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Racconti Erotici Etero

in azienda

By 21 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Era la seconda volta che vedevo Roberto e come pensavo, ero molto attratta dal suo stile e dal suo aspetto professionale e rassicurante. Indossava un abito principe di Galles camicia bianca e cravatta regimental verde e bianca, gli davo circa quarantacinque anni ma in realtà ne ha cinquanta e quella mattina avevo tanta voglia di vederlo. Sono direttrice amministrativa dell’azienda di famiglia, i titolari sono, mio padre e mio zio, sono nata e cresciuta nella provincia di Napoli e professionalmente in questo ufficio che considero la mia vera casa, passo qui tutti i sabati e anche qualche domenica. Purtroppo la mia vita privata &egrave praticamente inesistente e mi ritrovo a 37 anni a vivere con papà e mamma e non avere nessun uomo accanto a me, le mie esperienze sessuali sono state poche e di scarsa rilevanza. Da un po’di tempo sono una visitatrice di siti a tema erotico in internet, mi piace vedere come le donne si mostrano, sono quasi sempre rasate nel pube ma quello che mi piace di più sono gli innumerevoli meravigliosi cazzi sempre in tiro che mi turbano per tutta la giornata e, soprattutto di notte mi ritrovo spesso che il mio dito indice mi masturba il bocciolo del clitoride fino a quasi farmi male. Ormai &egrave un rito, alla sera prima di coricarmi mi levo i pantaloni del pigiama e le mutandine restando solo con la casacca. Per addormentarmi mi tocco e mi accarezzo pensando di rivivere le storie erotiche che leggo in internet. La prima volta che vidi Roberto fu quando, chiamato da mio zio, venne a sottoporci un preventivo per l’acquisto di un forno industriale per l’azienda, fu un incontro molto cordiale e si instaurò subito un rapporto di intesa e di fiducia soprattutto con mio papà e mio zio i quali mi dissero, quando lui non ci ascoltava, che avrebbero comprato sicuramente il macchinario dalla sua azienda. Ci lasciammo con l’accordo di vederci tra una settimana per mettere a punto le piccole modifiche che erano emerse durante il colloquio e forse, se ci mettevamo d’accordo con il prezzo per stipulare formalmente il contratto. Il pomeriggio non riuscivo a concentrarmi pensando a come era stato piacevole quel incontro, mi ha fatto ridere di gusto con tutte quelle battute spiritose e anche un po’ piccanti, s’era instaurata una amicizia oltre al rapporto cliente fornitore. Mi ero messa in testa di essere attraente il giorno che sarebbe venuto, iniziai a pensare a cosa indossare, gonna o pantaloni?, vestito intero o tailleur? e sotto?, nel mio guardaroba, pensai, c’&egrave sicuramente poca roba per essere attraenti per un uomo, e allora.. Uscii subito e andai in un negozio al centro commerciale dove nessuno mi conosce e mi comprai un bel completino bianco molto sexy. La sera provai ad indossarlo davanti allo specchio della mia camera, ero davvero attraente, reggiseno di seta trasparente che lasciava intravedere i miei grossi capezzoli e il perizoma di pizzo che esaltava le forme del culo ma talmente piccolo davanti da lasciare fuoriuscire la folta peluria nera. Capii che così non andavo bene e decisi che mi sarei rasata completamente. Entrai in bagno mi misi a gambe aperte sul bidet, mi insaponai ben bene la passera con la schiuma da barba di papà e iniziai a radermi molto lentamente per la paura di tagliarmi, tutto andò bene e, dopo una buona mezz’ora mi alzai, mi sentivo veramente nuda come non mai e vulnerabile come un pulcino. Mi toccai, sentivo la pelle liscia e morbida, la mia rosellina sembrava piccola e indifesa. Tornai in camera mi riprovai il completino e questa volta ero perfetta, immaginai che Roberto fosse li a guardarmi, a toccarmi e baciarmi proprio li. Questo pensiero mi accompagnò anche sotto le lenzuola e’ iniziai ad accarezzarmi, mi masturbai dolcemente, venni quasi subito ma avevo tanta voglia di un uomo vero.
La mattina dell’incontro indossai il completino un paio di calze nere autoreggenti, gonna nera lunga e strettissima , camicetta bianca molto scollata e abbastanza trasparente, giacca nera attillata e scarpe nere a decolté con tacco molto alto, ero elegante, sobria ma molto sensuale, una spruzzata di Opium completò l’opera. Alle nove e trenta arrivò puntuale in azienda, dopo i rituali saluti iniziammo la trattativa, eravamo in cinque, mio papà, mio zio, il nostro resp. di produzione, lui ed io. Dopo avere ripassato tutte le caratteristiche tecniche passammo a definire il prezzo e poi le modalità di pagamento, fu a questo punto che andai prendere dei documenti e al ritorno mi sedetti vicino a lui per definire meglio tutte le clausole del contratto. Il quasi contatto fisico mi dava eccitazione, sentivo i capezzoli inturgidirsi e notai che lui li notava osservando la scollatura della la mia camicetta. Ormai era evidente che aveva capito che ero disponibile e, durante la pausa caff&egrave, fingendo di prendere dei documenti dalla sua borsa posata sul pavimento mi sfiorò le gambe fino alle scarpe e poi risalì fino alle cosce, il contatto della sua mano calda mi provocò dei brividi di piacere per me sconosciuti. Per far capire che la cosa mi piaceva gli toccai ripetutamente le sue caviglie con i miei piedi. Finalmente verso le ore quattordici ci fu la liberatoria firma del contratto. Dovevamo andare tutti a pranzo a festeggiare ma vista l’ora e gli impegni precedentemente presi, mio padre mi pregò di accompagnarlo nel migliore ristorante della zona per fargli assaporare le specialità gastronomiche locali e per fargli capire quanto ci tenessimo all’ospitalità. Finalmente soli, pensai.
