1) Domenica: prologo
Quella domenica sera rientravo dal paese dove avevo accompagnato la mia famiglia in vacanza, io dovevo lavorare quella settimana sarei restato da solo in casa.
Avevo da tempo preso l’abitudine di fare rifornimento al self service, non solo per una questione economica, ma anche perché il distributore vicino casa non aveva il servito.
Quella sera mi capitò che alla ragazza davanti a me si era bloccata la carta e non aveva contanti.
Era molto preoccupata ed agitata, doveva tornare a casa e non sapeva se c’è l’avrebbe fatta, così mi chiese se avevo almeno 5 euro.
“Dovrei riuscire a farcela” mi disse.
Non erano certo 5 euro che mi avrebbero cambiato la vita così misi la carta di credito e le feci benzina: le misi 10 euro.
Nel salutarmi mi ringraziò, ma quando si accorse che le avevo messo di più si arrabbiò.
“Non dovevi, c’è l’avrei fatta sicuramente, ora mi fai sentire in debito con te e non ho come ridarteli”
La tranquillizzai e abbracciandomi mi diede un forte bacio sulla guancia.
“La gratitudine per un piccolo gesto è sempre quella che preferisco. Vai piano e stai attenta che è tardi” le dissi.
“Dammi il tuo numero di telefono, così quando arrivo o se ho problemi ti chiamo”
Le lasciai il mio numero ma non mi presi il suo.
Dopo cinque minuti già stavo a casa, il tempo di una sciacquata e poi nel letto. In quei giorni la mia famiglia era in vacanza ed io impegnato ancora con il lavoro, li avrei raggiunti il venerdì, ed era ancora lunedì.
Era passata più di un ora e già stavo nel pieno del sonno quando squillò il telefono. Inizialmente mi spaventai, non ricevevo mai chiamate a quell’ora e pensai che fosse successo qualcosa alla mia famiglia, mi ero completamente dimenticato dell’incontro con la ragazza alla stazione di servizio.
“Ciao, sono Elena, la ragazza del distributore. Non ci siamo neppure presentati”
“Ciao, tutto bene?” Le risposi con voce ancora assonnata.
“Scusa, dormivi?”
“Perché mentirti dicendo di no? Sì, stavo dormendo da un po’”
“Mi dispiace averti svegliato. Volevo solo dirti che c’è l’ho fatta a tornare. Sono arrivata da un po’ ma avevo il telefono scarico per avvisarti”
“Non preoccuparti, mi fa piacere”
“Senti, credo che mi sia rimasta abbastanza benzina per venirti a restituire i 10 euro”
“Non esiste proprio. Se vuoi venire fai pure, ma i soldi non li voglio”
“Ed allora ti invito a prendere qualcosa fuori per ripagarti”
“La tua compagnia sarebbe il giusto prezzo, ma se vuoi uscire offro io”
“Ne parliamo poi da vicino. Dimmi solo quando e dove, così mi regolo con la benzina”
“Ti passo a prendere io domani, fai tu per l’ora ed il posto. Io dopo le 18 sono completamente libero fino a tardi”
“Ti chiamo domani verso ora di pranzo, se non ti disturbo, e ci organizziamo. Un bacio e buonanotte”
“Buonanotte a te. A domani allora”
Non presi più sonno, la mia fantasia prese il sopravvento immaginando di tutto e di più sull’appuntamento del giorno dopo.
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2) Lunedì: snob ed ambiguità
Il lunedì mi chiamò puntuale ed io subito mi offrii per andare a prenderla per ora di cena.
Avevano aperto un nuovo locale dalle parti sue dove si poteva bere o mangiare con musica dal vivo.
“Verranno anche dei miei amici, vedrai ci divertiremo”
Le dissi che per me non c’erano problemi, anche se avrei di gran lunga preferito stare solo con lei.
Tornai a casa da lavoro, una doccia e mi preparai.
“Mi raccomando, un qualcosa di non troppo sportivo” mi aveva detto lei, così optai per un pantalone blu con camicia e golfino sulle spalle visto che la serata era abbastanza fresca nonostante fosse estate.
Mi presentai da lei in anticipo così aspettai in auto che scendesse. Arrivò con un abito lungo, che poi mi resi conto essere una tuta i cui pantaloni avevano uno spacco sulle gambe da farli sembrare una gonna che si apriva fino alle parti intime; la parte di sopra le teneva scoperta la pancia e si intrecciava sui seni che erano niente male, sbracciata e legata dietro al collo.
Scesi dall’auto per salutarla e le tenni lo sportello aperto per farla salire. Attraverso la scollatura lungo tutta la schiena vidi chiaramente che non indossava il reggiseno. Le scarpe a décolleté con tacco da dieci, il trucco e l’acconciatura completavano quello splendido quadro.
Arrivammo al locale, un posto molto alla moda, e ad aspettarci c’erano già i suoi cinque amici.
“Finalmente. Mancavi solo tu Elena” disse uno di loro.
Ci presentammo. Erano una coppia, Francesco e Camilla, due ragazze, Lucia e Marina, ed un ragazzo Luca. Erano tutti più giovani di me, l’età di Elena su per giù, vestiti alla moda con abiti firmati e molto appariscenti, soprattutto le due ragazze, mentre solo Camilla vestiva in maniera più sobria.
Ordinammo da bere e già dopo i primi dieci minuti cominciavo a sentirmi a disagio, un po’ per l’età, un po’ per i discorsi molto egocentrici che facevano parlando di soldi, successi e vantandosi di ciò che avevano, insomma erano i classici figli di papà.
Solo Camilla se ne stava in silenzio, si vedeva che come me non faceva parte di quell’ambiente; Elena, che era una di loro, capendo il mio disagio cercava di coinvolgermi, forse sentendosi in colpa di avermi portato lì.
Mi facevano molte domande cercando di mettermi in difficoltà per ridere di me, ma riuscivo comunque a tenere testa al loro gioco.
Stanco per la situazione mi alzai per andare a fumare una sigaretta fuori.
“Stai pure qui” disse Luca “stiamo all’aperto, si può fumare”
“Preferirei andare fuori, mi dà fastidio fumare in mezzo alla gente”
“Ma fumiamo tutti, o quasi” disse Francesco riferendosi alla fidanzata.
“Io sono per la sigaretta classica, quelle elettroniche non mi dicono nulla, solo apparenza” risposi io in modo provocatorio visto che tutti loro avevano quella elettronica.
“Ti accompagno?” chiese Elena.
“No, no, stai pure. Devo fare anche una telefonata”
La mia era una scusa per allontanarmi e Camilla se ne accorse, infatti mi guardò mortificata per la situazione, forse pure di più rispetto a Elena.
Stavo poggiato ad un muretto e Camilla, tornando dal bagno si avvicinò a me.
“Ti chiedo scusa a nome loro” mi disse tirandomi di bocca la sigaretta e gettandola “E’ la terza di fila che fumi.”
“Proprio tu non devi chiedere scusa”
“Sono fatti così, ma sono bravi ragazzi”
“Saranno pure bravi ragazzi ma di certo non lo dimostrano offendendo in quel modo chi non è come loro. Scusami se te lo dico, ma proprio il tuo Francesco… Mi domando come fai a stare con lui?”
“E’ solo un po’ egocentrico, ma sa essere dolce ed apprensivo. Ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, è stato il primo con cui sono stata”
“Appunto, è stato il primo”
“Cosa intendi?”
“Nulla. Solo che non hai provato altro, per questo lo vedi così. Tu non hai nulla a che fare con loro, non sei come loro eppure ci stai, anche se a malincuore, lo si capisce lontano un miglio”
“Che ne vuoi sapere tu di me, non ci conosciamo neppure da un’ora”
“Hai ragione, la vita è tua, chi sono io da intromettermi”
Mi accesi un’altra sigaretta mentre lei raggiungeva gli altri.
La serata continuò su quel filo d’onda, misero un po’ di musica, Elena mi invitò a ballare mentre Camilla rimase al suo posto con Francesco.
Oltre all’atteggiamento di Francesco nei confronti di Camilla che rafforzava sempre più in me l’idea di come la ragazza fosse soggiogata da lui, intimorita tanto da non dire o fare nulla senza la sua approvazione, ciò che mi colpì di quella comitiva furono i modi promiscui che avevano tra di loro.
I più attivi erano Marina, Lucia e Luca, ma anche Elena e soprattutto Francesco si davano da fare.
