Skip to main content
Racconti Erotici Etero

In trasferta

By 10 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Non ho mai amato i contrattempi né gli imprevisti: nella vita di questa Cagna tutto deve essere organizzato, ben stabilito in anticipo, deciso e prospettato per tempo. Capirete bene che quando mi &egrave stato imposto, di tutta fretta, di prendere un treno e partire per sostituire una collega ammalata, non ero proprio dell’umore migliore per farlo. L’idea era quella di stare fuori tre giorni e di prendere il treno di lì a due ore; per fortuna lavoro in una grande azienda che, fra le altre cose, si occupa anche di personale vario. Abbiamo quindi a disposizione un gigantesco ‘armadiodellemeraviglie’ all’interno del quale ci sono mille divise diverse: da abiti molto eleganti a camicie sgargianti, passando per le scarpe da ginnastica e le tenute sportive. Borsa alla mano, infilo dentro le prime cose che mi capitano a tiro: un paio di leggins e una maglietta sportiva, una maglia di ricambio, una felpa. Con il maglioncino e i jeans che portavo addosso ero del tutto pronta a partire. C’era un solo piccolo effimero dettaglio: non avrei avuto intimo di ricambio il che, vista la mia natura di Cagna Bastarda, non sarebbe stato poi tanto negativo. Decisi così di utilizzare per tutti e tre i giorni lo stesso perizoma: quale occasione migliore per mettere alla prova la mia voglia di sentirmi Cagna? Ovviamente mi sarei lavata (non transigo sulla pulizia personale), ma avrei poi rimesso sempre lo stesso perizoma color senape. Immaginavo già l’ebbrezza di sentirne l’odore al termine della trasferta, e già solo il pensiero mi faceva sentire un lago fra le cosce.
Poco ci manca che perdo il treno, tanto andavo di corsa, ma alla fine eccomi seduta nella mia meravigliosa carrozza di prima classe, accanto a due signori impettiti che non fanno altro che parlare di lavoro. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare da quel dolce e familiare rumore. Mi sembra passato un attimo e sono già a destinazione. Mi rendo conto solo troppo tardi di essermi addormentata con la maglia sbottonata in maniera generosa sul petto, lasciando molto poco all’altrui immaginazione. Ma tant’&egrave. Quel che &egrave fatto &egrave fatto. Cena veloce e poi di corsa a nanna: quella del giorno successivo sarebbe stata una giornata impegnativa, non immaginavo nemmeno io quanto!!
Dopo un rapido passaggio di consegne e dopo avere conosciuto la persona che mi avrebbe aiutata nel lavoro del giorno successivo, eccomi al cospetto di un gruppo di giovani appartenenti ad una casa para farmaceutica, interessata ad aprire un ufficio proprio nella località dove ci trovavamo. Ecco perché a me toccava organizzare loro la giornata con una serie di attività stabilite. Dopo un breve incontro, il momento che temevo da tempo: l’escursione in bicicletta! Non avevo considerato l’età media dei partecipanti, ma l’idea di mettere un po’ in mostra il mio culetto sodo mi solleticava parecchio. Così, in sella al mio destriero a due ruote, cercai di seguire il sentiero stabilito ma’ fu un attimo il distrarmi pensando a quanti dietro di me stessero osservando il mio culo ondeggiare allegramente ad ogni buca. Questo pensiero mi mandò in estasi, provocando quasi una sorta di orgasmo che non so come riuscii a frenare. Strinsi i denti e andai avanti, sbagliando clamorosamente strada e allungando il percorso di svariati chilometri. Con la compagnia che portavo a spasso finsi di avere scelto un percorso alternativo perché mi sembravano molto in gamba quanto a esercizio fisico, e poi perché volevo giocare sul fattore sorpresa.
Al termine della nostra escursione, dopo mille complimenti sulla mia forma fisica, ritornammo tutti verso il posto dove avevamo noleggiato le biciclette per riprendere il pullman che ci avrebbe portato al luogo del pranzo: dopodich&egrave la mia giornata si sarebbe finalmente conclusa.

