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Racconti Erotici Etero

In università

By 16 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella mattina di Giugno, come al solito ero piazzato davanti alla lavagna dell’università, in quell’aula minuscola, a cercare una soluzione ad un problema di elettrotecnica, frugando nella mia memoria alla ricerca di un qualcosa che mi avrebbe sbloccato dalla situazione di stallo in cui ero. Mi ero tolto la maglietta per il caldo che imperversava, rimanendo solo coi jeans. Non sono mai stato una bellezza eccezionale: alto 170 cm, capelli castani e occhi verdi, con un fisico allenato, ma non da culturista.
In genere bloccavo la porta, legando le maniglie antipanico tra di loro. Sapevo, inoltre, che nessuno avrebbe trovato strana la cosa, visto che quelle aule sono sempre chiuse dai bidelli, almeno che non si segua. Sbuffai, andando a sedermi sulla cattedra, mentre fissavo la lavagna quasi a volerla perforare con lo sguardo e in quell’attimo sentii la porta scattare. Mi voltai infastidito, sbottando: – L’aula &egrave occupata e lo spazio &egrave poco, andate a trovarvene un’altra ‘
– E’ piena anche per me? ‘ chiese una testa sorridente, incorniciata da una fitta nube di capelli ricci, mentre entrava. La fissai perplesso, realizzando dopo appena un secondo che era Chiara, una mia amica di corso.
– Ah, sei tu, entra pure ‘ mentre andavo verso lo zaino per prendere maglietta e cordino per bloccare la porta.
– Ti sei messo comodo, a quanto vedo ‘ mentre posava la sua borsa e mi squadrava con evidente apprezzamento.
– Abitudine, stando sempre da solo, mi concedo qualche libertà ‘ mentre prendevo il cordino, ma lasciavo la maglia dov’era ‘ Adesso sigillo la porta, quindi puoi farlo anche tu se credi ‘ ghignai, squadrandola di sbieco, mentre chiudevo la porta. Alta 160 cm, aveva i capelli neri e gl’occhi verdi. Era formosa, ma non grassa e indossava una minigonna nera, un top bianco molto scollato e sandaletti bianchi con un piccolo tacco che l’aiutavano a sottolineare la sua splendida figura.
– Magari dopo ‘ sorridendo in modo ambiguo, mentre mi fissava.
– Va beh, io torno a questo dannato esercizio, magari riesco ad inventarmi qualcosa per risolverlo ‘ la fissai sorridente ‘ cerchiamo di non disturbarci a vicenda ‘ quindi mi voltai e tornai a sedermi sulla cattedra, dandogli le spalle.

Era passata una mezz’ora durante la quale gli unici due rumori che si sentivano erano il gesso sulla lavagna e la biro di Chiara sul quaderno. Chiara si era alzata e la sentii spostare qualcosa, ma non mi girai perché avevo trovato la soluzione al problema e lo stavo concludendo.
– Fatto ‘ mi voltai soddisfatto ‘ l’ho ris’ – mi morì il fiato in gola per lo spettacolo: era seduta sul banco dove stava scrivendo, ma era in biancheria intima. Il reggiseno conteneva a stento i suoi seni (una seconda abbondante, forse una terza), ben modellati e dal davanti del perizoma non usciva nessuno pelo pubico. Mi sorrise.
– Dicevi? ‘ mi chiese, mentre con molta non curanza si portava la mano al seno, accarezzandolo, per asciugare una goccia di sudore che le scorreva dalla spalla verso il basso.
– Ho risolto il problema ‘ mentre sentivo che mi stavo eccitando ‘ ma ora ne ho un altro ‘ mentre mi avvicinavo. ‘
– Beh, me l’hai detto tu di mettermi comoda. Potrei andare anche oltre, perché sai in casa, se sono sola, in estate giro solo con gli slip o addirittura nuda. ‘ fece una pausa ‘ Ma se ti dispiace’ – fece per prendere il toppino.
