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Racconti Erotici Etero

Il quaderno di Helena

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Vorrei porre alla vostra attenzione un quaderno che ho ritrovato in un vecchio baule nel bilocale dove vivo a poche centinaia di metri dal centro di Torino. Il quaderno in questione non è nient’altro che il diario di una ragazzina che si firma Helena K., vissuta in questo stesso appartamento negli anni della seconda guerra mondiale. Spero che qualcuno, leggendone il testo, possa in qualche modo riconoscersi nei personaggi ed aiutarmi nella consegna del quaderno alla legittima proprietaria o a ciò che resta della sua famiglia.

12 Maggio 1943

Io mi chiamo Helena K. e questo è il mio quaderno. Non ho molte cose da scrivere e nemmeno penso di essere brava a farlo ma la noia e la paura di questi giorni di guerra mi spingono a tenere un diario di memorie. Io sono ebrea e vivo assieme alla mia famiglia e alla famiglia L., nascosta in questa casa ormai da 3 mesi.

14 Maggio 1943

Oggi mio padre e il signor L. hanno terminato il tunnel di comunicazione tra la mia stanza e quella di Pietro. Pietro è il figlio del signor L., ha 21 anni, è biondo e quando mi accorgo che mi guarda abbassa gli occhi e diventa rosso. Chissà’ forse gli piaccio.

Il tunnel nel muro è nascosto da un pannello di legno e servirà da nascondiglio nel caso in cui i fascisti dovessero scoprire il nostro rifugio.

19 Maggio 1943

Pietro mi ha regalato un bellissimo mazzetto di primule rosse e gialle. Ha corso un bel rischio per prenderlo ma quando gliel’ho detto ha alzato le spalle e ha sorriso. Lui è timido e parla poco ma è sempre così gentile con me’ passiamo le nostre giornate insieme a fantasticare sulle cose che faremo quando la guerra sarà finita. Mi ha detto che si sposerà e che vorrà avere tanti figli ma quando gli ho chiesto con chi intende sposarsi è diventato rosso e ha cambiato discorso.

24 Maggio 1943

Questa notte qualcuno è entrato nella mia stanza. Me ne sono accorta questa mattina; le mutandine che di solito appoggio sullo schienale dell’unica sedia della stanza prima di andare a dormire sono sparite. Non ho detto nulla a mio padre perché voglio aspettare e vedere cosa succede. Sono quasi convinta che sia stato Pietro a prenderle, forse il desiderio di una donna lo ha spinto a compiere un piccolo furto. So che non dovrei pensare a certe cose ma il fatto che lui abbia un paio di mutandine mie, eccita la mia fantasia.

29 Maggio 1943

Nuova incursione del misterioso ladro. Questa volta l’ho colto sul fatto ma ho finto di dormire. Peccato che la mia stanzetta sia così buia; se almeno non avessero murato le finestre’ forse la luce della luna avrebbe potuto confermare o smentire l’ipotesi che sia veramente Pietro. Mi sono basata solo sul senso dell’udito. Ha girato nella mia stanza inciampando un po’ dovunque. Ogni volta che sentivo un calcio alla sedia o alla piccola scrivania mi scappava da ridere immaginando Pietro che brancolava nel buio. Beh’all’inizio in realtà ho avuto paura ma la situazione mi sembrava così divertente’ forse domani ne parlerò con Pietro direttamente.

30 Maggio 1943

Oggi parlando con Pietro gli ho chiesto se non aveva per caso qualcosa di mio nella sua stanza ed è diventato viola dalla vergogna. Mi ha risposto di no ma ormai sono sicura che le mie mutandine ce l’abbia lui.

06 Giugno 1943

Questa notte mi ha nuovamente svegliata la presenza di Pietro nella mia stanza. Sveglia ad ascoltare il suo respiro e i suoi passi nudi sul pavimento di legno. Si è fermato davanti al mio letto e con una mano ha cercato il mio corpo sotto il lenzuolo leggero. Io ero terrorizzata, non sapevo come reagire così non ho reagito affatto fingendo di dormire. La sua mano ha incontrato i miei fianchi ed è salita lentamente fino a raggiungere il mio seno. Le sue dita si sono fatte spazio tra i bottoncini in madreperla della camicetta da notte ed hanno accarezzato dolcemente i miei capezzoli irrigiditi dal tocco. Poi se n’e’ andato. Non ho dormito per tutto il resto della notte ed oggi sono stremata. Proverò a riposarmi qualche oretta’

07 Giugno 1943

Non posso di certo biasimare Pietro per i suoi desideri. Ho deciso di non parlare con nessuno dell’incidente di ieri anche perché non nascondo il desiderio che capiti ancora. Non ne ho voluto parlare neppure con lui; è così timido ed ho paura che si offenda e non venga più. Ormai dormo il giorno per vivere la notte, sola nel letto in attesa che torni ad accarezzarmi ancora. Da questa notte dormirò con la camicetta sbottonata sul davanti così gli faciliterò un po’ il compito.

