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Racconti Erotici Etero

Incontri

By 17 Agosto 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Lara quella sera era stata invitata a cena da Pietro.
Era da molto che non si vedevano. L’ultima volta erano stati a teatro insieme e dopo una cena accompagnata da vino bianco, erano finiti con il baciarsi sotto casa di lei, con trasporto e calore: due calde lingue che si intrecciavano e si esploravano, che si leccavano e si cercavano con foga.
Pietro frequentava un’altra donna (fuori città per lavoro) ma Lara era affascinata troppo da quel trentenne con la sindrome da Peter Pan, galante nei suoi momenti migliori, acuto e sagace, per rifiutare le sue attenzioni e il suo invito.

Alle 22 lui era già sotto casa sua, nella sua auto, ascoltando un gruppo irlandese. Lei era ancora davanti allo specchio, con indosso il completino intimo nero in pizzo, tutto trasparente, con il reggiseno che le valorizzava una quarta niente male e gli slip che facevano trapelare una depilazione perfetta. Lara continuava a raccogliere le sue cose in una grande borsa (avrebbe dormito da lui!) e i suoi pensieri rotolavano da una immagine all’altra: la cena che Pietro aveva preparato solo per lei, le occhiate che si sarebbero scambiati, la tensione che sarebbe aumentata con il caldo di luglio e i gradi del vino e le loro voglie inconfessate. Al solo pensiero, arrossiva e si eccitava immaginando Pietro che le sfiorava le mutandine di pizzo mentre guidava, scoprendole le cosce e facendogliele allargare leggermente, per godere meglio di quel tocco malizioso; lei avrebbe finto di niente e avrebbe lasciato le dita di lui accarezzare le grandi labbra ancora nascoste nel pizzo trasparente, continuando a parlare del più e del meno.
Lara indossò di fretta il vestito nero dalla scollatura generosa, la collana che sarebbe ricaduta tra i suoi seni e i sandali neri dal tacco vertiginoso; un altro spruzzo di profumo e via di corsa.

Pietro la guardò uscire dal portone e subito fu colpito dallo splendore di quella ragazza venticinquenne, radiosa , probabilmente vogliosa delle sue attenzioni culinarie e non solo: le sue gambe chiare che muovevano con gentilezza il vestito morbido, la collana che le si era fermata tra le tette così armoniose e piene, i fianchi sinuosi e la bocca umida. La immaginava già senza slip, a gattoni, con il suo bel sedere florido al vento pronto per essere penetrato dal suo membro già scalpitante. Scese dall’auto e la raggiunse per salutarla. Si scoccarono un innocente bacio sulla guancia e lui si complimentò per la sua bellezza: i suoi occhi ricaddero maldestramente più volte sulla scollatura di Lara che, senza scomporsi, lusingata, mostrò fiera. Lei pregustava già quello che avrebbe provato quando le mani di Pietro le avrebbero afferrato i seni, accarezzandoli e stringendoli, quei seni che sarebbero diventati ancora più turgidi e sarebbero esplosi dal vestito e dal reggiseno, svelando i suoi due grossi capezzoli rosa, pronti per essere torturati con gli occhi, poi con le mani, poi con le dita, poi con la calda lingua di lui. Lui guardava quella collana ferma tra le due grosse tette e immaginò a cosa l’avrebbe sostituita.
Si misero in auto subito, per raggiungere la casa di Pietro che si trovava dall’altro capo della città.
Durante il tragitto in auto, Pietro e Lara parlarono del più e del meno.
Di tanto in tanto si scambiavano qualche occhiata complice, un sorriso.
Pietro sembrava molto preso dalla guida a tal punto che Lara cominciò a pensare di aver esagerato nel fantasticare sull’invito ricevuto.
I suoi dubbi si sciolsero quando Pietro le scoccò uno sguardo malizioso e le sfiorò la guancia con le dita: avvampò e ricambiò con un sorriso appena accennato. L’uomo le pose una mano sulla gamba sinistra, scoperta dal vestito nero, e prese a carezzarlo con le dita. Lara fece finta di niente e continuò a conversare con lui fin quando non sentì la mano farsi più curiosa, risalire lenta la gamba prima all’esterno, poi all’interno, esplorando fin anche il linguine. Pietro continuò a risalire l’interno coscia della ragazza, liscio e morbido; Lara divaricò appena le gambe per permettergli di risalire comodamente il pizzo degli slip e disegnare linee sinuose sulla sua patatina calda e vogliosa: è così che aveva immaginato il tragitto in auto!
