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Racconti Erotici Etero

Il vicino Cap. 4

By 11 Agosto 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

È lunedì sera e sono davanti la porta del signor Mario. Con me ho portato solo il beauty, alcuni completini intimi e un paio di vestitini molto sexy. Non credo che nei prossimi giorni mi servirà altro e, se così non fosse, il mio appartamento è solo dall’altra parte della strada. Suono e, dopo aver controllando che sulle scale non stia passando nessuno, abbasso ulteriormente la scollatura del crop top nero che ho addosso, così da far risaltare meglio il mio seno.
Il signor Mario mi apre e mi fa entrare in casa. – Puntualissima, brava – dice, dando uno sguardo all’orologio a pendolo dell’ingresso.
Non rispondo, gli lascio la borsa e lo seguo. Il salone dove mi porta è arredato con gusto, mobili in legno pregiato, lampadari di cristallo, quadri di valore e divani chester in pelle verde, è evidente che ad abitarvi sia una coppia non più giovanissima.
– Posso offrirti qualcosa? – mi domanda, posando la mia borsa su una poltroncina.
Chiedo di avere un bicchiere d’acqua, improvvisamente ho la gola secca, lui sparisce per un attimo in cucina e poi torna da me. Dopo essersi servito del whisky dal mobile bar si siede su una poltrona di pelle. – Vieni qui – mi ordina, posando il suo bicchiere sul tavolino al suo fianco.
Obbediente mi siedo sulle sue ginocchia.
– Cosa hai raccontato alle tue amiche?- mi domanda, accarezzandomi pigro una parte di coscia lasciata scoperta dalla gonna.
– Ho detto che avrei passato un paio di notti da un amico – rispondo, – ovviamente dopo il nostro numero della settimana scorsa hanno capito perfettamente da quale tipo di amico – aggiungo con un sorriso malizioso.
-Ti hanno sentita gemere come una cagna mentre ti scopavo, vero?- domanda, risalendo con le dita sotto la gonna, fino ad arrivare al bordo delle mie mutandine rosa.
Annuisco, mentre istintivamente allargo un po’ le gambe, e le sue dita si insinuano subito sotto il pizzo trovandomi già bagnata.
-Togliti tutto – mi ordina, afferrando il bicchiere per prendere un lungo sorso di liquido ambrato. Io non mi faccio pregare, tolgo subito il top sfilandomelo da sopra la testa, poi mi slaccio il reggiseno e sotto lo sguardo rapito del signor Mario lo tolgo e lo getto a terra. Mi alzo dalle sue ginocchia, abbasso la cerniera della gonna e me la faccio scivolare lungo i fianchi fino a quando non finisce sul pavimento, poi infilo le dita sotto i laccetti del perizoma e li tiro alti sopra i fianchi, così che il pizzo rosa si tenda e disegni perfettamente lo spacco della mia fica. Faccio un giro su me stessa, così da mostrare anche il mio lato b, poi tolgo anche le mutandine.
Con addosso solo i sandali neri dal tacco alto che ho messo torno a sedermi sulle ginocchia del signor Mario che intanto si è aperto i pantaloni e si è liberato il cazzo. Glielo stringo con una mano e lo massaggio mentre l’uomo mi tira verso di sé e inizia a baciarmi. Sono così concentrata sulle sensazioni che sto provando da accorgermi che ha preso due cubetti di ghiaccio dal suo bicchiere solo quando me li posa sulla pelle accaldata dei seni. Gemo, mentre me li strofina con movimenti circolari sui capezzoli già duri, e poi giù, sullo stomaco. Ho la pelle d’oca su tutto il corpo, ma continuo a segarlo con una mano mentre lui scende tra le mie cosce spalancate, supera il monte di venere e posa il ghiaccio sulle labbra della mia fica.