10 Giugno 1943

A poche ore dal mattino sono stata svegliata da una carezza leggera su un fianco. Ho avuto una contrazione involontaria dei muscoli ma non credo che Pietro si sia accorto che ero sveglia perché ho continuato a fingere il sonno. Le sue carezze sono state bellissime e mi hanno fatto fremere di piacere. Quando ha trovato la camicetta aperta ha infilato la mano e mi ha leggermente stretto un seno accarezzandolo appieno con il palmo della mano, poi seguendone il contorno rotondo soffermandosi sulla punta dei miei capezzoli; ha abbassato il viso ed ha profondamente inspirato per carpire l’odore della mia pelle nella riga che separa i miei seni. Io l’ho lasciato giocare con il mio corpo; anche quando, con dita tremanti, ha slacciato gli ultimi quattro bottoni della camicia da notte scoprendo totalmente il mio corpo nudo che cominciava a fremere dall’eccitazione. Poi mi ha baciato sui seni giocando con la lingua intorno ai miei capezzoli, stringendoli a se leggermente. Quando se n’è andato sono rimasta immobile a godere del suo profumo, ancora forte nella stanza.

11 Giugno 1943

Oggi ho riletto di nascosto da sguardi indiscreti, nell’androne delle scale, le righe che ho scritto ieri. Questo quaderno sta diventando molto prezioso perché cela i miei segreti e ha la facoltà di riportarmi quell’eccitazione che, ora che ho scoperto, non voglio più abbandonare. Pietro lo vedo sempre meno di giorno, la sua porta è sempre chiusa e da lì non escono quasi mai rumori. Credo che abbia paura di incontrarmi alla luce del sole’ ma io so aspettare la notte.

14 Giugno 1943

Avevo paura che non tornasse più ed invece’ questa notte ha osato tantissimo ma ormai riconosco di essere in balia delle sue carezze. Dopo aver scoperto il mio corpo mi ha accarezzata tra le gambe prima tra i piccoli peli del pube poi premendo le sue dita sul monte di Venere. Ogni tanto toglieva la mano e lo sentivo inspirare profondamente; ho immaginato che facesse quello per sentire il profumo dei miei umori. Fingendo di muovermi leggermente nel sonno ho allargato un po’ le gambe per dare spazio alla sua mano. Le sue dita hanno cominciato, lentamente, ad accarezzare le labbra del mio sesso premendo sul clitoride e poi penetrando dentro di me, sfiorandomi l’interno delle cosce fino a farmi raggiungere un piacere sublime che solo a stento sono riuscita a trattenere. La prossima notte non so davvero se riuscirò a resistere’

15 Giugno 1943

E’ tornato l’uomo dei sogni. Mi ha colto nel sonno girata di schiena. Sono state le sue dita tra le mie natiche a svegliarmi’ la pressione delle mani sulle mie intimità’ e poi le carezze’ le sue dita calde e umide dei miei umori che si fanno spazio tra le labbra, si impregnano di me, scivolano dentro di me, mi scuotono il corpo e la mente, anche quando, con forza e delicatezza insieme, giocano con le mie parti dietro’ non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto. La verità è che non mi sono mai posta problemi di tabù per il semplice fatto che non mi sono mai interessata al sesso’ ma non mi spaventa essermi accorta di non averne affatto; come vorrei che le nostre notti non finissero mai’ è tutto così eccitante’.