L’uomo avvertì la temperatura del desiderio della ragazza: il clitoride gonfio intrappolato nel pizzo dell’intimo che seguì sfiorandolo appena con i polpastrelli, disegnò delle linee sinuose sulle grandi labbra. Lei divaricò ancora di più le gambe e cominciò a sentire la sua vagina pulsare e scaldarsi a quei tocchi maliziosi.
Pietro fu tentato di intrufolare le dita oltre l’orlo dell’intimo ma avrebbe rischiato di non riuscire a guidare decentemente con una mano conficcata nel bel mezzo di due gambe eccitate; fece così scivolare la propria mano dalle gambe di Lara alla mano di lei, la strinse e se la portò sulla propria di gamba. Le sorrise e le scoccò uno sguardo che non lasciava spazio all’immaginazione: Lara cominciò a carezzare la gamba di Pietro, avvertendone la tensione nei muscoli; risalì l’interno coscia con un sensuale massaggio fino a fermarsi di poco vicino al linguine dell’uomo che sorrise di piacere. Con una occhiata discreta, Lara guardò verso il rigonfiamento nei jeans di lui e pensò a quanto potesse essere spesso, lungo, vigoroso: la sola idea di quel membro nella sua bocca, la fece trasalire di eccitazione: se lo sarebbe gustato tutto, lo avrebbe scappellato per bene, lo avrebbe stretto tra le sue mani, lo avrebbe leccato come un gelato pronto a sciogliersi, lo avrebbe succhiato tutto fino a sentirlo venire. Il suo desiderio guidò la mano verso la massa rigonfia dei pantaloni: passò la mano sulla lunghezza dell’uomo che cercava di tenersi calmo mordicchiandosi il polso del braccio che teneva piegato sul finestrino; Lara ritornò su e giù svariate volte con la mano, prima lentamente, poi più insistente fino a scendere oltre e sentire i testicoli di Pietro; allargò la mano e cercò di mettere le dita tra gli spazi vuoti dei bottoni del jeans: con l’indice riuscì a sentire il rigonfiamento di lui, caldo, ansimante così come ansimava la sua vagina calda, umida e pronta ad essere penetrata in ogni modo.
Pietro stava per impazzire così impotente a quei tocchi generosi: passò due dita sulle labbra di Lara, le percorse la pelle sino ad arrivare scomodamente al decolté, scese lungo il vestito morbido per arrivare tra le gambe e stringerle la patata da sopra l’abito; Lara strinse le gambe come per intrappolare la mano in quella morsa di piacere e sentì le dita di lui affondare sempre di più nel vestito e nell’intimo e tra le due grandi labbra.
Lara avvertiva tutta la forza di lui, un piacere intenso misto a dolore e la sua voglia di darsi completamente: ‘ Stringila Pietro, ancora, ti prego!’ le uscì dalla bocca spontaneamente mentre con il bacino faceva forza contro la mano di lui.
Lara avvampò ancora di più.
Pietro a quelle parole aumentò la presa: ‘ Ho una voglia di scoparti che nemmeno ti immagini!’.
Accelerò: mancava poco per arrivare a casa.

Ricomporsi per Pietro e Lara era stato faticoso.
La casa di Pietro si trovava in un palazzo ‘bene’ del centro storico e gli altri condomini entravano ed uscivano dal portone per raggiungere i bar vicini e sfuggire alla calura di fine luglio.
Lara vide Pietro anticiparla e non riuscì di fare a meno di notare i glutei marmorei dell’uomo che guardava indietro verso di lei per farle strada, sempre con quel sorriso giocoso, irriverente.
Pietro voltò il suo sguardo verso Lara mentre era sull’uscio della portineria a salutare un amico: la trovò bellissima, con quel vestito nero che esaltava le sue forme generose e quei suoi movimenti femminili, quella collana tra i seni, quella collana tra i due grandi seni stava diventando una vera sana ossessione: si era letteralmente incastrata tra le due belle e formose tette, dando l’idea di quanto fossero voluminose, sode, piene e preannunciando a quanto dovessero essere grandi le aureole e i capezzoli.
Salutò con distrazione l’amico e con la mano che le sfiorava il fondoschiena, avvicinò a se Lara per darle una bacio tra l’orecchio ed il collo.
‘Non prendiamo l’ascensore, meglio le scale!’ disse malizioso.
Lara annuì sorridendo e fece cenno a Pietro di salire per primo.