Le due ragazze ci provarono anche con me, ma senza successo, strusciandosi in maniera più che sensuale mentre ballavamo; Luca pure provò più volte ad abbracciarmi e baciarmi ma i miei rifiuti lo costrinsero a ripiegare sia sulle tre ragazze che su Francesco, senza però mai coinvolgere Camilla che restava al suo posto a guardare mentre anche Francesco si divertiva dando il peggio di se incurante della presenza di Camilla, se non quelle poche volte che io, per riposare, mi sedevo accanto a lei.
Avevano tutti bevuto un po’ troppo, Marina, Lucia e Luca si lasciarono andare in gesti più che affettuosi tra di loro, Elena si alternava tra l’unirsi ai tre e a gettarsi tra le braccia mie e di Francesco, anche quando lui stava seduto accanto a Camilla.
A fine serata uscimmo dal locale ed il trio se ne andò a piedi, Luca in mezzo alle due ragazze che si facevano tranquillamente tastare il sedere e baciare. Restammo io, Elena, Camilla, e Francesco, con quest’ultimo che continuava a scambiarsi effusioni con Elena che gradiva e ricambiava apertamente nonostante la presenza mia e di Camilla.
“Ti devo ringraziare” mi disse ad un certo punto “se stasera non ci fossi stato tu sarei dovuta venire con la macchina e non avrei potuto divertirmi così”
“Perché?” chiese Francesco “Non sei in grado di guidare in queste condizioni? Io ci riesco benissimo” e salì sulla sua fuoriserie mettendo in moto e facendo rombare il motore.
“Camilla, tu guidi?” chiesi io.
“Perché glielo chiedi?” sbroccò Francesco uscendo dall’auto con fare minaccioso.
“Credo non sia il caso che tu ti metta alla guida”
“Senti pivellino, forse per guidare la tua carretta c’è bisogno di essere sobri, ma il mio bolide è più che sicuro ed anche a 180 si guida ad occhi chiusi, figurati con qualche bicchierino in più”
“Non mi preoccupo certo per te, sei libero di fare quello che vuoi, ma Camilla…”
Non mi fece finire di parlare che quasi mettendomi le mani addosso gridò:
“Camilla fa quello che vuole, tu non la condizioni”
Poi rivolto alla ragazza le chiese:
“Cosa vuoi fare, venire con me o accettare il passaggio di quello sfigato con la sua … che auto è?”
Camilla impaurita dal tono di Francesco disse sottovoce:
“Andiamo a casa, sono stanca” e mi salutò con un lieve gesto della mano.
“Visto, il successo si vede anche da questo” disse Francesco partendo in quarta.
In macchina Elena non disse nulla, si sentiva in colpa per quello che era successo. Solo quando arrivammo sotto casa sua disse:
“Ti dovevo ripagare per la benzina, tu mi avevi detto che ti sarebbe bastata la mia compagnia, ma non credo che quella di stasera sia stata di tuo gradimento. Perché non sali da me, ho voglia di un po’ di tenerezza”
Stavo molto nervoso, l’avevo accompagnata solo per rispetto, così le risposi in malo modo:
“Non ti sono bastate le attenzioni di Luca e delle altre due? Per non parlare di quelle di Francesco?”
“Che c’entra, ci conosciamo da una vita e tra noi c’è questo rapporto per così dire free”
“E Camilla? Non vi siete accorti di come è stata tutta la sera?”
“Lei è un caso a parte. Si è unita a noi tardi e non è ancora entrata nella nostra ottica, un po’ come te oggi, ma vedrai che anche tu prima o poi…”
“Impossibile, io come Camilla non sono uno di voi e pure se lo fossi non me ne farei un vanto come i tuoi amici”
“Ho capito tutto, se stasera potevo darla a qualcuno ci dovrò rinunciare. Comunque stai attento a Francesco, lascia stare Camilla, è l’unico consiglio che mi sento di darti. Buonanotte”
Lasciai Elena sotto casa sua ed appena arrivai da me un messaggio: “Ciao, sono Camilla, mi ha dato il tuo numero Elena. Volevo solo dirti che fortunatamente sono arrivata a casa sana e salva, anche se piena di paura per come ha guidato Francesco. In ogni caso buonanotte”
Non sapevo se risponderle per paura che potesse leggere Francesco, ma rimasi veramente felice di quel messaggio.
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3) Martedì: il rimedio di Elena
Il giorno dopo, martedì, mentre stavo in ufficio durante una riunione dai toni abbastanza accesi mi squillò il telefono, fu una salvezza per i miei colleghi perché proprio in quel momento stavo per perdere le staffe.
Era un numero che non conoscevo, presi il cellulare dal tavolo ed uscii dalla stanza sbattendo la porta.
“Pronto” dissi rispondendo con tono molto adirato.
“Forse è un brutto momento” disse la voce dall’altra parte, era Elena.
“No, anzi. La tua telefonata è stata più che tempestiva, un secondo in più e non so cosa sarebbe potuto succedere”
“Problemi di lavoro?”
“Purtroppo no. Problemi di colleghi incompetenti. Per quelli di lavoro una soluzione la si trova, ma loro non si possono cambiare”
“Ti chiamavo solo per dirti che Francesco è molto mortificato per quello che è successo ieri”
La interruppi subito.
“Se mi hai chiamato per lui potevi anche risparmiartelo”
“In verità ti volevo già chiamare per farmi perdonare ed invitarti a cena da me stasera, solo noi due. Poi l’ho incontrato, ci ho parlato ed ha deciso sabato di invitarti in barca. Ci saremo tutti, un occasione per farci perdonare”
“Mi dispiace, a parte che venerdì parto, ma comunque non avrei accettato”
“Neppure se sono io a farti l’invito?”
“Francesco è fatto così” dissi io “non ci sono rimasto male per lui, ma per te. Non so neppure se sia il caso di accettare il tuo invito a cena”
“Capisco” rispose lei con tono triste “Speravo solo di rimediare al torto fatto. Comunque pensaci, sia per stasera che per il giro in barca”
“Ok, per stasera prometto che ci penso, ma per sabato non se ne parla proprio, neppure se riuscissi ad organizzarmi”
Passai il pomeriggio nella mia stanza in ufficio, senza voglia di fare nulla essendo ancora adirato con i colleghi. Avevo bisogno di distrarmi così pensai di mettere per una volta l’orgoglio da parte e chiamare Elena.
Mi diede appuntamento per le dieci la sera.
“Mi devi scusare ma ho dei clienti e non riesco a liberarmi prima, ci sono problemi per te se si dovesse fare tardi?”
“Domani devo andare a lavoro, ma non importa, per quanto tardi si faccia”
“Se ti organizzi puoi pure restare a dormire qui e domani mattina scendi con me”
Era proprio quello che volevo sentirmi dire, ma per non sembrare troppo voglioso di stare con lei le risposi:
“Si potrebbe pure fare, magari ne riparliamo stasera”
“Ok, vediamo come va la serata che poi magari la nottata…”
Dopo il lavoro ebbi tutto il tempo per tornare a casa, ma per strada mi fermai da un fioraio, un mazzo di rose mi sembrava eccessivo così le presi una bella composizione non troppo esosa, comprai anche dei dolci ed una bottiglia di ottimo spumante.
Mi riposati un’oretta e dopo una doccia rinfrescante ero pronto per andare da lei.
Stavo quasi sotto casa sua in anticipo quando mi mandò un messaggio dicendomi che era pronta.
Quando bussai alla sua porta e vide i fiori rimase contenta ed emozionata portandosi le mani al viso per ringraziarmi, poi mi prese le altre cose di mano dicendomi:
“Ti ringrazio, i fiori sono bellissimi, ma hai portato troppe cose”
“Mi hanno insegnato che non si va a casa di qualcuno con le mani in mano, se poi si tratta di una bella ragazza…”
“Sì, ma tu hai due mani. I fiori erano più che sufficienti”
“I fiori erano per te, i dolci per noi”
“E lo spumante?”
“Per il nostro incontro”
Mi fece accomodare in salotto e la protetti ammirare in tutto il suo splendore tanto da pensare come potessi io, un uomo di una certa età, di certo con una presenza alla sua portata, stare lì ad immaginarla nuda tra le mie braccia. Indossava un lungo abito di cotone a fiori con uno spacco davanti che nel sedersi mise in mostra le sue belle gambe che, seppure non fosse molto alta, avevano il loro perché.