17 Giugno 1943

Questa notte anche Pietro ha voluto la sua parte. Mi stavo addormentando sfinita quando mi sono accorta che lui era nella stanza che respirava silenziosamente in piedi sopra al mio letto. Poi, con le sue mani gentili e aggraziate, ha sbottonato la camicetta da notte fino in fondo lasciando il mio corpo nudo supino nel letto. Ha ripreso a toccarmi in basso come le altre notti, uscendo ed entrando dentro di me con i suoi movimenti lenti e leggeri’ inizialmente ho scambiato il calore su un mio seno per quello della sua mano ma mi sono accorta che quella sensazione di caldo non potevano essere le sue dita. Faceva appoggiare il suo membro sui miei seni e giocava con i miei capezzoli facendolo ruotare intorno ad essi. Poi ha cominciato a masturbarsi sopra di me accarezzando il suo pene sul mio seno’ Inizialmente ho avuto paura’paura di lui, del suo seme, di tutto ciò che stava capitando’ ma l’eccitazione del suo respiro, il suo scavare dentro di me ha avuto l’effetto di un rilassante invito a lasciarsi andare’ Comunque si è fermato prima di venire, o almeno così credo, non ho molta esperienza in queste cose’ forse ha avuto paura di svegliarmi o di sporcarmi ma credo che se lo avesse fatto mi sarebbe piaciuto comunque’ forse di più.

21 Giugno 1943

Penso di amare Pietro per quello che mi fa provare, per le cure che dedica al mio corpo, per il suo modo gentile di essere amante improvvisato di notte e amico sincero di giorno anche se ormai il giorno è sempre meno presente. E’ da due giorni che non lo vedo del tutto’

24 Giugno 1943

Il suo respiro notturno è un rumore che si fa strada nei miei sogni e, lentamente, mi riporta al mondo della veglia. Questa notte ho lasciato ancora che mi toccasse con le sue mani che ormai hanno preso esperienza con il mio corpo’ l’ho sentito masturbarsi su di me mentre mi accarezzava poi’ non so come sia successo, forse troppo preso dall’eccitazione ha appoggiato il suo membro sulle mie labbra. Non sapevo davvero come reagire’ con la mano Pietro spostava il suo pene appoggiato sulla bocca in maniera da aprire le mie labbra, per farsi spazio. Io sono stata lasciva, il mio corpo era troppo scosso dalle carezze che continuava a darmi’ non ho saputo davvero ritrarmi a quel gioco’ ho allargato lentamente le labbra e lui lo ha spinto dentro’mi vergogno tantissimo perché ora so che Pietro si è accorto che non dormivo’ non ho voluto resistere, con il suo sesso nella mia bocca ho iniziato dolcemente a giocarci con la lingua, avvolgendolo e bagnandolo con la mia saliva’ poi ho cominciato a succhiarlo avidamente’ per averlo tutto per me’ per assaporare tutto il suo sapore’ per sentirmi piena del suo sesso’ per restituirgli tutto quel piacere che mi ha dato in queste notti. Lui continuava a masturbarsi con il suo pene tra le mie labbra, poi ho sentito il suo respiro accelerare, farsi più denso, corposo’il suo sesso ingrandirsi a dismisura dentro di me e un’ondata di calore ha invaso la mia bocca e la mia gola’una volta’.due volte’poi sempre meno’sulla lingua immobile, rilassata per ricevere i suoi ultimi spasmi. Se n’è andato furtivamente lasciandomi soddisfatta sul letto’con il suo sapore caldo ancora tra le labbra.

25 Giugno 1943

Ho cercato per tutto il giorno Pietro per parlargli’ per dirgli che sono pronta per lui’ che lo amo ma non l’ho trovato. La sua stanza è sempre chiusa’

27 Giugno 1943

Sono disperata’vivo ormai con il rimorso e il ribrezzo di me stessa nel cuore e nell’anima’ Oggi ho chiesto a mia madre di Pietro mi ha risposto che Pietro non vive più nella nostra casa ormai da 7 giorni. Ha preso parte alla IV Brigata partigiana e ora sta con i suoi compagni da qualche parte sulle colline delle Langhe’ Non osato dirle tutto ciò che avveniva di notte perché ora dubito che sia stato lui il mio amante per tutto questo tempo’ ho deciso che questa notte me ne andrò anche io’ è meglio affrontare gli orrori della guerra che quelli di questa casa’ spero che Dio abbia pietà di me il giorno che dovrà giudicarmi.

Il quaderno si interrompe qui, il resto delle pagine sono strappate. Nonostante le mie ricerche non sono venuta a conoscenza di chi abbia vissuto nella casa durante la guerra. Questo quaderno è tutto ciò che rimane della disperazione di una ragazza di nome Helena K. Ed è tutto ciò che rimane della sua memoria.

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