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Il Tradimento

By 16 Gennaio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

-“Questa, questa, questa… e…”-

Livia aveva appena finito di rimettere a posto le bottiglie d’acqua che aveva riempito qualche minuto prima, quando chiudendo lo sportello del frigorifero avvertì due mani virili posarsi sulle sue spalle.

-“Indovina chi &egrave…”- disse con fare malizioso una voce altamente mascolina.

Livia rabbrividì e fu in grado di riconoscerla all’istante. Era Fabrizio, il marito della sua giovane figlia venticinquenne. Lui e Carla erano sposati da più di due anni e insieme formavano una deliziosa coppia, ma Fabrizio fin dalla prima volta che si era presentato a casa di Carla aveva sempre avuto un debole per lei. Mettendo dei soldi da parte, dopo il matrimonio, lui e la moglie erano riusciti a trasferirsi lontano da Livia, ma la loro intimità fu presto messa a dura prova. Qualche mese più tardi la coppia ricev&egrave una telefonata di Livia che chiedeva rispettabilmente ospitalità nella loro casa, in quanto da quando se n’era andata la figlia la sua stabilità economica vacillava e aveva bisogno di una mano. Entrambi, dopo un’attenta riflessione accettarono, ma il marito, non appena Livia mise piede in casa, sfruttò ogni momento in cui sua moglie era lontana da loro o dalla casa per corteggiarla. Le sue continue adulazioni e avanche finirono nel giro di qualche mese ad essere ben accettate da Livia, portando i due a far diventare ancora più intimo il loro rapporto di parentela.

-“E dai!”- esclamò Livia divertita, esprimendo un sorriso e alzando le mani -“Lo so chi sei.”-

Fabrizio iniziò amorevolmente a massaggiargli le spalle mentre Livia divenì sempre più rossa in volto. In un attimo capì benissimo dove le gesta del suo amante volessero andare a parare.

-“Ma che fai…”- mormorò timidamente. -“Lo so chi sei”- ripet&egrave e aggiunse -“Lo sai che…”-

-“Se ci scopre Carla, mia moglie e tua deliziosa figlia, siamo nei guai. Lo so”- finì Fabrizio.

La sua presa divenne sempre più lenta e dalle spalle le sue mani iniziarono a percorrere tutta la sua schiena, tastando la morbidezza dello splendido maglioncino viola che portava la sua focosa amante. Un piccolo regalo che la coppia aveva fatto alla donna qualche anno prima, in occasione del suo quarantanovesimo compleanno.

-“Certo che per essere avanti con l’età sei proprio in forma…”- mormorò Fabrizio.

Le sue dita arrivarono poco dopo a palparle dolcemente il sedere. Livia tentò di divincolarsi mentre avvertì le mani esplorarle il fondoschiena, facendole scappare dalla bocca piccoli gemiti di piacere. La donna era pronta per soddisfare l’eccitazione del suo amante trentenne.

-“Dai… smettila…”- tentò con voce sommessa, ma

Fabrizio proprio non voleva lasciar perdere.
Continuò senza sosta in quei gesti che trasudavano fisicità, ma qualche attimo dopo Livia si voltò. Ora lei e il marito di sua figlia erano faccia a faccia e riuscirono a scambiarsi un veloce e fugace sguardo d’intesa. Livia si passò rapidamente una mano tra i suoi capelli lunghi colorati splendidamente di rosso che si calavano fino alle scapole. La donna inarcò leggermente il petto per mettere in risalto l’ampia scollatura del vestito. Fabrizio non ci pensò due volte e chinando leggermente il capo, iniziò a strofinare dolcemente il naso contro la sua pelle, coordinando straordinariamente quei gesti con un pò di baci.

Livia si pronunciò in un paio di sorrisi. Quei gesti riuscivano sempre a divertirla un mondo, ma se Fabrizio non faceva sul serio riusciva a smettere dopo poco. Invece stavolta era diverso, perché lui continuava a darci dentro, allargando bacio dopo bacio la scollatura del maglioncino con le sue dita, mentre Livia continuava a ridere maliziosamente di gusto.

Il loro piacere continuò finché Livia, con un gesto rapido e deciso, se lo staccò di dosso e riuscì a togliersi goffamente il maglioncino che indossava. La donna si fece improvvisamente seria e spostando una sedia del tavolo lì vicino, si mise a sedere su di esso. Fabrizio si avvicinò a lei e le cinse le mani intorno al petto, cercando disperatamente i lacci del reggiseno bianco che copriva le grazie della sua amante. Il signore era ormai diventato esperto e, con abile maestria, riuscì a slacciarlo facendolo cadere a terra. Livia appoggiò le mani sul tavolo, lasciando a Fabrizio la libertà di prendere in mano i suoi seni. Iniziò così a palparli lentamente mentre con le punte delle dita sfiorava i capezzoli duri e turgidi della donna.

