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Racconti Erotici Etero

Incontro in treno

By 30 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Corsa in taxi. Clacson. Milano centro, ore 22.30. “Miseria” pensava Paolo, “perdo il treno. Lo sapevo, avrei dovuto prendere l’aereo, come al solito. Cosa mi &egrave saltato in mente… Mai cambiare le vecchie, buone e consolidate abitudini. Milano-Parigi si fa in aereo, un’ora di volo e sei arrivato. Ma no, vado a provare la cuccetta in treno, dieci ore di viaggio. E adesso rischio di perderlo, al primo tentativo. Imbecille.”
Arrivò in stazione, saltò fuori dal taxi, corse al binario. Vagone 9, cuccetta 4. Due posti, come aveva scelto. Avrebbe preferito una singola, ma era veramente troppo cara. Dividere il viaggio con qualcun altro poteva essere sopportabile, se avesse dormito senza russare e senza rompere le scatole dall’inizio alla fine. Salì sul vagone e si fermò davanti alla cuccetta n’ 4. La porta era chiusa, le tende tirate, ma si intravedeva una fioca luce.
“Il mio compagno di viaggio &egrave già arrivato”, pensò Paolo “Peccato, quasi quasi speravo che il secondo posto non fosse stato prenotato… Pazienza, non si può avere troppo, &egrave già abbastanza essere arrivato in tempo, da come si erano messe le cose.”
Aprì la porta scorrevole. Era stanco, di cattivo umore, ma doveva essere gentile. “Buonasera, spero di non disturb…oh!” La voce gli si strozzò in gola. “Ehi, chiuda la porta! Ma come si permette? Se ne vada!” sentì gridare dall’interno della cuccetta, ancora prima di rendersi conto che era una voce femminile.
Richiuse violentemente la porta, rimanendo immobile davanti ad essa. Vagone 9, cuccetta 4. Non aveva sbagliato. Allora che ci faceva una donna intenta a slacciarsi la camicetta? Nelle cuccette vige la separazione dei sessi, &egrave impossibile che in una cabina doppia dormano un uomo e una donna, se non volontariamente. Forse nelle quadruple, ma nelle doppie… “Ci mancava anche questa”, mormorò Paolo con disappunto. Eppure il biglietto coincideva.
Bussò alla porta. “Sì, cosa c’&egrave?” chiese la voce dall’interno. “Scusi” disse Paolo, chiedendosi perch&egrave mai si doveva scusare “non voglio tormentarla, ma il mio biglietto dice che il mio posto &egrave qui… posso mostrarglielo se vuole…”. Dieci secondi di silenzio. Poi la porta si aprì leggermente e sbucò una mano. “Mi dia il biglietto, non &egrave possibile… verifico subito”. “Ma pensa un po’, non si fida” si disse Paolo passandole il biglietto. La mano lo prese e la porta si richiuse.
Trenta secondi di silenzio. La porta si riaprì, questa volta un po’ di più. “Paolo, ma sei tu? Il nome sul biglietto…” disse la voce, questa volta con ben altro tono, stupito e amichevole. Paolo si chiese stupito chi poteva essere… Un viso si affacciò dalla fessura, e lo guardò indagatore. Era Chiara, una ex compagna di università… mai più vista dopo la laurea, dieci anni prima, ed ora… si incontravano in una cuccetta.
“Chiara! Ma sei tu?” Paolo ripet&egrave le sue parole, inebetito. “Ma che ci fai qui?”. Ottimo, più banale non potevo essere, pensò. “Voglio dire, questa cuccetta…” “Non dovrebbe essere mista, lo so” continuò lei la sua frase sospesa. “Senti, ormai entra, guardiamo bene i biglietti e cerchiamo di capire l’arcano. Tanto non sei proprio uno sconosciuto, mi fido…” gli sorrise e gli fece cenno di entrare.
Si guardarono. Lei, in fondo, non era cambiata. Capelli corti, neri. Occhi verdi dietro occhiali un po’ spessi che non li valorizzavano a sufficienza, qualche lentiggine sul viso. Paolo si scoprì a pensare che era piuttosto formosa, ma con un corpo tonico, forse faceva qualche attività sportiva. Un bel corpo, ma all’università non l’aveva mai considerata così. Forse perch&egrave adesso la vedeva in camicia da notte. Forse gli anni trascorsi le avevano giovato.
“Mah, chissà se anche lei ha un giudizio positivo su di me” si chiese Paolo “Sorride, ma chissà cosa pensa… Forse non pensa proprio niente di tutto ciò, sta solo gustandosi la sorpresa”.