Appena saliti in macchina mi disse
-sei molto bella e mi baciò su una guancia
io gli accarezzai le labbra con il dito indice gli presi le mani e le portai sul mio petto. Iniziò a palparmi dolcemente le tette e a stuzzicarmi i capezzoli da sopra la camicetta, poi scese giù per accarezzarmi le gambe ma la gonna troppo stretta non glielo permise e mi disse
-ho voglia di toccarti sotto la gonna
-anche io ho voglia di essere toccata e’ anche qualcosa di più.
-Ma come si fa?, dissi, io in macchina ho paura e poi sono conosciuta da queste parti
se lo venissero a sapere mamma e papa credo che non riuscirei a guardarli mai più in faccia per tutta la vita. Lui mi propose di andare in un hotel abbastanza lontano dove saremmo stati tranquilli invece di andare al ristorante. La proposta mi sembrava vergognosa ma eccitante e gli dissi di si. Per strada ci fermammo a comprare una bottiglia di vino bianco di buana qualità. Dopo avere espletato le formalità della consegna dei documenti nella hall dell’hotel, non senza un grandissimo imbarazzo, salimmo con l’ascensore verso la nostra stanza. Era la prima volta che mi trovavo da sola con uno praticamente sconosciuto in un albergo.
Appena entrammo in camera ci levammo le rispettive giacche, misi il vino nel frigobar, non sapevo cosa fare.. Mi venne vicino, mi prese la testa e con le dita mi massaggiò i capelli, le nostre labbra si avvicinarono fino a sfociare in un lungo e appassionato bacio, la nostre lingue si intrecciavano io entravo nella sua bocca e lui penetrava nella mia, mi mordeva dolcemente le labbra con le sue labbra. Mi sentii sbottonare la camicetta finche me la tolse e mi slacciò il reggiseno. Mi toccava, con le sue calde mani tutta la schiena poi la pancia fino ad arrivare ad accarezzarmi dolcemente le tette, quasi non le toccava me le sfiorava appena e mi succhiò i capezzoli lasciandoli umidi di saliva. Io fremevo tutta non avevo mai conosciuto sensazioni cosi intense, ci sapeva proprio fare, lo aiutai a slacciare la gonna che cadde a terra. Mi sfilò le autoreggenti, mi accarezzò a lungo il culo e le cosce e poi, lentamente, mi sfilò il perizoma e rimasi completamente nuda di fronte a lui non avevo neanche un pelo nella passerina che mi nascondesse la mia assoluta nudità.
-Sei veramente splendida non pensavo fossi completamente rasata?
-L’ ho fatto per te, dissi e adesso fammi godere ti prego.
Mi distesi sul letto con le gambe aperte con la fica di fronte a lui, lo invitavo ad entrare dentro di me, mi sentivo come la porta senza il portiere quando l’attaccante sta tirando un rigore, lo guardavo finche si denudava mettendo in risalto il suo membro dritto. Si distese sopra di me, iniziò a leccarmi dappertutto e finalmente sentii le sue mani che mi toccavano e mi esploravano la parte più intima di me, ero eccitatissima e mi sentivo bagnata., mi divaricò ulteriormente le gambe e iniziò a masturbarmi con la lingua tra la vagina e l’ano, soffermandosi a stuzzicarmi il buchino, non avevo mai avuto un esperienza di questo genere ed era semplicemente bellissimo, quando poi mi prese a leccare solo il clitoride l’eccitazione e il godimento si moltiplicarono per mille, avevo capito in quel momento che non potevo più vivere senza di lui, avevo perso la concezione del tempo, continuava a leccarmi e con un dito entrò dentro la vagina, mi massaggiava internamente con decisione e ripetitività finche non sentii un fortissimo piacere provenire da dentro, sembrava che dovessi fare pipi, avevo paura di fargliela addosso, non sapevo come trattenermi ma improvvisamente raggiunsi un orgasmo violento e improvviso che mi fece tremare dal godimento, mi sentivo una vera femmina in calore e anche un pò puttana. Ora avevo tanta voglia di cazzo, gli presi l’uccello e iniziai a menarlo poi glielo baciai e cominciai succhiarlo dolcemente ma insistentemente finch&egrave mi fece cenno che stava per venire, mi fermai e gli dissi semplicemente, -ora scopami- lui si adagiò sopra di me e dolcemente ma senza esitare me lo infilò completamente dentro, cominciò ad andare avanti e indietro su e giù, lo tirava fuori e me lo rimetteva dentro, poi sempre più violentemente mi montava e mi scuoteva come uno stallone monta la puledra e con qui pensieri raggiunsi ancora un magnifico orgasmo. Mi piaceva godere e nello stesso tempo essere puro strumento di piacere, non volevo che si fermasse più, poi il ritmo dei suoi colpi aumentò, mi sentivo sbattuta come una barca nel mare in tempesta, il suo respiro si fece affannoso e il suo membro diventò ancora più duro e con intense e violente pulsazioni mi iniettò una decina di innaffiate di sperma, non potei non venire ancora un’altra volta. Il vino fresco e frizzantino quietò i nostri sensi e ci addormentammo abbracciati e appagati l’uno attaccato all’altra.
Il seguito nel prossimo racconto.

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