Nel frattempo che loro due erano intenti a fare del buon e sano sesso, Carla rientrò in casa. Quella sera si sentiva senza forze. Il lavoro l’aveva sfinita, tanti fatti e poche chiacchiere. Aveva e sentiva il bisogno di ritagliarsi un momento di pace tutto per s&egrave. Posò senza curarsene troppo la borsa e il suo giaccone sull’attaccapanni all’ingresso. Subito dopo mise mano al cellulare che aveva in tasca e lo tirò fuori in un batter d’occhio curiosa di sapere che ora era: erano le otto di sera e questo riusciva a spiegare perch&egrave sentiva un certo languorino in bocca e un consistente brontolio allo stomaco. Si diresse così verso la cucina, mentre le riaffiorò alla mente che a pranzo non aveva mangiato nulla, ma non appena arrivò a pochi metri dalla porta chiusa, sentì strani gemiti maschili e femminili provenire dall’interno del locale. In un lampo un brivido di paura riuscì a cancellargli tutti i pensieri, perch&egrave era in grado di riconoscere quei gemiti dappertutto. Strani pensieri le offuscarono la mente nel frattempo che aprì silenziosamente la porta e spiò la situazione: Fabrizio era intento a succhiare i capezzoli dei seni di sua madre mentre lei lo teneva incollato a s&egrave ponendogli una mano dietro al capo.

Il terrore l’assalì in un nanosecondo e lì per lì non sapeva come comportarsi. Avrebbe potuto interromperli sentendo poi suo marito implorare il perdono e sua madre restare interdetta, ma per qualche minuto restò lì immobile, ferma, impietrita. In quegli istanti si rese conto che non avrebbe dovuto accogliere sua madre in casa sua, che non avrebbe dovuto amare quell’uomo, che non sarebbe dovuta restare per un attimo in più in quella casa che ormai sapeva di tradimento. Così richiuse silenziosamente la porta e ritornò rapidamente sui suoi passi, mentre un pensiero le balenava in mente accecandola: e ora dove si sarebbe diretta?
Prese tutto ciò che aveva posato entrando e scese in fretta e furia le scale. Gradino dopo gradino si trovò fuori e l’aria gelida della serata riuscì per qualche istante a rinfrescargli la mente. Salì in macchina e si sedette mentre il mondo le crollò addosso. Non sapeva cosa fare, eppure da un pò di tempo intuiva che ci fosse qualcosa tra suo marito e sua madre. Livia era diversa, era più felice e meno burbera del solito e ogni tanto parlava di un corteggiatore segreto che la adulava riempiendola di complimenti. Trovandola quasi sempre in casa non sapeva proprio chi potesse essere quest’uomo, e i suoi sospetti si erano rivolti sul marito, ma non aveva avuto mai modo di constatarlo fino a quella sera.

Appoggiò la testa sul bordo del volante, stando attenta a non urtare il clacson. Dai suoi bellissimi occhi marroni iniziarono a scendere le prime lacrime, scatenandosi in un pianto che durò per diversi minuti. Quando riuscì a riprendersi, ormai, aveva la gola secca e la bocca asciutta, e deglutì amaramente mentre sentì di aver bisogno di un pò d’acqua. Ma in quel momento la priorità divenne il cercare un aiuto che potesse aiutarla a dimenticare.

Prese rapidamente il cellulare che aveva nella tasca del giaccone posato sul sedile passeggero e, non appena riuscì a tirarlo fuori, un brivido di salvezza le attraversò il corpo. Con cura quasi maniacale compose il numero di una collega, una con cui era in buonissimi rapporti e le confidava tutti i suoi segreti. Ormai la chiamava così spesso che sapeva il suo numero a memoria. Premette con forza il tasto della chiamata e si portò il telefono all’orecchio mentre deglutì faticosamente, tentando di rimpastare la gola. Qualche squillo dopo rispose una voce femminile e gioiosamente squillante: era Sandra.
La luce pomeridiana del sole illuminava l’ambiente, mentre Carla era comodamente seduta sulla poltroncina di pelle beige. Si trovava a suo agio in quel salotto arredato con cura. Forse era perché, nonostante l’invito dell’amica a riposare con lei, aveva passato la notte fuori. Per la disperazione era andata a mangiare in un fast food del cibo economico pieno di grassi, per poi crollare in macchina subito dopo. Al suo risveglio si sentì la schiena a pezzi, ma nonostante tutto aveva smaltito buona parte della tristezza provata la giornata precedente. Arrivò dall’amica poco prima di pranzo, e così mangiarono qualche boccone assieme, ma senza proferire alcuna parola su ciò che era accaduto. Ma in quel momento tutto era diverso. Sandra era di fronte a lei, con il busto e il capo leggermente chinato in avanti, scrutandola attentamente e pendendo dalle sue labbra. A Carla sembrò che l’amica aspettasse quel momento da molto tempo. Si sistemò un attimo mentre non riusciva a credere a ciò che stava vivendo.