“Dunque, vediamo il biglietto…” disse lei d’un tratto, distogliendo lo sguardo. “Uhm, a quanto pare sono proprio sbadata!” esclamò Chiara ridendo “Ho prenotato per sbaglio in una doppia per uomini… E ora che si fa?” chiese sorridendo.
“Ah… ehm… non so, se vuoi chiedo al capotreno se c’&egrave qualche posto libero e ti lascio tranquilla…” disse Paolo, pur non molto convinto all’idea di rischiare di passare la notte in una poltrona.
“Ma no dai… per me non c’&egrave problema se dormi qui… So chi sei e mi fido! Se la cosa non ti disturba, ovviamente… ” propose Chiara.
Paolo accettò, tirando un sospiro di sollievo. Almeno avrebbe dormito in un letto. “E quindi come mai su questo treno?” le chiese, iniziando a sistemare le proprie cose e togliendosi la giacca.
“Be’, ho un meeting aziendale a Parigi… lavoro nella filiale italiana di un’azienda francese e una volta all’anno organizzano un meeting in sede centrale. Ed eccomi qui… in un viaggio che faccio solo una volta all’anno! Una bella coincidenza!” esclamò Chiara.
“Ma pensa un po'”, rispose Paolo “davvero una coincidenza notevole. Io ho un incontro con un cliente a Parigi… e questa volta ho voluto provare ad andarci in treno, invece che in aereo”. “Be’, sono proprio contenta di averti rivisto dopo così tanto tempo”, disse lei “Ti spiace se intanto mi metto comoda? Dopo ho tante cose da chiederti su questi anni post-università…”
“Prego, ci mancherebbe… ne approfitto e mi metto comodo anch’io” rispose Paolo aprendo la valigia e prendendo il pigiama. Si voltò dando le spalle a Chiara, per non metterla in imbarazzo mentre lei si spogliava.
“Ehi, non guardare eh…” disse lei ridendo. “Ovviamente non mi permetterei mai” rispose Paolo scherzoso, mentre a sua volta si slacciava la camicia. Tuttavia non poteva trattenersi dal lanciare qualche fuggevole occhiata sullo specchio vicino alla porta, nel quale riusciva a intravedere qualche frammento del corpo di Chiara.
Si era tolta la camicetta, rimanendo in reggiseno e svelando le sue forme, che Paolo giudicò perfette. Il suo seno poteva essere una quarta, valorizzato da un ventre praticamente piatto.
Lui deglutì, in silenzio, togliendosi la camicia e i pantaloni. Lei si abbassò la gonna, attardandosi nel piegarla ordinatamente in valigia. Chinandosi, rese visibile il suo sedere attraverso lo specchio.
Paolo trattenne il fiato. Era il culo più bello che avesse mai visto. Probabilmente quello che si dice “a mandolino”… una rotondità perfetta senza essere esageratamente grosso, con una curva perfetta verso i fianchi, che lo mettevano in risalto essendo piuttosto stretti.
Paolo iniziò a sentirsi lievemente a disagio. Doveva assolutamente evitare un’erezione, non poteva fare figuracce del genere. Perch&egrave Chiara non si rivestiva subito? Più aspettava e più lo metteva in difficoltà. Almeno si fosse infilata un pigiamone informe…

Chiara osservava le mosse di Paolo, senza che lui se ne accorgesse, attraverso lo stesso specchio. Si era accorta che in quegli anni aveva migliorato il suo fisico, sembrava quasi palestrato. Aveva belle spalle, muscoli definiti senza essere comicamente eccessivi, insomma un fisico asciutto ma solido. E lei non vedeva un uomo da… be’, quasi non se ne ricordava neanche più. Troppo lavoro, poco tempo per le distrazioni.
Il suo fisico le piaceva, e inconsapevolmente aveva rallentato i suoi gesti per svestirsi per non perdersi neanche un secondo la vista di quel corpo ora seminudo. Dopo pochi secondi però si accorse che Paolo sembrava essere in lieve imbarazzo. Studiò meglio la situazione e realizzò che anche lui la stava scrutando nello specchio.
La cosa la lusingò molto, e iniziò a sentirsi leggermente eccitata. Dopo essersi sfilata la gonna, rallentò ulteriormente le sue mosse, fingendo di studiare la migliore tecnica per piegare i vestiti. Voleva che lui la guardasse il più a lungo possibile.
All’improvviso, il treno partì. Lo scossone fu violento, al punto che Chiara fu spinta contro il letto. E Paolo contro di lei. “Ops, scusami…” esclamò Paolo cadendole addosso. Al momento della partenza stava cercando di infilarsi i pantaloni del pigiama ed era in equilibrio su un piede solo: la spinta del treno ebbe quindi un effetto moltiplicato su di lui. Cercò di evitare la caduta voltandosi e cercando un appiglio verso la rete portabagagli, ma la mancò.