– Oh mio dio – sospiro, stringendogli il cazzo, e per tutta risposta lui insinua un cubetto tra le labbra della mia fica. Il solo contrasto tra il freddo e il mio clitoride in fiamme basta a farmi arrivare ad un passo dall’orgasmo, ma quando il signor Mario inizia a strofinarmelo alternando le dita bagnate e fresche con il ghiaccio non resisto oltre e vengo immediatamente aggrappandomi al bracciolo della poltrona e alla camicia del mio diabolico aguzzino.
Ho bisogno di qualche minuto per riprendermi dal godimento, ma quando lo faccio registro immediatamente che l’erezione del signor Mario non è calata di una virgola. Mi lecco le labbra asciutte, poi bevo un sorso dal bicchiere di whisky che l’uomo mi offre e mi alzo.
Mi avvicino al divano ondeggiando sui tacchi, mi chino a novanta appoggiando le mani sui cuscini di pelle e allargo le gambe per offrire agli occhi del signor Mario la vista della mia fica bagnata. L’uomo si alza e si spoglia totalmente, mentre io agito maliziosa il culetto, poi si mette alle mie spalle e punta la cappella contro la mia fica. In un attimo è tutto dentro, – Marina Marina, sei bagnata fradicia – dice con la voce strozzata. Inizia a scoparmi con colpi lenti e profondi, e intanto inizia a stuzzicare il mio culetto, lo accarezza, lo massaggia, e dopo averci sputato sopra un paio di volte lo forza fino a quando lo sfintere è abbastanza rilassato da accogliere il suo dito medio.
– In camera ho un lubrificante – dice sfilandosi dalla mia fica.
– No – lo fermo, – Non serve – mugolo, – mi prenda così, signor Mario – lo supplico.
– Vuoi sentire il mio cazzo che ti rompe il culo, vero? Avrai quello che meriti, cagna – risponde afferrandomi un fianco. Sento il suo cazzo umido dei miei umori posarsi sulla rosellina e spingere. Mi aggrappo al divano e cedo alla mia voglia, senza remore, spingendo indietro il bacino, andando incontro al suo arnese. Il signor Mario spinge, risale lento ma inesorabile, e per me esiste solo il suo cazzo che mi invade. È magnifico, ed è ancora meglio quando inizia a muoversi avanti e indietro con forza, fino a quasi sfilarsi dal mio culetto per poi risalire di colpo, fino a impalarmi completamente. Ad ogni urto un gemito mi esce dalle labbra assieme a frasi sconnesse, – Sì, più forte, ancora! – lo supplico.
– Ti piace puttanella, eh?- mi chiede, – Piccola troia…-
Sa perfettamente che mi piace, il modo in cui ondeggio i fianchi per prenderlo fino in fondo e i miei gemiti non lasciano dubbi.
Mi martella ad un ritmo sempre più serrato, sento che sta per venire e sto per farlo anche io, proprio nel momento in cui si pianta dentro di me e mi riversa dentro il suo seme con un verso roco.
Mi abbandono sul divano, mentre lui si siede sulla poltrona.
Una volta ripreso fiato mi dice di farmi una doccia, mentre lui riscalda la cena che la sua governante gli ha lasciato già pronta. Dopo cenato scopiamo di nuovo, ovviamente, questa volta nel suo letto. Quando nel bel mezzo della notte mi accuccio tra le sue gambe per succhiargli il cazzo mi domanda se mi basta mai il cazzo.
– No – rispondo con un mezzo sorriso.
-Sei proprio insaziabile… Forse dovrei chiedere aiuto ad un paio di miei amici. Ne ho diversi che pagherebbero per farsi una ragazza come te – dice il signor Mario.
– Non ti darebbe fastidio? – domando massaggiandogli le palle.
– So che sei solo una cagna in calore, non puoi fare a meno di farti scopare, quindi non pretendo fedeltà – risponde, poi mi prende per i capelli e mi spinge il viso contro la sua erezione chiudendomi la bocca.

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