-“Quindi?”- chiese Sandra con tono supercurioso, rompendo ogni indugio.

Carla si riscosse. Senza accorgersene era caduta per qualche attimo in un suo nuovo sogno, ma riuscì a tornare rapidamente in s&egrave.

-“Mi ha tradito, ecco”- rispose secca. -“Forse tu non capisci la gravità della situazione.”-

-“Sì, sì”- Sandra annuì con il capo. Capiva esattamente la gravità della situazione, ma in quel momento per lei si aprì uno spiraglio per un’opportunità. -“La capisco eccome. Ma la vita va avanti, non starci male”- finì con noncuranza.

-“No, cazzo, no!”- esclamò Carla agitando le mani in aria -“Non capisci nulla. Io lo amo.”-

Sandrà sbuffò mentre pensava alla sua risposta.

-“Uffa… Te l’avevo detto io che prima o poi sarebbe successo”- il suo tono di voce assunse una parvenza da maestrina. -“Ed &egrave successo. Punto.”-

Carla si sentì con le spalle al muro. Non poteva tornare a casa, non poteva più guardare in faccia il suo uomo e la sua mamma, ma in cuor suo, ahim&egrave, lo sapeva. Glielo aveva detto più volte, questo era vero, eppure non le aveva mai voluto credere. Scrollò le spalle tentando di farsi scivolare via l’accaduto.

-“Io lo amo”- ripet&egrave. -“Ma non posso vederlo, non più”- la sua voce divenne flebile e tremolante, i suoi occhi divennero lucidi. -“Non posso…”-

Stava per scoppiare di nuovo in lacrime quando Sandra si alzò e, dopo essere passata vicino al tavolino di vetro che le separava, si mise a sedere in pizzo sul bracciolo della poltrona. Ora si sentiva vicino a Carla, sia fisicamente che empaticamente. Condivideva con l’amica il disprezzo e l’amore per l’accaduto. Prese la testa di Carla e l’appoggiò sulla sua gamba sinistra. Carla sentì in un istante tutto il calore e l’amicizia contenuti nel suo gesto, tanto da sciogliersi e imprecare a voce alta per un paio di volte. Sandra la guardò stupita: doveva essere veramente così grave perché non aveva mai sentito l’amica imprecare per così tante volte e in maniera così forte. Quel piccolo brivido d’eccitazione che sentì attraversarle la spina dorsale scomparve in un secondo. Così lasciò che l’amica si sistemò con la testa, poi scostandole delicatamente qualche ciocca dei suoi capello, iniziò ad accarezzarle la guancia. Era morbida, calda e delicata.

-“Grazie”- mormorò timidamente Carla. -“Di tutto”- aggiunse.

Sandra sorrise mentre continuava nel suo dolce gesto.

-“E di che”- disse. “-Stasera, tu, dormi qui, non si discute.”-

-“Davvero?”- chiese Carla con fare gioioso.

Sandra annuì, poi tirò su la testa di Carla e si rimise in piedi.

-“Sì”- confermò. -“Puoi restare per questa notte.”-

-“E dove dormo?”- chiese Carla mentre si rimetteva a posto i suoi lunghi capelli ricci. -“Voglio dire… avrai una stanza o un letto per me.”-

-“Dormiremo assieme. Non ti preoccupare.”-
Le prime ore della notte furono le più difficili. Carla non riusciva a chiudere occhio e si alzò dal letto diverse volte, iniziando a girare per casa dell’amica tormentata dalla voglia di dimenticare. Ogni volta che tornava nel letto matrimoniale che ospitava lei e la padrona di casa, si prometteva di dormire ma non ce la faceva. E a peggiorare la situazione c’era il fatto che non aveva mai dormito con un’altra donna al suo fianco, per lo più senza veli. Sandra riposava accanto a lei e oltre a darle la schiena, Carla poteva ammirare i suoi glutei sodi. Ma, ogni tanto, accadeva che l’amica si sdraiava in posizione supina e così poteva ammirare lo splendore del suo corpo snello e delle sue grazie ben pronunciate, del suo viso dolce e giovane e dai lineamenti delicati, il tutto illuminato leggiadramente dalla leggerissima luce lunare che filtrava dalle grosse e lunghe finestre. Sandra aveva venticinque anni, proprio come Carla, ma dormiva deliziosamente come una bambina e questo la faceva più giovane, rendendola terribilmente attraente.

Al contrario Carla proprio non riusciva a dormire senza veli, a meno che non fosse sola o in compagnia di suo marito. Perciò, prima di distendersi sul letto, si fece prestare una vestaglietta semitrasparente che lasciava leggermente intravedere il suo fisico anch’esso snello, il suo seno coperto dal reggiseno e le sue mutandine nere che indossava per coprire la sua intimità. In confronto a Sandra, Carla si sentiva più brutta, ma in realtà non lo era affatto.