Il risultato fu che riuscì a girarsi, ma senza poter arrestare la spinta. Chiara nel frattempo era finita appoggiata con le gambe contro il bordo del letto, voltata verso il muro, contro il quale appoggiava le mani tendendo le braccia per non cadere verso il basso. Paolo le finì addosso aderendo perfettamente con il suo corpo, sovrastandola con le braccia e cercando anche lui di reggersi alla parete alla quale era appoggiata Chiara.
Paolo si ritrovò chinato su di lei, e il suo bacino era premuto contro il sedere della ragazza. Sentì il pene finire esattamente nel solco tra sue natiche, che sembrarono accoglierlo perfettamente. “Ehi…” esclamò Chiara, che non era per niente dispiaciuta di quanto succedeva. Impercettibilmente, quasi istintivamente, spinse indietro il sedere, inarcando leggermente la schiena.
Voleva sentirlo meglio, e quel movimento le permise di accorgersi che Paolo sembrava molto ben dotato, anche se non lo sentiva (ancora….) duro. Le sembrò, però, di cogliere un piccolo movimento. Dopo pochi secondi di teso silenzio, Paolo perse definitivamente l’equilibrio e il suo peso si trasferì tutto sulle spalle di Chiara, che scivolò con le mani sul letto, china col sedere in alto.
Paolo si ritrovò piegato sopra di lei, in una posizione estremamente imbarazzante, anche perch&egrave sentiva che stava avendo un’erezione in piena regola, a contatto con quel corpo magnifico, e non riusciva a impedirlo.
Chiara era in difficoltà. Aveva tutti i muscoli tesi per sostenere se stessa e, per quanto possibile, Paolo, e non sapeva come fare per districarsi da quella posizione. Allo stesso tempo, però, era piacevolmente sorpresa da quello che stava succedendo. La brusca partenza del treno era stata una fortuna! E adesso sentiva distintamente il pene di Paolo ingrossarsi secondo dopo secondo, contro il suo culo.
Era veramente grosso, non aveva dubbi. Ed era stata lei a provocargli un’erezione così evidente! Si sentiva felice, e lusingata. Quel contatto la elettrizzava e la eccitava. I leggeri movimenti del suo bacino e i muscoli delle natiche tesi erano comprensibili per lo sforzo necessario in quella situazione, e potevano passare inosservati. Ma lei tendeva quei muscoli e ondeggiava leggermente soprattutto per godersi maggiormente il contatto, e stimolarlo senza che fosse evidente.

Paolo, invece, era disperato. Non avrebbe mai pensato di poter ritrovarsi in quella situazione. Sicuramente, pensava, Chiara si sarebbe incazzata parecchio, lo avrebbe accusato di essere un molestatore e magari avrebbe chiamato aiuto. Il capotreno sarebbe arrivato e lo avrebbe trovato con i pantaloni calati e l’uccello duro. Meglio suicidarsi, a questo punto…
Almeno sarebbe morto in un momento piacevole, pensò. Il suo pene era praticamente in paradiso, stretto tra le natiche stupende di Chiara e sottoposto a una leggera stimolazione dovuta ai piccoli movimenti di lei.
Ma non poteva restare così. Si fece coraggio e, con un colpo di reni, si sollevò. Questo movimento brusco la fece finire sdraiata sul letto, dopo averle però regalato un ultimo profondo contatto con la rigida virilità di Paolo.
Si girò subito, seduta sul letto, e si ritrovò davanti a uno spettacolo che la fece eccitare ancora di più. “Ti prego scusami… non volevo, ho perso l’equilibrio e… spero di non averti fatto male” balbettò Paolo, in piedi di fronte a lei. “Ma ti pare, non preoccuparti Paolo, so che sei caduto…” rispose lei, senza riuscire a togliere gli occhi da quello che vedeva di fronte a s&egrave, giusto all’altezza del suo naso.
“Non… non sei arrabbiata?” chiese lui titubante. “Ma figurati! Anzi sono contenta, abbiamo rotto il ghiaccio, si può dire…” Chiara non speva bene come continuare la frase. Sapeva solo che davanti a lei, a malapena prigioniero nei boxer aderenti di Paolo, vedeva la forma perfetta di un pene in piena erezione, la cui asta turgida gonfiava oscenamente la stoffa elastica.