– Tralasciando quello che stò pensando in questo momento ‘ mentre le afferravo delicatamente il polso per non lasciargli prendere il toppino ‘ Direi che &egrave stata un ottima idea e, a dirla tutta, mi piacerebbe che ti metteresti veramente comoda. ‘
– Mi aiuti? ‘ mentre mi accarezzava con le dita il petto, provocandomi un brivido di piacere alla schiena e un a dolorosa contrazione dell’uccello. Quindi scese dal banco e si voltò, inclinandosi un po’ in avanti, divaricando un po’ le gambe e appoggiando le mani sul banco. Il suo culetto era tonico e ben disegnato e i laccetti del perizoma sembravano esaltarne le curve, senza riuscire in quel magnifico intento.
Le poggiai le mani sulle spalle, accarezzandole qualche istante, per poi spostare le spalline del reggiseno verso il basso fino a lasciarle penzolare sugl’avambracci. Quindi no le spostai sulla schiena, ma sui seni, tirandoli fuori dalle coppe e stringendoli come se stessi impastando il pane, mentre con le baciavo la base del collo e le spalle, assaporando il gusto salato della sua pelle dovuto al sudore. Continuai per un paio di minuti in quel modo, sentendola gemere di piacere e sentendo il suo seno irrigidirsi un pochettino e i suoi capezzoli indurirsi. Era il momento giusto per osare qualcos’altro, quindi le accarezzai il ventre con la mano destra, facendola scendere, per poi infilargliela nel perizoma, iniziando a massaggiarle delicatamente il pube e le grandi labbra, con qualche rara intrusione all’interno della sua fica per sfiorarle il clitoride. Quando capitava la sentivo mugugnare sommessamente, come se accompagnasse quegl’istanti di piaceri con un gridolino represso.
Chiara spinse indietro il bacino, appoggiando il sedere sul mio cazzo ed iniziando a dondolarsi per il puro piacere di sentirselo dietro. Rimanemmo così per un po’, mentre io con la mano destra avevo cominciato a massaggiarle quasi di continuo il clitoride per poi penetrarla qualche volta con le dita. La sentivo ansimare per il piacere e, per istinto, accompagnavo le oscillazioni del suo bacino con il mio.
Ruppi l’incantesimo, tolsi le mani da dove le avevo e le portai all’allacciatura del reggiseno, slacciandolo miracolosamente al primo colpo (strano per noi maschietti). Questo scese in automatico, dato la sua posizione, quindi le misi le mani sui fianchi e gli abbassai il perizoma, che rimase teso tra le sue ginocchia.
– Voltati ‘ le sussurrai all’orecchio, mentre con la mano sinistra le accarezzavo la schiena, sentendola rabbrividire di piacere. Mentre si voltava, si liberò da sola del perizoma, facendoselo prima arrivare ai piedi per poi chinarsi e raccoglierlo per posarlo sul banco. I seni erano ben delineati e tonici, perché si mantenevano alti e sodi. La fica era depilata con cura ed era una piccola apertura alla base del pube.
Chiara si alzò sulle punte, baciandomi e facendomi arretrare nel contempo verso la cattedra. Mentre le mie mani continuavano ad accarezzarle il busto e a stuzzicarle i seni, le sue si applicavano alla mia cintura, aprendola e aprendomi i pantaloni, per infilare la mano dentro e stringere il mio cazzo da sopra agli slip. Sorpreso, inciampai, finendo seduto sulla cattedra. Mi tolsi le scarpe e scalciando anche i pantaloni, che sentii volare per l’aula e finire contro il muro. Mi spinse all’indietro, facendomi stendere sulla cattedra e mi sfilò gli slip, lanciando un gridolino di sorpresa, vedendo la mia erezione.
– Con questo mi divertirò ‘ disse, mentre si chinava col petto sul mi cazzo e aiutandosi con le mani, lo stringeva tra i seni, per iniziare a masturbarmi. Godevo per quella sensazione, il contatto con la pelle delicata del suo seno era una sensazione indescrivibile e la lasciai fare. Quando stavo per arrivare, feci per alzarmi, ma lei mi rispinse all’indietro dicendomi con voce roca ‘ Tranquillo, non abbiamo ancora finito ‘
Dopo qualche minuto arrivai, imbiancandole completamente il petto e la parte superiore dei seni. Lei mi lasciò, dirigendosi verso la sua borsa, da dove tirò fuori uno scatolino di salviettine imbevute, per pulirsi.
