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Racconti Erotici Etero

Il Silenzio

By 22 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Barbara era stesa sul letto della sua stanza. Era distrutta. Aveva lavorato sodo per mesi per superare brillantemente uno degli esami più difficili del suo corso. E ora, come svuotata, cercava di recuperare le forze per la sera. Elio, il suo ragazzo, infatti, la portava a cena fuori in un localino ai margini del parco pubblico, in un ambiente molto chic e …. poco rilassante. Aveva quattro ore buone prima che Elio arrivasse a casa a prenderla e Barbara intendeva passarle nel riposo più assoluto. Approfittando della calda giornata di luglio, si era messa in mutande e reggiseno sul letto, con la sua stazione radiofonica preferita a tutto volume, mentre leggiucchiava un rotocalco femminile.

Mentre, rilassata, si accarezzava i capelli e leggeva il rotocalco, entrò in stanza suo fratello Giovanni: “Sono con un amico e stiamo studiando intensamente perché domani avremo l’esame. Per non sentire la tua radio a palla, ci siamo spostati in cucina, perché nella mia camera non riuscivamo a concentrarci. Capisco che dopo aver superato l’esame, tu te ne freghi di noi mortali, ma anche in cucina abbiamo difficoltà a concentrarci. Per cortesia, abbassa il volume della radio!”. 
“Ok! ……… ricevuto! “ Rispose Barbara,

spense la radio e si rimise a leggere.

“Ti prego di non farmi più alzare dal tavolo, è un momento difficile per l’esame, siamo un po’ indietro e dobbiamo sodo.”

“Va bene, va bene, che palle!!!!”

Giovanni andò via, un po’ stizzito e Barbara pensò tra se che stava arrivando il momento per levare l’ancora e lasciare la famiglia. Sistemò meglio il cuscino dietro le spalle e si accomodò, poi tirò su le ginocchia in modo da poter appoggiare la pianta dei piedi sul letto. Era la sua posizione preferita per leggere a letto perché le lasciava libera di agitare le gambe senza perdere l’equilibrio. 

Stava leggendo un articolo sul kamasutra. Ne aveva sentito tanto parlare ma non sapeva esattamente cosa fosse. Improvvisamente si accorse che per non distrarsi dallo studio, aveva trascurato un po’ Elio. Era da molto che non faceva sesso e quella sera si sarebbe rifatta del tempo perso. Ora aveva bisogno solo di rilassarsi.

Leggeva con interesse e non si accorse che piano piano, la sua mano si era infilata sotto le mutandine e le dita avevano raggiunto il clitoride. Leggeva rapita, fantasticando tra le varie posizioni del kamasutra e arzigogolando sul come metterle in pratica senza sembrare troppo arrapata. Intanto con la mano si era procurato un po’ spazio tra la micina e le mutandine, il suo dito medio stimolava il clitoride e la micina produceva umori che le colavano lungo la figa e poi giungevano fino al buco del culo.  Si sentiva languida e sensuale.

Buttò il giornale giù dal letto, appoggiò la testa all’indietro sul muro e chiuse gli occhi. “Mi prendo un anticipo sugli orgasmi di stasera – pensò tra se e se! – Elio non se ne accorgerà nemmeno.”.

Lavorava piano il dito, solleticava il clitoride e si tuffava nella vagina, poi tornava su e accarezzava ancora il clitoride. Sentiva un piacere pervasivo che le nasceva dal profondo e le occupava tutte le sue cellule sensoriali. Era in catalessi!  So stava costruendo il suo personale piacere, senza fretta, con la dovuta calma ritardando un orgasmo che non poteva mancare e le avrebbe fatto esplodere la micina.

Invece di esplodere il suo orgasmo così ben costruito, le sembrò che esplodessero le orecchie. Un sordo rumore, nemmeno tanto forte, la richiamò alla realtà. Aprì gli occhi e vide, in piedi sulla porta Andrea, il compagno di studi di Giovanni, che la fissava rapito.

