Skip to main content
Racconti Erotici Etero

I’ll be harder than your husband

By 20 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Il furgone parcheggiò a fianco al cancello della villetta, facente parte di un complesso a schiera con cortile.

 

Un uomo scese dal veicolo e raggiunse il citofono. Lesse il nome, “Vacca” pensò. “Cazzo di nome”.

Si guardò intorno, non c’era nessuno tranne il riflesso di un giovane dalla mascella squadrata, i capelli corti, le spalle larghe e il fisico asciutto

sul finestrino del furgone che gli sorrise complice.

Suonò il campanello e aspettò un paio di minuti. Nessuno rispose.

Aspettò un istante e suonò di nuovo; nulla.

Guardò il cortile oltre il cancello, non c’era nessuna macchina: soffiò spazientito, si voltò e fece per andarsene.

 

Una signora sul marciapiede camminava nella sua direzione.

Strabuzzò gli occhi e rimase imbambolato a guardala, soprattutto a guardare il suo balcone esagerato e la scollatura che portava.

Quando fu più vicina distolse lo sguardo; si aspettò che passasse, ma lei si avvicinò fino a fermarsi a un paio di passi da lui,

facendo intendere di voler entrare.

La squadrò un po’ meglio: aveva lunghi capelli mossi castano chiari che le ricadevano sulla schiena, il viso giovanile,

gli occhi chiari leggermente cadenti e le labbra sottili. Aveva una bella forma a clessidra. Indossava una maglia di cotone scura

con un girocollo molto largo e una gonna aderente che le arrivava al ginocchio, calze di nylon e tacchi.

 

Lei lo fissò negli occhi da una spanna più in basso, «Mi scusi dovrei entrare» disse gentilmente.

L’uomo tornò in se. «Lei abita qui? Sto cercando la signora… Vacca» disse scemando la voce.

«Sono io» rispose lei tranquilla, poi lo guardò alzando un sopracciglio:«Lei sarebbe?».

«Ha chiamato per una riparazione… sono l’idraulico» rispose lui.

L’espressione di lei si rasserenò. «Oh, sì mi scusi. Non la aspettavo così presto» disse.

«No, mi scusi lei. È che oggi non avevo molte richieste e sono arrivato… un po’ prima. Comunque ora sono a sua completa disposizione».

«Ah, ok va bene» fece lei. «Prego, mi segua».

 

Aprì il cancelletto ed entrò, lui la seguì qualche metro dietro contemplando le sue forme:

la gonna aderente metteva in evidenza un bel sedere sporgente.

 

Entrarono, lei lo condusse in cucina.

«Ho un problema con lo scarico del lavello, credo che sia intasato» disse.

Lui posò la valigetta con gli strumenti a terra e aprì il mobiletto sotto il lavello, «Risolverò il problema in un attimo signora…».

«Per favore, mi chiami Melissa» disse. «Lei si chiama?».

«Stefano, piacere di conoscerla» le porse la mano; lei gliela strinse e gli sorrise.

«Piacere di conoscerti, Stefano. Ora scusa ma ho un sacco di lavoro da fare Fammi sapere se ti serve qualunque cosa, va bene?».

«Va bene, la… ti chiamo quando ho finito».

 

Stefano si mette al lavoro mentre lei esce dalla cucina.

 

***

 

Ci volle un’ora per capire dove fosse il problema, smontare il sifone e cercare di risolverlo.

Varie difficoltà furono aggiunte dalla presenza di Melissa, che ogni tanto piombava in cucina per prendere delle cose; attirando la sua attenzione,

dato che faceva rumore in ogni dove rovistasse.

Stefano notò che non indossava più il reggiseno, le tettone ballonzolavano libere sotto il vestito e i grossi capezzoli erano visibili in rilevo.

Cercò di non pensarci.

 

Stava infilato supino sotto il lavello rimontando le ultime parti del sifone quando Melissa rientrò in cucina;

si avvicinò al lavello e si accovacciò a fianco a lui.

 

«Come sta andando qui, Stefano?» disse poggiando le ginocchia e chinandosi in avanti.

Stefano si tirò fuori da sotto il lavello trovandosi il seno di Melissa praticamente in faccia, spostò la testa di lato cercando di guardarla negli occhi.

«Ho quasi finito, mi servono ancora pochi minuti» disse concentrandosi sul viso di lei.

 

Stefano fece uscire una mano da sotto il lavello per raggiungere una chiave e le sfiorò inavvertitamente il seno. Melissa non si scompose.