– Pulisci anche me? ‘ chiesi sorridente, mentre osservavo il sole giocare col suo corpo ed eccitandomi ancora di più.
– Solo se ti stendi ‘ mentre tornava da me, completamente nuda e compiaciuta del mio sguardo lascivo. Seguii di buona grazia i suoi ordini, incrociando le mani dietro alla nuca per stare il più comodo. Lei aggirò la cattedra per sedersi vicino alle mie spalle. Le accarezzai pigramente il seno e il fianco, mentre lei mi sorrideva eccitata e, raccolte le gambe sulla cattedra, ci saliva, mettendosi a carponi e mostrandomi il suo buchetto e la sua fica, che grondava il suo dolce succo. Con la sua lingua, iniziò a leccare prima intorno le gocce di sperma che erano cadute, poi sentii le sue labbra stringersi delicatamente sopra al mi cazzo ed iniziare a succhiare. Vedevo i suo capelli ricci che si abbassavano a tratti, per prenderlo tutto in bocca, per poi rialzarsi e succhiarmi la testa e leccarla.
Le posai le mani sui fianchi, godendo del suo tocca, quindi glielo feci abbassare, fino a sedersi sui talloni. Spostai le mani nel solco del suo culo, allargandolo dolcemente e schiudendo verso di me la sua fica e il suo buchetto. Inizia a leccare prima il buchetto, poi la fica, che intanto avevo ripreso a massaggiare con le dita della mano destra, perché con la sinistra mantenevo aperto il sedere per stare più comodo.
Mentre sentivo che il pompino andava alla grande, iniziai a penetrarla prima con un dito e, quando sentii i suoi muscoli contrarsi dal piacere, con due. Intanto le leccavo il clitoride con la lingua, a tratti ingoiando il suo siero, così dolce ed allo stesso tempo eccitante. Troppo impegnato a farle il ditalino e a leccargliela, mi accorsi di arrivare in modo così rapido che mi sfuggì un ansito. Lei ripulì tutto con la stessa cura di quando aveva iniziato, lasciandomi a leccare, ansimare e gemere dal piacere.
– Soddisfatto? ‘ mi chiese, dopo essersi stesa accanto a me e guardandomi negl’occhi. A tratti mi accarezzava delicatamente la testa che aveva fatto uscire da fuori al perpuzio per succhiarla. Lasciai passare qualche minuto per recuperare le forze. Dal canto mio con una mano l’avevo abbracciata, ma con quella libera le accarezzavo pigramente il seno.
– Credo che adesso sia il mio turno ‘ mentre le strizzavo i capezzoli, sentendoli inturgidirsi. Lei mi guardò sorpresa e, lo restò ancora di più quando la baciai. Mi alzai scendendo dalla cattedra, quindi mi portai alle sue gambe e la attirai a me, mentre lei gridava di sorpresa e di piacere. Con il bacino sul taglio della cattedra, le aprii delicatamente le gambe, spingendola a stendersi.
– Devi arrivare almeno un’altra volta per essere pari ‘ ghignai, per poi abbassarmi sui suoi seni, succhiandoli mentre con le mani riprendevo a masturbarla. Sentivo gl’umori della sua fica scorrermi tra le mani e sul legno della cattedra, ormai designata come luogo di piacere. Le sentii nuovamente contrarre i muscoli e ormai di nuovo eccitato mi alzai e prima che lei potesse protestare, la penetrai, con un colpo secco che la fece gemere. Nello stesso istante le bloccai le mani sui fianchi, impedendole di staccarsi.
– Così non vale ‘ si lamentò lei, tentando di liberarsi ‘ Guarda che non porto la spirale e posso rimanere in cinta. ‘ protestò anche se con poca convinzione.
– Allora vedrò di toglierlo un istante prima di arrivare ‘ le risposi, mentre iniziavo a spingere con dolcezza. Lei mi si aggrappò al collo e cominciò a baciarmi. Ad ogni colpo lei gemeva, dimenandosi ed assecondando i mie movimenti. La sua fica era bagnatissima e calda. Ogni volta che spingevo sentivo i suoi muscoli contrarsi dal piacere e guadagnare rapidamente l’orgasmo.
