Skip to main content
Racconti Erotici Etero

INNAMORARSI A VENT’ANNI

By 14 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il difficile cammino verso il paradiso.
Di Firuz&egrave, Schiava dell’ Harem e Sultana
e di
Chiodino.

Parte prima
CAPITOLO PRIMO
PARTE PRIMA

Leggo di tanto in tanto qualche racconto erotico anche se spesso mi fermo a metà o prima di arrivarci a metà. Perché mi piacciano devono essere ben scritti e ben ambientati, in qualche modo plausibili. Questo che ho appena letto era così così, ma lo ho finito, non ho molto da fare oggi. Con gli esami sono a posto, una buona memoria, ottima anzi, aiuta parecchio. Vado bene anche con i soldi, nonostante mio padre non mi dia una lira. Ma chi se ne frega. Non andava d’accordo neppure con suo fratello che per fargli dispetto, morendo, ha lasciato a me tutto quel che aveva, compreso questo appartamento e del denaro. Non di che viverci bene per sempre ma di che finire gli studi, avviarmi nel lavoro ed avere ancora qualcosa da parte, si. Ho pochi amici però ed a ragazze va ancora peggio. Se voglio scopare devo pagarmela la donna, e poi mi rode. Con le ragazze sono timido, infinitamente timido, faccio sempre la figura dello scemo. Giuliana &egrave l’unica che mi giri attorno, da qualche mese almeno, ed all’inizio non ne capivo la ragione ma ne ero contento, felice. Poi… Matricola, sputasentenze e spocchiosa, accettava volentieri i miei inviti a pranzo e cena, anche se poteva e potrebbe benissimo pagarselo il mangiare. Ha un appartamento sul mio stesso pianerottolo ed i soldi non le mancano. Solo che le piace rompere le balle al sottoscritto, tutto qua, me ne sono accorto però troppo tardi ed ormai lo considera un diritto acquisito. Fa la svenevole, ti riempie di moine e smancerie per poi indignarsi, ne sono sicuro, se soltanto provassi a baciarla od anche meno. Di sesso, di ‘quelle cose’, come dice lei, ama solo parlarne per dire che questo fa schifo e quell’altro &egrave contro natura ed &egrave ancora più schifoso. Su questi argomenti però ci si arriva sempre su sua iniziativa. Ormai esperto io scantono e spesso letteralmente cerco di scappare non appena la vedo, ma non &egrave mai semplice. Come adesso. Non potevo certo negarle di usare il bagno di casa mia in cui da tempo la fa da padrona. Sull’altra colonna daranno di nuovo l’acqua tra qualche ora, stanno facendo dei lavori. Come faccio a buttarla fuori? Mi resta qui di certo fino all’ora di cena, e poi… cosa ci sta facendo ancora in bagno? Doveva fare pipì ed &egrave dentro da venti minuti, no di più. Busso? Chiedo se si sia sentita per caso male?

Dalla cucina dove sto bevendo una coca torno nella saletta ed in corridoio. Esito un attimo, accosto l’orecchio alla porta del bagno ma non sento niente e non mi risponde quando busso. Che c’&egrave mi spii? E’ sull’uscio della mia stanza. Balbetto quasi, ma no, rispondo, temevo ti fossi sentita male, non venivi più fuori. Mi guarda come fossi un povero demente. E perch&egrave dovrei stare male? Ho fatto la doccia e poi ho visto il tuo PC acceso. Belle schifezze che guardi, non ti vergogni? Come sempre. Non si difende. Attacca. Non so cosa dire, non riesco a trovare cosa risponderle, come giustificarmi. Perché poi devo giustificarmi? Marcio su di lei, voglio spegnere il PC a costo di passarle sopra, anche se ormai non serve più a niente e certo, poi, saranno le solite litanie anche su questo, fino alla laurea. Giuliana si ritrae, non la travolgo. Che te ne frega di quel che leggo? Mi frega chi sia la gente che frequento, mi frega dei miei amici. Non voglio per amici gente così.

Ho voglia di mandarla a fare in culo ma ovviamente non oso. E quella roba a cosa serve, prosegue indicando i miei cordini da roccia. Ci leghi le tue donne? Va avanti così per una eternità e sono sempre più seccato, quasi furibondo, mi sta trattando come un tappetino, al solito cio&egrave. Lei indossa sulle spalle il mio accappatoio, già, ha fatto anche la doccia. Ci lego le mie donne, hai ragione tu, le dico ed un attimo dopo le unisco i polsi con un giro di cordino. Ci riesco e me ne meraviglio, solo perch&egrave sta morendo dal ridere quasi piegata in due. Non pensavo certo di arrivare a farlo. Ride di meno quando, caduta sul letto si ritrova con i polsi uniti alla testata. Non volevo neanche arrivare fin qui, ma lei continua a sfidarmi. Continua a farlo con gli occhi persino quando le ficco in bocca un fazzoletto, pulito ovviamente. Solo quando lego le caviglie ai due montanti di piedi al letto, mostra preoccupazione, forse paura. Ed adesso cosa faccio? Ma una frenesia strana, incredibile e non da me, preme. Voglio spaventarla, deve farmi vedere che ha paura. Devo però sforzarmi per riderle in faccia, ho certo più paura di lei. Mugola per un attimo, smette fissandomi rabbiosa poi ride persino, almeno per come e quanto si possa ridere imbavagliati.

Adesso ti violento, scema. Sono lanciatissimo ed incredulo del mio inusuale coraggio. Coraggio, incoscienza, scempiaggine, e che altro? Mi sento anche un verme. Per la precisione un verme giallo se mai ne esistono di gialli, comunque un porco. Lei invece sta ferma, non si agita, nessun segno di quanto mi aspettassi, che so una lacrima? Macché. Seduto di piedi al letto non so cosa fare, le sfioro una caviglia, ritiro la mano per poi posarla di nuovo. Ha aperto gli occhi ed &egrave facile leggervi derisione. E’ comunque quello che vi leggo io. Proprio derisione. Salgo con la mano lentamente fino al ginocchio. Ha chiuso gli occhi ed &egrave un sollievo. Che cazzo faccio adesso? Ti spoglio, le dico con la bocca asciutta, e sai cosa viene dopo. Per cominciare però mi fumo una sigaretta, serve a prendere tempo e lei odia il fumo. Altro tempo lo passo spiegandole a cosa serva, arrampicando, il cordino. Giusto per dire qualcosa, certo non posso tenerla ancora legata, non posso proprio ma non oso liberarla. Mi riempirebbe di insulti. Adesso ti slego, spero che la lezione ti sia servita. Se fossi il mostro che pensi ti sarebbe andata peggio, molto peggio. C’&egrave gente…

Mi sono sfogato, una volta tanto non ha potuto interrompermi, non può darmi dello scemo, non può dire che sbaglio tutto. Deve ed anzi può solo ascoltare. C’&egrave gente che avrebbe toccato più su e magari molto più su, le faccio notare premendo la pelle ancora umida oppure sudata. Ha paura? La mano ha raggiunto il ginocchio, lo supera un poco ma la sollevo e la porto senza toccarla fino al fianco dove la appoggio. Ansima nel bavaglio ma sta immobile. E’ bella, ben fatta. Il pregevole petto coperto solo dal reggiseno si alza ed abbassa un poco in affanno. Si, forse adesso ha paura la troietta. Per fortuna dopo la doccia ha indossato la biancheria. Sapeva di voler fare la doccia ma non mi ha chiesto il permesso. Solo adesso vedo per terra assieme all’asciugamano mutandine e reggiseno cincischiati. Si &egrave portata da casa di che cambiarsi. Cosa avrei fatto se spingendola sul letto, sotto non avesse avuto…Se avessi visto prima la roba per terra certo non avrei osato…Mi accorgo di essere eccitato, ce l’ho duro da far male e me ne impaurisco. Se mai se ne accorgesse apriti cielo. Adesso ti libero. Sciolgo i nodi alle caviglie, lei non si muove. Si muove alzandosi di scatto e liberando la bocca solo quando sciolgo i polsi.
Sei uno stronzo. Qualche attimo dopo la porta di casa sbatte. Sono estasiato di quello che ho avuto il coraggio di fare, quasi non ci credo. Coraggio od incoscienza? Una cosa &egrave certa, non mi romperà più le palle. E per un mese o quasi, quando ci incontriamo, distoglie gli occhi senza fiatare. Se all’inizio ne sono più che contento, mi accorgo rapidamente di essere ancora più solo. Studio di più, cerco al bar della università di attaccare bottone con qualche compagno di corso ma senza eccessivi successi. Lei veniva da me quasi tutti i giorni e ci restava anche troppo ma da solo &egrave peggio. Mi rifugio nelle letture nel web, leggo anche la robaccia che prima evitavo. Mi faccio una cultura.

Un giorno come tanti. Lezioni al mattino, qualche ora di studio al pomeriggio. Verso le sei smetto. Fuori piove di brutto, son stufo di studiare, se continua così…e domani non ci sono neppure le lezioni, &egrave sabato. Da giorni penso di chiederle scusa, ma come? Non &egrave successo niente però. Un cavolo niente, la ho legata approfittando della fiducia che aveva di me. Poi la ho pur sempre toccata, solo dalla caviglia al ginocchio, il fianco. Ben distante dalle zone ‘critiche’… Una scampanellata. Ci spero, &egrave lei, forse… Ciao Sergio. E’ proprio lei, Giuliana. La guardo un attimo, perplesso, incredulo e speranzoso, cosa vuole? Lo vorrei chiedere giusto per metterla in imbarazzo o forse per difendermi, ma taccio una volta di più in vita mia davanti ad una donna. Mi faccio invece da parte ed &egrave lei ad esitare, poi si decide, entra, ma senza il consueto slancio da padrona del mondo. Rinfrancato almeno un poco, all’inizio cercavo un badile per scavarmi una buca e scomparire, mi faccio forza indossando di nuovo anche per mio uso e consumo la maschera del ‘macho’ formato ridotto. Che cazzo vuole questa volta? Sotto sotto però sono contento sia venuta, ci speravo, no, non ci speravo più di tanto e lo temevo anzi, anche se lo desideravo. In testa ho un vero casino. Raggiunge la sala e forse per la prima volta non prende posto sulla mia poltrona, resta in piedi. Il primo segnale, segnale di cosa però? Accomodati, dai, qui ci sei venuta un mucchio di volte, lo dico solo col pensiero. Sono contento sia venuta ma sopratutto sono curioso. Un’ora dopo sono ancora più curioso.