“Belle le mie gambe, ti piacciono?” Mi disse accorgendosi di come le stessi guardando.
“Vuoi sentire come sono lisce e sode?” Continuò.
Non potevo lasciarmi scappare quell’occasione e pensando che le era piaciuto come Francesco gliele toccava anche in presenza di Camilla, mi avvicinai a lei sedendomi sul bracciolo del divano e poggiai dapprima la mano sul ginocchio, quando poi lei allungò la gamba le accarezzai tutto il polpaccio fino alla caviglia.
“L’interno coscia è ancora più morbido, prova se ti va”
A queste sue parole tolsi la mano che ormai era giunta al suo piede scalzo e la poggiai sulla coscia accarezzandone l’interno con il pollice. Pian piano le infilai tutta la mano tra le cosce sfiorandole col dito l’elastico degli slip.
“E allora?” Chiese lei aspettando un mio commento.
Avevo la lingua legata dall’emozione per ciò che stavo provando e riuscii a dire soltanto “E’ favoloso”
“Se ti piace allora continua” aggiunse allargando leggermente le due gambe che ormai non teneva più accavallate.
Mi facilitò molto nell’infilare il dito negli slip e toccarle la figa.
“Continua così, mi piace” e chiudendo gli occhi si stesse portando il sedere al limite del divano in modo tale che potesse infilare tutto il mio dito nella fessura della sua figa. Cominciava a godere talmente tanto che quasi con prepotenza allungò le mani sul mio pacco slacciandomi la cerniera dei pantaloni ed infilandoci la mano dentro. Afferrò con forza il mio cazzo duro e cominciò a masturbarlo; più lo smanettava con le mani più io insistevo col mio dito dentro di lei stuzzicandole sempre di più il clitoride. Eravamo talmente presi che mi ritrovai a baciarla muoveva la lingua nella mia bocca al ritmo delle nostre mani e sentivo i suoi mugolii di piacere.
“Di più, di più. Quel dito non mi basta, voglio sentire di più dentro di me” diceva ansimando.
Con la mano libera, senza mai lasciare la presa nei miei pantaloni, si abbassò le mutandine ed afferrò con forza la mia spingendola dentro di se.
Era tutta bagnata dall’eccitazione che potevo muovere con facilità tutte e quattro le dita che avevo dentro mentre con il pollice accarezzavo il pelo curato. La mia mazza dura e dritta era completamente fuori dai pantaloni, stretta completamente nella sua mano che non riusciva a tenerla tutta, allora ci si fiondò sopra con la bocca infilandosela fino in gola. Succhiò con prepotenza il mio cazzo per poi tirarlo fuori e leccarlo dalle palle alla cappella, percorrendolo su e giù per tutta la sua lunghezza con la lingua e le labbra che lo avvolgevano.
Alternò per un paio di volte fin quando non le sborrai in bocca e sulla faccia; si ripulì per bene bevendo il mio sperma e raccogliendo per bene con la lingua tutta la sborra che era rimasta vicino la mia cappella fino all’ultima goccia.
“Come aperitivo credo che basti. Ricomponiamoci, il tempo che butto la pasta e mangiamo”
Restai da solo sul divano a pensare con quale naturalezza si fosse fatta toccare e sentivo ancora il suo odore sulla mia mano.
“Ma poi cosa hai deciso per stanotte, ti fermi qui?” Mi disse dalla cucina.
“Sì, a proposito, vado a prendere la borsa in macchina” e scesi approfittandone per fumare una sigaretta.
Quando tornai su i piatti già erano in tavola.
“Ho preparato uno spaghetto veloce, spero ti piaccia il piccante perché sono venuti un po’ forti”
“Certo” dissi io “lo adoro”
“Come tutte le situazioni piccanti?”
“Tutte non saprei, ma se quella di stasera lo sarà spero sia davvero piccante da piacere ad entrambi”
Misi la prima forchettata in bocca e nonostante adorassi il peperoncino sentii ardere tutta la lingua. Elena ridendo mi versò un bicchiere di vino
“Bevi, con questo ti passa tutto”
Svuotai il bicchiere tutto d’un sorso essendo bello fresco ed effettivamente mi passò il bruciore, ma solo per il semplice fatto che era un vino ad alta gradazione e mi salì tutto alla testa sentendo una vampata di calore avvolgermi per tutto il corpo.
Me ne versò un altro bicchiere poi porgendomi il suo pieno disse:
“Non abbiamo ancora brindato a questo nostro esserci incontrati l’altra sera”
Fui costretto a bere ancora di quel vino, ma stavolta sorseggiandolo e gustando il suo buon sapore.
Durante la cena parlammo apertamente dei nostri desideri sessuali, ormai ero andato e non riuscivo più a darmi un contegno e su questa cosa Elena si divertiva a provocarmi, non solo a parole ma anche a gesti e soprattutto fisicamente.
Mentre mangiava si puliva sensualmente le labbra con le dita e le lingua, ogni occasione era per lei di sfiorarmi le mani, ma anche accarezzarmi la faccia passandomi le dita sulla bocca e dietro le orecchie. Io ricambiavo con la sua gradita approvazione ogni suo gesto.
Cominciò anche a farmi piedino infilando il piede nudo sotto la gamba dei miei pantaloni per poi allungarsi fino a toccarmi il pacco ormai ingrossato.
Passammo a mangiare il secondo, giusto un po’ di formaggio e qualche affettato.
“Vuoi un po’ di frutta o passiamo al dolce” mi chiese.
“Prendi pure i dolci”
Aprì il cartoccio e subito afferrò un cannolo, era piccolo e se lo portò alla bocca succhiando tutta la crema.
“Mi piace, mi dà una sensazione che ben puoi capire”
Una volta svuotato succhiandone la ricotta interna, ci infilò il dito dentro per raccogliere quel poco che era rimasta e me lo portò alla bocca dicendo:
“Immagina se questa crema stesse dentro di me, la gusteresti allo stesso modo?”
Non resistetti più a tutte quelle provocazioni così mi alzai per portarmi dietro di lei per accarezzarle le spalle che le avevo scoperto dopo averle sbottonato tutto il vestito.
Le baciavo il collo e con le mani le tastavo i seni nudi mentre lei con finta indifferenza ma tanta sensualità continuava a mangiare i dolcini.
“Ho messo lo spumante in frigo. Prendilo” Mi ordinò alzandosi e portando il vassoio sul tavolino davanti al divano con il vestito aperto davanti che mostrava tutta la sua nudità, infatti durante le effusioni che ci eravamo scambiati prima di cena si era tolta le mutandine.
“I bicchieri stanno nella cristalliera nel corridoio, prendi anche quelli”
Poggiai il tutto sul tavolino e mi sedetti affianco a lei, presi la bottiglia e la stappai riempendo i due calici
“Attento che sono di cristallo”
Le passai il suo con molta delicatezza e presi il mio, brindammo a noi due e dopo un sorso poggiammo i bicchieri per prenderci altri due dolcini. Lei prese un babà ed io un bignè, aspettò che lo mangiassi ed abbracciandomi dietro al collo mi fece stendere sulle sue gambe rivolto verso di lei.
Addentò il dolce facendomi colare sulla faccia tutto il rum, ne mangiò mezzo poi si chinò per leccarmi il viso e ripulirmi prima di riportarsi alla bocca la parte restante lasciandone per metà fuori. Si avvicinò nuovamente al mio volto mettendomi in bocca il babà ed iniziando a baciarmi con quel boccone c’è passavamo dall’uno all’altra.
Baciandomi in quel modo allungò la mano per prendere il suo bicchiere, aspettò che ingoiassi quell’ultimo pezzetto e sollevò la testa per bere, non mandò giù ma con la mano mi accarezzò le labbra facendomi aprire la bocca ed iniziò a far colare lo spumante dalla sua direttamente nella mia bocca, poi fece un altro sorso e tornò a baciarmi con la bocca piena.
Senza mollare la presa, con lo spumante che colava sul mio mento, posò il bicchiere ed allungò la mano in modo da poterla infilare nei miei pantaloni e toccarmi il cazzo. Essendo bello gonfio ed i pantaloni stretti mi slacciai cintura, bottone e cerniera per tirarlo fuori.