Con calma, aumentavo pian piano la velocità, mentre lei gemeva, ansimava ed emetteva gridolini di piacere. Da parte mia, facevo lo stesso e, anche se stanco, mi impegnavo a dare colpi man mano più forti, spinto dalla voglia sia di rendergli il piacere che mi aveva procurato che di ricavare anche per me il piacere massimo. Ormai spingevo con colpi molto forti, sentendo il mio bacino urtare contro il suo, quando arrivai dentro di lei. Fu un piacere indescrivibile, anche perché continuai a spingere per qualche altro minuto in maniera non del tutto convinta, per poi tirarlo fuori. Mi stesi accanto a lei sulla cattedra, recuperando il respiro regolare. Ormai svuotato completamente, la baciavo.
– E’ stato fantastico ‘ mi sussurrò chiara tra un bacio e l’altro. Quindi mi prese per mano e mi fece alzare dalla cattedra, per poi prendere il pacchetto di salviettine imbevute. Ne tirò fuori due e me ne ficcò una in mano, poi iniziò ad asciugarmi. Ci divertimmo molto a pulirci a vicenda, tra un bacio e una carezza.

Qualche giorno dopo, mi mandò un sms dicendomi che gl’era venuto il ciclo e che non era in cinta. Alla fine dell’sms c’era un invito esplicito a replicare l’esperienza. Seduto sulla mia cattedra, sorrisi tra me e me e ripresi a fare gl’esercizi.
Stavo tornando dalla mensa universitaria e faceva un caldo infernale. All’una del pomeriggio il sole sembrava voler spaccare le pietre con la sola forza del calore e la fata morgana si divertiva a creare riflessi in ogni angolo ombroso. Come al solito indossavo un paio di bluejeans, una t-shirt bianca e un paio di scarpe da ginnastica. Lo zaino mi si era praticamente incollato addosso, perché quel maledetto caldo riusciva a far sudare anche me, che in genere sudo molto poco.
Appena entrai nell’atrio della facoltà, tirai un sospiro di sollievo: l’aria condizionata in facoltà faceva miracoli. Girai subito a destra, dirigendomi verso l’ascensore, che chiamai per salire al terzo piano, volendo trovarmi un angolo fresco e tranquillo in biblioteca. Mentre aspettavo, asciugai col pollice della mano destra l’unica, fastidiosissima, goccia di sudore che partita dalla tempia, mi scendeva giù per la faccia.
L’apertura delle porte dell’ascensore fu accompagnata dal solito trillo di campanella. Entrai e pigiai il tasto del 3’ piano. Mentre le porte si stavano chiudendo sentii qualcuno che diceva di aspettare. ‘Facciamo una buona azione pensai’, premendo il tasto dell’apertura porte sul pannellino. Le porte si riaprirono ed entrò una ragazza bionda, carica fino all’inverosimile di libri e appunti.
– A che piano vai? ‘ gli chiesi con voce atona, non sapendo se ridere o fare altro.
– Al terzo, grazie ‘ rispose sorridendo. Aveva un viso dolce, con occhi castani ben definiti e un sorriso caldo e avvolgente.
– Vuoi una mano a portare qualcosa in biblioteca? ‘ azzardai. Ormai avevo iniziato e quel viso così solare era davvero bello a mio giudizio.
– No, grazie. Mi dispiace se devi fare qualche deviazione per colpa mia. ‘
– In realtà pure io vado a studiare in biblioteca ‘ feci una pausa ‘ Dai ti aiuto e, se per te va bene, ci mettiamo a studiare allo stesso tavolo. Sai a me basta poco spazio per studiare. ‘ nei suoi occhi riuscivo ad intravedere che era combattuta tra il voler studiare e voler conoscermi.
‘ Non ti disturberò ‘ incalzai ‘ tra un paio di giorni ho un esame e non ho proprio il tempo per fare il simpatico. ‘
– E va bene, ma se dai fastidio me ne vado, intesi? ‘ rispose ormai convinta, mentre mi ficcava tra le mani tre o quattro libri e un paio di quaderni di appunti.