E’ vero, si &egrave scusata per l’altra volta, mi ha restituito l’accappatoio lavato, ha parlato un poco di tutto ma…c’&egrave di sicuro dell’altro, tutto il resto. Impossibile passare tutto sotto silenzio, non lei, la conosco troppo bene, me lo sento, tra poco si scatena. Sai, sono andata a cercare di donne che si fanno legare. Diventa rossa e per nasconderlo abbassa il capo. Non ho trovato quasi niente, continua. Questa poi non me lo aspettavo. Secondo te cosa si prova ad essere legate? E’ matta. Dovresti dirmelo tu, ti ho legata io. Non so come abbia fatto a risponderle in questo modo. Tu sei stata legata, continuo, io mai. Poi sono un maschio e certo abbiamo qualcosa di diverso…mi sto avvitando al solito in immonde cazzate senza senso, maschi e femmine diversi, certo, che novità. Tu cosa hai provato quando ti ho legata? Mi sentivo ridicola, non avevo paura all’inizio, ti conosco troppo bene. Mi sono sentita strana, non so cosa dirti d’altro. Strana, impotente…Continua così. Non &egrave La Giuliana che conosco da un anno! Parla come fosse normale per lei e me discutere di cose come queste, di…sesso vero ed anche peggio. Ma forse intende dire qualcosa d’altro…e ad un certo punto un poco di paura l’ho avuta, temevo che tu volessi…lo sai cosa intendo. Comunque la sensazione di impotenza…&egrave stato strano, anche bello. Sul serio quelle corde servono per andare in montagna e non per…altro? Non ho più dubbi ma la paura di sbagliare resta. Rischio però e sputo tutto d’un fiato. Vieni, ti faccio vedere. Leggo l’indecisione nel suo viso, esita, poi mi segue senza discutere.

E ‘ venuta nella mia camera decine di volte ma adesso &egrave diverso od almeno lo spero. Lo spero o lo temo? E se sbaglio tutto? Se sbaglio tutto peggio per me. Di fatto non so nulla di quello di cui le parlo. Seduta sul letto mi ascolta attenta mentre cerco di seguire il filo del discorso ed al tempo stesso immagino…Le faccio vedere alcuni nodi. Non vai in barca per anni senza imparare a conoscerli e neppure usi il cordini al posto delle imbragature ormai di uso generale in parete se non li sai fare i nodi giusti secondo le circostanze. Saprei anche incaprettarti ma di certo non voglio strangolarti. Ed il cordino &egrave molto utile. Qui esco dal seminato, invento. Nessuno può trovarci da ridire se lo tieni in macchina o in borsa. E’ solo del cordino. Ora se lo accetti ti lego. La fisso e lei fissa me, poi abbassa il capo. Due o tre volte in un giorno &egrave un record per lei. Esulto. E’ venuta per farsi legare. Possibile? Lei? Si ma si &egrave messa i pantaloni. E chi se ne frega. Comunque non sarò più il gentiluomo che…Glie lo dico. Non sarò più il gentiluomo che conosci. Camicetta, pantaloni e per finire scarpette basse. Aspetta, guarda cosa si può fare con del cordino. Ne prendo tre tratti già tagliati nei giorni scorsi seguendo sogni e fantasie. Sono lunghi un metro e mezzo ciascuno, li annodo insieme ad una estremità e comincio a fare la treccia.. Un poco soltanto, perch&egrave pensi che forse non scherzo. Vedi, diventa una frusta che volendo può anche essere bagnata ed allora fa parecchio più danno. E’ livida? Impaurita? Ma no, mi porge i polsi. Il problema &egrave che non so cosa fare. Bondage? Ne conosco solo il nome, non mi ha mai interessato. Lego i polsi insieme e li unisco come un mese fa alla testata. Lego anche le caviglie come la volta precedente prima di pensare che con i pantaloni &egrave una asinata totale. Non posso certo fingere di sfilaglieli. Però…ma si, certo che si può. Rimedierò dopo. Mi procuro un paio di fazzoletti puliti e dello sparadrappo. Ora non può più gridare.

La guardo e non mi aspetto sostenga il mio sguardo. A tratti &egrave rossa ed a tratti pallida, livida anzi. Per tutto il tempo ho continuato a chiedermi cosa sia scattato in Giuliana. Risposte tante, una diversa dall’altra… Sai bella, mi dovrai dire perch&egrave tu sia voluta arrivare a questo. Me lo dovrai dire, per forza. Schiude per un attimo gli occhi serrati da tempo. Ho il sospetto che le corde ti diano un senso di sicurezza. Credimi &egrave infondato. Senza scioglierti le mani ed i piedi posso spogliarti del tutto, frustarti e violentarti. Spalanca gli occhi, non ci credi? Domando. Bene scommetto che &egrave possibile. Se vinco Io, con te faccio quello che voglio, se vinci tu non faccio quello che voglio. Rido. Una risata lunga che non riesco a frenare. Nervoso di certo, solo una risata isterica o quasi. So già come spogliarti completamente senza liberarti i polsi e le caviglie, &egrave solo un problema di pazienza. A questo punto sono molto paziente, mia cara. Mi gusterò ogni singolo momento. Sei a mia completa disposizione e sarà bello per me. Per te non so. Sai che andrò di certo ben oltre la nostra precedente esperienza, lo sai tu e lo so io. Non puoi sapere e neppure io lo so, fin dove arriverò, arriveremo anzi. Mentre le parlo sfilo la maglietta restando a torso nudo. Provo quasi un brivido e non fa freddo. Continuo a parlare mentre intreccio le cordicelle tendendole solo fino ad un certo punto. Diventerebbero troppo rigide altrimenti, le spiego. Mi racconterai come e perch&egrave hai deciso di volere tutto questo, cosa hai provato l’altra volta, cosa speri di provare oggi e se ne sei stata soddisfatta. A frustate se necessario, ma riuscirò a farmelo dire. Probabilmente…mi zittisco. Una fascia sugli occhi ed &egrave isolata dal mondo. Poso la mano sulla caviglia, salgo lentamente senza smettere di parlare ma questa volta non salto dal ginocchio alla vita ma dall’alto della coscia al seno che sfioro. Sussulta solo un poco e tende le corde.

Vado in bagno, orino e mi lavo, poi mi lavo i denti e mi rado. Lentamente, con comodo, tanto non scappa. Immagino i seni scoperti, i capezzoli ritti. E se le rado il cespuglio tra le gambe? Piano, devo muovermi piano. La webcam ha registrato tutto però. Se mai volesse darmi delle rogne potrò dimostrare che me lo ha chiesto lei, che era consenziente. Non voglio però farle sapere di questa registrazione, penserebbe ad un ricatto e ricattatore non sono.
Mi sento semplicemente grande, un dio. Un dio ed un porco. Ma lei, perch&egrave mai &egrave venuta qua?
Perché sono qui? Gli occhi bendati e il corpo legato da lacci non troppo stretti ma che mi accarezzano il corpo, audaci.
Perché sono qui? Un gioco nuovo: il dirimpettaio sfigato da tormentare. Fino a poco fa mi sentivo un po’ come il gatto col classico topolino che tormenta per puro istinto. Non ha fame, i gatti di oggi hanno lucide ciotoline piene di croccanti delizie. L’ho riconosciuto, non vista, una sera in un locale. Stava
davanti al bancone del bar con una bionda platinata dai capelli a spazzola, appariscente, artificialmente abbronzata, con un tatuaggio sul braccio ed un seno fintissimo, strizzato in un abito di almeno una taglia più piccola, la gomma, masticata con la bocca aperta. Una escort che davanti a tutti gli
strusciava il sedere contro la patta dei pantaloni. Ecco, forse a muovermi &egrave stato quello..

Ho iniziato anch’io a fare la troietta. A giocare come il micio col ratto. Il pranzo al bar, rigorosamente offerto’gli piace pagare? Benissimo, che paghi. Dopotutto nel palazzo dicono che sia un ragazzo baciato dalla fortuna.. Non ne avrei bisogno ma’che paghi. Certo,’ vai con le escort che in cambio di due
soldi… fanno tutto? Beh con me soffrirai di più, ed io non ti darò un bel niente… Così pensavo all’inizio’
Un pomeriggio gli sono piombata in casa. ‘Ho bisogno del tuo bagno, non me lo negherai mica? E’ tutto in ordine? E’ praticabile?’ Una leggera spinta e sono entrata, senza aspettare risposta.

Che caldo’Faccio pipì, e decido di entrare in doccia. Decido non &egrave esatto. Avevo già in mente di farlo, ho con me il ricambio. Chiuso il rubinetto, sento il rumore della guarnizione del frigo quando si apre. Raccolgo la biancheria, indosso il suo accappatoio, per fortuna sa di bucato, di pulito.
Passo davanti alla camera, ritorno sui miei passi’Il suo pc &egrave acceso. Neppure provo a soffocare la risata, il porco. Beh non avevo dubbi. Campeggia sulle altre la foto di una donna bellissima, la pelle liscia e lucidata dall’olio.
Volta le spalle a chi la riprende, a carponi. Si sta infilando un grossissimo fallo trasparente, lo stringe con la mano abbronzata e le unghie lunghe. Le grandi labbra avvolgono quasi tutto l’enorme glande, mi chiedo se
lei sia larga abbastanza, dentro, da accoglierlo. Scandalizzata? Ma no! Incuriosita però si.
Scorro rapidamente le altre immagini della galleria, si, lo contiene senza difficoltà. Fisso’ l’ultima foto dove un’ altrettanto bella modella la sodomizza con quel bestione che mi piace pensare di cristallo, spingendolo dentro con la mano magra’ e le unghie dipinte di rosso.
Un altro rumore, scatto in piedi e lo sorprendo mentre cerca di origliare dalla porta del bagno.

E’ proprio un porco e glielo dico. Lo derido, mi guarda con un certo strabismo di venere, le labbra schiuse e stupite…Mi sovrasta di un bel po’ in altezza. Gli rido in faccia. Mi avvicino al PC, faccio scorrere ancora le foto..Certo che mi interessa, ovvio che sono affari miei, voglio sapere chi frequento, io!
Faccio la stronza, si la stronza e nello stesso tempo sento che sto sudando malgrado la doccia. Un certo languore mentre lui mi si avventa, alterato da una certa rabbia. Mi piace il suo odore, l’ho sentito altre volte nei pigri pomeriggi in cui me la godevo a tormentarlo. Un diversivo, mi serve un diversivo, rido. Ecco, i cordini’Ci leghi le donne? Come mi &egrave venuto in mente?
Ancora lo strabismo di venere’ Si ci lego le mie donne, hai ragione. E si fanno pagare per questo? La domanda mi muore in gola. Con delle mani che non avrei pensato così forti e ferme, mi lega i polsi, che mi sembrano fragilissimi e stretti tra mani enormi. Cos’&egrave un boy scout? Continuo a ridere, davvero, perché rido così?

Legarmi &egrave uno scherzo per lui, perché…&egrave uno scherzo vero?
Vero? Chiedo all’aria, mentre mi sbatte sul letto, mi fa passare le braccia sopra la testa e lega i polsi alla testata. Te li hanno insegnati agli scout i nodi? Non mi risponde anzi mi infila un fazzoletto in bocca! Provo un senso di disgusto, trattengo un conato. Perché mi sta crescendo sto languore? Cosa
sono, ubriaca? Potrei sferrargli un calcio assassino davvero. Ma non riesco, non ne ho la forza. Mi prende le caviglie, cosa mi succede? Cosa mi fa? E se mi tocca sotto?…e sente che sotto sta succedendo qualcosa di
imprevisto, che le mutandine…si stanno bagnando? Se dovesse semplicemente sfiorarmi lì sotto, si accorgerebbe del mio sesso pulsante? No, non oserà il boy scout, cerco di ridere e gli lancio lo sguardo più beffardo che posso, Non mi avrai. Coglie al volo ciò che i miei occhi vogliono dirgli.’