Essere masturbato e baciato da Elena mi dava un forte senso di piacere, così come l’idea di avere la testa poggiata praticamente sulla sua figa, infatti appena lei lasciò per qualche istante la mia bocca mi voltai per leccargliela.
Da quando ci eravamo seduti sul divano, fino a quel momento non avevamo detto una parola, avevamo lasciato parlare i nostri corpi, le nostre sensazioni, ma appena affondai la lingua dentro di lei disse:
“Questo è ciò che più mi manda in estasi, voglio che non ti fermi fino a che non mi fai venire”
Fece un altro sorso di spumante e si stese su di me in modo da arrivare con la bocca a prendere il mio cazzo e a lasciarmi con la faccia tra le sue gambe.
Un lieve bruciore sentii intorno al mio cazzo per via dello spumante che ci aveva spruzzato sopra, ma poi pian piano le sue labbra che scorrevano strette su e giù intorno a lui e la sua lingua trasformarono quel fastidio in piacere che ben presto divennero godimento quando raggiunsi il mio orgasmo eiaculando una forte quantità di sborra in bocca.
Ingoiando tutto disse:
“Continua a leccare, non ti fermare tu hai goduto nella mia bocca ora voglio godere io nella tua. Muovi quella lingua più forte che mai, tutta dentro la voglio, devo provare piacere di sentirti leccare le pareti della mia figa che si sta bagnando grazie a te”
Non mi fermai, proprio come lei voleva e mentre continuavo a gustare il suo sapore lei mi toccava lungo il corpo baciandomi e leccandomi ovunque.
“Lo senti, lo senti come sto cominciando a godere anche io. Sono quasi vicina all’orgasmo quindi non fermarti, affonda sempre di più quella tua lingua. Lo stai facendo in modo così magistrale che mi sento brividi per tutto il corpo. Fai godere la tua maialina, falla godere tutta come desidera.”
A quel punto lanciò un grido di piacere saltando in piedi sul divano e con la mano davanti alla sua figa grondante si masturbava forte dirigendo tutto il suo godere verso la mia faccia ed io a bocca aperta aspettavo che si riempisse tutta per poi bere tutto quel nettare che mi aveva regalato.
Sfinita ma ancora ansimante e col volto pieno di gioia per il copioso orgasmo che aveva appena avuto si lasciò andare stessa per terra con la schiena e le gambe e le braccia allargate ed il vestito aperto che mostrava tutto il corpo; io, seduto sul divano, rimasi fisso ad ammirare quello splendido spettacolo.
Era passata da un bel po’ la mezzanotte e in quella posizione si addormentò. Allora io decisi di alzarmi aggiustandomi il pantalone e prendendola in braccio le sfilai completamente l’abito e la portai sul letto.
Non si svegliò così mi spogliai anche io e nudo mi stesi accanto a lei abbracciandola. In quella posizione mi addormentai cadendo in un sonno profondo ma sereno per ciò che avevo provato.
Verso le quattro di notte mi svegliai lei era lì che dormiva a pancia sotto, le luci della strada attraverso la finestra aperta mi permettevano di ammirare il suo corpo, non resistetti e cominciai ad accarezzare quel suo sedere prosperoso e sodo. Si svegliò e mi fermai.
“No, continua pure. Mi piace come lo tocchi con delicatezza, sento nelle tue mani la voglia di averlo”
Mi stava letteralmente proponendo il suo culo e l’idea mi allettava così tanto da farmi eccitare in maniera talmente vistosa che commentò:
“E’ chiaro che lo vuoi, prendilo pure se vuoi, già mi immagino quella mazza dura dietro di me che mi sfonda tutta fino agli intestini”
Stava lì, immobile, aspettando che facessi la mia mossa. Era tutto pronto, il suo culo in posizione per ricevermi dentro, la mia mazza dura, eretta e già ingrossata da quelle vene pulsanti e con le palle gonfie, pronte a riempirla con tanta di quella sborra che aspettava solo il momento giusto di zampillare fuori dal mio cazzo.
Mi portai allora su di lei e con la mano smuovevo il mio arnese per stuzzicarla vicino a quel buco che aveva messo in bella mostra per farselo trafiggere.
Quando lo sentii abbastanza rilassato spinsi forte su di lei, quasi schiacciandola, e come un chiodo spinto nel muro dal martello, la penetrai causandole non poco dolore che seppe alleviare stringendomi il cazzo dentro.
La scopai tra le sue grida e le sue imprecazioni a spingere forte su e giù, ma mi teneva talmente stretto che non ci riuscivo, era bloccato lì, in lei che soffriva e godeva; era talmente stretto che tardi di molto la sborrata, solo quando lei si rilassò un po’ mi sentii libero nel riempirla e così fu.
Cacciai tanta di quella sborra che non sentivo smettesse di uscire.
Non so per lei, ma per me fu la più bella scopata di culo che ebbi ed anche nel paragonarla a tutti gli orgasmi della mia vita, compresi i precedenti due avuti quella sera, potevo dire di aver dato e ricevuto il massimo.
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4) Mercoledì: nuove sensazioni
Quella mercoledì sera i miei colleghi, sapendo che stavo da solo e tenermi compagnia, organizzarono un’uscita.
Andammo in una pizzeria nel centro storico e con mio grande stupore vidi Luca e Marina che servivano ai tavoli e dietro la cucina a friggere c’era Lucia.
Luca dalla vergogna, con i suoi modi leggermente effemminati, si voltò dall’altra parte per evitare che lo salutassi, Marina invece mi fece un sorriso quando venne a prendere le ordinazioni.
Ad un certo punto della serata mi avvicinai a lei e mi raccontò tutto.
“Vedi, noi tre non apparteniamo alla classe di Francesco ed Elena, loro con i soldi possono avere tutto, noi dobbiamo lavorarceli. Pure la casa, loro sanno che la condividiamo per vivere liberamente il nostro rapporto, invece è solo un modo per dividere le spese.”
Nel frattempo anche Lucia mi salutò attraverso la vetrata della cucina mentre Marina continuava il suo racconto.
Una sera uscirono per festeggiare il compleanno di Luca e decisero almeno una volta di fare i fighi e andammo in questo locale. C’erano Elena, Francesco e Camilla che come al solito se ne stava per i fatti suoi mentre gli altri due si davano da fare nel pavoneggiarsi. Luca rimase colpito dallo charme di Francesco, così per accontentarlo si avvicinarono a loro due. Lucia e Marina diedero sfogo al loro essere bisex e si buttavano tra le braccia prima di lui poi di lei, anche Luca si unì e quando si trovò abbracciato a Francesco vide che lui non disprezzava, anzi lo ricambiava con piccoli gesti di effusione.
“Da lì nacque questa, chiamiamola così, amicizia. Più che amicizia erano interessi comuni che avevamo, interessi però solo sessuali. Soldi, auto, barche, feste ed abiti costosi però erano solo prerogative loro, ma noi più furbi decidemmo di colpirli nel loro punto debole, la spavalderia, il voler mettersi in mostra e quindi siamo entrati nella parte facendo i ripagare a loro insaputa per la nostra compagnia”
La storia mi piacque, Francesco mi era antipatico e sapere che tre umili mortali si stavano prendendo gioco di lui in quel modo mi divertiva, un po’ meno per Elena anche se per me, soldi o non soldi, era un divertimento sessuale fortemente ricambiato.
“E Camilla in tutto questo?” Chiesi
“Non si è mai capito. Sappiamo solo che devi starci lontano altrimenti esci dalle grazie di Francesco. Vedi lui è generoso, ma le cose restano sue, Camilla compresa, e la cosa strana è che a lei va bene così”
“Non credo” conclusi io.
“Camilla non si tocca?” Pensai tra me e me “e allora Camilla sia”
I tre ragazzi erano dunque il mio possibile approccio a Francesco, solo con Elena non ci sarei riuscito, ed una volta entrato nel giro arrivare a togliergli ciò che era intoccabile, la cara, dolce e tenera Camilla.
“A che ora chiudete?”
“Lucia a mezzanotte, ma aspetta me e Luca che puliamo, alla fine si fa sempre l’una”
“Se vi aspetto dopo ci andiamo a prendere qualcosa da bere, offro io”
“Per me va bene, ne parlo con i ragazzi e ti faccio sapere”
Tutto quel tempo a parlare costò un rimprovero a Marina, fortuna che c’eravamo solo noi ed un altro tavolo come clienti, ed il sospetto da parte dei miei colleghi che ci stessi provando con la cameriera. Appunto per questo sospetto ed avendo tutto il tempo a disposizione per aspettare che si liberassero, me ne andai via con i colleghi, facemmo due passi e poi tutti a casa, tutti tranne me che tornai al locale dove incontrai Lucia fuori a fumare mentre aspettava i due amici.