All’improvviso un leggero fruscio proveniente dalle sue spalle la fece trasalire. Carla era in piedi, vicino ai piedi del letto e si girò di scatto. Vide Sandra in posizione supina mentre si stiracchiava. Riuscì per qualche istante a intravedere il suo sguardo e capì: era riuscita a farla svegliare e il fatto la tormentava non poco. Chissà cosa avrebbe detto o sarebbe successo. Sandra borbottò qualcosa che Carla non riuscì a distinguere e con una voce talmente impastata dal sonno che riuscì a farla sorridere. Successivamente si sistemò il cuscino e si tirò su con il busto, appoggiandosi per metà al cuscino e per metà alla spalliera di legno del letto. Senza preavviso Sandra accese l’abat-jour e la sua luce, seppur non troppo forte, le accecò per qualche istante ad entrambe.

-“Allora?”- esordì Sandra una volta ripresa la vista -“Che hai deciso, dormi?”-

-“Non ho sonno”- rispose prontamente Carla.

Sandra sbuffò un paio di volte.

-“Hai deciso di farmi passare la notte in bianco? Sono ore che ti sento alzare e camminare per casa. Basta.”-

-“Scusa”- disse Carla con voce tremolante e, sentendosi in colpa, abbassò rapidamente lo sguardo a terra. Ma il senso di colpa non durò a lungo.

-“Scusa un corno!”- esclamò Sandra sottovoce, riottenendo l’attenzione dell’amica.

Carla la guardò attentamente per qualche istante. Provò una leggera attrazione per il suo corpo giovane e femminile illuminato dalla luce giallognola dell’abat-jour.

Sandra in realtà lo aveva fatto apposta. Aveva acceso quella luce proprio per farsi notare e lasciarsi ammirare dall’amica. Non le capitava da un po’ che una donna la guardava con lo stesso sguardo che aveva in quel momento Carla.

-“Scusa, scusa”- esclamò la sua collega, anche lei sottovoce e in maniera un po’ spazientita.

Sandra restò per qualche minuto interdetta dalla reazione dell’amica. Si azzittò per un po’, mentre ammirava lo sguardo dell’amica posato sul suo corpo.

-“Che c’&egrave? Ti piaccio?”- chiese maliziosamente.

Carla si riscosse. Forse era che non aveva dormito, forse era che non era mai stata a contatto con una donna completamente senza veli e la cosa gli faceva un po’ impressione.

-“No”- rispose -“No, no, no e no.”-

-“Ci dormo tutte le sere così. Non vedo cosa ci sia di male. Alla fine &egrave natura.”-

-“Il tuo discorso non fa una piega”- disse Carla, annuendo vigorosamente con il capo.

Ma la realtà era che non sapeva cosa rispondere. Era stanca, scossa e turbata da ciò che aveva dinnanzi a lei.
Sandra risentì quel brivido d’eccitazione, lo stesso che aveva sentito il pomeriggio precedente. Le attraversò la spina dorsale, accendendo la sua libido. Sentì uno strano calore riscaldarle l’area in mezzo alle cosce e non poté fare altro che cedere: divaricò leggermente le gambe e lo sguardo di Carla cadde su un bel particolare. Il suo pube era completamente privo di peluria. Carla lo scrutò con attenzione e allo stesso tempo un pizzico di malizia.

-“Ti depili?”- chiese curiosa, indicando con un dito il punto.

-“Sì, mi depilo…”- rispose Sandra -“Tu no?”-

-“Ho qualche ciuffetto… ma nulla di così eclatante”- Carla arrossì. -“Che vuoi fare, mi piace così.”-

-“Non capisco perché ti ostini a dormire con quella vestaglietta… Siamo donne, siamo giovani, non c’&egrave nulla di male a dormire per una volta nude.”-

Carla avvampò. Un’ondata di calore e timidezza la percorse dalla testa fino alle dita dei piedi. Sandra, al contrario, la guardava imperturbabile.

-“E spogliati una volta tanto!”- esclamò sottovoce.

-“Devo proprio?”- chiese timidamente Carla.

Ancora una volta, Sandra annuì. Sorrise maliziosamente mentre guardava l’amica impietrita.

-“Devi. Fidati di me”- disse facendogli un leggero occhiolino -“Ne va della tua sanità mentale.”-

Carla restò per qualche attimo interdetta, convinta di non poter sopportare ciò che poteva avvenire dopo. Una parte di lei, però, si continuava a chiedere cosa sarebbe successo se non si sarebbe spogliata. Quindi prese la sua decisione: con movimenti goffi ed impacciati si tolse la vestaglietta, poi lentamente mise mano al suo intimo. Capo dopo capo, Sandra sentì la sua intimità iniziare ad inumidirsi e fu costretta a serrare le gambe per non destare sospetti. Quando finalmente Carla riuscì a svestirsi del tutto, Sandra la guardò con stupore. La sua amica e collega non aveva nulla da invidiare a lei, anche se la sua femminilità presentava qualche ciuffetto di troppo.