Adesso ti violento… quella frase mi fa tirare i capezzoli quasi vogliano forare la stoffa che li ricopre, mi fa chiedere, elemosinare, un tocco, un tocco qualsiasi. Dice sul serio? Adesso si slaccerà i pantaloni’ Ho gli occhi chiusi, adesso devo riprendermi, non mi avrai così…nerd sfigatello. Apro gli occhi, voglio che si senta preso in giro. Poteva sembrarti una vittoria? No, non lo &egrave, porco.
Non mi slega, mi accarezza la pelle sudata. Richiudo gli occhi, se li aprissi e lo guardassi,’intuirebbe il fuoco che mi morde nella pancia. Fuma, lo stronzo. Benissimo mi dico, pensiamola razionalmente, sono in una situazione pessima, potrebbe scoparmi, potrebbe strozzarmi, potrebbe torturarmi, anche
farmi a pezzi, invece bofonchia qualcosa sui cordini, la vela, la
montagna, le arrampicate…Non capisco più niente, non lo capisco. Mi sfiora ancora, e l’eccitazione sale, mi spinge su un fianco e i pensieri vanno alle foto appena viste, al fallo di cristallo, a quel sedere lucido e arrendevole pronto ad accoglierlo. Adesso ti spoglio, ti scopo, mi dice. Aspetto, senza respirare, o forse
ansimando un poco, sono quasi in trance o forse mi sto riprendendo, semplicemente riprendendo.

D’accordo, mi sta slegando, cosa faccio ora? Vorrei gridargli la mia rabbia, ma si guarda bene dal liberarmi la bocca. Stronzo. Riesco a scendere dal letto, sono anzi balzata giù dal letto e pur con la lingua impastata ho la forza di urlargli
uno ‘stronzo’ epico mentre già corro verso casa.
Mi masturbo, furiosamente, davanti allo specchio. Vedo sul mio viso il segno della benda, &egrave leggero, neppure arrossato, solo stampato. I Polsi, coi segni del cordino. E le caviglie anch’esse con quei due gioielli effimeri. Segni,
segni che non &egrave successo niente, un avviso di cosa sarebbe potuto succedere, segni che mi obbligano a toccarmi, guardando il mio corpo davanti al grande specchio, pensando a quel tipo così strano che avrebbe potuto rivoltarmi
come una bambola. Il topolino che dà un bel morso al gatto.

Passo un mese, un poco in trance, inebetita anzi. Un mese che oltre allo studio delle materie dei prossimi esami, impiego per leggere di questa strana fissa che mi sta crescendo dentro. Leggo di padroni e schiave, di schiavi e padrone, di
padrone e schiave. Sergio? Sergio abita nella porta di fronte alla mia, non vederlo &egrave quasi impossibile. Ma lo evito, non posso permettergli di entrarmi nel cervello, lui e le sue corde.’L’accappatoio. L’ho lavato, &egrave qui che mi guarda da qualche tempo. Devo renderglielo. Busso. Mi apre, &egrave sorpreso di vedermi, lo stronzo. Stronzo si, solo che sono impietrita, non riesco a sedermi, mi cresce di nuovo quella sensazione di eccitamento, mi si spezza anche un po’ il respiro. E’ cambiato qualcosa, lo sai, Sergio? Ma non dico nulla, codarda. Mi scruta con quello strabismo di venere che non capisco se &egrave
costante o se gli capita solo in certi momenti. Rompo il ghiaccio, gli parlo di stupidaggini. Alla fine confesso. Ho cercato materiale sulle donne, quelle che si fanno legare. Ecco l’ho detto. Che imbarazzo. Abbasso la testa, non reggerei la sua espressione di sorpresa o peggio. Mi vergogno. Lui poi non mi aiuta. Tace, mi ascolta. Poi mi
risponde che siamo diversi, discorsi che non afferro su uomini e donne… mi
chiede cosa ho provato, ma non riesco a dirgli del senso di eccitazione che mi
provocava quella situazione. Sono quasi persa nei miei pensieri, nelle mille domande che mi affollano in testa, nelle mille cose che vorrei dirgli e non oso. Dice qualcosa, lo guardo perplessa, forse annuisco con il capo, vergognosa per non averlo capito.
Mi prende per mano, dove mi porta adesso? Dove mi sta portando? Giuliana sei una
cretina mi dico.

Mi fa sedere sul letto, mi spiega dei nodi, per tranquillizzarmi probabilmente, per tranquillizzarmi soltanto. Ma così, se pur al principio mi tranquillizza dicendo di conoscere l’arte..,bla, bla, bla, poi mi mette in guardia: non sarò il gentiluomo che conosci, mi dice e dice pure che mi legherà. Abbasso gli occhi’di nuovo non oso guardarlo.
Mi mostra come sa fare una frusta con dei cordini che ha già pronti. Tutti i campanelli di allarme già da qualche momento mi suonano in testa, scappa Giuliana, scappa! In altre occasioni lo avrei insultato ridendogli anzi in faccia. Avrei fulminato con una occhiata di disprezzo chiunque altro anzi, andandomene con fare altero di superiorità, a testa alta. Resto, immobile, respirando appena, gli occhi fissi ora sul suo viso, perch&egrave il ventre inizia a bruciarmi, i capezzoli nuovamente mi si rizzano, mi fanno male, stringo le cosce fra loro, forte.

E’ sciocco ma penso ai vestiti che indosso. Non sono certamente vestita come una delle schiave che ho visto sul web. Ho i pantaloni e le scarpe basse. Più che una
schiava sembro una servetta. Un pensiero assurdo. La biancheria &egrave pulita? Ovviamente si, cambiata poco prima, ma la solita, comoda, da casa, quella di sempre. Gli occhi nuovamente bassi per mantenere un certo contegno. Gli porgo i polsi lentamente ma senza esitazioni, mi sento una servetta. Una servetta che vuol farsi legare. Ho i pantaloni. Perché ho messo i pantaloni? Mi spoglierà penso. Sono
pronta, resto in attesa. No, non mi spoglia, mi lega, esattamente come l’altra volta, la posizione &egrave quella, ma i bracciali che mi cingono polsi e caviglie sembrano fatti meglio. Solo che ho i pantaloni. Sono ancora vestita. Perché
sono ancora vestita? Cosa mi vuol fare? Cosa se non quello? Lo guardo negli occhi. No, non va bene, mi avverte. Ha l’impressione che io mi senta troppo al sicuro. Ma non so cosa
potrebbe farmi, no, non mi sento al sicuro, anche se così vestita’Ti posso spogliare anche così, anche da legata. Mi prende un brivido che mi inturgidisce il sesso…ride, mi minaccia, se succederà come dice lui, farà di me ciò che
vuole’Mi sento impotente, vulnerabile. Sono alla mercé di questo uomo che ora, mentre si spoglia della maglietta sembra spogliarsi anche da quell’ aria rassicurate da nerd. I suoi movimenti sono lenti, e quasi sapesse che lo sto pensando anche io, mi promette una lunga tortura fatta di attimi da gustare, lentamente. Mi muovo, questa sensazione di pericolo mi sta facendo accapponare la pelle, guardo quel giovane uomo, un uomo nuovo, non più il ragazzo sfigato, proprio un uomo a petto nudo che mi gira intorno. Mi accarezza la
coscia e sfiora il seno…rabbrividisco, solo in parte per la paura.

Potrebbe fare tutto quello che vuole, mi ripeto, mentre lui mormora lentamente che dovrò dirgli perché sono qui, ora,’ e non posso fare a meno di notare la prepotente erezione dal rigonfiamento dei suoi pantaloni. Se ne accorge…infatti mi benda. E mi lascia così, legata ed in attesa, i sensi
acuiti dalla mancanza della vista. Sento che in bagno fa pipì, lo sciacquone, altra acqua, un profumo buono, di pulito mi solletica le narici. Ti ha fregata. Giuliana, ti ha fregata mi ripeto mentalmente mentre sto lì, legata come una vittima sacrificale od una scema, con gli occhi bendati ed il timore… Perché non posso farne a meno? Perché ho deciso di starmene alla mercé di questo depravato? O la depravata sono io? Sono rimasto in bagno così a lungo perch&egrave non so cosa fare. Giuliana non &egrave una’ di quelle che ogni tanto, molto raramente, mi scopo. Poi mi fanno un poco schifo. Anzi, sono io che mi faccio schifo, mi prenderei a schiaffi, ma al momento, quando tira da morire… Quelle lo fanno di mestiere, le’ pago, e neanche poco, ma non sono i soldi a trattenermi, che me le fa cercare solo quando non ne posso più e se non chiavo scoppio. Quattro o cinque volte in tutto da quando sono all’università e qualche soldo lo ho.

Non conto mai la prima, una morettina prosperosa, anni fa al mare, quando ero ancora al liceo e dopo di lei, per anni, con il magro settimanale che mi passava papà, solo lavori artigianali, di mano. E’ l’ unica di cui ricordi almeno la faccia. Non ricordo molto comunque di quella prima volta e meno ancora delle altre. Giovane e puttana, più giovane di me che pure ero molto giovane. Una puttana già scafata ho capito crescendo, col senno di poi. Me la’indicò Elvino, il capo dei bagnini, ma l’avevo già vista nei giorni precedenti pur senza capire. Se vuoi te la presento, se serve la pago io. Questo pomeriggio o domani me li rendi.

Solo disgusto dopo, e c’ &egrave la rabbia per aver speso in una sola volta quasi tutta la paghetta per quel primo mese al mare. Dipendevo ancora da papà che non era tirchio ma…mica potevo dirglielo. Mi ha preso per il culo, &egrave riuscita a farsi dare molto più di quanto avesse detto Elvino.

Davvero sei vergine? Vedrai, sarà bello, ed hai un cazzo come si deve, bello grosso…caro, dammelo tutto, si…così, ancora, si…si… lo sento… caro, sul serio non hai mai fatto l’amore? Finalmente uno giovane e bello…sai, sei proprio bello, mi piaci… cio&egrave una gran presa per il culo, ed ancora…si, di più, lo voglio sentire tutto dentro…continua, mi fai godere… non fermarti…No caro, niente baci sulla bocca. Ti piacerebbe se ti baciassi e baciassi tutti? Vieni, spogliami tu, aveva detto all’inizio…me lo aveva succhiato un poco, poi, io seduto sulla panca del cabinone, quello piccolo che si usava solo la domenica e lei sopra, a gambe aperte in una rapida cavalcata…una eternità durata tra tutto: spogliarsi, vestirsi, qualche parola e trattative comprese, un quarto d’ ora, forse venti minuti, ero uno giovane, bello e ‘raccomandato’…

Adesso nel mio letto c’&egrave Giuliana. Non &egrave una di quelle, di certo. Se &egrave arrivata a farsi legare però… lo vuole lei ed i discorsi che mi ha fatto son tutte palle. Ha cominciato a cercare roba al computer, dice, per spiegare e spiegarsi. Spiegare e spiegarsi cosa? Non posso aspettare ancora qui in bagno, se vuole farsi scopare, di cosa mi preoccupo?…chissà quanti se ne &egrave già fatti…cerco di aprire la porta senza far rumore, di sorprenderla. Se anche mi ha sentito, resta immobile. Chiudo bene le tende, così guadagno qualche secondo. Cosa insolita chiudo anche i tendoni pesanti, sta facendo buio e potrebbero vederci se accendo la luce, lei invece me la voglio guardare ben bene, con comodo.