 

«Oh, fantastico! Potresti sistemare qualunque tubatura» disse abbassandosi un poco.

«Già…» disse lui, le mutande cominciavano a tirargli visibilmente.

 

Passarono una decina di interminabili secondi; Melissa non si spostava.

Stefano, continuando a guardarla negli occhi tirò fuori l’altra mano e, molto lentamente, la allungò verso di lei.

Sfiorò leggermente con un dito il capezzolo in rilievo: Melissa inspirò.

Cominciò a roteare il dito attorno al capezzolo, lo sentiva inturgidirsi. Lei non si tirava indietro.

 

Stefano allora osò oltre e le accarezzò il seno con la mano piena.

Cominciò al palparla lentamente apprezzandone la sodezza, nonostante l’evidente peso.

Il respiro di lei si fece più affannato.

Fece scivolare l’altra mano tra le gambe accarezzandole l’interno coscia; Melissa ansimò.

 

La mano si spostò sull’altro seno, facendolo scivolare fuori dalla scollatura, poi la cinse per avvicinarla.

Prese in bocca il capezzolo e cominciò a stuzzicarlo con la lingua.

L’altra mano, intanto, la massaggiava attraverso il tessuto degli slip: Melissa arrossì, cominciava a gemere.

Succhiò per un po’ il capezzolo, poi aspirò prendendoselo in bocca assieme a tutta l’areola e cominciò a succhiare con forza.

«Ah… piano» fece lei.

 

Stefano le afferrò il polso e guidò dolcemente la mano fino a stringerla sul suo bozzo.

Sentì il metallo della fede di lei.

Lei ritrasse la mano di colpo e si tiro dritta. Il seno scoperto cosparso di saliva, la mano di Stefano ancora tra le gambe.

 

«Per favore… fermati!» disse.

«Cosa c’ che non va?» chiese lui premendo il pollice contro gli slip. «Non ti piace forse?».

«No», ansimò guardando in basso. «Voglio dire sì».

Stefano scostò gli slip facendo scorrere un dito tra le labbra: era bagnata.

Melissa alzò lo sguardo verso di lui «Ma sono una donna sposata».

«E con questo?» disse lui penetrandola con il pollice. «Siamo persone responsabili, no?»

 

Melissa si ritirò in piedi e si rimise a posto «È meglio smettere. Mio marito sarà qui a momenti».

Stefano rimase a terra, col braccio teso e il pollice umido.

Era molto deluso ma capì. «Ok, finisco e vado».

 

Melissa uscì dalla cucina senza dire una parola.

 

***

 

Stefano fini di rimontare tutto, ripulì dove necessario e riordinò i suoi attrezzi.

Raccolse i soldi che gli erano stati lasciati sul tavolo e si diresse verso la porta.

Sulla strada per l’uscita passò di fronte alla porta-finestra che dava sul terrazzo e vide Melissa intenta a stendere i panni.

Si fermò per osservarla ancora un po’, poteva vedere la forma del suo seno quando si allungava per appendere le cose

o si chinava facendolo dondolare nella maglia e quel culo stretto nella gonna gli urlava di essere penetrato.

Stefano fu preso dall’eccitazione, il cazzo impazzì nei pantaloni e ormai decideva per lui: non sarebbe riuscito a controllarsi.

 

Uscì in terrazzo e si avvicinò alle sue spalle.

«Ti ho lasciato i soldi sul tavolo» disse lei senza voltarsi.

Lui la prese da dietro schiacciandola contro la ringhiera del balcone, la cinse e la baciò sul collo.

«Ti voglio Melissa» premette il suo pacco duro contro le natiche di lei mentre le mani le afferrarono i seni.«Ti voglio ora!».

«Oh, Stefano. Non possiamo. Anche io ti desidero ma non posso proprio, non è il momento, se mio marito tornasse…».

«Non posso lasciarti andare, oramai ci sei solo tu nella mia mente!».

 

Stefano infilò le mani nella scollatura tirando fuori quei pesanti meloni. Prese a strizzarglieli come a volerla mungere.

Lei cominciò ad ansimare e spinse indietro col sedere per sentirlo meglio.

«Amo come mi prendi le tette! Cazzo… ti voglio!» disse.

«E riguardo a tuo marito?».

«Si fotta! Quel cornuto non è mai riuscito a farmi godere così!».

«Povera donna! Vedrai che durerò più di tuo marito, ti farò raggiungere orgasmi fino allo sfinimento».

 

Stefano le tirò su la gonna e infilò un mano nelle mutande. La penetrò con due dita e prese a masturbarla con foga; i gemiti si fecero più forti.