-“Wow!”- esclamò facendosi prendere dall’emozione.

-“Che… che c’&egrave?”- chiese timorosa Carla.

-“C’&egrave che sei bella”- Sandra le strizzò di nuovo un occhio -“Il nudo ti dona.”-

-“Grazie…”- disse timidamente Carla mentre si toccava con cura i suoi capelli mori.

Restarono qualche minuto ferme lì, così, a guardarsi l’una con l’altra in silenzio. Agli occhi di Sandra, Carla era tremendamente irresistibile e il suo pensiero la definì come “un bel bocconcino”. In quegli istanti si dannò l’anima per il fatto che la sua amica fosse eterossesuale. Successivamente, senza il minimo preavviso, spense la luce.

-“Ora di dormire… che dici?”-

Carla non se lo fece ripetere due volte e si buttò di peso sul letto, per poi mettersi al meglio in posizione supina. Diede un rapido sguardo all’amica che le dava la schiena simbolo che molto probabilmente aveva già chiuso gli occhi. Dopodiché chiuse gli occhi anche lei, lasciandosi trascinare tra le dolci braccia di Morfeo.
Sandra aveva ragione: si riposava meglio nude. Dopo che la sua collega aveva spento la luce e lei si era gettata sul letto, cadde in un sonno così dolce e da cui sarebbe stato difficile riprendersi. Ma all’improvviso un tocco di troppo fu in grado di farla svegliare. Carla sentì una mano accarezzarle delicatamente le gambe. Rabbrividì per un istante mentre sentì la pelle diventargli d’oca e la mano che avanzava inesorabile la scalata verso le sue cosce, riempiendola di qualcosa che non provava da tempo: piacere, ecco cosa stava provando. Era passata qualche settimana dall’ultima volta che aveva fatto l’amore con suo marito e la cosa la lasciò un po’ perplessa. Sudò freddo mentre le dita le toccarono con grazia le cosce e pensò che doveva prendere una decisione prima che la situazione potesse degenerare.

Nel frattempo Sandra era distesa in posizione supina e stava facendo finta di dormire. La sua mano era salita fino alle natiche e ora le palpava con discrezione, mentre l’eccitazione che stava provando era di gran lunga superiore a quella provata quando aveva visto l’amica spogliarsi.

Carla sentì che quella mano stava andando ben oltre e pian piano bramava sempre di più. Sapeva di chi era e la cosa la lasciò per qualche istante interdetta. Eppure il piacere che stava provando era qualcosa di indescrivibile. Si sforzò di resistergli, ma non ce la fece, e un piccolo gemito le scappò dalle labbra. Si girò di scatto verso l’amica e vide la sua mano sospesa a mezz’aria sopra di lei, mentre Sandra aveva gli occhi chiusi. Si alzò quel poco che poteva bastarle per capire se stava riposando o meno, ma non riuscì a comprenderlo. E fu allora che si alzò in piedi con decisione dal letto e si diresse in bagno.

Non appena mise piede dentro quella stanza si sentì al sicuro, ma in cuor suo sapeva che la sicurezza non poteva durare a lungo. Chiuse la porta per avere un pò di privacy, accese la luce e si guardò allo specchio. Quell’irrefrenabile voglia di provare piacere non accennava a placarsi. Si guardò intorno: doveva pur esserci una via d’uscita da quella situazione. Decise di aprire il rubinetto del lavandino e si sciacquò accuratamente il viso, asciugandoselo con altrettanta cura. Ripose l’asciugamano al suo posto e aprì la porta ma, non appena lo fece, ebbe un tuffo al cuore. Di fronte a lei si trovò Sandra che la guardava attentamente.

Carla si bloccò intanto che la paura l’assalì in un battito di ciglia.

-“Ti prego, smettila”- le implorò.

Sandra sorrise maliziosamente.

-“Siamo donne, siamo libere, dolcezza, non capisco cosa ci sia di male…”-

-“Ti prego, smettila”- le ripeté -“Mi fai paura.”-

Sì, Carla aveva paura che quella situazione potesse degenerare in qualcosa di più spinto e piacevole.

-“Paura?”- le chiese l’amica mentre la guardava con attenzione, cercando di capire il perché del suo spavento.

-“Si hai capito bene, ho paura”- le disse Carla con voce tremante.

-“Hai veramente paura delle mie mani? Non capisco cosa ci sia di male in me. Ma, dimmi, hai paura di me o del piacere?”-

-“Di entrambi”- rispose Carla in maniera totalmente sincera e spontanea.