‘Così mi privi dello spettacolo!’ guardando verso il suo sedere e palpandole la natica destra.
‘Ma non so a quale piano abiti!’ disse piccata lei ma con una vena di compiacimento.
‘ Non preoccuparti, ti guiderò io!’ così rispondendo, la spinse davanti a se e prese a baciarle la nuca, scostandole i capelli; le prese la borsa e con l’altra cominciò a palpeggiarle il sedere sodo, strofinando il suo bacino sulla sua schiena.
‘ Potrebbero vederci!’ sussurrò Lara mentre avvertiva, sulla parte più bassa della schiena, qualcosa di molto duro che le si strofinava addosso e con il braccio accarezzava la testa di Pietro poggiata sulla sua spalla.
‘ Non preoccuparti, la smetto!’ si rassegnò divertito e dandole prima un morsetto al lobo, si portò in avanti lasciando pensare a Lara che, almeno lei, lo spettacolo di un bel sedere, se lo sarebbe goduto fino al quinto piano.

‘Prego, fai come se fossi a casa tua!’.
Appena Lara entrò nel piccolo ingresso, scorse un appartamento ben arredato dal buon profumo e una tavola già apparecchiata.
Pietro la fece accomodare sul divano che si trovava in sala da pranzo e le porse un bicchiere di vino rosso.
‘ A questa splendida serata, Lara!’
‘ A questa splendida serata!’.

La cena leggera soddisfò il palato di Pietro e di Lara, mentre il vino rosso aveva abbassato ogni difesa, aveva sciolto ogni remora.

Lara si avvicinò alla finestra: ‘Bel posto!’
Pietro le corse dietro, posizionandosi dietro. Sfiorò con la punta del naso il collo di Lara.
‘ Buon profumo!’
‘ Mi stai saziando di complimenti!’
Pietro sorrise e mentre con le labbra cominciò ad assaporare la pelle di lei, con le mani percorse dall’alto verso il basso le gambe di Lara, ancora coperte dal vestito. Risalendo con le dita cominciò ad avvertire la pelle liscia e morbida.
Lara seguiva, con le sue, le mani di Pietro; assecondava ogni suo movimento, mordendosi le labbra e assaporando ogni vibrazione; le sue gambe cominciavano a farsi leggere, per il vino e per le attenzioni che Pietro le stava dedicando; sentiva di nuovo il bacino di lui farsi insistente sulle sue natiche: ripensò al membro duro e gonfio che aveva toccato in auto e a come avrebbe potuto penetrarla nel suo ano, quell’ano che aveva più volte bramato di sverginare e che si sarebbe aperto come una voragine al passaggio di quel pene duro, lungo, forte, voglioso. Questi pensieri aumentavano il piacere che Pietro le stava accendendo piano, aumentavano il calore dell’atmosfera e dei corpi, del suo corpo che bramava ogni genere di attenzione e di voglia, che le faceva indurire i capezzoli strizzati nel reggiseno e nel vestito e le faceva pulsare la vagina come fosse stata una cassa a tutto volume pronta a spaccarsi a causa delle forte vibrazioni.
Pietro percorse ancora una volta le gambe, lentamente arrivò con entrambe le mani a stringere la figa di Lara e disse: ‘ Ci eravamo fermati qui, se non erro!’
Le lingue di Pietro e Lara cominciarono ad intrecciarsi come due racemi, con intensità crescente, con calore, mescolando il sapore di vino rosso. La lingua di Pietro affondava nella bocca di Lara con foga mentre le sue mani continuavano a premere il sesso di lei, ancora coperto, con vigore; Lara succhiava e mordeva il labbro di lui e affondava le dita tra i capelli ricci dell’uomo, movendo il bacino che sentiva strusciare dal bassoventre di Pietro.
Tenendola ben salda per il sesso, giocava con il suo membro a stuzzicare il sedere di Lara e a sentirne i sospiri; mentre lei cominciava a muovere le braccia in direzione dei glutei di lui, ancora fasciati nei pantaloni.
Pietro fece risalire una mano lungo il ventre fino a toccare la punta della collana: il suo desiderio si accese ancora di più. Seguì dal basso verso l’alto la collana con la mano e finì con il sentire le dita infilarsi tra i due seni e sbucare fuori, ritornare giù e risalire su, allargò la mano e la passò su entrambe i seni: due enormi tette, sode, piene, abbondanti da restarci impalati ore a guardarle e toccarle.
