riesco a stupirmi sempre di più. Mi ritornano prepotentemente alla mente i ricordi della scopata di ieri sera; in un attimo il piacere che ho provato mi si diffonde come un eco in tutto il corpo. Possibile che mi ci voglia così poco per eccitarmi?

Un paio di camionisti tarchiati riescono a farmi questo effetto? Che sia colpa di quello che mi è successo ieri sera? Quello sconosciuto è riuscito ad accendermi un qualcosa dentro me stessa che ha bisogno di essere domato o messo a tacere in un qualche modo.

Basta con questi pensieri; mi asciugo, mi alzo dal water ed esco. Non posso perdere tutto quel tempo in quel cesso dietro a pensieri che non portano a nulla.

Di fuori mi scontro con la dura realtà. Mi vedo riflessa nel grande specchio posto sopra ai lavandini del bagno, lentamente mi ci avvicino. Sembro essere piuttosto sbalordita. Conosco il motivo di quell’atteggiamento. Centra la consapevolezza che ho voglia di scopare. Il fatto in se potrebbe anche essere normale; solo che non voglio scopare con Marco. E’ forse un problema?

La Valeria che vedo allo specchio sembra pensarlo evidentemente. C’è un atteggiamento di critica nel suo sguardo. Chi vuoi accusare?
Potrei anche rispondermi, ma non le vale la pena. L’ultima cosa che voglio fare e mettermi a litigare con me stessa.
Mi scruto ancora un po’ allo specchio; ma che quel riflesso sia consenziente oppure no io ho proprio voglia di fare una follia.

Esco dal bagno dell’autogrill. Di fuori è ancora fresco. I tipi sono tutti ancora lì. Sono come una platea silenziosa che aspetta l’inizio dello spettacolo. Io, invece, sono ancora titubante se esibirmi oppure no. Sempre tornando alla metafora del teatro; se ci fosse un sipario, probabilmente sbircerei da dietro il tendone sbiancando letteralmente per la paura di affrontare quel pubblico.

Il problema è che un sipario non c’è e non posso starmene lì come una scema a far scena muta.
Al diavolo tutto quanto. Per una volta sarà Marco ad aspettare me. Non so cosa mi piglia, ho voglia di divertirmi un po’. Sento la necessità di scaricarmi. Al solo pensarci non sto già più nella pelle.
Non ho proprio la forza di affrontare un lungo viaggio in macchina; mi serve la mia buona medicina.

Inquadro il tipo nella posizione adatta. E’ piuttosto lontano ed in disparte. Si trova appoggiato ad un camion che potrebbe fornire persino la giusta copertura.
Divoro lo spazio che ci separa a grandi passi. Mi aiuta a riscaldarmi un po’ e non ho di certo voglia di farmi scoprire da Marco così allo scoperto.

– Ciao. – Mi fa il tipo.
Veramente ora non saprei cosa rispondergli. Certo che è piuttosto imbarazzante. Quando me lo sono immaginata poco fa sembrava tutto più semplice e lineare. Che vergogna.
– Ciao. – Gli rispondo sorridendo. Che deficiente che devo sembrare. Un attimo prima, sicura e decisa, ora come se fosse il primo appuntamento.
– Dove vai di bello? – Mi chiede il tipo.

Mi guardo un po’ attorno. Sono ancora allo scoperto. Magari Marco esce da un momento all’altro e mi trova nel parcheggio. Devo fare presto. Ma come faccio a fare in fretta? Sto veramente pensando di mollare tutto quanto e tornarmene indietro. Meccanicamente mi escono delle parole di bocca, ma è come se fossero pronunciate da un’altra me stessa.
– Senti’ – Gli faccio mentre mi vergogno al massimo. Quasi cambio idea.
– ‘ hai voglia di divertirti un po’? –

– Cosa? – Il tipo sembra non capire. In effetti, posso capire la sua incredulità. Purtroppo ho fretta e non ho tempo per farmi rimorchiare nella maniera classica. Certo, normalmente, apprezzerei molto un appuntamento vecchia maniera; ma a questo giro passo. Prima mi tolgo questo prurito e meglio è per tutti; anche per Marco che gli piaccia o no.

Prendo una sua mano tra le mie. Lui non oppone alcuna resistenza. Mi faccio più vicina e gli sussurro piano.
– Ti va di scopare? –
Il tipo ammutolisce. Per un attimo c’è solo il vento che soffia veloce e che riempie quel silenzio. Chissà cosa pensa? Che sia una trappola? E’ una candid-camera? Nella sua faccia scorgo un rapido susseguirsi di emozioni. Che prenda una decisione in fretta, non ho tutta la mattina.