Sandra mostrò iniziativa e le prese delicatamente le mani. Carla voleva scappare, ma una parte di se voleva restare e scoprire cosa sarebbe successo.

-“Non devi aver paura. &egrave tutto normale. Tutto normale.”-
Carla guardò la sua collega strofinargli le mani, avvertendo su di esse il calore generato da quel gesto. Il suo tocco la rincuorò, ma quello che successe dopo la scosse per qualche istante. Sandra gli portò le sue stesse mani sui suoi stessi seni,

-“Lasciati andare…”- disse l’amica.

Guidata dalle sue mani, Carla tastò tutta la consistenza dei suoi piccoli seni e per un attimo tutto le sembrò così magico. Stilettate di piacere le attraversarono il corpo, riaccendendole quell’irrefrenabile voglia che si era spenta qualche minuto prima.

Sandra restò colpita da quello che stava accadendo. Lasciò la presa sulle sue mani e guardò la sua amica continuare a toccarsi i seni da sola e senza freni. Ma restò ancora più colpita quando Carla iniziò a sfiorare i capezzoli turgidi di piacere con la punta delle dita. In quel momenti Sandra capì che poteva andare oltre e osò. Fece qualche piccolissimo passo che le permise di avvicinarsi e sfiorare le sue labbra con quelle di Carla. Durante quei pochi attimi fu in grado di avvertire il suo respiro caldo e un poco ansimante sulla sua pelle. Fu una sensazione bellissima, ma Carla si allertò: si fermò a impastare i suoi seni, tolse le mani e indietreggiò di qualche metro. A frenare la sua corsa ci fu il bordo del lavandino dove appoggiò le sue natiche e poté subito avvertire la freddezza del lavabo.
Sandra la guardò divertita mentre entrò nel bagno e richiuse la porta.

-“Ti prego non farmi del male…”- mormorò ansiosa Carla.

-“Piccola non ti faccio male…”- disse sottovoce Sandra con dolcezza.

Si avvicinò di nuovo a lei e subito le poggiò le mani sulle cosce serrate dalla paura. Con un piccolo e amorevole gesto riuscì a schiuderle e Carla vide chiaramente le sue gambe divaricarsi e scoprire la sua intimità. Era terribilmente eccitata ma allo stesso tempo non voleva che ciò accadesse. Sandra si inginocchiò e adesso la sua testa arrivava all’altezza del pube di Carla.Si mise per qualche attimo a giocare con quel suo delizioso ciuffetto di peli, successivamente poggiò una mano sulla coscia sinistra dell’amica per fermare ogni tentativo di richiuderle. Quindi portò le labbra sulla sua morbida pelle e iniziò a schioccargli qualche bacio.

Il cuore di Carla batteva all’impazzata e ansia e eccitazione si fusero allo stesso tempo, facendole avvertire il suo battito cardiaco tamburellare fino in gola mentre l’amica la riempiva di attenzioni. Tentò nuovamente di serrare le gambe ma trovò la mano della collega che glielo impediva. Ci provò più di una volta, ma ogni volta Sandra era pronta a vietarglielo. Carla si sentì stranamente confusa mentre Sandra era ormai instancabile e continuava a baciare le gambe dell’amica con avidità. Continuò a schioccare le sue labbra finché una nuova idea le fece cambiare approccio. In pochi istanti spostò l’altra mano sull’intimità di Carla avvertendola terribilmente grondante di umori e pronta per essere assaporata.

Fu allora che Carla divenne ancora più confusa di prima. Mille dubbi frequentavano la sua mente e mille domande la assalirono nel frattempo che Sandra continuava a tamponare la sua fica con una mano e lei non poteva impedirglielo. Inarcò leggermente il corpo all’indietro mentre gemiti di piacere le scappavano di bocca. altre volte invece cercava di trattenerli ma essi si trasformavano in grugniti. Era tutto dannatamente eccitante, l’orgasmo era ormai a portata di mano, ma d’un tratto Sandra si allontanò. Le sue mani smisero di toccarla e lei si rialzò con decisione in piedi. Carla tirò qualche sospiro di sollievo, Era finita, ma al tempo stesso ne voleva ancora.

-“Paura”- le chiese l’amica.

Carla la guardò ma era come se non riuscisse a comprendere il significato delle parole, le sembrava tutto così distante. Sandra dovette ripetere la sua domanda per avere una risposta.

-“Voglia…”- poi con risoluzione aggiunse -“Ti prego, ne voglio ancora.”-

Sandra portò le sue labbra su quelle della collega e subito si unirono in uno schiocco che per Carla fu qualcosa di tremendamente sensuale. Ne seguirono un altro e poi un altro ancora. Quegli attimi di piacere per le due giovani donne sembrarono durare un’eternità. Ormai ogni freno inibitore si perse e la libido prese il pieno possesso delle loro menti, offuscando ogni loro pensiero. Carla si lasciò andare, mentre sentiva la sua figa fremere ardentemente d’amore. Sentì che stava per esplodere e un istante dopo accadde: avvertì un forte senso di liberazione mentre il suo corpo era in preda agli spasmi, soffocando ogni suo grido di piacere con i baci che divennero focosamente ardenti, con le loro lingue che si intrecciavano rapidamente, fondendole in un corpo unico.

