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Racconti Erotici Etero

Il viaggio in treno

By 2 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Il viaggio in treno si presentava lungo ed estenuante. Dopo quindici giorni di vacanza passati in una località marittima vicino a Lecce era giunto il momento di ritornare a casa. Dovevo passare dodici ore in treno per rientrare a Milano con i miei cinque compagni di vacanza: due coppie più una nostra amica con la quale non avevo trovato l’occasione di farmi avanti nei quindici giorni precedenti, forse per il timore di rovinare a tutti la vacanza. Lei è alta 1m e 65 con una terza ben tenuta un fisico non magrissimo, ma decisamente intrigante.
Vista la scomodità degli scompartimenti del treno decidemmo di far scendere i sedili fino quasi a toccarsi così potevamo stendere liberamente le gambe e io mi trovai di fianco le gambe di Daniela, così si chiama, fasciate da un paio di jeans. Io dopo qualche minuto, quando il sonno stava rapendo i più di noi iniziai ad accarezzare la parte bassa della gamba di Daniela, dalla caviglia fino al ginocchio. Lei parve non disdegnare le mie carezze sotto il jeans, accennando un sorrisetto e tenendo gli occhi chiusi, ma fui bruscamente interrotto dal controllore che venne a controllare i biglietti. Decidemmo allora di unire completamente i sedili e coprirli di teli da mare, in modo da poterci coricare senza scarpe sopra senza prendere innumerevoli malattie. Ci disponemmo in fila Giacomo, Paola, Davide, Lucia, io e Daniela; un pò stretti ma ci si stava, il tutto era facilitato dal fatto che le due copie stavano abbracciate, ci addormentammo tutti quasi subito.
Mi risvegliai dopo non so quanto con il braccio sinistro sotto la testa di Daniela e il destro che le cingeva il fianco. Parevano dormire tutti, io preso un pò di coraggio spostai la mia mano destra e la adagiai sotto la maglietta sulla pancia di Daniela accarezzandola da sotto il seno all’ingresso delle mutandine. Lei si svegliò senza dire una parola e, contrariamente alle mie paure, non fermò la mia mano, ma sollevandosi leggermente sganciò il reggiseno e lo tolse senza fare troppo casino, così che gli altri continuarono a dormire, e lo appoggiò davanti a lei.
Interpretai questo gesto come sprono a continuare ciò che stavo facendo, intanto la sua mano sinistra andò a intrecciarsi con la mia. Ripresi allora il mio lavoro con la mano destra, solo che questa volta arrivai fino alle tette che x quindici giorni avevo sognato, finalmente ce l’avevo fatta, erano esattamente come me le immaginavo, belle sode; mi soffermai a palparle e massaggiarle per qualche istante, mi dedicai in particolar modo ai capezzoli che si erano subiti inturgiditi grazie alle mie carezze; Daniela continuava a gradire; infatti con la mano destra andò a slacciarsi il bottone che teneva serrati i jeans. Sempre senza dire una parola intuii che era il momento di scendere con la mano, mi feci lentamente strada sotto le sue mutandine e trovai ad accogliermi solo una striscetta di peli e una fighetta già leggermente umida, dapprima iniziai ad accarezzare il solco tra le grandi labbra senza entrare, nel mentre sentivo che il respiro di Daniela si faceva più affannato, allora io con la mano sinistra andai a cercare la sua bocca in modo che non facesse rumore, così lei iniziò a succhiarmi le dita tenendo così la bocca occupata.
Il mio uccello intanto mi stava scoppiando nei pantaloni, ma quello non era il mio momento; era lei che doveva godere. Il mio momento sarebbe arrivato in seguito, o almeno speravo.
Dopo poco inserii dapprima uno poi due e poi tre dita nella sua fighetta che ormai grondava umori e iniziai a sgrillettarla, alternavo penetrazioni a attenzioni sul suo bottoncino che gonfiava prepotentemente. Sentivo il suo respiro crescere lentamente. Per scioglierla completamente le davo anche dei bacetti sul collo e morsetti sulle orecchie; dopo alcuni minuti lei sembrava essere arrivata al limite, iniziò leggermente a contorcersi e mi accorsi che l’orgasmo stava arrivando impetuoso; sentivo le contrazioni della sua fighetta avvolgere le mie dita. Riuscì fino alla fine a non emettere gridolini o gemiti di piacere, solo qualche ansimo non particolarmente rumoroso. Una volta che l’orgasmo era passato sì girò e finalmente dicemmo le prime parole di quella notte.
Lei disse -Grazie… non ti facevo così intraprendente-
Io risposi -Spero non sia finita qui…-
Lei mi guardò con un occhiata maliziosa che lasciava ben sperare… E mi scoccò un bacio dopo di che si rigirò…
