Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Il sesso e la morte: il gladiatore

By 15 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ha ancora le urla nelle orecchie’.
‘Lucius’ Lucius’ Lucius” la folla in delirio grida il suo nome dagli spalti prima dell’arrivo della belva.
Solleva lo sguardo verso la tribuna del governatore romano di Nimes per poi rivolgersi di nuovo verso l’arena.
Sente il sangue scorrere veloce nelle vene e il cuore scoppiargli in petto’ i pensieri vanno a mille’ si susseguono in un solo istante’ si aggira per l’alloggio dei gladiatori saltando in preda all’euforia e con un candelabro simula i colpi di gladio inferti alla tigre.
Uno, due, tre colpi e cade sconfitta’ il suo viaggio dall’India è terminato lì, la morte l’ha colta per mano sua.
Rivive ogni istante della lotta fino ai colpi finali. Il suo pensiero si sofferma sullo sguardo della tigre che si spegne e sulla gioiosa crudeltà nell’esserne l’artefice’ mors tua vita mea.
Gioisce, urla! E’ in pieno delirio adrenalinico’ annusa le ferite infertegli e il sangue della fiera che gli ricopre parte del corpo.
Gode di quell’aspro odore, il disgustoso sentore della morte.
Non riesce a liberarsene, non vuole’ si ripulisce poco con i candidi panni portatigli in camera ma continua a muoversi da un punto all’altro della stanza senza riuscire a calmarsi.
Ha così tanto fuoco in petto da poter sollevare le montagne se glielo chiedessero!
E’ così preso dall’euforia da non accorgersi neanche dei passi nel corridoio.
Pochi minuti prima una giovane donna si avvicina alla guardia degli alloggi. Dal sacchetto di ricami dorati prende più monete e gliele porge. Nessun rumore o parola. Solo gesti di assenso e la porta che si apre verso il corridoio che conduce alla prigione dorata di Lucius.
Discende a passo lieve gli scalini polverosi e apre la porta.
L’uomo si volta’ la osserva alla luce tenue della candela e già la spoglia con gli occhi.
Vede in lei una nuova belva da domare. Stesso sguardo di tigre, stessi occhi di giada.
Dai vestiti ricamati e dai mille gioielli d’oro colmi di pietre preziose che le adornano braccia e collo comprende di trovarsi di fronte ad una patrizia. Le conosce queste donne’ donne ricche, viziate, capricciose, dai costumi sempre più dissoluti. Più pericolose delle fiere che combatte.
La patrizia gli gira intorno osservandolo con attenzione come fosse al mercato a comprare un toro: il suo sguardo contempla quello che a suo giudizio è il più bello, il più possente, quello dal pelo più lucido.
Gli tocca i capelli sporchi di terriccio e impastati di sudore, indugia con la mano sui bicipiti lucidi e muscolosi e scivola con tocco lieve a saggiare la consistenza dei sodi glutei.
‘Cosa vuoi, donna?’ le chiede con voce rude.
Passandogli le dita tra i capelli gli risponde con tono di sfida ‘Stanotte ti ho comprato prode Lucius… ti userò per il mio diletto’.
‘Nessuno può usarmi, tanto meno tu’ i toni si fanno sempre più aspri.
‘Ah no? Non sei uno schiavo tu? Un uomo che riconquista la sua libertà lottando? Si’ si che lo sei’ e oggi io ti ho comprato’ sussurra nei suoi orecchi quelle parole con disprezzo, lo stesso che riserva a chi non può che essere succube del proprio volere, lo stesso che riserva agli uomini che piega ai suoi desideri.
Stanotte ha deciso di piegare un gladiatore, un uomo che sfida la morte in ogni lotta.
Lo stuzzica, gli gira intorno lanciandogli languidi sguardi e sfiorandolo più volte nelle parti intime mentre lui trattiene l’impulso di reagire.
‘Qual è il tuo nome?’ le chiede.
‘Gaia Aemilia” risponde la giovane.
‘Gaia” la prende dalla vita e la solleva come fosse una piuma.
La getta violentemente sul letto e le alza le vesti scoprendole il sesso.
In preda ad un’improvvisa paura Gaia stringe le gambe con forza senza riuscire a contenere la veemenza dell’uomo che si posizione tra le sue cosce per impedirle di chiuderle.
Lucius si scopre dei pochi panni ancora lerci e tira fuori un sesso possente con la cappella chiara e l’asta scura e venata, un cazzo diritto e prepotentemente eretto, lungo e largo abbastanza da far sciogliere la giovine.