Avevo deciso che non avrei cambiato lo slip, nemmeno dopo la doccia: volevo che quell’odore di femmina mi entrasse sotto la pelle ed ero fermamente convinta che anche tutti i presenti cominciassero a percepirlo. Non so se fosse solo una mia impressione, ma mi sembrava che più passavano le ore, più gli occhi della compagnia maschile fossero rivolti a me.
Dopo una doccia veloce e un cambio d’abito (per gli altri, ma non proprio per me visto che non ne avevo a disposizione, ci riunimmo nuovamente per il pranzo e lì il clima iniziò a rilassarsi parecchio. Iniziarono le prime avances da parte dei presenti, fino ad un inevitabile invito per un aperitivo prima e per una cena poi. Inutile dire che la cosa mi lusingava parecchio, eppure dovevo comunque mantenere un aspetto professionale: erano pur sempre clienti.
La sera li raggiunsi in centro, al termine del loro aperitivo: soprattutto uno di loro doveva avere bevuto parecchio perché, salutandomi, mi mise una mano sul culo, senza troppi complimenti. Dentro di me avvampai all’istante, ma non potevo certo darglielo a vedere. Fra le mie gambe ero un vero lago di umori e di desiderio e le avances che il tipo continuava a rivolgermi di certo non rendevano la situazione più facile. Mi fece strada per entrare al ristorante e io, volendo provare a fare la brillante, dissi’ ‘non c’&egrave bisogno che mi reggi la porta’ So farlo da me’. E lui, con un sorriso candido di malizia, aggiunse semplicemente: ‘allora vuoi forse reggere altro?’. Le gambe mi tremavano: sapevo dove voleva andare a parare e io desideravo portarcelo, arrivare fino al limite e capire quanto oltre si sarebbe spinto. Mi sentivo eccitata, una cagna in calore pronta a esplodere di piacere.
A cena ci sedemmo uno di fronte all’altro e per tutta la sera lui tentò un approccio. Con le mani e con i piedi, tentando di risalire lungo le mie cosce, fino alla mia parte più intima e nascosta. Se solo si fosse reso conto di quanto mi stava eccitando tutta quella situazione! Quando fu l’ora di andare mi alzai per pagare la cena alla compagnia e lui si avvicinò a me e, posando sempre la sua mano sul mio sedere, mi disse: ‘qual &egrave il prezzo?’ e io ‘della cena?’ e lui ‘no, il tuo prezzo’.
Io sorrisi. Mi stava equiparando ad una puttana, ma io non ero disposta a farmi considerare come una qualunque. Io sono la Cagna, sono la Puttana. Così, sorridendo e guardandolo dritto negli occhi, dissi: ‘il mio &egrave un prezzo molto alto. Non so se sei disposto a pagarlo’. E lui: ‘ne vale la pena’. La sua sicurezza mi stava eccitando sopra ogni cosa: avrei voluto che mi scopasse lì, nell’angolo del locale, incurante dei presenti. Avevo voglia di sentirlo dentro di me, in profondità, ma non ero disposta a dargli questa soddisfazione. ‘600 euro. E non per tutta la notte. Ecco il mio prezzo’. Lui sorrise. Mi guardò a fondo e mi disse: ‘&egrave un prezzo equo. Impossibile meno’.
A quel punto dovevo scegliere: essere quello che sono o fare la brava ragazza? Avevo voglia che mi prendesse, che mi sbattesse al muro, che con la sua lingua si prendesse cura della mia fighetta depilata e con il suo membro del mio culo voglioso. Volevo sentirmi cagna fino in fondo, assaporando in profondità il mio odore di femmina discinta. Avrei voluto prenderlo in bocca, succhiarlo, lì davanti a tutti, fare si che fosse scosso da un orgasmo potente e irrefrenabile. Volevo che affondasse le sua mani nel mio culo, che quasi me lo strappasse via, tanto forte era il desiderio di essere trattata come una Cagna. Gli avrei spalancato le cosce senza ritegno, per fargli sentire quanto fossi eccitata al pensiero di essere trattata come una puttana, che fissa il suo prezzo e lascia che altri godano del suo corpo. Quel solo pensiero produsse delle scosse violente nel mio corpo e dovetti appoggiarmi alla parete pur di non lasciare all’orgasmo che stava salendo la possibilità di lasciare tracce evidenti.
Lo guardai a lungo, passando la punta della mia lingua sulle mie labbra. Decisi che lo avrei lasciato a mani vuote, perché l’eccitazione che avrebbe provato nell’immaginare di possedermi avrebbe fatto crescere in lui un orgasmo ancora più violento.
Poi tornai in camera.
E’

Leave a Reply