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Racconti Erotici Etero

In ospedale

By 5 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo aver finito gli studi in infermieristica, decisi di sfidare me stessa e mi trasferii a Londra. Passato qualche mese a lavorare come camerierafinalmente riuscii a trovare un posto in un ospedale in periferia. Lavoravo al Prontosoccorso, all’ A&E come dicono loro, nel loro meraviglioso accento. Quell’accento che mi ha sempre eccitato. Ogni volta che sento un uomo inglese parlare mi paralizzo e mi bagno all’istante. Il primo giorno di lavoro conobbi il medico responsabile del reparto, un uomo sulla quarantina, alto, con due grandi occhi verdi. Portava i capelli rasati per nascondere la calvizie, ma dal primo momento in cui mi rivolse la parola mi innamorai di lui. Quella voce, quell’accento ogni volta mi portavano a correre a casa dopo il turno con lui per dare sfogo agli orgasmi. Era sposato, con tre figli e non sembrava notarmi. Ma col tempo ci pensai io a farmi notare.
Quando lavoravamo insieme c’era una sintonia evidente. Un giorno arrivò un ragazzo accoltellato, cinque volte allo stomaco. Era molto grave, ma grazie al nostro lavoro riuscimmo a stabilizzarlo. Eravamo stanchi, sudati dopo un’ora di lavoro intenso. Non so cosa scattò in lui, forse complicità dell’adrenalina, mi prese per mano e mi portò nello stanzino degli infermieri, chiuse la porta a chiave e cominciò a baciarmi. Non diceva nulla, mi baciava soltanto, sul collo, sulla fronte, sul mento e finalmente sulle labbra. La passione ci stava travolgendo. Mi spogliò di tutto, rimasi nuda davanti a lui e in quel momento si fermò. Stava avendo un ripensamento, si stava pentendo, ma vedevo la sua eccitazione premere contro i pantaloni. Non potevo lasciarmi scappare questa occasione. Presi il controllo della situazione. Cominciai a massaggiarmi il seno con una mano, mentre con l’altra scesi verso il mio monte. Mi masturbavo di fronte a lui, ero già bagnata e la mia mano scivolava facilmente. Avevo i suoi occhi addosso, affamati. Scostò le mie mani, si impossessò del mio corpo e mi fece sedere su un tavolino. Mi divaricò le gambe, si inchinò e cominciò a leccarmi. Alternava colpi di lingua a piccoli baci caldi. Stavo impazzendo. Aprì le piccole labbra e scivolava dal clitoride fino all’interno del mio sesso con quella sua lingua meravigliosa. Mi portò al limite dell’orgasmo, se ne accorse e si staccò. Insoddisfatta cercavo di riavvicinarlo, ma lui si allontanò di qualche passo. Si levò la camicia, scoprendo un corpo caldo, con una leggera pancia, quella che mi fa impazzire veramente in un uomo. Fremevo, volevo sentire quel corpo contro il mio, accarezzarlo, stringerlo, averlo tra le mie gambe nel momento dell’orgasmo. Si era tolto i pantaloni e i boxer. Avevo davanti a me il suo pene, finalmente. Quanto l’avevo sognato! Ed era lì: duro, rosa, non troppo lungo, ma grosso. Lo volevo dentro, subito. E lui voleva avermi. Mi prese fra le sue braccia, afferrai il suo pene caldo e lo guidai dentro di me. Piano, lentamente, mi penetrò; ci guardavamo negli occhi, sospiravamo mentre ogni centimetro della sua carne entrava nella mia. Entrava e usciva, con calma, senza accellerare, ci godevamo quel momento che entrambi desideravamo da tempo. Mi sentivo sempre più bagnata, il suo pene entrava sempre più facilmente. Il mio bacino seguiva i suoi movimenti, gli afferrai il sedere e lo accolsi totalmente in me. Ci baciavamo, ci toccavamo. L’eccitazione montava e percepii le prime scariche elettriche partire dal mio clitoride e attraversare tutto il mio corpo. Anche lui stava per cedere al piacere, aumentò il ritmo e a quel cambio di velocità non capii più nulla, godevo come mai prima. Venni insieme a lui, venni urlando tutto il mio orgasmo con la bocca contro il suo petto, per cercare di non farmi sentire dai colleghi fuori.
Restammo abbracciati, lui dentro di me, per non so quanto tempo. Sentivo il suo seme scivolare fuori mischiato ai miei umori.

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