Lara nel frattempo portò la sua mano verso le gambe di lui, velocemente le portò al membro e cominciò a tastarlo dai pantaloni, a sentirlo nella sua mano e a spingerla a voltarsi verso di lui: con uno scatto si voltò e Pietro prontamente riprese a baciarla con intensità, strizzandole i seni quasi con violenza.
Lara gli slacciò la cintura, poi i pantaloni e senza farli nemmeno calare, passò la mano a cercare il membro ancora nei boxer. Lui le alzò il vestito da dietro e cominciò a palpeggiarle il culo, a stringerlo tra le sue mani, a passarle le dita lungo la fessura dello slip a brasiliana che lei indossava, lo tirò su provocandole un fremito; lo fece scendere un po’ e con le dita cominciò ad indagare finalmente la pelle nuda tra le due natiche: con l’indice percorse tutta la fessurina, dal basso verso l’altro, mentre con l’altra mano le allargava il gluteo sinistro.
Lara era tutto un vibrare di eccitazione: quella sera si sentiva vogliosa come mai le era capitato.
Abbassò i pantaloni di Pietro e prese a sbottonargli la camicia, mentre gli baciava il collo e il petto come una forsennata in calore. Sentiva le dita di lui esplorare il suo culo e pensò alla lingua che ora le leccava l’orecchio a come l’avrebbe scopata l’ano. Gli tolse la camicia e gli ficcò le unghia nella schiena. Pietro inarcò la schiena dal piacere e dal leggero dolore; la prese con forza e la portò contro il tavolo. Le sfilò gli slip e la mise a pancia sotto sul tavolo: le alzò il vestito oltre la schiena che baciò in lungo ed in largo; le passò la lingua lungo la colonna sino ad arrivare giù, verso il deretano che cominciò a leccare sapientemente, prima con dolcezza, poi con invasione sino a ficcarle la lingua all’ingresso dell’ano che umidò con pazienza; le allargò i glutei e con un dito contro penetrò lentamente il forellino roseo.
Lara gemette e allargò ancora di più le gambe; Pietro se ne accorse:
‘ Preparati, godrai come una gatta in calore!’ sorrise e la penetrò fino a far scomparire il dito dentro il culo; lo sfilò e lo rinfilò due volte ancora, poi all’indice unì il medio e giù, tutti e due dentro, avvertendo le contrazioni di dolore e di graduale piacere che Lara avvertiva. Le dita divennero tre e lei pensò ce ne fosse un quarto invece, sentì qualcosa di tondo sul suo ano: era caldo, molto caldo e duro, molto duro. Pietro le infilò una mano sotto la pancia, le scostò il vestito, il reggiseno e fece uscire una tetta che prese a maneggiare a mano aperta: era come la immaginava, così piena e morbida e liscia e calda; poi con l’indice sfiorò il grande e turgido capezzolo e prese a tirarlo e a pizzicarlo mentre cominciò a ficcare il suo grande cazzo nel bel culo di Lara. La ragazza stava morendo dal piacere, avvertiva la sua fighetta grondante di umore e il suo culo ansioso di accogliere quel membro implacabile: avvertì una fitta di dolore quando Pietro glielo ficcò tutto dentro e inarcò la schiena, allargò un po’ di più le gambe e cominciò a godere come una troia, senza freni, con l’altra mano di Pietro che gli aveva afferrato l’altro seno, ancora nel vestito e che la palpeggiava e la toccava e le pizzicava le due grosse tette e i due grossi capezzoli che al contatto con il legno del tavolo si eccitavano sempre di più. Pietro la stantuffò per bene, facendole sentire i suoi testicoli sbattere contro i due glutei spalancati. Glielo sfilò da dietro, la girò verso di lui e la guardò: Lara era sconvolta dal piacere, aveva un seno di fuori che mostrava l’enorme areola accesa dallo sfregare delle sue dita.
Il suo sedere caldo era poggiato sul tavolo: la collana era ancora lì, tra i due seni. Le tolse il vestito e poi le sfilò il reggiseno mentre riprese a baciarsela. Sentiva la lingua di lei rifarsi vogliosa. Lara fece scivolare i boxer e prese a masturbare il grande cazzo di Pietro.
‘Fatti guardare!’ disse Pietro allontanandola da se.
Lara gli ubbidì; si allontanò dal tavolo e si voltò verso di lui: aveva i capelli ondulati che le scendevano appena oltre le spalle, le labbra e le guancia rosse, gli occhi famelici e la collana che faceva da spartitette, con i capezzoli duri, puntuti e la passera dalle grandi labbra bella rasata mentre il culo caldo le pulsava ancora voluttuoso.