“Ciao” mi disse “passato una bella serata?”
“Tranquilla. Complimenti per la cucina tutto ottimo”
“Grazie. Marina mi ha detto del tuo invito, se ti va c’è un bar sotto casa nostra, niente male, così dopo, almeno per noi, non si fa tardi. Però non so se poi per te va bene”
“Per me non c’è problema, sto da solo e sono abituato a fare tardi, sia per lavoro che per svago, e poi mi capita spesso di dormire fuori casa in questo periodo”
“Cos’è? Un auto invito a stare da noi?”
“No, dicevo per dire”
“Guarda che a me farebbe piacere, ma credo anche a Marina e soprattutto a Luca” pronunciando il nome di lui con un sorriso quasi ironico.
Prendemmo un paio di drink a testa e salimmo a casa loro, era carina e molto curata anche se con gusti molto particolari. La camera delle ragazze aveva un letto a forma di cuore con teli di ogni colore che scendevano su ogni parete, quella di Luca invece aveva uno stile molto più sciccoso, colori estrosi e paillettes quasi ovunque. Il salone con l’angolo cottura era molto ampio un divano, due poltrone, un ampio tavolo tondo ed una parete attrezzata.
“Se vuoi dormire qui puoi stare sul divano oppure condividere il letto con Luca o stare con noi, sul nostro cuore c’è spazio per tante persone, anche in quattro si sta bene.
“Non so se per lui è la prima volta, ma credo sia il caso che stiamo tutti e quattro insieme, almeno oggi, non vorrei rimanesse traumatizzato da me” disse Luca.
La cosa non mi preoccupava affatto, stavo lì con uno scopo ben preciso e se il gioco l’avesse richiesto anche Luca avrebbe dovuto fare parte del mio piano.
Mettendoci a letto Luca espresse un suo pensiero.
“Ecco che attacca con la sua teoria” disse Lucia.
“Non è una mia teoria, è la verità. Perché quando un uomo vede due donne insieme si eccita e se invece vede due uomini baciarsi si scandalizza? La stessa cosa però per una donna, se uno è gay lo avvicina più facilmente, infatti in molti che conosco si fingono gay apposta, anzi se un gay ci prova subito cede, con gli etero fa la preziosa anche se dopo sempre gliela da. E per non parlare di quando si imbatte in due lesbiche, mi confermate voi due che muore di invidia e di gelosia?”
“Ne abbiamo parlato più volte” disse Marina “dipende dall’apertura mentale”
“Io posso parlare da entrambi i punti di vista e dico che è così”
“Scusa se intervengo, quindi mi stai dicendo che il tuo essere uomo ti porta ad evitare altri due uomini che stanno insieme”
“Certo, perché li vorrei per me”
E tutti ci facemmo una risata.
Stesso parlando ci eravamo spogliati e messi nudi nel letto.
Naturalmente il direttore dei giochi lo fece lui:
“Visto che è la prima volta per te mettiti tu tra loro due, io mi metto dietro a Marina perché è più morbidosa”
Se l’abbracciò da dietro toccandole i seni e lei esclamò:
“Stasera una persona la sento molto felice, chissà se perché mi sta toccando o perché emozionato per questa nuova presenza, fatto sta che non l’ho mai sentito così dietro di me”
In pratica già glielo aveva infilato nel culo con una naturalezza, la stessa che Lucia ebbe nel prendermi il cazzo in mano e dire:
“Non è l’unico ad essere felice di stare con noi stasera, quasi quasi la provo questa felicità” e si sedette su di me facendosi impalare in un colpo solo dalla mia mazza dritta.
Marina, inculata da Luca, allungò la mano verso le nostre parti intime seguendo il ritmo di Lucia che mi cavalcava.
Vedevo quei seni ballare davanti ai miei occhi e Luca mi incitava:
“Afferrali, vedi come sono duri, lei dice di no ma secondo me è rifatta”
“Tutta roba di madre natura, prova, toccami” rispose Lucia senza fermarsi “è solo invidia la sua, gli piacerebbe avere un seno così”
“Dici così perché ti piacerebbe avere un cazzo come il mio per incularti la tua amichetta”
Marina godendo di Luca si rivolse a me:
“Dovresti provarlo, non ho mai conosciuto un uomo saperlo usare come Luca”
“Forse perché so cosa una donna desidera” disse lui.
Lucia intanto sempre muovendosi sopra di me aggiunse:
“Anche lui non è niente male, dovete provarlo”
Si alzò e mi fece girare verso Marina che si stese su di me con Luca che non mollava la presa.
Lucia con la mano portò il mio cazzo nella figa della compagna che godeva sempre di più in quella doppia penetrazione.
Stretta tra me e Luca spostò la testa di lato in modo da baciare Lucia. Il volto del ragazzo era a pochi centimetri dal mio e dopo avermi fissato mi baciò.
Era la prima volta che baciavo un uomo, ma la situazione in cui mi trovavo non mi fece provare disgusto, anzi provai uno strano piacere che ricambiai affondando la lingua nella sua bocca e sentendo la sua muoversi come mai nessuna donna aveva fatto.
Preso da ciò che mi stava accadendo non mi accorsi che Marina si era sfilata da mezzo a noi due e quindi le mie braccia erano attorno al corpo di Luca che continuavo a baciare. Sentivo il suo pene duro sfiorare il mio e solo quando la bocche delle due ragazze cominciarono a baciarli insieme, a stretto contatto tra loro, mi resi conto che quello che stavo provando mi piaceva e sarei voluto andare oltre. Il gruppo con cui mi trovavo era molto affiatato, sapevano il fatto loro e le due ragazze mi afferrarono facendomi mettere a pancia sotto.
Marina si portò davanti la mia faccia offrendomi la figa mentre Lucia si portò tra le mie gambe per leccarmi le palle; Luca senza smettere di baciarmi dietro al collo si stese su di me. Sentivo poggiare il suo cazzo dietro al mio culo mentre la lingua di Lucia cominciò ad inumidirmi il buco.
Ebbi un attimo di titubanza ed allora Marina mi afferrò per la testa e me la spinse a lei per farmi immergere nelle sue intimità.
Mi accorsi che Lucia aprì un cassetto e con la coda dell’occhio vidi che aveva preso della pomata e se ne era messa un po’ sul dito. Iniziò a spalmarla intorno al mio buco per poi infilare prima uno, poi due dita. Ormai mi era più chiaro che mai dove si sarebbe andati a finire, ma tra il sapore e l’odore della figa di Lucia che mi mandava in estasi ed il movimento di quelle due dita che esploravano le mie interiora ammorbidendole con quella crema che ne rendeva fluido il passaggio, non pensavo più a nulla, solo a godere.
Luca ci mise un attimo, dopo che Lucia tirò fuori le dita, a penetrarmi con il cazzo che scivolò fino in fondo.
Quel dolore durò un istante, poi solo il piacere nel sentirmi penetrato per la prima volta. In quell’istante che la sua cappella superò l’ingresso al mio culo vidi tutte le costellazioni del firmamento, tutti i 30 anni della mia vita sessuale passarmi davanti agli occhi ed infrangersi in quel mio primo rapporto anale da passivo.
L’urlo di dolore che lanciai fu subito attutito da Marina che mi teneva bloccato la faccia sulle sue intimità e da Lucia che mi massaggiava i glutei, mentre aumentava sempre di più quella nuova forma di piacere che stavo provando.
Fare sesso con loro era bello, lo si faceva in naturalezza, parlando, esprimendo sensazioni, così come in quella circostanza, in particolare Marina e Luca, avendo le bocche libere.
“Allora Luca, che sensazione ti sta dando sverginare il nostro amichetto?” Chiese Lucia.
“Nulla da dire del tuo sederino, ma questo è fantastico, mi ha accolto senza fare storie per sentirmi suo”
Accarezzandomi la nuca poi Marina si rivolse a me:
“Siamo riusciti a tirarti fuori questo lato nascosto della tua sessualità?”