Erano passate solo 4 ore di quel viaggio, ne mancavano circa il doppio…Nessun’altro pareva essersi svegliato, il sonno pregresso era tanto e quel treno non era poi così scomodo…
Continua… Ci riappisolammo di nuovo, ma questa volta per poco tempo; quando riaprii gli occhi erano quasi tutti svegli. Mangiammo qualcosa sparando due cazzate. A turno facemmo una capatina in bagno. Quando Daniela andò con Lucia vidi che prese qualcosa dalla borsa; tornando mi scoccò uno sguardo maliziosissimo La guardai e aveva un paio di pantaloni della tuta, stile adidas(non tutona da casa x intenderci), molto più facili da “maneggiare” rispetto ai jeans. Restammo un pò svegli a giocare a carte, ma io appena potevo stuzzicavo Daniela, mentre mi risedevo da in piedi le misi velocemente la mano sotto la tuta e sentii che non portava mutande. Il mio arnese si mise subito sull’attenti aspettando il momento in cui avremmo ri-spento le luci e ci saremmo ricoricati.
Infatti dopo qualche minuto ci rimettemmo giù spegnendo la luce, disposti come qualche ora prima e con le due coppie che si sbachiucchiavano. Questa volta, visto che era circa l’una e mezza di notte ci siamo coperti a coppie con dei sacchi a pelo aperti. Io e Daniela ci rimettemmo giù come se niente fosse successo e dopo una ventina di minuti tutti dormivano, anche lei stava per appisolarsi,ma io di addormentarmi non ne avevo nessuna intenzione quindi con un movimento rapido le ho tirato giù i pantaloni della tuta fin sotto le chiappe, in modo da potermi dedicare al suo bel culo. Lei fece un sussulto
-Che fai?-
-Gli altri dormono, giochiamo un pò- detto questo iniziai a accarezzarle la fighetta che prese subito a inumidirsi dei suoi umori. Con l’altra mano mi sbottonai e pantaloni e lasciai poggiare il mio cazzo finalmente sulle su chiappe. Lei allora portò dietro una mano e iniziò a menarmelo lentamente, con le unghie si soffermava sul prepuzio e sulla cappella mi stava mandando in orbita con quella lenta sega, peraltro lei era in una posizione parecchio scomoda. Intanto avevo iniziato a penetrarla con le dita in modo che i suoi umori la bagnassero per bene e inumidissero anche le mie dita; così potei dedicarmi al suo buchetto posteriore. Iniziai mettendole due dita nella rosellina, sentivo che pian piano prendeva la forma delle mie dita. Quando misi il terzo dito e iniziai a muoverlo con le altre due dentro fece una strana smorfia che sembrava di leggero dolore, ma le passò subito. Mentre le lavoravo il culo le ho fatto smettere la lunga sega che mi stava facendo, così quando sentii il suo buchetto posteriore prondo mi bagnai dei suoi umori il mio membro, ormai volevo solo venirle dentro, ma visto che di preservativi non ne avevamo e non sapevo se lei prendesse la pillola, allora decisi di finire la mia opera venendole nel suo bel culetto. Sempre cercando di fare i movimenti più lenti possibili, lei divaricò un pò le gambe per facilitarmi l’ingresso e io pian piano le fui tutto dentro e iniziai a muovermi lentamente in lei. Nel frattempo le sollevai la maglietta fin sopra le tette così iniziai anche a stuzzicarle i capezzoli, mentre lei aveva portato le sue mani a darsi piacere in basso.
Ammetto che non ci misi molto a venire perchè ero già abbastanza al limite, ma le sborrai dentro una notevole quantità di sperma. Lei anche arrivò ben presto all’orgasmo, per evitare rumori inconsulti ci baciammo con foga, le nostre lingue si intrecciavano vorticosamente. Quando anche lei fu venuta estrassi il cazzo dal suo bel culo e le tirai su i pantaloni della tuta di botto, così lo sperma che le colava dal culo e gli umori della sua fighetta andarono a imbrattare l’interno dei suoi pantaloni.
-Stronzo- Mi disse; io la guardai con un mezzo sorriso e tuffai la testa sotto la nostra coperta e andai a dare un bacio ai suoi capezzoli ancora turgidi. -Così è meglio?- Risposi.
Lei mi pizzicò la base del cazzo -Ora siamo pari- e sorrise a sua volta.
Avrei voluto avere più spazio, avrei voluto continuare a fotterla per numerose volte, ma non si poteva, non era come io volevo. Ma una volta tornati a casa ci sarebbe stato tempo per tutto il resto…
Ci riaddormentammo abbracciati, con io che le cingevo una tetta con la mano destra e finchè non mi addormentai ogni tanto continuavo a stuzzicarla.
La mattina ci svegliammo per primi, un’oretta prima di arrivare a Milano, e ci ricomponemmo, ma non era possibile che nessuno avesse sentito nulla dei nostri giochetti notturni…

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