Poteva distinguere anche la forma leggermente più larga del glande, la cui punta, del resto, fuoriusciva leggermente obliqua dall’elastico dei boxer. Paolo seguì lo sguardo di Chiara e si rese conto che gli stava guardando l’uccello. Di scatto, si mise una mano sul pube, cercando di coprirsi il sesso in erezione. “Oh, cazzo…” mormorò. “Sì…” rispose lei “Puoi dirlo forte…”
“Ascolta Chiara, ti assicuro che tu non c’entri niente… voglio dire… sono cose che capitano… io…” “Come sarebbe?” rispose lei punta sul vivo “E allora perch&egrave ti sei eccitato in quel modo? Per me o per cos’altro?” “Be’… ” disse lui, in difficoltà. Era difficile, cosa poteva dire? Poteva forse dirle che si era eccitato per lei? Si sarebbe spaventata, arrabbiata, o le avrebbe fatto piacere? Paolo era in difficoltà, mentre lei lo guardava severa.
“Ecco, io… forse &egrave stato il contatto con te… ma non volevo, credimi…” disse lui cercando di non sbilanciarsi troppo.
“Uhm” disse lei pensosa “Vorrei confessarti una cosa, Paolo… promettimi che non ti sentirai in imbarazzo però”.
“Certo Chiara, dimmi pure… in imbarazzo lo sono già, comunque… “disse lui sorridendo timidamente.
“Ecco, non volevo neanch’io, ma… ti confesso che sono un po’ eccitata, come te.” disse lei arrossendo leggermente. “Il contatto con… te… &egrave stato molto piacevole… davvero”. Gli sorrise.
Paolo arrossì. Le cose stavano prendendo una piega inaspettata… Ma non sapeva bene cosa fare. Dopotutto non la vedeva da dieci anni. Si sentiva incredibilmente eccitato, ma totalmente bloccato.
“Ah… ti ringrazio, anche per me &egrave stato piacevole…” rispose lui ripetendo le sue parole, in mancanza di meglio.
“Sì, lo vedo…” disse lei ridendo e indicando l’asta gonfia. “Sono contenta che sia stato piacevole anche per te… E vorrei che tu mi permettessi di dimostrartelo” continuò guardandolo con un tono via via più malizioso.
“E come?” chiese lui d’un fiato. “Ecco, il contatto &egrave stato piacevole… Mi chiedevo se anche la vista potrebbe esserlo…” disse, e, mentre parlava, si sfilò lentamente il reggiseno.
Paolo credette di esplodere. Era la situazione di gran lunga più eccitante che gli fosse mai capitata. E che visione… Chiara aveva un seno stupendo, pieno, dalle forme perfette. I capezzoli turgidi e rosei sembravano sfidarlo a toccarli.
“Chiara, sei… sei stupenda…” sussurrò Paolo estasiato. Se avesse eiaculato in quell’istante non si sarebbe stupito. Si sentiva al limite, solo guardandola.
“Grazie… e scommetto che anche tu non sei male, lì sotto…” bisbigliò lei sorridendo.
Paolo si irrigidì ulteriormente. Che intenzioni aveva Chiara?
“Non credi che dovresti ricambiare la visione?” chiese lei.
“Be’… io non… sei sicura che…” balbettò lui.
“Oh ti prego… Ormai siamo arrivati fin qui… Un po’ me lo devi questo favore, non credi? Facciamo così… mentre tu ti togli i boxer, io mi tolgo le mutandine. Così siamo pari. Solo guardare, non toccare. D’accordo?” e iniziò a sfilarsi le mutandine.
Paolo assistette in silenzio alla scena, ansimando leggermente. Chiara si sfilò l’intimo, muovendo sensualmente il sedere e rivelando il suo sesso alla vista del ragazzo. Una piccola ma folta macchia di peli neri nascondeva le rosee grandi labbra, facendo intravedere la fessura leggermente aperta del suo sesso, da cui stillavano gocce di eccitazione che inumidivano la sua nera peluria.
“Ecco, adesso sono completamente visibile” disse lei, rossa in viso “Ti piace?”
“Oh Chiara… moltissimo…” rispose lui, senza fiato.
“Grazie… Posso aiutarti a ricambiare?” disse lei avvicinandosi e posandogli le mani sui fianchi.
Il contatto lo fece rabbrividire. Non riuscì a parlare. Aprì la bocca ma non uscì nessun suono.
Chiara infilò due dita sotto l’elastico dei boxer e tirò verso di s&egrave, per poi abbassare lentamente l’indumento fino alle ginocchia di Paolo, chinandosi. Poi si rialzò e contemplò ciò che aveva finora solo intuito e che ora poteva vedere.