«Si continua! Non ho mai goduto così! Se è un sogno vorrei che non finisse mai…».

«Abbiamo appena iniziato! Senti quanto ce l’ho duro!».

 

Stefano sfilò la mano dagli slip e si tirò giù la zip, estraendo il cazzo eretto e infilandoglielo tra le cosce.

«No! Non qui, i vicini potrebbero vederci».

«Meglio se andiamo in camera» disse Stefano.

Melissa lo prese per mano. «Seguimi».

 

***

 

Camminarono velocemente verso la camera da letto, lui col cazzo all’aria e lei con le tette di fuori;

ad ogni passo Stefano avrebbe voluto saltarle addosso e scoparsela sul posto.

 

Arrivati in camera Melissa si sedette sul letto, lo fece piazzare di fronte a se, gli slacciò la cintura e sfilò i pantaloni.

 

Il cazzo eretto di Stefano a un palmo dal suo naso, quasi scappellato e gocciolante di piacere;

Melissa lo prese in mano eccitata, non riusciva a chiuderci attorno le dita.

«Fammi indovinare: è più grosso di quello del cornuto!».

«Si…» disse lei senza fiato.

Lo scappellò e prese la punta tra le labbra, la lingua leccò tutt’attorno attorno la cappella.

 

Con una mano cominciò a massaggiargli le palle e fece scivolare la lingua leccandolo per tutta la lunghezza dell’asta,

sentiva le vene pulsanti in rilievo.

Stefano le infilò una mano dietro la nuca. «Dai, prendilo in bocca!».

 

Il cappellone rosso entrò nella sua boccuccia; lei prese a succhiarlo e a segarlo.

Lui accompagnava il suo movimento tenendole la testa.

Spingeva sempre più contro il palato nel tentativo di farglielo scivolarle in gola.

«Noto, signora, che ha problemi a scendere!» disse ridacchiando.

Melissa alzò lo sguardo e corrugò la fronte.

Stefano diede un colpo di reni e il cazzo entrò per più di metà; lei dalla sorpresa rimase senza fiato e strabuzzò gli occhi,

si staccò subito e prese a tossire.

Rimase a guardarlo col fiatone; la saliva le colava sul mento.

« Diamine! Avvisami prima!».

Poi lo guardò sorridendo, «Comunque, signor Idraulico, non è per quello che l’ho chiamata!» disse Melissa sollevandosi la gonna.

 

Stefano la fece sdraiare e subito Melissa allargò le gambe e scostò gli slip.

«È qui che ho bisogno di lei!».

Lui si abbassò infilandosi tra le sue cosce e le infilò la lingua nella passera.

«Ah… no! Cioè siii!».

Cominciò a leccarla con sempre più foga, i gemiti diventarono progressivamente urli.

Melissa gli afferrò la testa e la schiacciò tra le sue cosce.

Stefano spinse più forte fin quasi a tirarsi in piedi, arrivando a sollevarle il bacino dal letto.

Venne con un urlo stringendo con forza la testa tra le gambe.

Stefano la lasciò andare; Melissa stramazzò sul letto.

«Aaah… non me lo avevano mai fatto!» disse guardando il soffitto.

«Ora non potrai più farne a meno!» stabilì Stefano.

 

Le salì a cavalcioni e mise il cazzo tra quelle tette fantastiche.

«Scommetto che neanche questo lo hai mai provato!».

«Cosa fai?» chiese lei fissando la punta del cazzo che faceva capolino tra i suoi seni.

«Una donna bella come te… non c’è parte di te che non possa far impazzire un uomo. Meriti molto di più e io ti darò tutto!»

Prese a scoparle le tette con foga, Melissa cercava di prenderlo in bocca ma non riusciva a piegarsi abbastanza

e il cazzo di lui la colpiva ripetutamente sul mento e sul collo, lasciandoci rivoli appiccicosi.

 

Quando fu soddisfatto si sdraiò a fianco a lei invitandola, con un gesto, a salirgli sopra.

Melissa si mise a cavalcioni e si indirizzò il cazzo sulle labbra. Entrò lentamente.

«Ah! Mi tira» disse.

«Bagnata come sei vedrai che non ti farà alcun male» disse Stefano.

Cominciò a cavalcarlo, lentamente, Stefano la accompagnava muovendosi sotto di lei.

Poi la afferrò per i fianchi e, poco alla volta, la guidò finché non fu penetrato fino alla base.