Passò, immediatamente, dallo spavento alla vergogna. Per lo spavento chiuse d’istinto le gambe, ma non tirò via la mano, le sarebbe costato troppo. Andrea non era un molestatore di ragazze, anzi era un ragazzo sempre gentile e sorridente, non timido ma riservato, carino e educato. Il tipo che piace alle mamme, ma non alle figlie. Che vergogna essere scoperta in un’attività così personale! E poi, proprio da lui.
Il sacrificio di lasciare a metà quel momento magico era troppo grande e, sperando nella riservatezza di Andrea e che non si fosse accorto della sua attività, chiuse di nuovo gli occhi e appoggiò, di nuovo, la testa all’indietro, sfilò piano piano la mano da sotto le mutandine e fece finta di tonare a dormire.

Non sentiva alcun rumore e sperò che Andrea fosse andato via. Riaprì, lentamente, gli occhi e …. sorpresa! Andrea era a trenta centimetri da lei e aveva tirato fuori il suo cazzo in tiro per le grandi occasioni. Chi l’avrebbe mai detto! Quel bravo ragazzo, era, invece, un bel furbacchione. In pochi secondi valutò se era il caso di gridare aiuto o far finta di niente. Invece fece altro ancora: allargò le gambe e infilò di nuovo la mano sotto le mutande.
In un attimo Andrea lasciò il suo arnese e portò la mano sulla micina di Barbara e cominciò a masturbarla. Barbara non sapeva cosa fare. Aveva tropo bisogno di lasciarsi andare languida a un orgasmo che aveva artificialmente ritardato troppo. Quel cazzo teso e duro era quello che le mancava ed era a trenta centimetri da lei. Con movimenti lenti ma decisi, afferrò il cazzo di Andrea e lo portò alla bocca, mentre lui infilò tre dita nella vagina allagata. Aveva tre dita in figa che le rovistavano ogni angolo e un bell’esemplare di organo riproduttivo maschile tra le mani. Lo strinse forte e fece scivolare la mano verso la base dell’asta, scoprendo una cappella rosso violaceo che sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro. Una cappella da innamorarsi immediatamente. E invece, Barbara tirò fuori la lingua e la passò dappertutto per inumidire. Poi afferrò il cazzo con entrambe le mani, come volesse staccarlo da quel corpo, e infilò la cappella in bocca, succhiando e insalivando tutto. Poi con una mano prese nel palmo i coglioni di Andrea, e cominciò a massaggiarli mentre con l’altra mano spingeva su e giù la pelle del cazzo, quasi a masturbalo, mentre leccava con gusto.

Andrea, godeva come un riccio ma voleva impalarla. Senza parlare, con contorsioni al limite dell’umano, le sfilò completamente le mutande, la spinse a mettersi a quattro zampe e la prese da dietro. Scivolò il cazzo di Andrea nella figa, scorreva sena attrito e spingeva in fondo. Barbara lo sentiva sempre più grande dentro di se e godeva a ogni colpo. Il respiro dei due diventava sempre più concitato, ma nemmeno un grido usciva dalle loro bocche. In silenzio si stava compiendo la scopata galeotta, ma nessuno dei due pensava se non a soddisfare l’altro. E così, come uno tsunami, tra forti spasmi di piacere, Barbara raggiunse un orgasmo d’intensità mai provata.  Andrea, soddisfatto del risultato, fece alzare Barbara, le avvicino l’uccello al viso mentre si masturbava freneticamente e in pochi secondi le inondò il viso di sperma.

Tutto si era svolto senza nemmeno una parola o un suono. Barbara aveva insperabilmente avuto ciò che aveva voluto e si sentì una regina. Senza nemmeno pulire il suo viso, con la lingua ripulì la cappella di Andrea, poi lo rimise nelle mutande e con un sorriso gli disse: “Ora va, qualcuno potrebbe accorgersi della tua assenza”.

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