Lo trascino dietro un camion parcheggiato piuttosto lontano dagli altri. Non è proprio semplicissimo trascinare un energumeno di novanta cento chili, ma non sembra che si stia opponendo più di tanto. Siamo al limite del parcheggio. Dall’altra parte ci sono solo i campi dei contadini e nessuno in vista a lavorare nei campi.
– Dai spicciati. – Gli faccio.
Quando arriviamo mi guardo un po’ attorno. Siamo abbastanza isolati da tutto il resto. Marco non riuscirà a trovarmi facilmente.

Il tipo mi fissa ancora incredulo. Gli salto addosso e lo bacio. Il cuore letteralmente mi parte a mille. Mi ci avvinghio come una piovra con le braccia attorno al suo collo. Le lingue s’incontrano e ci esploriamo a vicenda.

In pochi istanti riesco a sbottonargli i pantaloni e a liberargli l’uccello dalle mutande. Il tipo prova a dirmi qualcosa, ma arrivati a quel punto non ho certo intenzione di tirarmi indietro.
Faccio un passo indietro tutta affannata. E’ buffo vedere il tipo con i pantaloni abbassati e l’uccello di fuori che gli si sta rapidamente inturgidendo.

Mi tiro su la gonna e con un gesto rapido mi sfilo le mutandine che cadono per terra. Penserò dopo al fatto di quanto possa essere sporco quel parcheggio. Guardo il tipo divertita perché ha il volto oramai paonazzo e l’uccello tutto in erezione che gli spunta fuori dai lembi della maglietta. Sembra un appendiabiti umano. Bene non ci è voluto molto ad eccitarlo.

Ci fissiamo a vicenda per qualche secondo. Ci stiamo studiando.
L’aria fredda del mattino mi accarezza la pelle nuda delle gambe ma non avverto più freddo.
– Adesso sai cosa devi fare? – Lo prendo in giro, la cosa sembra divertente.
– Cazzo, certo. – Il tipo sembra essersi ripreso dal mio spettacolino piuttosto in fretta. Mi viene in contro e prendendomi per la vita mi solleva letteralmente da terra. Sono diventata leggerissima tutto ad un tratto.

Fa un giro su se stesso sempre tenendomi sollevata con le braccia e poi mi sbatte contro il rimorchio del camion. Cuzzo con la testa; ma invece di sentire dolore, quasi mi viene da ridere. Sono contenta, sta procedendo tutto come immaginavo. Mi sento euforica.

Il suo corpo preme contro il mio. Il suo volto sprofonda tra il mio collo e il seno.
L’istante successivo avverto il suo pene che si appoggia sulla mia gamba. Il mio cuore perde solo un battito per la sensazione che mi provoca. Il calore è la prima cosa che avverto. Il suo pene è caldissimo. Sembra così strano in quel mattino freddo; ma al tempo stesso è anche così reale.

Il tipo mugola qualcosa che non capisco, poi fa scivolare su il pene fino a quando non incontra il mio sesso e velocemente ci affonda dentro. Ora sono io che mugolo qualcosa.

E’ piuttosto rude e per nulla gentile. Sono minuti selvaggi. Lui ansima come un bufalo mentre mi sfonda letteralmente. Ogni volta che affonda il suo arnese, sbatto anche contro il camion. Le sue mani sono inchiodate sulle mie braccia distese lungo il fianco del camion. La sua barba ispida mi irrita ovunque decida di baciarmi. Io chiudo gli occhi e mi godo il mio momento di felicità.

Mi sembra di essere ubriaca senza aver toccato una bottiglia. E’ esattamente come ieri sera e la cosa mi inebria. Essere sbattuta violentemente contro quel camion mi fa provare le stese identiche emozioni che avevo provato neanche dieci ore prima.

Mi viene dentro con molta soddisfazione per entrambi. Che razza di situazione; mi piace però. Tento di riprendere fiato, ma lui mi è letteralmente crollato addosso. Mi comprime con tutto il peso del suo corpo contro il camion. Mi sembra di essere nel mezzo di un panino. Pressata da ogni parte e senza via di fuga.

Ansimo anch’io. Ho veramente goduto e provo ancora piacere in tutto il corpo. Vorrei accasciarmi per terra ed abbandonarmi a quelle sensazioni per qualche secondo. Vorrei crogiolarmi ansando in quel caldo abbraccio fatto di desiderio e trasgressione. Invece sono ancora inchiodata a quel camion.

Provo a spingere via il tipo ma non lo smuovo di un millimetro. Non so cosa mi prende ma mi metto a ridere quasi istericamente. Penso velocemente a Marco che magari mi starà cercando o al fatto che mi sono ridotta ad accoppiarmi con chiunque in qualunque luogo. Sono caduta in basso; ma non me ne importa assolutamente nulla. Non finché scopo così intensamente.