– Esattamente cosa stai preparando? ‘ ormai sommerso sotto la mole di appunti mentre uscivo dopo di lei dall’ascensore. Prima che si voltasse riuscii a vedere che aveva un culetto sodo e alto, inguainato in paio di pantaloncini a tre quarti verde mare, che sottolineavano anche la curva morbida dei fianchi e un paio di polpacci ben torniti che finivano in una caviglia delicata e un piedino che calzava delle ballerine bianche.
– Un paio di esami di matematica ‘ mi rispose sorridente, mentre mi si affiancava e ci andavamo a trovare un banco libero in biblioteca. ‘ Tu? ‘
– Fondamenti di Impianti Elettrici ‘ risposi, mentre mi accorgevo che era più o meno alta come me, ossia circa 170 cm e il suo passo era elastico e scattante, tipico di chi &egrave in allenamento. Trovammo un banco, che in genere possono accogliere quattro persone, nell’angolo più fresco della biblioteca e più lontano dagli scaffali dei libri. Sistemammo i libri e ci presentammo (lei si chiamava Claudia), sedendoci di fronte, ma in diagonale, così da avere maggiore spazio libero. Il busto era coperto da una camiciola a tunica bianca, senza maniche, ricamata sugl’orli, che si appoggiava morbidamente sul seno. Dalla stoffa, abbastanza spessa da non lasciare intravedere nulla, si notavano appena le sporgenze dei capezzoli.
Iniziammo a studiare, immergendoci nelle nostre materie. Non volevo disturbarla, quindi mi concentrai sul mio libro, muovendo appena le labbra per ripetere. Senza pensarci troppo, mi sistemai meglio sulla sedia, allungando le gambe ed incrociandole. Nel farlo, strusciai le gambe contro le sue, senza rendermene conto. Le lasciai così per un po’, senza affatto sentire questo lieve contatto a causa del mio jeans. Iniziai a sentirmi osservato, così alzai automaticamente gl’occhi verso di lei, che mi fissava appoggiata al banco, dove erano anche appoggiati i suoi seni, messi in risalto sotto la stoffa ormai tesa su di essi.
– Direi che mi stai fissando. ‘
– Scusami ‘ mentre arrossiva imbarazzata ‘ Ma da un po’ mi chiedevo perché non cerchi di fare conoscenza. Sembra che non ti interessa’ –
– Non volevi essere lasciata in pace per studiare? – risposi gentile ‘ Ma se ti và, possiamo andare a prendere un caff&egrave, così appaghiamo la tua curiosità. ‘
– Finisco l’esercizio e andiamo ‘ mi sorrise, ma spostò la gamba in modo che il contatto tra di noi fosse più netto e lo sentissi anche io. Scossi la testa, sorridendo e tornai ai miei appunti. Circa dieci minuti dopo eravamo nel bar della facoltà a chiacchierare del più e del meno. Scoprii che faceva danza ed aerobica, cosa che confermava la mia stima iniziale, amava la musica classica e non le piaceva la discoteca. Dopo una mezz’ora di conoscenza, decidemmo di tornare in biblioteca a studiare.
Usciti dall’ascensore del piano biblioteca mi disse: – Mi aspetti, devo andare in bagno ‘ girando verso destra. Annuii, accompagnandola fino alla porta del bagno, dove mi diede la sua borsa, che su quel piano &egrave in comune. Di fronte alle entrate due bagni, c’&egrave un lavabo e uno specchio. I bagni, inoltre sono divisi da pareti di carton-gesso, contengono un lavabo e uno specchio anch’essi. Qualche minuto dopo sentii scorrere lo sciacquone e mi aspettavo che uscisse, ma attesi altri cinque minuti e Claudia non arrivava.

Entrai nel bagno, chiedendomi che fine avesse fatto e sentii un lieve sospiro, appena percettibile coperto da un rumore di un rubinetto aperto al massimo. Sono cresciuto in campagna e ho frequentato una scuola pubblica di buon livello, ma di certo non in una bella zona. Per questo ho sviluppato molto i sensi e i riflessi, ma torniamo al racconto.