Staccandomi leggermente da lei risposi:
“Tutto mi sarei aspettato tranne che nel provare piacere di stare con un uomo”
“Beh, tanto uomo però non sono” mi interruppe Luca “anche se adesso mi sento un cavallo nel tuo culo”
“Non parlo solo del culo” continuai tra un mugolio e l’altro per il servizietto che mi stava facendo “ma anche baciarti, toccarti, abbracciarti…”
“Sì, però considera che lì c’era anche il mio lato femminile”
“Lato femminile, ma corpo maschile” esclamai sclamò:
“Basta voi due, ci avete rotto. E poi il fatto che gli piace è ben evidente. Guardate che cazzo duro che ha, mi viene proprio voglia di provarlo.”
Con una mossa da lottatore greco-romano Luca mi fece voltare restando sempre infilato dentro di me.
Adesso lui era steso sotto ed io su di lui con il cazzo dritto, Lucia si stava apprestando a prenderselo dentro ma Marina la fermò.
“Tu già l’hai provato prima, una mazza così la voglio io. Se proprio ti va vedi come è bravo di lingua” e salì su di me dandomi le spalle ed aiutandosi con le mani per farsi penetrare. Lucia allora pure si sedette su di me, spalla a spalla con l’amica e rivolgendo a me la sua figa.
“Vediamo se la troietta ha ragione. Leccala e fammi godere”
Luca che non aveva ancora visto il mio cazzo cercava di farsi spazio con la testa tra le due ragazze.
“Lasciate e un po’ anche a me, maialina ingorde, devo essere ricambiato per quello che gli sto facendo”
Continuammo quelli scambio di ruoli fino all’alba, godemmo tutti di tutti, fu anche la notte del mio primo pompino con tanto di ingoio, una sensazione davvero sublime che fu per me l’apertura verso un nuovo mondo che fino ad allora non avevo mai disprezzato né criticato, ma mai avrei immaginato che mi ci sarei trovato bene.
Di sicuro fu la compagnia, tanto cara e dolce con me che mi ero dimenticato lo scopo iniziale del mio stare lì, arrivare a Francesco per prendermi Camilla.
Mancavano solo due giorni al sabato che sarei dovuto partire, mi serviva solo l’occasione giusta.
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5) Giovedì: aperitivo in barca
Il giovedì mi alzai stanco, distrutto per andare a lavoro, dovevo passare prima di casa però a prendere le mie cose.
Luca e Lucia dormivano ancora, Marina si era alzata con me e mi aveva preparato la colazione.
“Mi ha scritto Francesco, stamattina gli consegnano la barca e ci ha invitati a prendere un aperitivo a bordo per festeggiare. Ha chiesto ad Elena di insistere affinché ci sia pure tu”
“Sì, per divertirsi alle mie spalle”
“Che c’entra, fai come noi, adattati e divertiti”
“Sembra facile” risposi in tono sarcastico “ma ci penserò. Adesso però devo scappare”
In realtà già ci avevo pensato, sarebbe stata la mia mossa per arrivare a Camilla.
Più tardi mi chiamò Elena per invitarmi.
“Ok che non puoi venire sabato, ma almeno stasera… Vedrai che lo terrò a bada”
Non le dissi che già sapevo tutto, volevo evitare che venisse a sapere della nottata passata con i ragazzi e nonostante la stanchezza che avevo alle spalle, accettai.
Presi un paio di ore di permesso in ufficio per riposare un poco prima di andare a prendere Elena. Quando uscii dall’ufficio mi venne il dubbio su cosa indossare così chiamai Elena e le chiesi: “Volevo comprarmi qualcosa da mettermi stasera. Tu hai idea di cosa posso prendere?”
Rispose: “Fai una cosa, tra un’ora passa a prendermi che ti accompagno al centro commerciale vicino al mio studio”
Mi fece comprare un bermuda, una polo ed un paio di sandali che nonostante fossero in offerta mi vennero a costare un bel po’, ma facevano il loro effetto per far entrare nella parte.
“Perché non passi da me a cambiarti?” Mi propose Elena “abbiamo tempo e poi ho voglia di una bella scopata, anche cinque minuti di piacere mi potrebbero bastare, se poi sei capace di durare di più ben venga”
Andammo da lei e come prima cosa ci spogliamo.
“Fa caldo ho bisogno di una bella doccia, mi aspetti o la vuoi fare con me? Poi penseremo a noi e al nostro piacere”
Andammo sotto la doccia approfittandone dell’insaponarci per toccarci anche nelle parti intime masturbandoci a vicenda mentre le nostre bocche si baciavano sotto l’acqua che scorreva via dai nostri corpi il profumo del bagnoschiuma.
Ci asciugammo e ci buttammo sul letto dove potetti godere di lei e della sua figa.
Il tempo di rivestirci e ci preparammo per la serata. Elena indossò un bikini che copriva giusto l’indispensabile ed un pareo che indossato aveva l’effetto di un abito vero e proprio. Ai piedi un paio di sandali in cuoio il cui valore superava di gran lunga la bellezza.
Prima di scendere Elena prese una bottiglia di champagne dicendomi:
“Con questo farai la tua figura. Non per offenderti ma non credo che te lo saresti potuto permettere. Neppure io, m l’ha regalato un grosso cliente francese in cambio di alcune mie prestazioni. Comunque dici a Francesco che te l’hanno regalata”
Non le chiesi che tipo di prestazioni, ma il suo tono me lo fece capire.
Francesco doveva andare a ritirare la barca al rimessaggio per portarla nel porto dove aveva il suo attacco personale.
Con questa scusa ci aveva invitato per farci un giro:
“Incontriamoci lì verso le 6 così stasera avremo ancora un paio d’ore di sole, magari ci facciamo un giro fino al tramonto e poi mangiamo qualcosa stesso in barca.”
Con Elena arrivai all’ora stabilita sul posto, Francesco e Camilla già ci aspettavano e dopo 5 minuti arrivarono Luca e le ragazze.
Salimmo sulla barca e Francesco dopo avermela mostrata disse: “Il tempo di avviare motori e partiamo. Se volete mettervi comodi potete stare o qui sui divanetti o sulla plancia a prua a prendere il sole ed ammirare il panorama.”
Sulla barca, ci si perdeva nel lusso dei mobili, tutto era sistemato alla perfezione, ogni tipo di comfort era presente.
Elena, Marina e Lucia presero delle stuoie e si andarono a stendere a prua, invece io, Luca e Camilla ci sedemmo sul ponte di poppa. appena fuori la cabina dove c’erano quattro divani, due piccoli ai lati dell’ingresso alla cabina e due più grandi ai lati della barca e al centro un tavolo di cristallo. Camilla ci portò qualcosa di fresco da bere e Francesco mise in moto; il posto guida era vicino a noi e da lì si poteva ammirare i corpi delle tre ragazze. Mi chiamò a se e disse:
“Guarda che bel panorama” riferendosi ai corpi delle tre ragazze. Elena era la stessa di spalle, Lucia di faccia e Marina seduta.
“Certo che le industrie tessili con loro andrebbero in fallimento” mi disse riferendosi al bikini che a stento copriva le intimità di Elena e ai seni al vento di Marina e Lucia che stavano in topless.
Volevo azzardarmi a dirgli: “Manca solo Camilla e il quadro è completo” ma non lo feci per evitare una sua reazione.
Tornai a sedermi accanto a Luca e Camilla per sorseggiare quell’ottimo cocktail alla frutta che Camilla mi aveva offerto, quando Lucia si avvicinò alle mie spalle poggiandomi letteralmente in faccia i suoi seni.
“Dai, venite anche voi a godere questo venticello, magari ci facciamo qualche foto.”
Luca si tolse la camicia a fiori e corse a sedersi tra Elena e Marina, io restai fermo, fu Lucia a sfilarmi la polo e a tirarmi per una mano. Mi voltai verso Camilla per dirle di venire, ma lei abbassò lo sguardo ed io capii ancora una volta che non era il caso di chiederglielo. Francesco le diede il timone e ci raggiunse portando due bottiglie di spumante.
“Dai brindiamo” disse passandomene una.
“Non ho portato i bicchieri, ma non fa niente”
Stappammo lo spumante, io restai fermo con la bottiglia in mano, lui se ne versò una bella quantità direttamente in bocca e un altro po’ in quella di Luca direttamente dalla bottiglia mentre Elena, sotto di lui aspettava desiderosa di bere con la bocca aperta, allora Francesco le versò lo spumante che aveva ancora nella sua.