Sento il membro del tipo che rapidamente torna ad inturgidirsi. Fantastico è stato veramente veloce a riprendersi. Gli permetto di tastarmi il corpo. Le sue mani avide mi stropicciano come fossi uno straccio. Ad ogni suo tocco mi infiammo. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalle sensazioni. Mi fa girare su me stessa. Le sue mani si insinuano tra le mie gambe. Giocano con il mio sesso e risalgono nel solco del mio sedere soffermandosi sul mio buchetto dietro.

Cazzo il culo penso tra me. Mi vuole sfondare anche lì. Penso al dolore che proverò e mi prende il panico. Apro bocca per fermarlo. Il gioco mi sta per sfuggire di mano.
– Aspetta. –
Il tipo mi piazza una mano sulla faccia e mi spiaccica il volto contro il camion, nemmeno riesco a fermarlo.

La penetrazione è istantanea. Il dolore, invece, è acuto e bruciante. Per un istante rimando interdetta dal dolore e dalla sorpresa poi tento di divincolarmi in tutti i modi. Non è così che avrei pensato di concludere la mia piccola avventura.

Sembra strano; ma solo per un attimo, è come se mi stessi guardando da fuori.
Vedo il tipo che mi sbatte contro il camion e poi mi incula selvaggiamente. Mi sento eccitata come non mai.

Alla fine desisto, con una certa fatica mi rilasso e mi abbandono completamente alla mercee del tipo. Lentamente, ad ogni sua penetrazione, il dolore svanisce ed inizio ad ansimare. Certo, avverto sempre quella sensazione di bruciore, ma diventa piano, piano sempre più piacevole.

Neanche me ne accorgo ma incomincio ad urlare. Urlo non più di dolore, ma di piacere. Probabilmente urlo talmente forte che potrebbe sentirmi chiunque. A quel punto, però, non me ne importa più niente. Godo e voglio che chiunque sia nei dintorni se ne accorga. Non mi importa più nulla di farmi scoprire. Il camion potrebbe ripartire proprio in quel momento e io rimarrei lì ferma nel mezzo del parcheggio a farmi sfondare felicemente.

E’ solo una questione di sesso e lussuria. Provo un tale fuoco dentro che posso spegnerlo solo in un modo. Il cazzo di uno sconosciuto che mi tormenta il culo. Il dolore è la punizione che merito. Il piacere è il premio per il mio peccato.

Dopo non so quanto il tipo mi viene dentro per la seconda volta. Mi sbatte contro il camion per qualche altra volta; probabilmente solo per il piacere di farlo, poi me lo sfila da dentro. Ci rimango quasi male. Vorrei tanto il tris.

Sussulto, il tipo mi molla un sonoro schiaffo sul sedere. Ritorno alla dura realtà. Chissà da quanto tempo Marco mi starà aspettando? Per un attimo penso solo lui e al nostro viaggio. Mi sento colpevole.
Approfitto del fatto che il tipo ha mollato la presa per un attimo e scappo via. Non sono, però, una maleducata. Saluto il tipo che probabilmente starà ancora riprendendo fiato e lo ringrazio pure.

Corro verso la macchina. Quando arrivo mi guardo attorno. Del mio ragazzo nemmeno l’ombra. Che mi stia cercando in bagno? Insomma dove diavolo è finito? Sono sparita per chissà quanto e lui nemmeno mi sta cercando? Tiro il fiato e riprendo a respirare normalmente. Forse l’ho fatta franca.

Appena sono sicura che il mio ragazzo non sia nei dintorni mi guardo nello specchietto laterale della macchina. Mi sistemo velocemente i capelli, sono tutta arrossata e probabilmente anche sudata. Non posso farci molto purtroppo; in macchina mi toccherà tenere il finestrino aperto per un po’ per confondere gli odori.

Mi tasto i vestiti per assicurarmi che non ci siano strappi o cose simili quando mi accorgo che mi sono dimenticata pure le mutandine. Cazzo che deficiente. Mi scappa una risata incontrollata.
Le ho lasciate dietro quel camion. Chissà se le ha prese il tipo? Di certo se le merita, mi ha scopato come se fossi l’ultima ragazza rimasta sulla faccia della terra. Mi sento ancora piena del suo seme, appagata come non mai.
Che mi sta succedendo?

Marco esce proprio ora dal bar dell’autogrill con un sacchetto in mano. Sospiro di sollievo. Non si è accorto di nulla. Ma come fa?

Ci salutiamo scambiandoci un bacetto veloce. Sento odore di zucchero a velo e pasta sfoglia calda. Sembra invitante.
– Che c’è lì? – Gli chiedo incuriosita.
– Cornetti. Li ho presi anche per chi ha già fatto colazione. –
– Sei fantastico. – Mi spreco con un altro bacio, poi gli dico:
– Dai, salta su in macchina. –
– Hai fretta di arrivare? –
– Non immagini quanto. – Gli rispondo.

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