Quando fu pronta aumentò il ritmo facendola saltellare sul suo cazzo.

Melissa emetteva urletti ad ogni affondo

Stefano afferrò quei meloni ballonzolanti e la fece chinare in avanti fino ad avere i capezzoli turgidi a portata.

Succhiò avidamente mentre la martellava.

Scoparono per un po’ in quella posizione, finché Stefano, preso dall’eccitazione, non decise di montarla a dovere.

Si sfilò da sotto e la posizionò a pecorina, sfregò la cappella sul le labbra e con un colpo

la penetrò fino alla radice.

«Aaaah!!!» urlò Melissa.

«Ora ti scopo come meriti!».

 

La afferrò per i capelli e la stantuffò con forza.

Il suono dei colpi e i gemiti furono tutto ciò che si udiva nella stanza.

La fica di Melissa incassava ogni colpo vogliosa finché, Stefano, non la sentì raggiungere l’orgasmo.

Melissa si lasciò andare sul letto restando col culo all’aria; Stefano le mollò una sonora sculacciata.

«Aaaah!!!» urlò Melissa.

«Razza di vacca, ci godi a farti allargare, eh?».

«Porco! Se non fosse per il piacere che mi dai te la farei vedeeeereee!!!».

Stefano aveva ripreso a fotterla.

«Vacca!» urlò Stefano. «Ci hai pure il nome!».

«È di mio maritooo!».

«Te lo sei scelto perché ti s’addice, eh?» disse.

Le afferrò entrambi i polsi facendole inarcare la schiena e riprese a scoparla con colpi di bacino, più rapidi e profondi.

Dalla bocca di Melissa usciva un lungo gemito, interrotto solo dai colpi che riceveva.

Stefano sentì montargli l’orgasmo. «Stò per venire!».

«Non dentro!» urlò lei.

 

Stefano lasciò andare i polsi e le diede un ultimo colpo che la fece ricadere in avanti rimanendo di nuovo col culo all’aria e il buchino in bella vista.

Riprese fiato e si calmò posticipando il finale.

Passò due dita sulle labbra della figa poi cercò di infilare l’indice nel suo stretto culetto: non voleva saperne di entrare

«Qui c’è bisogno di un intervento!».

«No, ti prego! Un’altra volta… adesso voglio godere ancora!».

«Ma godrai!» rassicurò lui.

«Un’altra volta!» disse lei.

 

La rigirò alla missionaria e la penetrò in un sol colpo, la sua fica allargata non faceva più alcuna resistenza;

continuò a fotterla con foga aggrappandosi alle sue tettone, lei urlava come una pazza.

«Queste sono mie! Tutto di te sarà mio! Vacca!».

«’ooo’ooo… aaah!».

Le strizzò le tette e torturò i capezzoli finché non divennero rossi; Melissa, in cambio, gli piantò le unghie nella schiena lasciando il segno.

 

Poi, Stefano, si chinò in avanti e prese il suo viso tra le mani, la baciò appassionatamente, accarezzandola tra i cappelli con dolcezza;

diversamente dal suo cazzo che, più sotto, la stava slabbrando.

Melissa venne ancora schizzando in modo inverosimile, le urla, questa volta, furono soffocate dalla lingua di lui.

 

Lei aveva il fiatone e si accarezzava la passera gonfia e terribilmente arrossata.

Stefano si rialzò e si inginocchiò al suo fianco.

Cominciò a segarsi vicino al suo viso e venne. «Bevi questo latte, vacca!».

Un primo schizzo potente la colpì sotto il naso, poi in bocca;

le schizzò negli occhi e indirizzò gli ultimi getti sulle tette e sui vestiti che ancora indossava.

Le ultime gocce sporcarono le lenzuola.

Stefano mise la mano sotto la testa di lei e la sollevo mentre le infilava il cazzo in bocca per farselo pulire.

«Ciuccia!».

Melissa lo ripulì dolcemente sentendolo perdere consistenza in bocca.

 

***

 

Si sentì una macchina passare, Stefano si tirò in piedi di colpo “Cazzo il marito” pensò.

Indossò frettolosamente i pantaloni e salutò quella donna fantastica e piena di lussuria, ancora sul letto, stremata e sporca di sperma.

«A presto!» disse lei.

Uscì di casa, raggiunse il furgone e salì a bordo.

Quando infilò la chiave nel quadro la luce del cancello automatico si accese: un suv nero fece manovra entrò in cortile.

Senza aspettare un altro attimo Stefano avviò il motore e partì.

 

 

Leave a Reply