Lucia e Marina mi guardavano, aspettavano me per bere ed allora le accontentai. Feci bere prima Lucia che baciando l’amica condivise con lei lo spumante, a quel punto io mi attaccai alla bottiglia e bevi alla salute di tutti i presenti, mostrando la bottiglia in segno di salute a Camilla che in silenzio ci guardava da lontano.
Quel momento si trasformò presto in un’orgia tra noi sei, non c’era più pudore né sesso. Mi ritrovai con i cazzi di Luca e Francesco in mano che si baciavano mentre leccavo i seni di Elena e con Marina e Lucia che si condividevano il mio cazzo in un fantastico pompino a due; le loro lingue erano intrecciate sulla mia mazza, una che mi leccava la cappella infilandosi tutto in bocca, l’altra che mi succhiava forte le palle.
I miei pensieri erano persi nel vuoto, qualsiasi cosa avessero fatto di me sarebbe stata gradita, con Luca avevo già superato qualsiasi limite inibitorio.
Elena si alzò togliendosi il costume di sotto, quello di sopra glielo avevo tolto stesso io e disse:
“Ho voglia di un cazzo nel culo e di qualcuno che mi lecchi la figa”
Lucia lasciò le mie parti basse e si stese per terra invitando Elena a sedersi sulla sua faccia. Lei si fiondò con la figa poggiata direttamente sulla bocca di Lucia e si stese in modo che la sua testa arrivasse vicino a quella di Marina, prima, con la scusa di baciarla, le strappò il mio cazzo di bocca, poi la face spostare e le disse:
“Questo è mio” ed iniziò uno dei suoi fantastici pompini.
Stesa tra Lucia e me aveva il culo alto, in una posizione perfetta per Francesco che senza indugi se la inculò. Non so lei cosa provò con quella violenta penetrazione, ma io l’accusai molto visto il modo con cui succhiò il mio cazzo mentre quello di Francesco entrava in lei.
“Tocca pure a me” disse Luca contento che puntò dritto verso il culo di Francesco mentre Marina, restata orfana del mio cazzo si era dedicata completamente al suo.
Io con la schiena alzata e la testa all’indietro potevo vedere Camilla che, indifferente a tutto quello che stava succedendo, continuava a tenere la rotta della barca.
Eravamo tutti e sei così eccitati che ad un certo punto tra orgasmi, grida di piacere, sborra e piogge dorate dalle tre fighe che schizzavano da tutte le parti, non si capì più nulla e quando tutti noi ci rilassammo ci fu una risata generale seguita da un secondo giro di spumante.
Questa volta però dopo aver bevuto mi avvicinai a Camilla ancora nudo per offrire anche a lei da bere. Accettò e mi prese la bottiglia di mano facendo finta di non guardare il mio corpo nudo, in particolare il mio bastone ancora dritto per l’eccitazione, bevve e timidamente mi ringraziò.
Francesco riprese il comando della barca e ci portò al molo per ormeggiarla. Durante quell’ultimo tratto Camilla cominciò a portare gli antipasti, ostriche e caviale accompagnati dallo champagne che avevo portato io.
Il caviale era in alcune terrine al centro del tavolo vicino a dei crostini, ma tutti, tranne me e Camilla, anziché spalmarlo col cucchiaino lo prendevano con le dita e se lo portavano sensualmente alla bocca offrendolo agli altri allo stesso modo.
Arrivati in porto continuammo la cena, Francesco aveva ordinato spaghetti all’astice ed aragosta, talmente buoni che divorammo in poco.
Eravamo tutti un po’ brilli e con la scusa di andare in bagno Elena entrò in cabina raggiunta da Francesco e dal bagno si spostarono sul letto; da fuori si sentiva chiaramente cosa stessero facendo.
Lucia, Marina e Luca, seduti su uno dei divani si dedicarono a farsi coccole, così io e Camilla avemmo finalmente la nostra occasione per restare soli e ci andammo a sedere sulla prua dove, ammirando la luna riflessa nel mare parlammo per tutta la notte, addormentandoci.
Le prime luci dell’alba mi svegliarono. Camilla stava abbracciata a me, era rimasta vestita e mi aveva coperto con un telo essendo rimasto a torso nudo tutta la notte.
Mi alzai, Luca e le ragazze stavano dormendo sul divano abbracciati mentre dentro Francesco ed Elena dormivano completamente nudi sul letto in una posizione tale che non lasciava dubbi su cosa fosse successo.
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6) Venerdì: serata con Camilla
Non conoscevo quali fossero i loro programmi per quel venerdì, sapevo solo che dovevo andare in ufficio, quindi presi le mie cose e salutai giusto Camilla con un bacio sulla guancia ringraziandola per quella serata.
Lavorai fino alle 5 del pomeriggio, dovevo terminare alcune cose prima di andare in ferie e raggiungere la mia famiglia al mare.
Avevo passato dei giorni fantastici che mai avrei pensato mi fossero potuti accadere, l’unico rammarico era quello di non essermi preso del tempo con Camilla se non quella lunga chiacchierata.
Stavo per chiudere le ultime cose ed ero ancora indeciso se partire la sera stessa o il giorno dopo. La risposta me la diede un messaggio da parte di Camilla: “Francesco parte in barca con Elena, dovevo andarci pure io ma ieri mi hai fatto capire che non posso fare da balia per le loro scappatelle. Non so se hai deciso quando partire, ma se dovesse essere domani mi farebbe piacere passare la serata con te”
Con Camilla sarebbe dovuta essere una serata semplice, così decisi per una passeggiata al tramonto sul lungomare e pizza, per poi vedere e capire come concludere la serata.
Passai a prenderla, abiti informali e sportivi per entrambi ed arrivammo sul lungomare al tramonto.
Le feci qualche foto, era molto felice, per la prima volta vedevo il suo volto rilassato a tranquillo, si muoveva libera, come una farfalla, incurante che la gente potesse prenderla per pazza.
Voleva farsi una foto con me, provò per un selfie ma non venne bene ed allora una coppia di stranieri si fermò chiedendoci se ci volevamo far fare una foto.
Ci fecero un paio di scatti poi dissero “kiss, kiss” volevano che ci scambiassimo un bacio, e allora ne diedi uno a Camilla sulla guancia aspettando che scattassero la foto, ma insistevano dicendo “kiss, kiss” e se ne scambiarono uno loro.
Allora io e Camilla ci fissammo negli occhi e ci baciammo intensamente dimenticandoci che ci dovevamo fare la foto, infatti dopo un po’ quella coppia ci toccò le spalle per restituirci il telefono.
Guardando le foto ne avevano fatte più di una decina e veramente sembravano una coppia.
Ci fermammo a mangiare in una pizzeria storica stesso lì con i tavolini a filo ringhiera che davano sul mare. Anche quello fu occasione per rendere una cosa semplice come una pizza un momento romantico.
Ormai c’eravamo sciolti completamente ed era un continuo di baci, carezze ed abbracci il nostro, anche quando dopo cena andammo a prendere un gelato.
Si era fatta mezzanotte e Camilla si scusò con me “Mi dispiace, domani devi partire e ti ho fatto fare tardi”
“Perché dici che mi hai fatto fare tardi? Per te ho tutto il mio tempo a disposizione, domani partirò con tutta calma.”
“Mi piacerebbe tanto venire con te”
“Lo so, ma per te è stato facile scaricare Francesco, io ho moglie e figli. Ne abbiamo parlato a lungo ieri, abbiamo le nostre vite. Io ti ho aiutata a capire che quella di Francesco non è la tua, ma neppure la mia. Abbiamo 25 anni di differenza, io il doppio della tua età. Tu mi piaci, sono stato bene con te e vorrò starci ancora se tu lo vorrai, ma non possiamo legarci a vita”
“Lo so, condivido a pieno, ma non voglio essere ipocrita dicendo il contrario di ciò che ho detto. Accontentami almeno questa notte, poi il futuro parlerà da solo”
La portai a casa mia e lì finalmente trovai la passione che da tempo cercavo.
Quello che facemmo non fu solo sesso come c’era stato con Elena, Luca, Lucia e Marina, né tanto meno come l’avevo fatto in barca.
Con lei ogni cosa, un bacio, una tenuta per mano, una lieve carezza fu segno di passione, la stessa che trovammo in quel rapporto che durò tutta la notte ed in cui potetti godere di ogni parte di lei e lei si me.