Il mio carceriere non &egrave poi tanto abile, mi ha imbavagliata troppo stretta lo scemo ed ho il labbro superiore indolenzito. Muovo la mascella come posso e cerco di respirare meglio, temo di avere un attacco di panico altrimenti, mi conosco.
Ma cosa sta facendo perché ci sta mettendo così tanto’ In tutti quei racconti l’attesa prolungava la sofferenza. Stupidaggini avevo pensato, ma adesso mi sto innervosendo sul serio. I sensi acuiti, sento che si muove, cosa fa?… sento persino il suo respiro, alterato. E’ vicino ma non troppo. Mi sta guardando, intuisco, sento anzi i suoi occhi accarezzarmi.
Mi guarda come mi guardavano altri occhi, tempo fa. ‘Sei bella’ diceva e io ridevo. Ridevo o’ sorridevo soltanto, imbarazzata perch&egrave non sapevo cosa rispondergli ed un poco mi vergognavo. E’ stato il primo ma con lui non ho provato piacere per niente.

Pensavo, ho creduto anzi, che sarebbe stato sempre e solo così. Ti stai baciando in auto, in un posto ben appartato ed hai deciso tu, senza dirglielo, di lasciarglielo fare, forse… di farglielo fare. Mentre lo accarezzi sul petto e sulle spalle, lui ti prende il polso, ne morde un poco l’ interno delicato, lo bacia e…ti mette l’uccello in mano. Gonfio, duro. Ti piace?… Di nuovo ti bacia, qualche carezza. Dice ancora qualcosa e poi: accarezzalo…La pelle &egrave’morbida, vellutata, cambia verso la punta che &egrave liscia, pulsante. Sei un poco svestita, il petto quasi scopereto e la sua mano si infila sotto i jeans stretti. Oh sei’ già bagnata, bene, ti piacerà di più, strofina le labbra ed io mi sento sempre più strana, infila un poco il dito, mi irrigidisco. Mi tocca un poco, troppo poco, smette. Non mi bacia più, non gli interessa più la mia bocca, smette di frugarmi il petto, gli interessa sfilarmi i jeans. Sto per ripensarci, non trova la lampo il cretino, poi ci riesce e li fa scendere lasciandomeli’ penzolare da un ginocchio fin sotto i piedi. Io mi perdo…Un secondo od un secolo…le mutandine…

Mi &egrave già sopra. Con la gamba’scosta le mie ed il cazzo gonfio punta contro le grandi labbra intrise che allarga con’due dita, spinge, piano, forte, di nuovo non so. Non che ricordi tutto, ero via con la testa ovviamente. Inspiegabilmente non sento il dolore che mi aspettavo, non sento proprio niente. Appoggia la testa sulla mia spalla che usa assieme al collo per sostenersi e spingere col bacino. Poi…in macchina si sta scomodi, certo, ma… tutto qua? Ad un certo punto ansima e suda, si scosta di colpo, sento gocce cadermi sulle guance, si ritrae e lo sperma appiccicoso’finisce sulla mia pancia, che casino dice, prendi, ho le salviette…si, la prima volta, quella che una donna ricorda per tutta la vita…tutto qua.

Inizia a montarmi una certa’rabbia. Pensavo di aver superato questa cosa, chi &egrave venuto dopo &egrave stato quasi sempre gentile, anzi, più che gentile, servizievole, voleva piacermi.
L’ improvviso baluginio di una faccia contorta, cattiva… un attimo solo e scompare, lui non voglio ricordarlo. Quello non voleva essere gentile ma lo ho fatto pentire…

Avevo’ diversi amici e, ogni tanto, permettevo all’uno o all’altro di venire a letto con me, li cercavo io, li sceglievo io, decidendolo spesso d’improvviso. Mai avuto problemi a portameli a letto. Non spesso ma… Bravi a letto? Probabilmente nella media, non so, comunque non ho mai notato grandi differenze e da parte mia solo una breve e momentanea soddisfazione…e delusione…

Poi lui, il mio vicino di casa sfigato…Forse non troppo sfigato, una luce particolare negli occhi, il torace bello ampio, da sportivo, ed il rigonfiamento nei pantaloni quando mi facevo più vicina’sempre. E’ strano, nelle mie fantasie volevo sedurlo…forse perché a differenza di tanti altri opponeva una certa resistenza, si ritraeva, scappava quasi e questo mi prendeva e molto; mi sembrava, ed adesso ne son sicura, di piacergli.

Leggevo, mi documentavo sulle armi di cui una donna dispone per irretire un uomo e magari farlo impazzire. Ho letto di tecniche, di trucchi, poi i racconti’Si ho letto e guardato i filmati anche delle donne che si fanno legare, e, senza farlo apposta, l’unico cui pensassi era lui, quasi sempre almeno. Adesso sono qui, in questa situazione, imbarazzante ed eccitante. Impotente, esposta, vulnerabile ed anche impaurita ma pure in attesa di quello che potrebbe succedere. di quello che succederà. E’ una situazione del tutto nuova, rabbrividisco e la paura c’ entra ma non &egrave solo paura, &egrave…&egrave…al diavolo, non lo so e poi non me ne frega più di tanto, aspetto trepidante. Già, è la prima donna che spoglio, che spoglierò anzi, ma già me la lumo con comodo, è mia. E’ mia e posso scoparmela come voglio E’ venuta lei qui, a casa mia, e poi si è fatta legare ed imbavagliare senza protestare, in camera mia, sul mio letto. E si che è stata avvertita, le ho detto già in sala che che volevo legarla e che non mi sarei comportato come al solito, da bravo ragazzo, da perfetto gentiluomo. Conosce l’ italiano alla perfezione, ha fatto il liceo classico persino, deve per forza aver capito cosa intendessi. Mi ha seguita in camera senza esitare ed in silenzio mi ha porto i polsi perchè la legassi. Da non credere ma è andata esattamente così.

Non è la prima volta che entra qui, che si stende anzi sul mio letto. Solo che in passato lo ha sempre fatto per marcare il territorio, senza nessuna delle implicazioni particolari ed ovvie che la camera ed il letto potevano suggerire. Voleva solo dimostrare di essere la padrona del creato od almeno di me e di casa mia, di non aver nessuna paura del sottoscritto. Inimmaginabile che allungassi le mani, che le saltassi addosso. Inimmaginabile per lei e per me. Padrona assoluta della situazione, comodamente stesa, la testa posata su una mano, pontificava su tutto, insultante nelle parole e nel tono, per poi andarsene con un sorriso di sufficienza, beffarda. Io invece ho detto quel che ho detto, in pratica che me la sarei scopata, solo per togliermela dalle palle, ma adesso la ho qui e la voglio. Posso farmela e me la faccio per Dio, son mica scemo, non perdo questa occasione.

Il rumore di certo lo ha avvertito ma continua a restare immobile, come se la cosa non la riguardasse. Mi avvicino incerto. E’ bella, mi piace da morire ed il mio coso concorda appieno. Spinge sulla stoffa del pigiama e muovendomi, esce prepotente all’aperto. Tornatene a casa pirla. Lo rimetto al suo posto. Non posso vedere gli occhi bendati di lei ed il bavaglio, di cui si è quasi liberata mentre ero a pisciare ed a radermi, deforma il viso, ma è ben fatta, bella anzi, molto bella. Non una strafica artefatta e tutta scena di quelle che scopo pagando…no, la mia Giuliana è ancora più bella. Formosa ma senza esagerare, una ragazza ben fatta, più che bella ma anche… normale, piuttosto alta, come piace a me. La voglio scopare. Non ho mai avuto una donna così, una normale ragazza di famiglia, solo acqua e sapone; ti voglio, le dico a bassa voce e me lo ripeto ancora, dentro di me, più volte, forse voglio convincermi che sia possibile, forse senza rendermene conto la ho desiderata sin da l’ inizio, da quando la ho conosciuta.

Giuliana, una gran rompiballe saccente e presuntuosa, detestabile perfino ed anche troppo spesso ma molto, molto bella. E’ intelligente anche, non posso negarlo. Ancor più adorabile quando, raramente, non fa la stronza. Allora sembra persino più giovane, timida persino e dolce. Forse le sue sono solo pose involontarie…involontarie no, impossibile, è stronza! Comunque non me ne frega un cazzo. Voglio sentirla calda sotto di me mentre la…monto, me ne ha fatte troppe. Mi piace dire: la monto. Un modo di dire che è anche un insulto… significa che è una vacca da monta ed io il toro; una forma di vendetta per i suoi di insulti e per le troppe prepotenze patite? Forse anche questo… forse, la desidero da sempre, da quando la ho vista la prima volta mi ripeto convinto.

La guardo, non riesco a distogliere gli occhi da lei, e mi piace sempre di più, mi piace così come è. ‘Formosissima puella locuplentissima’, diceva…Catullo o Giovenale? Loro od un altro ancora, non ricordo e non mi importa, sorrido comunque soddisfatto delle reminiscenze scolastiche. In italiano verrebbe: tutta figa oppure ah bonazza! Si voglio proprio montarla. Non scoparla o chiavarla, montarmela, proprio montarmela. Vuol dire che è mia, che ‘soggiace’, che…glie lo ficco tutto dentro, ‘lungo e duro’, davanti e di dietro senza problemi e…senza pagare, tutte le volte che mi gira ed adesso, oggi, fino a quando mi tira e ce la faccio,

Già, senza dover pagare. Non che i soldi contino più di tanto, quelli non mi mancano, quel che mi gasa e mi fa godere già da adesso è l’ idea di avere una simile figa a mia disposizione, una ragazza di famiglia, tutta acqua e sapone, penso di nuovo, e non una puttana che lo fa di mestiere. Che poi sia magari vergine… non ci ho mai pensato…non è che me ne freghi poi molto, per niente anzi.
Tra quelle che conosco, di questi tempi, non so, forse qualcuna, pochissime…non so proprio. Ma non è una puttana a pagamento, è la prima… senza pagare. Si, finalmente una che si è stesa sul mio letto senza tirare fuori le solite frasi e poi prima di cominciare: se mi dai ancora… 50 euro in più…vedrai, ti farò divertire da matti, ti tengo con me per… tutte sorrisi e moine prima, per poi mettere via i soldi extra, spogliarsi a razzo ed ancora più in fretta mandarmi via con l’amaro in bocca, sempre… e ci casco sempre.