Era il pene più bello che avesse mai visto. Non che ne avesse visti tanti, pensò ironicamente. Ma questo… era veramente bello, dritto e inclinato verso l’alto, grosso e di notevole lunghezza… e la cappella gonfia e violacea sembrava puntare verso di lei. La punta era bagnata e gocciolante. Paolo sentiva che era a un passo dal perdere il controllo. Se lei l’avesse solo sfiorato, probabilmente sarebbe venuto subito.
Rimasero per lunghi istanti l’uno di fronte all’altra, godendo dello spettacolo dei loro corpi. Chiara si sentiva tremendamente eccitata, alla vista di quel pene meraviglioso così vicino al suo corpo nudo. Sentiva il suo sesso bagnato e caldo, e i capezzoli le parevano così sensibili da sentire il suo respiro, sempre più rapido per l’eccitazione crescente.
Desiderava immensamente sentire il contatto del suo corpo con quello di Paolo. Sapeva che sarebbe stato esplosivo, probabilmente si sarebbe sciolta subito in un orgasmo incontrollabile, ma lo voleva. E a quanto vedeva, Paolo doveva essere nelle stesse condizioni.
“Paolo…” sussurrò lei ansimando “posso toccarti?”. Mentre lo disse, sentì un’ondata di calore pervaderla. Il piacere stava arrivando, doveva far presto. Si sentiva sconvolta, stava per venire senza averlo neanche toccato.
Alle parole di lei, Paolo sentì un fremito al suo uccello, teso in un’erezione talmente forte da essere quasi dolorosa. Annuì, abbassando il capo.
Lei fece un passo verso di lui, arrivando a sfiorare il glande con il suo corpo caldo. Alzò una mano e la posò sul suo petto. Lui rabbrividì, mentre lei gli prendeva una mano e la portava sul suo seno. A quel contatto, Paolo gemette. Il seno di Chiara era morbido, caldo, e meravigliosamente pieno nella sua mano. Lo accarezzò lentamente, mentre sentiva la mano di lei scendere dal petto verso il pube. Le sue dita sfiorarono i peli scuri alla base del pene.
Ansimavano entrambi, in silenzio. “Chiara, come sei bella…” gemette lui. La sentì rabbrividire, mentre il suo seno si alzava e si abbassava al ritno del suo respiro eccitato.
“Paolo, ti prego… toccami…di più…” sussurrò lei, accompagnando la mano di Paolo verso il basso, lungo i fianchi, fino a incontrare la nera peluria bagnata intorno al suo sesso. Le dita di Paolo scivolarono sulle grandi labbra, calde e umide, sfiorandole e aprendole leggermente.
Chiara ansimò, si sentiva sciogliere. Non resistette oltre e sfiorò con la mano l’asta calda e pulsante del pene ormai vicinissimo alle sue dita. Lo sentì sussultare al suo tocco. Mentre sentiva le dita di Paolo sfiorare il suo clitoride, gonfio e così sensibile da strapparle un gemito, lei fece scorrere le dita sul pene fino alla cappella lucida e bagnata, sentendola gonfia e calda. La prese tra le dita ed iniziò a massaggiarla delicatamente, con movimenti circolari, mentre Paolo faceva lo stesso con il suo clitoride.
Gemettero forte, godendo delle stesse sensazioni sui loro corpi bollenti. Il piacere stava arrivando a ondate, lo sentivano, e guardandosi capirono che non desideravano altro che condividere quell’orgasmo.
“Oh, Chiara…” gemette lui, insinuando un dito nel sesso bollente di lei. “Oh, sì… Paolo…” ansimò lei in un caldo gemito e afferrando il pene di Paolo, mentre dalla punta ne usciva una goccia bianca che cadde sul pavimento. Lo sentì pulsare violentemente nella sua mano, e, mentre mosse la mano verso la base dell’asta, lo sentì eiaculare violentemente contro il suo stomaco. Nello stesso momento in cui vide il caldo e bianco liquido schizzare dal suo pene contro di lei, sentì l’orgasmo travolgerla.
Si piegò leggermente, rabbrividendo, e gemette appoggiando la testa contro la spalla di lui. Con la mano continuava a masturbare violentemente il suo pene, da cui uscivano densi fiotti di sperma che finivano sul suo fianco e sul pavimento. Quella vista, e sentire il dito di Paolo muoversi nervosamente verso di lei, portarono il suo orgasmo a farla tremare di piacere contro di lui, mentre cercava di soffocare i gemiti per non farsi sentire nelle cuccette vicine.
Dopo lunghi momenti, l’orgasmo si affievolì, lasciandoli tremanti e ansimanti l’uno contro l’altra, le mani sui sessi bagnati e pulsanti.