Mi fermai e tesi l’orecchio, captando ancora questo sospiro. L’altro bagno era vuoto, quindi mi chiesi se non si fosse sentita male Claudia. Guardai la maniglia, fissandola pensoso, poi mi decisi a forzarla delicatamente, posandomi con tutto il mio peso su di essa per farla ruotare. Sapevo che non era fissata bene perché mi ci ero appoggiato per sbaglio e l’avevo fatta ruotare fino ad aprirla.
Portata in verticale, aprii delicatamente la porta sbirciando. Claudia, si era seduta nuda e di fianco, sul bordo del water. Dalla mia ‘postazione di osservazione’ potevo vedere che aveva la testa riversa all’indietro con gl’occhi chiusi e le labbra serrata che sospirava, muovendo le spalle ritmicamente. Sapevo che di fronte a lei c’era il lavabo e lo specchio. Mi eccitai subito pensando ‘Alla faccia dell’aria di santarellina’, lasciando la porta che si aprisse sul suo stesso peso. Lei era troppo intenta a toccarsi per sentire il lieve cigolio, che fu coperto anche dal rumore del rubinetto.
Entrai, richiudendo la porta come l’avevo aperta, facendo ruotare la maniglia sul suo asse. Dietro di me Claudia si mosse, perche sentii i piedi sbattere per terra e la fontana chiudersi.
– Che ci fai qui? ‘ mi sibilò in faccia, mentre tentava di coprirsi con la camiciola.
– Ho sentito un gemito e mi sono impressionato. ‘ posando la sua borsa a terra, per poi appoggiarmi di peso alla porta ed incrociare le braccia.
– Esci od urlo. ‘ ormai era tornata padrona di se stessa, guardandomi bellicosa.
– Volevo godermi lo spettacolo dal vivo ‘ la guardai con sufficienza ‘ Ma come vuoi ‘ dissi voltandomi e sbloccando il lucchetto della porta. Mi voltai a guardarla nello specchio e la vidi perplessa. Aprii la porta appena di uno spiraglio.
– Aspetta, se vuoi puoi restare, ma devi promettermi che non dirai niente a nessuno. ‘
Chiusi la porta. Quindi senza voltarmi estrassi il mio fidato temperino dalla tasca e, tirata fuori la lama, lo infilai dietro la serratura a mò di spessore.
– Questo ci farà stare tranquilli e, comunque, hai la mia parola d’onore ‘ sorrisi tranquillo.
Lei mi sorrise timida, posò la camiciola per terra e tornò a sedersi sul water, come prima, ma incrociando le gambe, mentre con le mani si copriva i seni. Portai una mano al cazzo, che pulsava dolorosamente ormai indurito al limite.
– Da dove comincio ‘ mi disse osservando il mio inguine. Quindi con lentezza, tolse scoprì i seni, iniziando a massaggiarseli. Era uno spettacolo stupendo, il suo corpo era liscio e ben modellato. I seni grandi al punto giusto e dalle gambe incrociate usciva appena un trattino di peli pubici ben curati. Notai che non aveva segno del costume. La osservai per un po’, poi lei mi sorrise e aprì le gambe pian piano, mostrandomi una fica ben fatta e con la peluria pubica ben curata in un triangolino perfettamente delineato. Alzò prima una gamba sul lavabo, mentre con l’altra si volava verso di me, mostrandomi tutta lo spettacolo. Mi sorrise languida, mentre con la mano sinistra iniziava a massaggiarsi il clitoride che era fuoriuscito dalle grandi labbra che erano aperte data la posizione. Mi sorrise, quando vide che mi slacciavo la cintura e mi abbassavo pantaloni e slip, mostrandogli il mio cazzo perfettamente eretto. Mi tolsi le scarpe e mi liberai dei miei vestiti, quindi avanzai verso di lei, che stava per raggiungere l’orgasmo.
La sentivo gemere, mentre si penetrava la fica con le dita della mano sinistra, mentre con la destra si massaggiava il clitoride, ormai rosso vivo e grondante di umori. Iniziai ad accarezzarle pian piano il seno, con il dorso delle dita. Claudia sospirò, ma non si oppose. Continuai per qualche minuto, per poi prendergli entrambi i seni nelle mani ed iniziare a massaggiarli. A tratti glieli strizzavo e poi le pizzicavo i capezzoli, godendo della morbidezza degl’uni e della turgidezza degl’altri.