Ho la bocca asciutta e respiro male, non so staccarle gli occhi di dosso e Giuliana è bellissima…e la camicia, per la posizione di lei un poco sul fianco, nasconde la pienezza del petto ma vedo i fianchi pieni e torniti, la vita sottile. Li riempie bene i pantaloni e la camicetta poi… Non me ne intendo di misure di reggiseno ma per me va bene così. Forse il petto, fosse un poco più… ma no, sono il solito esagerato…è…è perfetto così, grosso, da riempirti bene la mano. Credo anche non abbia un gran bisogno di sostegni anche se è un poco…opulento.

Pregusto, sento quasi sotto le dita l’elastico ma sodo tepore delle due montagne di piacere, come ho visto le chiamino alcuni, ed i capezzoli ritti, duri, che immagino piuttosto grossi, scuri ma non troppo…si, scuri e con dei piccoli puntini un poco in rilievo sulle aureole più chiare,…non so e per adesso immagino solo, ma poi…voglio…vorrei…Mi diventa sempre più duro. Mai scopata una come Giuliana. Mai scopato una così. Nel mio letto poi, nella mia camera con le mie cose, i miei odori consueti, non…in quei posti…a parte che con la prima al mare, li un poco puzzava di urina, un ricordo indelebile entrando, poi no, scomparso tutto tranne lei… le altre volte, sempre o quai sempre, un tanfo di cipria stantia e di chissà cosa d’ altro e pur sempre sgradevole. Si, così, adesso, è una novità che mi piace da impazzire.

Percepisco un delicato afrore di donna mescolato agli odori, ai sentori consueti, rimarranno sempre qui, svaniranno un poco per volta ma non scompariranno del tutto, almeno nel mio ricordo staranno per sempre con me, entreranno a far parte della mia vita. Mi crogiolo in questi pensieri che servono anche a convincermi a comportarmi in modo nuovo per me, ad essere diverso dal bravo ragazzo educatino di sempre…a fottermela che lo voglia o meno.

Cosa sta facendo’continuo ad avvertire il suo sguardo addosso, qualche impercettibile movimento, un lieve fruscio. Ma nulla di eclatante. Ho bisogno d’ aria. Fa qualcosa, ti prego, fa qualcosa, sto impazzendo. Forse è questo il punto. Lo voglio, ho bisogno di sentirlo parlare, di sapere e lui invece…lui non ha alcuna fretta, stronzooo!
La rabbia, l’ira, continuano a montare. Dove mi sono cacciata, cosa vuoi fare? Avresti potuto scoparmi, invece’tu, sadico bastardo ti diverti a guardarmi vestita, bendata e legata, completamente inerme’

Nelle mie fantasie mi piaceva pensare e ne ero convinta, che non avrebbe saputo resistermi neanche un minuto, come gli altri, che volesse prendermi immediatamente, supplicandomi anche’per un bel pezzo l’avrei tenuto a bada, fatto ballare sulla corda… no caro, adesso non mi va, perchè non parliamo un poco di noi, forse, ma bada solo forse, dopo vedremo… e solo quando avessi deciso io… mi sarei degnata di concedergli…qualcosa…un bacio o forse neanche quello… forse. Gli avrei fatto fare quello che volevo io e quando volevo io. Sono stata pazza, idiota e cretina…
Da sempre mi scelgo da sola i ragazzi, quelli che voglio io, quando voglio io, qualche volta persino cedendo a l’ impulso…pazza, scemata! Starà ridendo di me, della mia dabbenaggine’ e della mia disponibilità, mi dà anche della puttana, di certo…E, di certo non sono un gran spettacolo con sto bavaglio messo male!

Il materasso alla fine si muove, si affossa, finalmente si avvicina, si è seduto sul letto’
Sto impazzendo, non capisco cosa succeda, cosa voglia, senza la benda agli occhi sarebbe tutto diverso, potrei difendermi. Potrei capire le sue intenzioni, di certo lui adesso sa che sono alla sua mercé, sono solo un oggetto indifeso, potrebbe…qualunque cosa… se mi tocca si accorge che sono già bagnata’un record anche per me che pure mi bagno sempre in fretta… Dio che vergogna…
Siedo sul letto di nuovo esitante.

Decide lei. Ha quasi sputato il’fazzoletto, può parlare, biascicare almeno, e così, impotente, è ancor più deliziosamente eccitante ed io la voglio, ho fame di lei. Non una troia nella stanza di una troia, nel letto puzzolente di una troia, no, siamo nella mia camera, nella mia tana, nel mio letto e Giuliana è a mia disposizione… La mia camera, i miei odori consueti, i libri ed il PC… è immensamente bello, grande; Giuliana è qui per me e solo per me. Quasi ebbro gonfio il petto con un sospiro di pienezza, di felicità… Di nuovo mi esce dai pantaloni e per qualche momento lo lascio stare, poi a malincuore lo riporto a casa stringendolo e strizzandolo un poco. Quasi me lo meno… e la eccitazione cresce, lui diventa se mai più duro, lo sento ben presente tra le gambe, pulsa pesante con il glande scoperto, istintivamente, di riflesso, contraggo le natiche e sono tutto li, tra le mie gambe e certo non smetto, non la lascio andare per tutto l’oro del mondo, è mia, sarei matto a smettere, è mia, posso farne quel che voglio, e voglio scoparmela, subito. Poi crolli pure il mondo. Mi denunci se vuole.

Guai a te, dice decisa, io non…e chi se ne frega? Rispondo quasi incazzato anche se, incerto sulla efficacia della benda, giro il capo per celare il sorriso che inarrestabile mi increspa il viso

Un empito d’ira mi travolge. Certo, non te ne frega niente, maledetto… ho freddo… Ti piace sta cosa, potermi comandare, dominare… Non voglio pregarti, non lo voglio proprio, non mi passa neppure per l’anticamera del cervello, mai. Prendimi, scopami, se ti va fallo, ma sbrigati, deciditi per Dio. Poi te la faccio pagare…no, non ti permettere..Dio, che casino. Sono sicuramente molto bagnata, è questo che vuole?

Alla mia risposta secca, ha girato la testa e gli occhi bendati verso di me,’ penso, mi sembra almeno, incredula. Sa di shampoo doccia, non del mio shampoo doccia questa volta, ma di pulito, non di belletti e di profumi da due soldi mi ripeto ancora, una idea fissa. Sta sudando ma è l’odore, il profumo anzi, di una ragazza giovane, sana, pulita. Anche questo mi piace, mi manda in estasi, son quasi nel pallone. Gira il viso di scatto quando poso le labbra sulle sue e mi sfugge. Le ho solo sfiorate ma basta. Le immaginavo morbide, sono secche. Qualche ragazza la ho pur baciata e le sue…non puoi scappare, le dico fingendo ora una allegra bonomia che sono ben lontano dal provare.

Al suo silenzio mordo delicatamente il lobo, sfioro leggero con le labbra la tempia mentre la sinistra scende lungo il suo corpo, sfiorandolo e sfiorandolo solo, in un gesto che spero, cosa mai spero? Ecco, la incoraggi ad essere disponibile, capisca che non voglio farle del male, solo scoparla, no, montarla. Solo scoparla? Sono matto? Mi tira troppo però, non voglio far marcia indietro.

Cerco di nuovo le sue labbra. Sono ancora secche, dure. Non sono affatto morbide e gentili come speravo, non sono disponibili e quasi mi incazzo sul serio. Sei qui, non puoi scappare, mormoro piano, posso farti… e scendo in descrizioni fantastiche, deliziose. Mi eccita solo proferirle quelle frasi, ne trovo sempre di nuove…

Ti…ti…non va oltre, vuol dire che mi maledice o che mi odia? Forse mi odia e mi maledice. Faccia pure…

Rido dentro di me. Finalmente ha paura, mi teme…forse è la strada giusta per farla diventare più arrendevole, per spingerla ad accettare l’ inevitabile. Per un attimo lo spero, mi illudo. Non pretendo che la iena, la Giuliana che conosco, diventi una appassionata amante innamorata, che mi dichiari in lacrime eterno amore supplicandomi di possederla, che…Non lo farà mai… ed allora peggio per lei.

Non avevo sentito le sue labbra avvicinarsi. Non me lo aspettavo. Immaginavo piuttosto di sentire il suo peso sopra di me, e non avrei apprezzato proprio per niente a questo punto. Meglio uno qualsiasi, persino un vecchio barbone puzzolente e bavoso perchè in questi attimi lo detesto e mi fa paura. Mi viene quasi da piangere. Vorrei essere nella mia casa, nella mia camera, nel mio letto, da sola, al sicuro. Il suo incomprensibile ed insensato modo di fare mi fa impazzire di dispetto, di rabbia ed appunto di paura. Non sono una verginella, non è la prima volta che sto con un uomo, ma nessuno mi ha mai trattata così. Perché mai fai così, cosa vuoi, ti conosco non sei un maniaco…lo spero almeno, ma no, non sei matto, ti diverti, son sicura, ti diverti a spaventarmi.

Scema sei ancora tutta vestita, sto vigliacco non vuole fare l’ amore, non vuole scopare…Le labbra prepotenti sulle mie che serro, e la sua minaccia’posso farti tutto quello che voglio e lo farò, mi prende come un pugno in pancia, da dentro. Come se mi afferrassero le viscere, torcendole…

Ho paura, si ho paura ma il mio corpo tradisce le sensazioni che ormai provo senza volerlo e con mia grande sorpresa. Mi faccio liquida’me stupida. Sono ancora vestita e legata, eppure ancora una volta quella sensazione di vuoto, di attesa’ Non voglio che mi baci, lo desideravo prima…adesso no, basta, e poi, un pensiero inatteso: forse mi piacerebbe troppo, sarebbe troppo pericoloso.