Non riuscivano a staccarsi l’uno dall’altra. Lentamente si lasciarono scivolare sul pavimento, Paolo seduto e lei appoggiata al suo fianco, la mano sul suo pene che stava lentemente perdendo la sua rigidità. Lui aveva la mano sul suo sesso, ne sentiva gli ultimi spasimi.
Si guardarono, sorridendo, arrossati e felici. Si baciarono, tormentandosi con la lingua, per lunghi minuti. Com’erano dolci le labbra di Chiara, e calda la sua lingua, pensò Paolo. Sentì il vigore tornare, inaspettatamente, provocato da quel bacio e dalla mano di Chiara che non aveva mai smesso di accarezzare il suo uccello bagnato e semi-rigido.
Lei si accorse che si stava ingrossando di nuovo, e rise leggermente, staccandosi dal bacio. Lo guardò maliziosamente, poi iniziò a baciarlo sul collo, scendendo con le labbra sul suo petto. Poi scese ancora, chinandosi su di lui.
Appoggiò le labbra sul glande, bagnato per il passato piacere, e lo leccò. Sentì il sapore del suo seme, eccitandosi. Lentamente lo avvolse con le labbra, sentendolo pulsare e ingrossarsi in bocca mentre lo massaggiava con la lingua. Paolo ansimava, sentiva tornare una voglia enorme, voleva che Chiara fosse sua, voleva possederla. Ebbe un fremito, e sentì l’uccello tendersi di nuovo al massimo, dolcemente stimolato dalla bocca di Chiara, che con una mano lo masturbava lentamente mentre lo leccava.
Lei era chinata su un fianco, e Paolo poteva vedere i suoi fianchi invitanti. Li accarezzò, facendo scivolare una mano tra le sue cosce e penetrandola da dietro con un dito. Lei emise un gridolino, ansimando sul suo uccello e aumentando il ritmo della sua mano sull’asta ormai rigida.
Paolo sentiva l’eccitazione di Chiara, era bollente sul suo dito. Non resistette oltre e, a malincuore, la fece sollevare in ginocchio. Lei si appoggiò con i gomiti al letto della cuccetta, chinandosi in avanti e offrendo a Paolo una vista che lo mandò in estasi. La sottile schiena di Chiara, dalla deliziosa forma a clessidra dalle spalle ai fianchi, finiva con un sedere meraviglioso, sodo e dalle forme generose. Il suo sesso umido era perfettamente in vista, con la fessura della sua vulva aperta e invitante.
Paolo si avvicinò e si mise tra le gambe piegate di Chiara, in ginocchio anche lui, e appoggiò la punta del pene all’entrata del sesso di lei, che ansimò. Lui spinse, gemendo per il piacere ed entrando finalmente in quel corpo la cui sola vista l’aveva portato all’orgasmo. Lei inarcò la schiena ed emise un gemito lungo e profondo, sentendo entrare in s&egrave la lunga asta di Paolo, che la riempiva con la sua rigidità fino nel profondo.
Con una sola spinta lui fu dentro di lei, facilitato dagli abbondanti umori che lubrificavano i sessi di entrambi, fino a premere i testicoli gonfi contro di lei. Si fermò un istante, assaporando il dolce calore che lo avvolgeva, poi si ritrasse lentamente fino quasi a far uscire la cappella, poi spinse di nuovo in profondità, gemendo ancora insieme a lei, che appoggiò la testa sul letto. Paolo mise le mani sui suoi fianchi e iniziò a spingere sempre più forte, sbattendo contro le sue natiche sussultanti.
Chiara ansimava e gemeva, sentiva la sua cappella arrivare fino in fondo e la sua grossa asta massaggiare i punti più intimi del suo sesso. Lui si chinò su di lei, appoggiandosi sulle braccia e baciandola sul collo, mentre continuava a penetrarla con forza. I loro corpi erano completamente a contatto, sudati, ansimanti, in sensuale armonia di movimenti e fremiti.
Lei non pot&egrave resistere a lungo, quell’uccello dentro di lei la portò al piacere ancora prima di quanto volesse. Sentendo l’orgasmo montare al ritmo delle spinte di Paolo, strinse le lenzuola nelle mani. Stava venendo. “Paolo… oh sì…. sììì…. vengo…. ahh…aahhhh!” gemette, irrigidendosi senza fiato e spingendo indietro il bacino, mentre la virilità di Paolo affondava violentemente dentro di lei.
Chiara si lasciò andare sul letto, travolta e sfinita dall’orgasmo, mentre i loro movimenti divennero ondulatori, l’uccello di Paolo non usciva più da quella fica bollente, i loro bacini restavano uniti e si muovevano all’unisono in una sorta di danza sessuale.