Carla non poteva più fermarsi e neanche lo voleva, ma avvertì che pian piano stava perdendo la sua eterosessualità, trasformandola in qualcosa di insolito. Sandra, nel frattempo, era tremendamente entusiasta che l’amica accettava quei suoi gesti d’affetto. Dopotutto non gliel’aveva mai detto ma, fin da quando si erano conosciute, aveva sviluppato un debole per Carla, non solo fisicamente ma anche sentimentalmente.
La loro stupenda fusione continuò finché Carla decise che i baci non potevano più saziare quella voglia di piacere che continuava ad accenderle il corpo e i sensi, pur avendo provato un forte orgasmo. L’abbraccio in cui erano stretti i loro giovani corpi si sciolse in un attimo e di nuovo furono faccia a faccia, ognuna con lo sguardo immerso in quello dell’altra.

-“Allora ti &egrave piaciuto”- azzardò Sandra. Entrambe avevano gli occhi che brillavano.

-“Sento che… Sto bene cazzo!”- esclamò Carla gioiosa. -“Sento che non riesco più a tenermelo dentro e…”-

-“Io sento che ti amo…”-

Carla restò colpita dalla sua rivelazione e in un attimo tutto il magico mondo che si era creato in quel piccolo bagno si sgretolò. Quella notizia annunciata su due piedi la riportò in un baleno alla realtà.

Sandra capì che forse aveva detto troppo. In quel momento temé che l’amica potesse non accettare il suo amore, andandosene dalla sua vita e stravolgendola completamente. Iniziò a maledire tutta sé stessa per ciò che aveva appena fatto mentre Carla si sentì di nuovo orribilmente confusa.
Era successo tutto così in fretta: il tradimento, la tristezza, la nottata in bianco, il piacere e poche ore fa la notizia che l’amica nutriva un sentimento più forte della semplice buona amicizia. Per riprendersi Carla aveva dovuto farsi una doccia che l’amica gli concesse senza problemi. Affrontò da sola quei momenti di puro riposo, sentendosi pulita fuori, ma in parte sporca dentro. Aveva tradito anche lei, senza volerlo troppo certo, ma allo stesso tempo il tutto era stato fatto segretamente, senza che nessuno ne venisse al corrente. E, inoltre, aveva scoperto l’universo dell’amore femminile, cosa da non sottovalutare.
Sandra intanto versò il caff&egrave nelle tazzine. Il profumo dolce e intenso del caff&egrave fu in grado di riscuoterla e in parte anche di svegliarla. Mise un cucchiaino di zucchero in entrambe le tazzine e lo girò accuratamente. Si maledì ancora una volta per aver rivelato i suoi sentimenti, ma dall’altro lato era felice perché si era liberata di un peso che avvertiva da molto tempo.

-“Amore &egrave pronto il caff&egrave!”- gridò non appena finì di girare lo zucchero.

Carla emise un paio di grugniti, poi si svegliò. Nell’istante che aprì gli occhi, si accorse che quella in cui stava dormendo non era casa sua. Si era appisolata sul divano subito dopo essersi uscita e asciugata dalla doccia, cadendo in un leggero dormiveglia. Si alzò mentre comprendeva che era nuda, ma ormai la cosa non la impauriva più, e si recò dall’amica sedendosi proprio di fronte a lei. A separarle c’erano soltanto il tavolo e le tazzine piene quasi fino all’orlo di caff&egrave.

-“Già girato?”- chiese mentre il suo viso si contraeva in uno sbadiglio.

Sandra annuì, emettendo un leggero suono dalla bocca. In quel momento trovò l’amica semplicemente deliziosa.
Carla prese in mano la tazzina e ne assaporò un piccolo sorso. Sandra seguì le sue gesta, ma poco dopo si fermò.

-“Dimmi tesoro… com’&egrave stato ieri sera?”- chiese curiosa nel frattempo che poggiava la tazzina sul piccolo piattino.

Carla continuò a fissare quella bevanda nerastra preparata con molta dolcezza e la mandò giù tutta d’un fiato. In seguito rimise la tazzina a posto e si passò la lingua sulle labbra per bagnarsele. Sandra trovò quel gesto talmente erotico da procurarle un’ondata di piacere.

-“&egrave stato… strano ma piacevole.”- E quei baci erano proprio belli. Un po’ troppa lingua però. E poi sono riuscita a venire con una donna, cosa non da poco”- disse mentre arrossì.