Puoi farmi quello che vuoi ma sembra che tu voglia tormentarmi e basta’ lo so, e non posso scappare. Ne sono sempre più consapevole vero? E’ lui che comanda e forse amo essere comandata… Sei una gran puttana, mi dico sconsolata quando lo penso sia pure per un momento solo, un sospetto, più che un sospetto forse; sconsolata e disperata davanti a questa cruda verità… e poi…di colpo, subitaneo come un fulmine, ecco… adesso è il mio padrone. PADRONE, tutto in lettere maiuscole ed il mio cervello scandisce, assaporandola, ogni lettera di questa parola che fino ad un attimo fa conoscevo appena un poco, per sentito dire soltanto se riferita ad un uomo ed una donna, il frutto delle recenti letture. Certamente fino ad un momento fa non ne capivo appieno il significato.
Adesso invece…si, lo capisco perfettamente, solo per un attimo e provo, non mi sento…non lo so non voglio saperlo.
Non posso, forse non voglio resistere, contro ogni mia volontà sussulto persino senza riuscire a mascherarlo se non in minima parte. Lo odio per questo ed odio me ancora di più mentre continuo ad essere travolta, sommersa da queste sensazioni folli. Mi torco nella vana speranza di liberarmi. Sei un bastardo. Un gran bastardo. Se potessi lo direi, lo griderei anzi, ma assolutamente non posso. Perché non posso parlare? Cercare ameno di parlare. E’ un bacio, soltanto un bacio ed io…uno straccio, così…
Il mio corpo ti desidera, vigliacco schifoso e la testa mi vorrebbe far scappare. Ma come?
Forse neppure fossi slegata…

Non la mollo, no di certo, finalmente allungo la mano, oso toccarla veramente e stringo un poco il seno ma senza costrutto. Troppa roba tra le sue belle tette ed i miei polpastrelli, Mi eccito ancora di più ai suoi sussulti quasi scomposti. Non può andare via, sottrarsi, e lo sappiamo tutti e due. Io invece posso andare ben oltre ed anche questo lo sappiamo entrambi. Se non lo credeva possibile ora le faccio cambiare idea. Ho faticato ad infilare la mano tra le cosce serrate. Le stringe con tanta forza da farmi quasi male. Peggio per te le dico con il cuore che batte all’impazzata, a mille pur fingendo noncuranza come se fosse normale imporre le mie attenzioni a ragazze legate ed imbavagliate. E perch&egrave? Sa benissimo che non andrò mai oltre, mi conosce, forse una sana scopata…no, non sa niente di me. Ormai però sono certo, me la faccio. Me la faccio per bene. Cazzi suoi. Rido dentro di me. Cazzi suoi con il mio signor coso nella bella fica. E perch&egrave mai lasciare a riposo un culetto come il suo. Lo ho sempre ammirato, lo guardavo sempre quando potevo, quando ero certo non mi cogliesse in fallo. Deve essere stretto da morire… griderà di certo per il male…no, creme non ne ho e lo voglio nudo e crudo, senza vasellina.

Di nuovo la guardo, &egrave bella ed &egrave mia. Però stronza resta. Perché poi mi ha baciato in quel modo? Bastava poco e sarebbe stato tutto diverso, la liberavo, facevamo l’amore, a lungo, dolcemente fino a impazzire. Stronza! Devo calmarmi…Sai… non dice niente, resterò con il dubbio su quel che volesse dire e non me ne può fregare di meno.

Lo so, mormora dopo un attimo. Allora si &egrave convinta che posso farle quel che voglio, che ho deciso di chiavarla? E’ d’ accordo? Forse si. Ha il respiro corto anche perché gravo troppo su di lei con il mio corpo. Sei…sei…Un porco finisco io. Imbavagliami, per piacere, imbavagliami. Prima baciami, rispondo dopo un attimo e col cuore in gola, incredulo, voglioso della sua piccola boccuccia di fata. Mi piace la sua bocca, la voglio e solo per cominciare…Un dubbio: perché vuole che la imbavagli? Che cazzo vuol dire adesso? Un lampo, una idea improvvisa. Come nei racconti… vuole che la imbavagli per non gridare, per resistere alla frusta, al dolore che si aspetta. Sa che la spoglierò per chiavarmela, che ne farò la mia donna. Non vuol correre il rischio di abbandonarsi a proteste. Vuole…come in quei racconti che giudicavo assurdi…lei? Come quelle? Un sogno no, non son neppure certo che la cosa mi piacerebbe, di puttane ne ho avute abbastanza, però…baciami, ripeto dopo qualche momento, se no…

Resta immobile per qualche attimo poi gira lentamente il viso verso di me, alza un poco il mento, schiude le labbra sulle quali poso avido le mie. Nessuna collaborazione, nessuna reazione, &egrave una statua di gesso. Non mi sembrava avesse gradito molto il bavaglio, se ne era sbarazzata a fatica. Perché mai ha chiesto di essere imbavagliata? Perché fa tanto la schizzinosa per un bacio? E’ matta ma se pensa di cavarsela così &egrave matta due volte, &egrave matta schianta, come un cavallo. Invece di baciarti, penso infiammato dall’ira, ti faccio subito, adesso.

Mi agito però, questo tira e molla mi scombussola, mette in discussione le mie poche certezze, aumenta le mie remore, le preoccupazioni ed i dubbi che sono già tanti, troppi. In fin dei conti tengo una ragazza legata, potrebbe…si, lo ha voluto lei, ho persino il video che lo dimostra, farebbe la figura della puttana fatta e finita. Sarebbe peggio per lei ma anche per me…potrei dimostrare che &egrave un gioco, ma se vado oltre…Di nuovo la guardo, famelico, indeciso, ed impaurito non poco.

Vuole un bacio. Vuole un bacio! Ma cosa crede che sia io? Non sono però nelle condizioni di ribattere, protendo il viso. Un pensiero maligno, un impulso pazzo. Mi impegno perché la cosa sia breve, fulminea e possibilmente sgradevole anche per lui. Mi infila la lingua in bocca, cerca la mia con una certa prepotenza. Mi fruga a lungo, facendomi sentire strana, prigioniera. Ma rimango immobile, algida. Algida? Son proprio rinco…ma si &egrave rasato di fresco, il nerd. Per piacermi? Perché mai? Non fa niente per essere gentile adesso.

Potrei abbandonarmi, aprire la bocca di più, invitante, morbida, potrei sorridergli,, leccargli le labbra e rispondere al bacio come si deve, e per un attimo, quasi… Mai! Vince la rabbia . Visto, porco? Il bavaglio, di nuovo. No! Senza potrei parlare, convincerlo ad essere meno…anzi più…potrei implorarlo…imbavagliata forse sono meno vulnerabile…ma no, cosa dico, non lo farò mai! …e…supplicarlo? Neanche morta!

E’ imbavagliata di nuovo ed ancora esito, non so cosa fare. Ma qualcosa devo fare. O la libero o…o cosa? Le ho passato il braccio sotto le spalle, sono stretto a lei, anzi la stringo a me ed il tepore di questo corpo mi fa quasi andare fuori di testa di nuovo. Avverto da subito il suo tepore, se ne sta tutta rigida, trema un poco anche. Va bene, cretina, ti rimando a casa, penso quasi convinto. La sinistra però ha trovato una mammella piena che carezzo, premo e stringo, assaporandone la cedevolezza e la consistenza. Emetto quasi un singulto e senza pensare cerco l’altra mammella. Il mio sogno di sempre…ed avvertire il capezzolo che si rizza pian piano fa parte del sogno. Purtroppo lo ho solo letto, spesso, ma non mi &egrave mai successo nulla di simile nella realtà. La stringo più forte a me, incerto, timoroso di nuovo, ma percepisco un fremito, trema, si, trema di paura, di rabbia. Ma sembra essersi abbandonata contro di me, non mi pare reagisca male e scompostamente come temevo…

Sono riuscita a’ malapena a rifiutare il suo bacio, e succede ciò che non aspettavo . Mi solleva. Sento il suo corpo duro, il petto forte, virile, contro la mia spalla. La mia pelle avverte l’intimità del gesto, reagisce, ho la pelle d’ oca. La sua mano mi sfiora… Oh cazzo…no! La risposta della mia carne mi stupisce anche per la sua subitaneità. Mi sfiora appena il seno, goffamente, eppure mi fa effetto, letteralmente sento di bramarlo, ridicolo, ma…&egrave la parola giusta, lo bramo, tutto il mio corpo lo brama… I capezzoli si sono inturgiditi quasi di colpo lanciando piccole ed improvvide scosse maliziose, maligne e deliziose, lungo tutte le membra, giù, dalla bocca dello stomaco al ventre che si torce più in basso, ed ancora più giù, mentre i polmoni, in affanno, quasi non trovano aria a sufficienza.
Non posso, forse non voglio resistere, contro ogni mia volontà sussulto persino senza riuscire a mascherarlo se non in minima parte. Lo odio per questo ed odio me ancora di più mentre continuo ad essere travolta, sommersa da queste sensazioni folli. Mi torco nella vana speranza di liberarmi. Sei un bastardo. Un gran bastardo. Se potessi lo direi, lo griderei anzi, ma assolutamente non posso. Perché non posso parlare? Cercare ameno di parlare. E’ un bacio, soltanto un bacio ed io…non dice niente, resterò con il dubbio su quel che volesse dire e non me ne può fregare di meno.

Lo so, mormora dopo un attimo. Allora si &egrave convinta che posso farle quel che voglio, che ho deciso di chiavarla? E’ d’ accordo? Forse si. Ha il respiro corto anche perch&egrave gravo troppo su di lei con il mio corpo. Sei…sei…Un porco finisco io. Imbavagliami, per piacere, imbavagliami. Prima baciami, rispondo dopo un attimo e col cuore in gola, incredulo, voglioso della sua bocca. Mi piace la sua bocca, la voglio e solo per cominciare…Un dubbio: perché vuole che la imbavagli? Che cazzo vuol dire adesso? Un lampo, una idea improvvisa. Come nei racconti… vuole che la imbavagli per non gridare, per resistere alla frusta. Sa che la spoglierò per chiavarmela e non vuol correre il rischio di abbandonarsi a proteste. Vuole…come in quei racconti che giudicavo assurdi…lei? Come quelle? Un sogno no, non son neppure certo che la cosa mi piacerebbe, di puttane ne ho fin sopra i capelli, voglio una come Giuliana, come lei…Però…baciami, ripeto dopo qualche momento, se no…se no…

Ti spiego subito cosa voglia dire farsi legare nel letto di un uomo. E’ facilissimo spogliarti senza che ti sia possibile farci niente. E’ quasi furia la mia, insana e malevola. Voglio farle male. Con le sole parole e nei fatti. Vendicarmi dei suoi sarcasmi? No, certo no…forse, però non lo so neppure io cosa voglio veramente. Non sono certo di niente. Perché farle male? Possederla, si voglio scoparla, metterglielo dentro, montarla. La voglio e posso averla sotto di me. Nuda! La devo avere, non posso, non voglio farne a meno, poi caschi il mondo, mi dico serrando per un attimo i denti con forza. Stringo i pugni guardando il corpo un poco scomposto ed immobile. Ansima appena, &egrave bella…

Sta precipitando tutto. Lo sento respirare forte, un sospiro più profondo. Non lo so interpretare. Maledetto buio. Liberami da qui, ti prego liberami. Maledetta me con il corpo che va per conto suo… da senza’cervello.