Quando l’acme del piacere passò, lui si sfilò da lei, facendola sdraiare sul letto e baciandola con passione. Mentre la baciava la penetrò lentamente, e lei lo attirò a s&egrave cingendolo con le gambe e abbracciandolo. Chiara chiuse gli occhi, e godette il corpo di lui appoggiato sui suoi seni, e il suo membro scorrere lentamente dentro e fuori dal suo sesso. Fecero l’amore con passione, accarezzandosi, baciandosi, in un amplesso che sembrava non poter finire per la loro inesauribile voglia.
“Ah, sì… così… oh Paolo… aahhh……. ah…. com’&egrave grosso… oh sì….” lei gemeva e non poteva trattenersi, le sensazioni che provava la sconvolgevano.
Paolo era eccitato enormemente dalle sue parole e dai suoi caldi gemiti, le sensazioni che provenivano da ogni parte del suo corpo e dal pene dentro di lei lo portavano ad una sensibilità sempre più forte, segnale del vicino piacere. Muoversi dentro di lei dolcemente prigioniero delle sue cosce era veramente meraviglioso, ma sentiva che stava per esplodere.
I suoi movimenti rallentarono, non voleva venire, voleva continuare all’infinito. Lei lo guardò e si accorse dello sforzo del ragazzo per prolungare il piacere, e questa consapevolezza la portò quasi all’orgasmo.
“Aspetta Paolo, fermati… anch’io sto per… aspetta, così…” sussurrò lei ansimando, e si sollevò. Voleva essere lei a portarlo al piacere. Spinse Paolo a sdraiarsi sotto di lei, poi gli salì sopra e, prendendo il pene durissimo con una mano, lo puntò contro il suo sesso da cui colavano gocce di piacere.
Lentamente si abbassò su di lui, accogliendolo dentro di s&egrave. “Ohhh… sììì….” gemette mentre iniziava a cavalcarlo, appoggiando le mani sulle sue spalle. Paolo ammirava i suoi seni sussultare al ritmo delle sue spinte. Lei si muoveva sopra di lui ondeggiando con i fianchi, via via con movimenti sempre più forti. Dopo pochi minuti lo cavalcava, e lui rispondeva con spinte da sotto sempre più forti.
“Oh Paolo… ” gemette improvvisamente lei “Vieni ti prego… vieni con me…” e allungò una mano per toccargli l’uccello che entrava ed usciva da lei, in una sorta di masturbazione mentre la penetrava.
Il tocco fu fatale per Paolo, che non pot&egrave trattenere l’orgasmo ed esplose. Con una serie di spinte convulse, iniziò a eiaculare dentro di lei, mentre Chiara gemeva e veniva a sua volta, tenendo la mano sul suo pene che pulsava dentro di lei e la riempiva con fiotti di liquido bollente. Alla fine crollò su di lui, scossa da piccoli spasmi di piacere, mentre lui la abbracciava ansimando.
“Vorrei che questo viaggio non finisse mai…” sussurrò Chiara, mentre il suo sesso stringeva quello di Paolo nelle ultime contrazioni dell’orgasmo. Si addormentarono così, i loro corpi nudi ancora uniti dopo il culmine dell’orgasmo. Il treno sfrecciava nella notte, e portava lontano i due amanti. Dopo qualche ora, complice il sobbalzare del treno sulle rotaie, Chiara si risvegliò, e si rese conto lentamente di dove si trovava. Paolo dormiva sotto di lei, e Chiara lo ammirò per lunghi momenti nella penombra. Era stupendo, e non avrebbe mai voluto staccare il suo seno nudo dal petto del ragazzo. Si sentì pervadere lentamente da tutte le voglie che non aveva potuto esprimere negli ultimi anni… anche perch&egrave sentiva l’uccello floscio del ragazzo solleticare i peli del suo pube, ancora umido dal recente piacere. Si mosse leggermente, scorrendo il suo pube sulla morbida asta. Lentamente scivolò sul corpo di Paolo, fino a sfiorare il pene con le labbra. Le sembrava così bello, anche così, abbandonato mollemente sui testicoli… lo sfiorò con la lingua, e riconobbe il sapore dei suoi umori. Lo sfiorò con le labbra, baciandolo in ogni punto, poi lo prese delicatamente con due dita e, sollevatolo, lo circondò con le labbra. Non si era mai sentita così disinibita, ma sentiva di poter fare tutto ciò che desiderava… era certa che a Paolo sarebbe piaciuto. Sostenendolo tra le dita, iniziò a succhiarlo lentamente, su e giù, scoprendo il glande con dolcezza e leccandolo in un lento massaggio. Sentì Paolo sospirare, ma aveva ancora gli occhi chiusi. Il suo pene stava crescendo nella bocca di Chiara, che non smetteva di leccarlo e di masturbarlo piano con le sue dita sottili. L’erezione cresceva, e così l’eccitazione di Chiara.