Lo desidera e lo teme.
Nessun preambolo, nessuna divagazione.
Vuole scoparla con tutta la forza che ha in corpo.
La fissa negli occhi’ lei distoglie lo sguardo ma lui le ferma il volto con una mano e con l’altra dirige il suo membro nel corpo della donna cercando di penetrare in quella bollente fessura.
Vince la resistenza della carne in pochi colpi, come un ariete a sfondare un portone. La regge per il collo inchiodandone gli occhi ai suoi e nel mentre vede la sua figura inarcarsi per la violenta penetrazione.
Quando infine sente i due pubi sfiorarsi inizia a caricare potenti colpi.
Si cala su di lei e con le mani le scopre il corpo più che può mentre la fotte in modo animalesco. Alla fioca luce delle candele emergono i pallidi seni, tesi e duri. Li stringe tra le mani e ne morde i capezzoli rosei tanto da lasciarle i segni dei denti. Sotto il suo cazzo si fa strada tra la ormai cedevole carne ed ad ogni colpo le provoca un sussulto di piacere misto ad un lieve dolore.
E’ bruciore’ il miele che le scorre copioso lungo le cosce non allevia i brividi da sfregamento dei sessi troppa è l’imponenza dei colpi.
Gaia viene ripetutamente tra mille gemiti, spinte e morsi sulla tenera pelle.
La volta come fosse una bambola di carne rivolgendone il sedere a bordo del letto. In preda alla libidine più folle cala il volto tra le bianche natiche. Le apre come stesse dischiudendo un fiore e, annusatone il profumo, punta di nuovo la cappella verso le piccole labbra strisciando sul solco dal clitoride alla fenditura del sedere. La regge dai fianchi, passa più e più volte le ruvide mani sui glutei sodi saggiandone la rotondità, accarezzandoli per poi colpirli forte, a mano larga, fino ad arrossarli.
E la prende ancora.
Infila più dita nella fessura più piccola per poi violarla tra i gemiti di dolore della giovane donna. Le apre il culo piano sforzando di entrare. Fa oltrepassare con poca difficoltà la cappella e con decisione fa scivolare all’interno l’asta lunga e spessa. Sente lo stretto anello dello sfintere stringere il membro alla punta fino a giungere a toccare la base dell’asta e si ferma dentro lei.
Le si aggrappa ai seni e riprende a scoparla con lentezza. I colpi si fanno sempre più veloci al cedere dell’anello e il buco sempre più largo. Lucius solleva la gamba sul bordo del letto e infila il cazzo dentro più che può, quasi a volerla rompere. La punisce della superbia mostratagli nel comprarlo e glielo fa sentire dentro tutto, a fondo. Da quella posizione riprende a fotterla schiacciandola sul letto così da impedirle di sfuggirgli. I colpi si fanno più duri e insistenti. Il godimento stordisce Gaia che, dopo poco, smette di agitarsi e inizia a gridare’ a gridare di non risparmiarla, di fotterla più forte fino a farle implorare di fermarsi.
Lucius la esaudisce. Il ritmo diventa più intenso, le palle sbattono contro il corpo accaldato della giovane donna e inizia a grugnire egli stesso.
Sente la potente erezione arrivare al culmine, più forte di qualsiasi altra volta, e i tremiti dell’orgasmo che scuotono il suo membro e lo estrae. Si svuota sulla schiena della donna madida di sudore.
Gli schizzi ne colpiscono le spalle, il collo, la nuca’ inumidendo i riccioli scuri raccolti in un ampio fermaglio. Un rivolo denso discende lungo il solco della colonna vertebrale.
Solo allora si abbandonano entrambi al riposo.
Prima che sorga il sole Gaia riassesta gli abiti ormai sgualciti e raccoglie i riccioli ribelli alla ben meglio. Avendo cura di non far rumore estrae dal sacchetto ricamato un monile d’oro. Sopra vi riporta incisa una tigre. Lo contempla nell’oscurità e lo poggia nei pugni dischiusi del gladiatore dormiente come ringraziamento delle emozioni regalatele per poi alzarsi.
Lui la blocca dal polso e la ferma prima che riesca ad sollevarsi dal giaciglio.
Gli occhi si incontrano in un fulmineo sguardo.
Stesso atteggiamento di sfida. Non l’ha schiacciata.
La tigre non è stata domata e forse nessuno ci riuscirà mai.

Leave a Reply