Lei mi guardò dal basso, poi senza preavviso mi prese il cazzo in bocca, cominciando a succhiarlo. Pochi minuti la vidi stendere stranamente le gambe, ma il suo gemito era soffocato dal mio cazzo. Era arrivata da sola, masturbandosi. Tolse le mani dal suo inguine, sistemandole sul mio cazzo, quindi iniziò a farmi un pompino. Senza togliersi il mio cazzo di bocca, scese dal water, inginocchiandosi davanti a me, mentre continuava a pompare. Le congiunsi le mani dietro la nuca, accompagnando il movimento del pompino mentre le stringevo i capelli tra le dita.
Qualche minuto dopo le arrivai in bocca, ma lei non ingoiò il mio sperma, si alzò e si voltò verso il lavabo. Divaricò leggermente le gambe e si abbassò in avanti, offrendomi il suo buchetto insieme alla sua fica, che si contraeva ancora. La vidi sputare il mio sperma, per poi aprire il rubinetto ed iniziare a sciacquarsi la bocca. Senza tante cerimonie, con una mano le aprii ancora di più la fica e con l’altra gli infilai due dita dentro, iniziando a farle un secondo ditalino. Lei gemette di sorpresa al primo colpo, voltandosi verso di me per guardarmi, poi mi annuì.
Inziai a masturbarla con esasperata lentezza, con una mano, mentre con l’altra le massaggiavo il buchetto, vedendolo contrarsi ad ogni mio tocco. Il suo succo mi scorreva sulla mano, quasi scottandola, mentre la penetravo sempre più in fondo con le dita. Lei iniziò ad accompagnare il movimento col bacino, sfiorandomi delicatamente il cazzo, che continuava a pulsare dolorosamente. Non ci pensai due volte, con un colpo secco glielo ficcai nel culo, spostando le mani sui fianchi. Lei urlò di dolore, ma senza spostarsi iniziò a dimenarsi mentre io spingevo. Spostò una mano dal lavabo, penetrandosi la fica, da sola. Andammo avanti per qualche minuto così. Ormai certo che non si fosse sottratta, con la destra le afferrai i capelli, tirandoli all’indietro, mentre con la sinistra le iniziai a strizzare il seno, abbassandomi su di lei. Gemevamo entrambi e quando le arrivai lei lo urlò dal piacere e dal dolore.
– Sei un bastardo, non mi hai neanche avvisata ‘ mi disse mentre si massaggiava il posteriore, appoggiata al lavabo ‘ questa me la paghi. ‘ disse. Con una velocità sorprendente mi afferro per l’uccello e mi tirò al lavabo. Lì iniziò a lavarlo con calma, scappelandolo e tirando indietro la pelle fino a farmi lacrimare. Sempre tenendomi per l’uccello, saltò sul lavabo e con una sola rapida mossa se lo infilò nella fica, stringendomi le gambe intorno al bacino.
– Adesso spingi brutto bastardo. ‘ mi incito, graffiandomi la schiena con le unghie. La sentivo bagnata e calda che mi avvolgeva e che muoveva il bacino da sola, per accompagnarmi. Non me lo feci ripetere due volte, iniziai a spingere volendo in un certo senso punire la sua arroganza, ma fu il mio errore.
Sembrava che ogni volta che stessi per arrivare lei lo sapesse, cosi faceva in modo di sfilarsi dalla mia morsa e distrarmi o con una parolina dolce o porgendomi il seno o baciandomi’ insomma faceva di tutto per non farmi arrivare. Questo andazzo durò per una mezz’ora finché lei non decise di farmi arrivare.
Fu una sensazione bellissima, i suoi muscoli si contraevano insieme al mio cazzo e i suoi umori mi colavano addosso, gocciolando per terra.
– Viva le donne ‘ sussurrai esausto.
Quindi ci ripulimmo e, dopo esserci rivestiti, tornammo a studiare.

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