Arrivammo che era passata da un bel po’ la mezzanotte, volevo farla accomodare sul divano fuori al balcone ma prima che ne ebbi il tempo si buttò tra le mie braccia.
“Non facciamo come ieri sera, abbiamo già parlato troppo”
Ci baciammo con molto più ardore di quello che c’era stato fino a quel momento.
Uniti in quell’abbraccio con le bocche che si scambiavano i nostri respiri, ci portammo sul letto.
Durò poco quell’abbraccio distesi ancora vestiti, ci spogliammo e vidi il suo magnifico corpo.
Il primo dei miei sensi ad andare in subbuglio fu la vista, quel corpo era perfetto, le forme che aveva sempre tenute nascoste sembravano essere state modellate da un artista, il contrasto della sua pelle bianca e liscia con i capelli, gli occhi e le labbra rosse senza un filo di trucco, era l’opera di un pittore, il migliore di ogni tempo.
Mi avvicinai a lei ed il suo odore naturale colpì anche il mio secondo senso, l’olfatto
La baciai stimolando anche il terzo senso gustando il sapore delle sue labbra, della saliva che si mescolava alla mia grazie al movimento delle nostre lingue le cui papille gustative andarono in tilt.
La sua voce sensuale che mi sussurrava di continuare ed andare a fondo era musica dolce per il mio quarto senso, l’udito che riusciva a percepire ogni suo minimo mugolio di piacere trasmettendolo al resto del corpo.
Iniziai ad accarezzarla e così l’ultimo dei miei sensi, il tatto, mi provocò una forte eccitazione.
Massaggiai da prima le spalle scendendo lungo la schiena per poi cingerle i fianchi ed avvicinarla a me per baciarle il corpo; con le mani mi portai sul suo ventre salendo fino ai seni tondi che strinsi forte mentre sentivo il suo culo morbido poggiarsi sulla mia pancia ed il cazzo indurirsi tra le sue gambe: le accarezzai per tutta la loro lunghezza partendo dai piedi fino a sfiorarle il pelo dopo averle massaggiato con cura le cosce, soprattutto la parte interna.
“Voglio godere di queste tue attenzioni” mi disse “Accarezzami prima tutta, fammi sentire il tuo desiderio prima di avermi, toccami con le mani”
Misi la mia mano aperta tra le sue cosce coprendole tutta la figa e massaggiando.
“Infilarci un dito dentro, stimola i miei sensi, fammi perdere il senso del pudore, voglio provare un orgasmo con te che mi stuzzichi”
Le infilai due dita dentro ad uncino cominciando a stuzzicare per bene e con calma la sua figa che sentivo cominciasse a bagnarsi.
“Lo senti come mi sto bagnando per te, bevi il mio succo, fammi sentire come quella tua lingua bacia la mia figa, come gusti il mio vero sapore, quello che voglio darti avvolgendo il tuo bel cazzo”
Cazzo che ormai aveva preso con la sua mano accarezzandolo con tutto il palmo, palle comprese.
Mi portai allora con la testa tra le sue cosce aperte e dopo aver ammirato quello spettacolo che madre natura le aveva donato cominciai a baciargliela e a leccargliela tutta, causando in lei un intenso senso di godimento che non nascondeva affatto con i movimenti del suo corpo e con il respiro profondo ed ansimante.
Raggiunse un fortissimo orgasmo che durò a lungo con tutto il suo piacere che zampillava dalla figa verso la mia faccia. Tremava, si agitava, afferrava qualsiasi cosa, i cuscini, le lenzuola, tutto il mio corpo; con forza mi prese per le braccia tirandomi su e gridando:
“Infila dentro quella mazza dura, voglio sentirla dentro di me che mi scopa con passione e fervore”
Le diedi due o tre botte spingendo su e giù talmente veloce che fu subito piena della mia sborra.
“Resta dentro voglio sentirti mio il più possibile”
Stretti ci baciamo, il mio cazzo durò a lungo dentro di lei e quando pian piano scivolò via lei soddisfatta mi disse:
“E’ la prima volta che mi sento desiderata come mi hai desiderato tu”
Detto ciò restammo a lungo in silenzio fino ad addormentarci stretti tra le nostre braccia.
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7) Sabato: ognuno per la sua strada
Era arrivato quel sabato che mi avrebbe riportato alla realtà. Ci svegliammo ancora carichi per il momento vissuto poche ore prima. Per me era davvero difficile pensare di separarmi da lei, ma il destino ed il nostro futuro prevedevano quello.
“Voglio passare ancora qualche ora con te prima che parti” mi disse.
Guardai l’orologio e le dissi che andava bene, poi le proposi di venire con me.
“Vicino al residence c’è una pensione economica, parti con me e fermati lì qualche giorno, sarai mia ospite”
Rifiutò la mia proposta.
“No, come ci siamo detti ieri le nostre vite si sono incrociate per un segno del destino, lo stesso che fra un paio d’ore farà prendere ad ognuno di noi la sua strada. Adesso però vediamo di sfruttare al meglio quest’ora che ci rimangono, ho ancora una cosa da offrirti”
Afferrò il mio cazzo già in tiro e se lo portò alla bocca per farmi un pompino, pensavo fosse ciò a cui si riferiva e già immaginavo di riempirle la bocca di sborra vedendola bere tutta, ma il suo intento era ben altro, mi stava solo inumidendo il cazzo per poterlo accogliere più facilmente nel suo culo.
Non me lo disse, ma quando me lo mostrò e cominciò a massaggiarlo con le dita umide di saliva allora capii. Mi portai con la testa dietro di lei e cominciai a leccarle il buco.
“Mi dici tu quando ti senti pronta” le chiesi
“Adesso. Voglio sentire il momento in cui entri aprendomelo tutto per infilarci tutta la tua mazza dentro”
Mi portai allora su di lei, il cazzo si manteneva dritto da solo così con le mani le allargai le pacche in modo da farle dilatare il buco. Ci poggiai la cappella vicino e Camilla, con una mano all’indietro, si faceva accarezzare dal mio cazzo fino a quando non disse: “Vai”
Quel vai fu seguito immediatamente dalla mia spinta accompagnata da un suo “Siii”, pronunciato senza dolore, solo piacere per il mio esserle entrato.
La scopai qualche minuto fino a quando non le venni abbondantemente dentro.
“Continua fino a che ce la farai, perché adesso si può dire che sono stata davvero tua”
Ci facemmo la doccia dove mi donò ancora una volta del piacere, si abbassò e comincio un pompino sotto l’acqua che sciacquava i nostri corpi dalla schiuma profumata.
Con lo sguardo verso l’alto mi fissava per capire il momento in cui sarei venuto.
Quel momento arrivò e lei dopo aver bevuto la mia sborra si alzò e baciandomi uscì dalla doccia per asciugarsi e rivestirsi.
Stavo ancora in accappatoio quando mi salutò con un semplice gesto della mano. Non le chiesi neppure se volesse un passaggio perché di certo avrebbe rifiutato.
Raggiunsi la mia famiglia al mare, i primi giorni solo con il corpo, il mio pensiero era altrove.
Provai a chiamarla un paio di volte ma non mi rispose. All’inizio pensai fosse normale ma ci riprovai per più di un anno, senza risposta.
Mi vidi altre volte con il gruppo per uscite in barche ed incontri di sesso a coppia, trio o gruppo, anche loro non sapevano che fine avesse fatto, lo stesso Francesco, che fortunatamente non ebbe mai sospetti su di me, non l’aveva sentita più da quel giorno.
Insomma Camilla aveva completamente fatto perdere le sue tracce a tutti, mi aveva preso in parola quando le dissi: “Tu hai la tua vita da vivere ed io la mia”
Sempre più pazzesca..vorrei conoscervi..anche solo scrivervi..sono un bohemienne, cerco l’abbandono completo ai piaceri.. e voi.. Scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Grazie mille, sapere che il mio racconto sta piacendo mi riempie di soddisfazione! Se non vuoi aspettare i tempi di…
Ma che bello vedere la complicità, l'erotismo e l'affinità costruirsi così! Davvero ben scritto! Attendo il seguito! E ho già…
Questo racconto diventa sempre piu' interessante, bellissimo..... direi che e' al di sopra di tutto quello publicato da molto tempo,…
Beh... Le crepe nel muro ci sono. Forse più che altro, la domanda è quanto ci metterà. Personalmente un po'…