Sta prendendo possesso di me, le mie difese cadono, svaniscono, me ne rendo conto benissimo e non voglio ma… e lui adesso lo sento sicuro, deciso, violento.
Mi strattona, oppongo resistenza per il poco che posso da legata. E’ un riflesso automatico, troppo forte per resistergli, istintivo per qualsiasi donna di fronte alla violenza. Mi violenta, si, adesso mi violenta. Tremo, nessuno mi ha mai avuta contro la mia volontà. Eppure… il suo tocco mi piace. Mi intimorisce però. Dio, io cosa voglio? Ho paura ma sono venuta apposta, lo volevo io, che, però…non so più niente, non capisco più niente. Basta, non lo sopporto più. Adesso ho veramente paura, devo raccogliermi in me stessa. Mi sento aperta, spalancata, indifesa come non mai. Troppo…

Proseguo a carezzarla tra le gambe con una freddezza che non mi riconosco e la spoglio. Senza slegarla ovviamente. La osservo, ne spio attento i lineamenti, i sospiri, cerco di capire i suoi pensieri. Lo vuole anche lei oppure no? E’ venuta lei a cercarmi…poi ha mugolato, si &egrave dibattuta, tremava di paura o di rabbia, forse di paura e di rabbia. Peggio per lei. Faccio tutto in silenzio per accrescere la sua paura, lo ho letto in un racconto. Funziona. Ha veramente paura e per accrescerla le faccio sentire, gelide, le forbici con cui prometto di tagliare le spalline del reggiseno e le mutandine per poi farmela. Mutandine di cotone, quasi da bambina, con le sorelline. Roba da matti. Forse non pensava di arrivare a farsi spogliare…le stanno bene però, sembra quasi una bambina, una bellissima bambina, mia, ed &egrave grande abbastanza…

Mi racconta come mi spoglierà. Minaccia violenza, sfiora la mia pelle con la forbice gelida. Mi agito e mi divincolo mentre lui, quasi indifferente, mi palpeggia senza ritegno e si dilunga in particolari che non voglio neppure ascoltare, scappo con la testa, spedisco il cervello altrove, in soffitta. Ai miei occhi torna l’immagine della codina delle lucertole che prendevo in mano da bimba. La suora che mi gridava forte ‘Giuliana nooo !’

Le ho slacciato, faticando a trovarli, il bottone sul fianco e la cerniera lampo che faccio scorrere quasi giocandoci, in silenzio ora, senza irriderla più. La prima donna che spoglio, le altre…quelle non contano, si spogliavano da sole. No caro, faccio da sola altrimenti nella fretta rompi tutto. Adesso &egrave Giuliana a non volere. Mi dà ancora più soddisfazione. Passo le dita sul suo corpo, lentamente. Gusto ogni suo brivido, ogni sussulto. E’ una prigioniera, preda di guerra presa in una città conquistata e deve sottostare al ‘consueto destino delle donne’. La mia prigioniera, la mia preda. Non vuole, le faccio schifo? Peggio per lei, non le ho detto io di venire, di fare la stronza per mesi…no, non ci rinuncio, proprio no. Fatico a respirare, quasi rantolo, sussulto. E’ bella, &egrave mia, la guardo col cuore in gola, sudo. Poi il gelo, improvviso, la paura. Se ha solo la metà della mia paura però…perché per un attimo ne ho tanta, da morire… E’ violenza carnale, mi denuncia, ma sfiorare quei seni nudi, sfiorarle le cosce…la vista di quel corpo bellissimo ed indifeso, completamente a mia disposizione…vedo perplesso i pantaloni del mio pigiama.

Sono per terra!

Quando mai li abbia sfilati non lo so e non mi interessa un beato cazzo anzi ne rido. Sei proprio fuso bello mio, ma non importa, anzi mi piace. Meglio di una canna. Non che io…

Mi spoglia, pian piano. Le dita con le quali mi sfiora sono calde, bruciano sulla mia pelle, le sento scottare, davvero; divincolandomi la benda sugli occhi si sta allentando, vedo qualcosa. Finalmente. La prima cosa che cerco, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, &egrave’si &egrave lì. E nudo &egrave persino meglio che vestito’E’ eccitato, riesco a vedere il cazzo in erezione. Questo significa che &egrave pericoloso, eppure il fatto che la cosa lo ecciti così mi fa esultare, timidamente speranzosa dentro di me. Forse…e la pianta di tormentarmi…

E ‘ scema, mi dico. E’ stato facile spogliarla, solo un gioco di cordini. Slaccio i bottoni della camicetta, piano, lentamente. Per ogni bottone…e lei, Giuliana, freme, sussulta e si dibatte. Inutilmente &egrave ovvio. Indossa ancora una maglietta di filo oltre al reggiseno. Un balocco bellissimo per un gioco ancora più bello. Mi divertirò solo io temo, lei meno.

Ma no, continua come prima. Mi ha sbottonato la camicia, immagino i suoi occhi indugiare sulla maglietta sottile, sicuramente ride di me, dei seni puntuti che spingono in fuori la stoffa.. Continua o si ferma? Temo e spero… tutto ed il contrario di tutto mentre lo maledico…e mi maledico.
Basta portare tutto fino ai polsi e legarle le braccia’ poco sotto. Sciogli i polsi e sfili le maniche e le bretelle. Leghi di nuovo i polsi liberi, slacci il nodo del secondo cordino ed il gioco &egrave fatto. Deve temermi, voglio mi tema, oppure…ma no, vado avanti lo stesso, chi se ne frega. Insomma le mie solite paure col solito finale. La scopo.
Solo’ desiderio, voglia la mia? Lo ha voluto lei. Peggio per lei. A tratti si scuote. Si agita sempre meno però. Ora si agiterà ancora e di più. E’ la volta dei pantaloni, giù fino alle caviglie e poi, alle caviglie, lo stesso lavoro dei polsi.

Sta continuando a spogliarmi il bastardo. Finalmente consapevole della mia infermità, del mio stare alla sua merce’. Mi sento un dono da scartare; piano piano leva la carta, senza rovinarla. Ha persino piegate e poggiate sulla seggiola, con cura, le cose che mi ha tolto di dosso. Il calore del suo corpo mi minaccia e mi placa. Si alza, non mi lascia tregua. Quella erezione &egrave mia o di questa situazione pazzesca?

Steso di fianco a lei di nuovo passo la mano sul corpo indifeso, a mia completa disposizione. Mi compiaccio e fremo nel sentirne i fremiti, ne vengo eccitato troppo, quasi godo, devo ritrarmi un attimo, smettere di toccarla. In piedi la guardo compiaciuto. Dai’ piedi del letto ammiro la mia preda, la mia donna. Bella, bella e mia. Il vello &egrave più scuro dei capelli castano chiari, se li tinge la troietta.’Sono compiaciuto di me stesso ma ho fame di lei, del suo tepore, del suo odore, della morbidezza delle sue forme che ho accarezzato, volutamente offensivo, nelle pieghe più riposte ed intime, che sfioro, tocco e stringo insaziabile ed ora persino con eccessiva durezza, fino a farla gemere. Ti chiamerò ‘Belletette’, dico ridendo soddisfatto della trovata. Le ha belle davvero, e non solo questo mi piace di lei; ammiro estasiato il ventre appena paffuto, le ingenue mutandine da bimba che scomposte ed in parte abbassate scoprono quasi del tutto la V dell’inguine, la porta al ben riposto tesoro di cui, volente o meno, tra non molto, quando lo vorrò, mi farà dono, i lunghi capelli scomposti…
———————————
FIRUZE E CHIODINO Sono quasi nuda, c’è riuscito. Non l’avrei mai pensato. Mi bacia, mi accarezza… ora dolcemente… poi perfino con una rude prepotenza… Passa e ripassa le mani tiepide lungo tutto il mio corpo… fastidio e brividi si susseguono senza sosta, cerca le parti più sensibili…ha imparato con le sue puttane di certo… le ha toccate dappertutto… e adesso, CHE SCHIFO… tocca me tra le cosce, su… fino… alla mia fessura che percorre su e giù…e… no, non ci sa proprio fare. va troppo in fretta, mi fa male. Devo essermi asciugata ed ha le dita asciutte, fastidiose… dolore, ma imbarazzo e vergogna mi fanno stare anche peggio. Capire di essere vittima e preda, di non poter reagire, mi tratta come una cosa, mi fa sentire, sono soltanto una cosa; il peggio poi: di tanto in tanto sentire che perfino mi piace e sempre di più…eppure vorrei urlare, vorrei poterlo graffiare, mordere. Struscia contro il mio fianco, pochissima stoffa ancora ci divide e certo non mi protegge. Credo di essere di nuovo un lago. Ora scivola tra le grandi labbra…basta, per piacere, fallo smettere! Oh, no, non fermarti, basta un attimo, ancora! Dio, sono sicura che si veda quanto sono bagnata. Ho i seni che mi fanno male per la eccitazione e per come me li maltratta ed i capezzoli…Sicuramente lo slip di cotone è chiazzato fin da prima dei miei umori e adesso…Cerco di chiudere le gambe, ermeticamente. Ma i muscoli non mi rispondono. Ma certo cretina sei legata a gambe spalancate!
Si, sono legata a gambe aperte, oscenamente e sconciamente aperta, non posso fare niente, sono legata, come ho potuto dimenticarmene?’immagino il mio sangue che affluisce in quelli che i manuali di sesso chiamano zone erogene’pensiero idiota! Sono proprio fuori, da quanto sono qui? Ed è già quasi buio, quel buio in cui vorrei scomparire ma che non può circondarmi e proteggermi da me stessa… Di nuovo sussulto, forse non ci sa fare, ma io..io mi sto sciogliendo ancora una volta, di nuooovo. L’alito caldo, il dopo barba profumato sul viso, le mani che ora mi accarezzano quasi con reverenza… Possesso e reverenza. Come un collezionista che ha tra le mani il pezzo raro, quello preferito. Lo guarda, lo soppesa, col dito ne accarezza le forme, si, le sue dita…di nuovo fatico a trattenere un gemito ma arrovescio il capo all’indietro, respiro a bocca aperta, un collezionista? Orgoglioso di possederlo? Sua, sono sua ed ora, per un attimo almeno, sono quasi contenta di esserlo.