Lara guardò Pietro: uno splendido uomo nudo, senza troppi muscoli ma ben fatto così come era bene eretto il cazzo enorme che mostrava orgoglioso, con una cappella enorme, lungo e spesso; si avvicinò a lui, si abbassò e prese a strofinarselo sulle tette, poi sui capezzoli, realizzando la incoffessata voglia di Pietro, scopandoselo tra le due tette che stringeva per i capezzoli. Pietro godeva da morire: sentiva la pressione delle tette sul suo pene e vedeva le mani di lei stringere i capezzoli e dimenarli su e giù per sbocchinarsi il suo enorme membro che riprese tra le mani.
Lara cominciò a leccarglielo, dalla punta, con la lingua che assaporava e che umidiva; se lo ficcò piano piano in bocca e cominciò a ciucciarselo dalla cappella; ogni tanto incrociava lo sguardo con quello compiaciuto di Pietro che le carezzava i capelli. Lara gli affondò le mani nei glutei e spinse più volte con leggerezza il bacino di lui nella sua bocca accogliendo così tutto l’ospite caldo. Pietro cominciò a premerglielo sempre più dentro e vide la bocca di lei inghiottire il suo grande cazzo come una galleria.
Sentiva il suo pene bagnato e umido godere in quella bocca insaziabile, stava per venire e provò ad allentarlo dalla bocca di Lara, ma lei mostrò di volere assaporare lo sperma che fece schizzare per metà sui suoi seni e per metà ingoiò soddisfatta.
Pietro toccò l’apice del piacere vedendo lo sguardo di quella ragazzina china sul suo vizio ad ingoiare la colata di sperma che lei stessa aveva saputo magistralmente provocare.
Lara si guardò i seni bagnati di sperma e sorrise. Lui le passò dei tovagliolini dal tavolo e la osservò mentre si ripuliva finchè non squillò il cellulare: era l’altra!
Pietro sembrò scocciato da quella telefonata. Non si allontanò dalla stanza; rispose monosillabe alle domande che l’altra donna gli rivolgeva. Lui guardò Lara che fingeva di nulla e il suo sguardo indugiò più volte sui seni grossi che avrebbe volentieri leccato e succhiati e quella passera dalle grandi labbra, tutta depilata che non aspettava altro che essere sfondata.
Lara si mise di fronte a Pietro, seduta sulla poltroncina e si accorse che Pietro non sopportava molto quella intrusione, le domande della sua ‘fidanzata’ che aveva appena cornificato proprio con lei: le venne un’idea un po’ birichina.
Pietro continuava a dire poche parole al telefono e continuava a guardare Lara, talvolta accennandole un sorriso imbarazzato e di scuse. Non poteva staccare o troncare la discussione con la tipa ma stava per farlo quando vide Lara che gli sorrideva.
Lara si mise comoda sulla poltroncina, tutta nuda ma con ancora indosso la collana e i sandali dal tacco vertiginoso; cominciò a leccarsi sensualmente le labbra e ad ammiccare a Pietro che rimase rapito da quello che stava osservando: Lara prese a leccarsi le dita, accavallò più volte le gambe lasciandole aperte il tempo giusto per mostrare cosa nascondevano le grandi labbra; poi mise una gamba sul bracciolo della poltrona e prese a carezzarsi tutto il corpo, sfiorando maliziosamente i suoi seni, senza mai staccare gli occhi di dosso a Pietro, impalato con il telefono all’orecchio e che rispondeva con si e con no. La mano di Lara prese a scendere sempre più, soffermandosi sul liscio inguine; si ficcò nuovamente tre dita in bocca e se li succhiò come aveva fatto pochi secondi prima con il cazzo di Pietro; si mise gattoni e rivolse il sedere a Pietro che vide due dita spuntare da sotto, attraversare tutta la fessura del culo e sprofondare nell’ano. Il membro di Pietro si rimpolpò ben bene a quelle scene, cominciò a rinvigorirsi, a scalpitare più di prima.
Lara sorrideva, si divertiva come una pazza a stuzzicare l’uomo di un’altra. Si mise di profilo e strusciò i suoi capezzoli lungo il bordo della poltrona, eccitandoli ulteriormente; se li strinse tra le mani, facendo toccare i capezzoli l’uno all’altro. Leccò due dita e prese a passarli sul capezzolo destro, con una smorfia di piacere che la rendeva ancora più bella e desiderabile agli occhi di Pietro che continuava a fingere interesse al telefono.