-“Quindi lo rifaresti?”-

-“Sì, penso di sì.”-

Sandra si alzò dalla sedia e le andò vicino, inginocchiandosi di fianco a lei. Carla la guardò divertita.

-“Non voglio che tu vada via…”- mormorò -“Ma sappi che ha chiamato tuo marito mentre eri in doccia. Si chiedeva se fossi qui ed io gli ho tirato una scusa a cui lui ha creduto, gli ho detto che eri rimasta con me per finire un lavoro e ti eri dimenticata di avvisarlo. Mi ha detto che gli manchi e vorrebbe che tu tornassi a casa.”-

Carla ascoltò attentamente ciò che disse l’amica. Era pensierosa: in quell’istante crebbe in lei la voglia di tornare a casa. Dopotutto aveva tradito anche lei.

-“Sappi che qualunque decisione tu prenda mi va bene, la accetterò e sarò felice.”-

Sandra pensò che la sua collega scappasse a gambe levate, ma tutto ciò non avvenne. Carla le prese il capo e la portò a tu per tu con i suoi seni.

-“Io… vorrei tornare a casa, ma prima desidero che mi rivolgi un ultimo saluto…”-

Sandra capì al volo. Si precipitò con le labbra su uno dei capezzoli dei seni di Carla, acciuffandolo dolcemente e iniziò ad amarla. L’eccitazione delle due giovani donne crebbe rapidamente in maniera vertiginosa. Vedere l’amica succhiarle la mammella come un bambino in cerca del suo latte la intrise di piacere. Lentamente Sandra passò ad assaporare anche l’altro, facendo sfuggire gemiti di godimento dalle labbra di Carla. Era in estasi e lo riconosceva dalla loro durezza e turgidità.

Sandra allentò la presa in maniera rapida e impercettibile mentre vide Carla allargare le gambe di sua spontanea volontà. Con un gesto rapido le portò una mano sulla sua femminilità finendo di schiuderla, in seguito ci si tuffò. Carla si spostò rumorosamente strisciando con tutta la sedia per fare posto a Sandra che, sempre in ginocchio, si portò innanzi alla sua amica e la sua lingua intavolò le prime pennellate nel frattempo che Carla le accarezzava con una mano i capelli, mettendo ancora più pepe alla questione. Pochi istanti dopo la giovane donna iniziò a stimolargli il clitoride ponendo Carla in una condizione da cui difficilmente poteva liberarsi. Sentì i suoi colpi farla fremere focosamente, i gemiti trasformarsi in piccole grida e poi di nuovo l’orgasmo. Arrivò rapido e in maniera così bella da regalargli un piacere indescrivibile, mentre Sandra avvertì una buona quantità di fluidi inondarle il palato. Fu una sensazione bellissima, così bella da volere che l’amica restasse con lei per sempre, nel frattempo che li inghiottiva e si scostava da lei, ritornando alla normalità. Quando Carla si riprese, la trovò di nuovo seduta al tavolo che sorseggiava il suo tiepido caff&egrave.

-“Dimmi che &egrave successo…”- le chiese ansimante.

Sandra continuò a sorseggiare il suo caff&egrave. Il silenzio scese nella stanza fin quando non lo finì. Posò la tazzina sul piattino e in quel momento le rispose.

-“Sei proprio sicura di voler tornare a casa?”-

Carla la guardò attentamente, Non le sembrava vero ciò che aveva provato sulla sua pelle. In quel momento sentì che la sua eterosessualità era stata trasformata.

-“Devo”- rispose amareggiata. -“Ma sappi che non appena potrò, verrò a farmi amare da te.”-

Sandra le rivolse un sorriso mentre divenne rossa in volto.

-“Amiche con benefici?”-

Carla ci mise un po’ per capire il significato di quelle parole.

-“Certo!”- esclamò -“Ormai non posso fare a meno di te.”-

L’amica le sorrise di nuovo, avvicinandosi a lei e aiutandola ad alzarsi. Mano nella mano attraversarono insieme il corridoio che portava in bagno, dove si sciacquarono tra coccole e carezze. Dopo si diressero in stanza da letto ed entrambe si rivestirono aiutandosi l’una con l’altra. Ma il momento più difficile fu quello del saluto. Entrambe non volevano lasciarsi, ma per cause di forza maggiore dovevano. Sull’uscio della porta di casa, le due giovani donne, si cinsero in un abbraccio e si unirono in schiocchi pieni d’amore, finché non decisero di sciogliersi. Sandra guardò l’amica scendere le scale entusiasta e sospirò. Non poteva fare già fare a meno di lei. Nel frattempo Carla iniziò a fantasticare su ciò che poteva accadere quando si sarebbe riviste sul lavoro. Ma, sopratutto, a cosa sarebbe successo una volta tornata a casa. Gradino dopo gradino costatò che la sua visione del mondo, dopo quei momenti vissuti insieme all’amica collega, sarebbe cambiata.

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