Mi piace molto baciare e sfiorarle il volto, il naso e le ciglia, delicatamente, poi magari sfiorarli ancora con le labbra, lapparle i seni, farle sentire la durezza del mio cazzo’contro il fianco, le natiche, dove capita, schiacciarlo duro e prepotente contro la sua morbida tenerezza tiepida… Mia, mia, mia. Avevo sollevato con studiata’ lentezza il bordo elastico dell’ultimo baluardo della sua virtù. Virtù? Non’ essere ridicolo mi ero detto e ora mi ripeto, posso chiavarmela senza problemi, questa si è fatta metà dei ragazzi del paese già prima ancora di venire a’Milano.
Prendo il coraggio a due mani e le dita scivolano verso l’inguine del tutto scoperto, sfiorano piano il vello, scendono ancora più lentamente ma prepotenti percorrendo la piega del sesso. Neppure può più serrare le gambe anche se cerca inutilmente di farlo, da fuori di testa, è rincoglionita. Finito di’toglierle pantaloni e biancheria le ho legate, completamente divaricate, ai due montanti ai piedi del letto. Sembra in croce. Si è agitata tanto che ha sudato persino qui tra le gambe. Sudata? Ma no, impossibile. So che…ma le altre erano sempre asciutte come ossi se passava più di qualche momento dal rituale bidet. Possibile si sia bagnata così tanto….subito? Una, pensando non la vedessi, si è messa della saliva su due dita per poi passarle li in alto… Sudore? probabilmente si è di già bagnata come nei racconti…ma non intendo smettere di toccare il suo sesso, sto carezzando, esplorando una fica, la prima volta che mi capita. Quando ho provato con una di quelle quasi mi rideva in faccia. Continuo a carezzarle la fica. Ora è impietrita, poi grida nel bavaglio, insulti di certo, si’ abbatte, sembra senza forze, ansima come e più di prima, ora anche arrossata in viso. Possibile che già goda? Le donne si bagnano prima però, forse…Non trovo il clitoride…l’ interno delle cosce è infinitamente liscio, morbido, è bello toccarla, le lecco persino un seno facendola sussultare di…non so cosa, però trema e sussulta. Forse un poco le piace, forse è rabbia e paura. Mi piace toccarla. Mi piace come mai prima. Una ragazza normale, non una puttana, mi ripeto. Ne ho scopate cinque di puttane, sei con la prima quando ero ancora alle superiori. Non che me ne vergogni. Ho letto che oltre il novanta per cento dei maschi va, tra i trenta e quaranta anni, con una mezza dozzina di donne che paga. Ed è una media tra scapoli ed ammogliati. La stringo, stringo un capezzolo mentre di nuovo frugo la porta del paradiso. Mi sento grande, possente…

Mi ero quasi adattata’ a quella situazione sgradevole, mi piaceva persino, un poco almeno, ma va, ti sta piacendo sempre più, ti piace sentirti in balia di un uomo… Ma ancora una volta mi ha crudelmente spiazzata. Mi ha levato lo slip con dispettosa soddisfazione e frasi oltraggiose. E ora, con soddisfazione, si diverte ad umiliarmi. Sono legata in una posizione terribile, si terribile direi se mai dovessi raccontarlo. Ma sei scema? Raccontare una cosa del genere? E quando mai? Immagino come debba apparire il mio corpo messo cosi’. Le gambe divaricate oscenamente, strette alle caviglie da quei maledetti cordini, il sesso esposto. Esposto e bagnato, fradicio, sono fradicia come una troia. Quest’idea di nuovo mi fa vergognare da morire.
Troia, troia, mi dico silenziosamente, mentre con le dita mi fruga, mi accarezza, mi massaggia. Ma non imparerà mai sto cretino, fai piano…si, così va meglio…va meglio. Non lo guardo in viso, non so come sia la sua espressione, cerco però di mantenere la mia di espressione più neutra che posso, in silenzio per mascherare il fatto che ancora… io…

E’ stato facile sfilare anche l’ultimo indumento, dirle che…ti voglio, ti farò tutto, ti lego i piedi alla testata, sopra la tua testa e con le ginocchia spalancate. Mostrerai tutto e te lo ficco dentro davanti e di dietro. Frasi lette, del solito repertorio, e solo dirlo mi fa gonfiare il cazzo ancora di più. Cresco in altezza di una spanna, galleggio su una nuvola. Quanti di quegli stronzi spocchiosi dei miei compagni di università lo hanno mai detto ad una compagna, alla loro donna? Nessuno!

Invece lui non sta zitto. Sergio mi minaccia. Minaccia di legarmi le caviglie sopra la testa. L’ho visto in qualche filmato. La donna, totalmente depilata vedeva totalmente esposte le sue due aperture, pronta ad essere usata. Una coppa pronta a svuotare le palle dell’ amante diceva la didascalia’
Io sono quel tipo di donna? Sono qui per questo? Io non mi sono depilata, ma lo voglio, dio, voglio che mi prenda, ma la sodomia no, mi spaventa, credo sia tremendamente spiacevole, doloroso da morire. ‘Contro natura’, mi ripeto anche se non vuol dire niente.’ Non l’ho mai fatto e di sicuro non voglio che mi scopi il culo contro la mia volontà…in questo modo…di nuovo vedo quell’altro, adesso ti rompo il sedere, lo sguardo malevolo, cattivo…una sberla a me. Un calcio tra le gambe a lui.

Mi fissa per un attimo quasi in deliquio con l’occhio sinistro ormai scoperto dalla benda. E’ stesa sul letto, continuo a’ carezzarla, le tette, la fessura del sesso, per me un mistero, vorrei guardare da vicino, possibile che non abbia il puntino? Più tardi, adesso… comunque la percorro la carezzo e mi mi sento sempre più grande nel carezzarla ovunque, ripetutamente, mentre mi stendo su di lei a suggere a turno i capezzoli, a morderli piano. Sono estasiato ma confuso, la voglio, voglio chiavarla e non oso. Non oso andare oltre, arrivare all’ irreparabile.

Di nuovo quelle carezze’mi fanno aumentare la voglia mi stravolgono. Mi succhia i capezzoli in modo strano, pigro quasi. Li morde delicatamente. Avrei la smania di’afferrargli la testa, premermi contro il suo cazzo rigido, strofinarmici contro. Provocarlo. Non voglio, non devo. La verità è che non posso da legata e quasi mi spiace. Sei scema mi dico d’ improvviso. poi…cosa ci posso fare? Son fatta cosi? IO SONO COSI’?

Al diavolo. mi inginocchio al suo fianco, posso baciarle le tette carezzandola’ tra le gambe. Posso stringere le tette ed i capezzoli duri mentre sono intento’ a baciarle l’interno delle cosce, ma non la sua cosina. Quella no. E’ bagnata,’sudore? Ma no, di certo no… ma non oso chiederle se sta godendo; potrei chiederle se le piaccia almeno un poco però…Al diavolo. Ma sudi’ sempre così? Che cazzata!

Questo, no. Mi prende in giro, si fa beffa di me. Sudi sempre così? Mi chiede mostrandomi le punte delle dita bagnate e strofinandomele per asciugarle, sulle tette. Che stupida sono. Un lungo momento di disperata autocommiserazione.

Guardo il viso contorto dal bavaglio, per un attimo… ma si, perchè non farlo. Non può chiudere le gambe, potrei farmela adesso. Posso legarle i piedi a gambe ben divaricate alla testata del letto. Fotterla, incularla anche. Dicono sia bello, fantastico.

Dalle mie letture e solo da quelle so come si fa. I diversi modi e le diverse posizioni.
Se per lei è la prima volta meglio che la metti a pancia in giù. Se non hai creme o se non vuoi usarle, come nel mio caso, le entri in figa. Il primo terzo della vagina emette i suoi fluidi e la vagina di Giuliana funziona alla grande, per cui usi i suoi fluidi per lubrificarla…escluso che questa qua si prenda in bocca sto cazzo, facilmente me lo staccherebbe a morsi, si deve accontentare quindi, colpa sua. Spingi il glande forzandole lo sfintere, quando il glande è tutto dentro hai già aperto sempre anche lo sfintere interno della ampolla, son poco distanti. Spingi ancora fino in fondo, aspetti si dilati, avviene naturalmente, e le fai il culo. Puoi anche aspettare a spingerlo tutto dentro, entrare ed uscire solo un poco, un va e vieni che dicono delizioso per te e molto meno per la lei di turno. Il modo meno doloroso è quello a seggiolino, ma non mi piace, devi quasi essere un contorsionista, troppo complicato. Prima però me la voglio scopare…
Vorrei dirglielo ma non lo faccio, me lo immagino solo, sarebbe troppo.

E’ bello perdersi in questi pensieri e per qualche attimo illudersi che Giuliana sia diversa e che mi voglia bene. Non oso dire, sperare che mi ami ma…che per me abbia…provi almeno qualcosa…affetto, simpatia, almeno un poco. Poterla tenere per mano, e sentire la sua di mano stringermi…no inutile, se la voglio devo per forza farlo in questo modo…
… un pensiero improvviso.

Prendi’ la pillola? Santo cielo. Sono ben contento di averci pensato. Non posso correre e farle correre questo rischio. Incinta alla sua età, un aborto… come? Al suo cenno, un diniego, la libero del bavaglio. Se gridi ti imbavaglio di nuovo e ti frusto. Tira su col naso, due lacrime le rigano le gote, un autentico disastro. Allora, starai buona senza fare scene? Un cenno di assenso cui credo poco. Mi alzo meravigliato che il mio coso si sia mezzo ammosciato. Devo fidarmi. Se gridi, ripeto, ti lego con i piedi alla testata ed il culo in aria, lo frusto e te lo rompo, così non corro il rischio di farti mettere al mondo un bastardo. E’ di nuovo ed anzi più di prima, immobile, pietrificata. Faccio scivolare la frusta di cordino sulle cosce, sul ventre che d’improvviso freme, sussulta, poi anche sul viso, colpisco infine, ma piano, i seni. Neanche un segno, come volevo, neanche un gemito di paura ed un poco di dolore su cui facevo forse conto…

Minacce vane. Certo’ che non mi avrebbe presa in quella posizione. Però’. Il suo modo di fare’mi aveva infiammata. Quelle parole così forti’ E poi? E poi quella domanda, e la minaccia di scoparmi il culo’No, quello è vergine, davvero. Mi ascolto mentre lo dico e sembra quasi me ne vergogni. Io che’io che da troia continuo a bagnarmi quasi fossi una cagna in calore. Il frustino, per la verità nemmeno mi ha fatto male. Ero immobile, non volevo passasse niente del mio stato d’animo. Eppure, paradossalmente solo in quel momento ho realizzato di esser sua. Un gran casino. Una rabbia indicibile, una delusione cocente. Come nei romanzetti di infimo ordine, ‘quale affronto!’ Mi brucia, sono offesa, queste maledette lacrime che mi irritano’ gli occhi…

Rivestiti. Non avevo neppure previsto le eventuali precauzioni, la’ testa troppo presa da lui. Poi ho avuto le mie cose…ne sono uscita, ho finito solo ieri…e lui con le sue puttane…quelle di certo le ha sempre scopate col preservativo…non riesco a pensare ad altro: Lui e la sua puttana al bar…

Non una decisione maturata lentamente, pensata, una decisione improvvisa, inspiegabile anche per me. Devo, non posso…

Più tardi barcolla, rivestita alla meno peggio, mentre la sostengo fino alla sua porta e dentro casa sua.
Vattene, sibila. Io marcio tronfio ed orgoglioso per non essere sceso ancora più in basso di così. Solo più tardi mi domando se non sia stato solo un gran coglione. La occasione di una vita. Vero che così me la sono tolta dalle palle…non avrò il rimorso…e poi, dopo cosa succedeva? Era già appiccicosa prima. Temo che continuerò a pensarci a lungo, per tutta la vita anzi.

In casa mi trascino sotto la doccia. Non voglio rivivere col pensiero quei momenti. Ad un certo punto la sua erezione non c’era più, e questo per me è stato il peggiore degli schiaffi.

Mi appoggio alla parete e con le mani sfioro gli stessi punti che lui ha accarezzato, morso, baciato. Penso al suo torace, nudo, alle parole sibilate, alla minaccia di prendermi con la forza, al cazzo gonfio, duro, forte’alla sua sfida di farmi il culo’ Vengo, senza neppure un gemito, quasi senza toccarmi, svuotata nel corpo e nell’ anima.

Leave a Reply