Lara si mise nuovamente seduta, spalancando le gambe più che poteva. Guardò ammiccante Pietro, si sfilò la collana e prese a giocarci: prima la leccò un po’, poi se la passò sul ventre, poi tra le tette e ancora stringendola attorno ai capezzoli, poi facendola passare tra le gambe. Si voltò nuovamente mettendosi a gattoni: la collana le segava, su e giù, dal sedere alla figa bagnatissima. Pietro sentiva il suo cazzo esplodere a quei giochi perversi. Lara aprì ancora meglio le gambe, spalancandole verso Pietro che cominciò a toccarsi la cappella. La ragazza era più eccitata che mai: prese a strofinare la collana sul clitoride gonfio, mentre con la mano libera continuava a palpeggiarsi un seno e a strizzarsi il capezzolo con sensualità. Pietro ardiva di penetrare quella figa con tutto se stesso, sfondarla tutta, con forza e foga.
Lara fece scivolare la collana lungo la sua patata spalancata e con le mani la aprì ancora di più, mostrando a Pietro quanto fosse desiderosa, pronta ad essere scopata.
L’uomo non ci vide più e ancora con il telefono in mano e la fidanzata all’altro capo del telefono, si avvicinò a Lara, si mise in ginocchio e cominciò a solleticarla con un dito, facendo ansimare dal piacere la gatta in calore che continuava ad allargare le grandi labbra; Pietro si avvicinò con il viso tra le due gambe e cominciò a stuzzicare con la punta della lingua la grande figa spalancata: ne sentì il sapore agrodolce ed abbondante; le leccò il clitoride gonfio e lo succhiò avido provocando in Lara gemiti sempre più forti; la voce nel telefono lo rimproverava della sua disattenzione ma lui continuò a leccare quel mare di umori e cominciò a sondare la sua lingua nella fessura calda e morbida mentre con la mano libera stringeva il seno ansimante; le scopò la figa con la lingua sempre più insistente.
Lara stava godendo da morire. Pietro si staccò dalla figa e risalì con la bocca fino ai seni: finalmente li avrebbe potuto ciucciare per bene. Con la lingua umidì tutti e due i capezzoli; con foga prese a succhiarli uno alla volta; li morse provocando in Lara dolore e piacere mentre con l’altra mano prese a sditalinarla il clitoride, a scoparla con quattro dita bene unite.
‘ Scopami Pietro, ho voglia del tuo grandissimo cazzo!’ sussurrò appena Lara, un sibilo quasi inavvertibile che gli fece spegnere il telefono con la chiamata ancora in corso e lanciare il telefono chissà in quale parte della stanza. Fece scivolare Lara verso di se che si ritrovò cavalcioni su Pietro che godeva sui seni che si ritrovò in faccia. La guardò e senza preavviso le fece fare un balzo sulla sua grande, grossa, dura asta. Lara si sentì squartare dal dolore che lentamente divenne piacere; Pietro riprese a morderle e succhiarle i capezzoli mentre aiutava Lara a salire su e giù sul suo cazzo voluttuoso. Lara prese a dimenarsi su quel fallo, godendo da morire così come Pietro che sentiva il suo cazzo fare dentro e fuori a quella grotta caldissima, cocente, morbida come una torta di mele e vedere le due enormi tette saltellare su e giù, assecondando i ritmi di Lara.
Dopo un po’, Pietro, senza staccare il suo membro da Lara, la mise con la schiena in terra, le sollevò le gambe sulle sue spalle e prese a scoparsela con vigore, lasciando Lara miagolare, ansimare dal piacere.
Lara si sentiva spaccare; sentiva i testicoli di Pietro sbatterle sul sedere e un piacere che si allargava dal basso ventre fin dentro la sua patata insaziabile.
Pietro godeva anche lui da morire, continuava a trapanarla con un vigore quasi selvaggio. Non contento della sua ottima prestazione, la aiutò a girarsi, a mettersi gattoni per poterla traforare meglio da dietro: le rificcò il cazzo pronto ad esplodere nella figa ormai pronta all’orgasmo e riprese a scoparsela senza sosta, con una mano a strizzarle la tetta ed una a pizzicarle il clitoride.
Lara ebbe più orgasmi quella notte, con l’ultimo che sembrò un urlo assordante di piacere.
Pietro venne sulla schiena di Lara e godette fino all’ultima goccia per poi addormentarsi, stanco, accanto a lei.

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