Si sentiva meravigliosamente attraente… e un senso di sottile potere la pervase… quel corpo maschile, così meravigliosamente bello, rispondeva immediatamente al suo fascino… alzò lo sguardo e arrossì: Paolo era sveglio e la guardava, con occhi colmi di passione. Lei sorrise, staccando per un attimo la bocca dal glande ormai gonfio, per poi riprendere con più vigore. Paolo gemette, accarezzandole i capelli. Era il più bel risveglio mai provato… e quella ragazza aveva un chiaro potere su di lui. Si sentiva attratto violentemente, e non avrebbe potuto, né voluto evitarlo. Quello che lei stava facendo lo stava portando al piacere in brevissimo tempo, ma non riusciva a evitarlo. Il solo fatto che lei volesse farlo godere gli dava piacere, e amplificava le sensazioni che dal suo uccello si irradiavano per tutto il corpo. ‘Chiara’ gemette ‘se continui così… ah… non riesco…’. Ansimava, e il suo corpo era teso nell’attesa del piacere. Chiara lo stava segando, rapida e inesorabile, la dura asta saldamente tra le dita e le labbra che stringevano il glande, torturato dalla sua calda lingua. ‘Sì… lasciati andare Paolo… ti voglio…’ sussurrò Chiara senza smettere il movimento con la mano. Per Paolo era troppo , nessuna donna gli aveva parlato in modo così sensuale durante il sesso, e l’idea di eiaculare nella bocca di Chiara lo travolse… non l’aveva mai fatto con nessuna donna, ma era il suo desiderio più nascosto.

Non pot&egrave trattenersi, si sentiva esplodere. Chiara sentì l’uccello pulsare violentemente nella sua bocca… le sembrava addirittura più duro nella sua mano, e lo sentì ingrossarsi leggermente. ‘Oh Chiara! Ah…’ gridò Paolo. Lei aumentò il ritmo finché la sua lingua non sentì una densa goccia fuoriuscire dalla punta, seguita da violenti fiotti densi e caldi. Non aveva mai fatto niente di simile prima, ma bevve tutto il seme di Paolo mentre con la mano accarezzava la lunga asta tremante. Trattenne in bocca il grosso glande, leccandolo con la lingua fino all’ultima goccia… e sentiva con eccitazione gli ansimi di Paolo, sconvolto dalla potenza di quell’orgasmo. Era quasi venuta anche lei… si sentiva fradicia, pronta per godere… a tanto l’aveva portata l’orgasmo del ragazzo. Paolo la guardò, mentre lei ancora leccava il suo uccello.

Chiara alzò lo sguardo, e gli sorrise mentre lui si alzò sui gomiti e, tirandola verso di s&egrave, la baciò appassionatamente, sentendo sulla lingua il suo sapore. Poi la baciò sul collo, e scendendo sfiorò i capezzoli sentendoli turgidi… percepì la sua eccitazione, e la fece sdraiare sul letto. Con una mano sul suo seno, scese con la bocca, fino ai peli che circondavano il sesso di Chiara. Lei ansimava, bramava quello che stava per succedere… il solo pensiero la fece quasi godere. Lui si inebriò del suo profumo di donna… era stupendo, in nessuna ragazza aveva mai sentito quel profumo… delicato e allo stesso tempo selvaggio… un invito al sesso. Sfiorò le grandi labbra con un dito, e Chiara gemette. Era bagnata, e il suo fiore era aperto e pronto al piacere. Lo sfiorò con la lingua, titillando il clitoride gonfio. ‘Oh, sì! Ah…’ gemette Chiara inarcando la schiena dal piacere. Sentire la lingua di Paolo sul suo sesso fu come una stilettata, una poderosa spinta verso l’orgasmo. Ma lui non si fermava, la sua lingua era una tortura senza freni. Chiara si sentì sciogliere, potenti brividi la percorrevano… sentiva l’orgasmo montare come una marea, e lo accolse, si lasciò travolgere senza freni, con le gambe spalancate. Stringendo una mano del ragazzo urlò ‘Ah… Paolo… ah sì, vengo, vengo!’ e il piacere la lasciò senza fiato, mentre i suoi umori colavano sulle labbra bramose di lui.

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