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Racconti Erotici Etero

Intrepida e sfacciata

By 3 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Uf, ma non finisce più”, si lamentò Elena, seduta sul bracciolo della poltrona e avvinta con le braccia attorno alle mie spalle, mentre mi godevo i suoi capelli solleticarmi il volto e mi riempivo i polmoni dell’odore della sua pelle.
‘Dai, manca poco ormai. Solo i supplementari e, se tutto va bene, i rigori’, la rassicurai.
Il padrone di casa, tifoso sfegatato di una delle squadre impegnate a disputare la finale di Champions League, mi guardò torvo: ‘Ma ‘se tutto va bene’ cosa! Li stiamo massacrando, dobbiamo vincere prima dei rigori!’.
‘Massacrando?’, intervenne un altro, ‘Ma stai zitto, che state avendo solo culo, come al solito!’.
‘Ma che cazzo dici! Conta le occasioni, coglione!’.
‘Si, bravo, conta pure la traversa di prima però!’.
‘Oh, raga’, finitela. Ricomincia!’, intervenne un terzo, l’unico a non aver distolto lo sguardo dal televisore neppure durante la pausa pubblicitaria.
‘Dai, una mezz’oretta ancora e andiamo via’, dissi ad Elena a bassa voce.
Lei mi guardò sbuffando, poi si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi: ‘Vuoi farmi aspettare ancora mezz’ora? Ma io ho voglia adesso”. A quelle parole mi voltai verso di lei, perdendomi nei suoi occhi languidi e ammirando le sue labbra carnose piegate in un sorriso malizioso. Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono. ‘In mezz’ora potrei raffreddarmi, sai?’, aggiunse.
Mi allungai per sfiorare il suo volto. Le sue labbra piene e calde erano irresistibili. Posai le mie sulle sue, in un bacio delicato. Sentire la morbidezza della sua carne mi indusse, in breve, a volerla mordere. Strinsi appena tra i denti il suo labbro inferiore, fin quando Elena non aprì la bocca, permettendo così alla mia lingua di prenderne possesso. Con una mano le cinsi la nuca per attirarla ancor più a me, mentre quello che sarebbe dovuto essere un casto e fugace bacio sulle labbra si era presto tramutato in un vorace e umido intreccio di lingue.
Dopo pochi secondi, Elena si staccò per scivolare col suo corpo fino a sedersi su di me. Mentre tenevo un braccio attorno alla sua vita, con la mano dell’altro le risalii dal bacino lungo i fianchi, sfiorando il suo seno, florido e sodo. Lei si abbandonò, baciandomi il collo, fino a giungere al lobo dell’orecchio, che titillò con la sua bocca.
I ragazzi sembravano concentrati sullo schermo ma, di tanto in tanto, non disdegnavano di lanciare rapide occhiate nella nostra direzione.
Era la prima volta che vedevano Elena. Ci frequentavamo da qualche settimana e, dai miei accenni, sapevano che si trattava di una ragazza estremamente passionale. Tuttavia, le sue movenze feline, e la sensualità che trapelava evidente da esse, non mancavano mai di calamitare le attenzioni dei presenti. A lei quelle circostanze divertivano non poco. E, stranamente, non ne ero neppure geloso, dato che le sue, di attenzioni, erano costantemente rivolte solo a me. Quando ci era capitato di parlarne, mi aveva illustrato come amasse sentirsi desiderata, preda di sguardi e tacite voglie, come questo la facesse sentire attraente, oltre che più dedita al suo uomo.
Quella sera, avremmo dovuto approfittare della partita per le presentazioni ufficiali. Oltre a me, Elena e i tre ragazzi, avrebbero dovuto esserci anche le fidanzate di due di loro. Invece, le altre donne della compagnia erano state costrette a dare forfait all’ultimo. Dietro insistenza del padrone di casa, però, io ed Elena eravamo comunque andati a cena, fermandoci per gli ormai oltre novanta minuti di gara.
La serata era trascorsa tranquilla, ma ora la mia accompagnatrice iniziava a dare chiari segni d’insofferenza.
‘Neanche tu mi sembri concentrato sulla partita”, mi disse all’orecchio, mentre muoveva lentamente il bacino per strofinare il suo sesso sul mio membro già duro.
‘Sei sleale”, risposi, sospirando.
‘Perché?’, mi disse, portando il suo volto davanti al mio per guardarmi fisso negli occhi.
‘Lo sai benissimo”, replicai, oscillando di rimando per assecondare i suoi movimenti. ‘Questo è un bieco ricatto”, conclusi sogghignando.
‘Oh, no’, riprese lei, ‘Se volessi ricattarti, saremmo fuori di qui nel giro di dieci minuti”, concluse allusiva.
‘Dici?’, incalzai, senza distogliere lo sguardo.
‘Mi stai sfidando?’, ribatté Elena, fingendo contrarietà e alzando appena il tono della voce, per farsi sentire dai presenti. I ragazzi presero a guardarci, incuriositi da quella scena.
‘Vediamo cosa sai fare allora. Convincimi’, dissi, allungando il collo per cercare ancora la sua bocca.
Elena si sottrasse a quel contatto, portando la sua mano destra fra le mie gambe e facendola scorrere vigorosamente lungo la mia erezione.
I ragazzi, ormai, non facevano più caso alla partita, ritenendo ben più interessanti le azioni che si stavano svolgendo a poche decine di centimetri da loro.
Quando Elena aprì la zip dei jeans che indossavo, quello, assieme all’audio della telecronaca, fu l’unico rumore che si avvertì nel salone. Per il resto, eravamo tutti immersi in un silenzio surreale.
In breve, il mio membro completamente eretto venne esposto agli occhi dei presenti. Elena lo strinse facendo scorrere su e giù lentamente la sua mano, che riusciva a coprire neanche metà dell’asta. Nel contempo, si lasciò scivolare in ginocchio tra le mie gambe, portando il suo viso tanto vicino alla mia intimità che potevo percepire il suo respiro caldo investirlo in pieno.
I ragazzi guardarono con espressione stupita le mosse di Elena, intenta a far scomparire il mio glande nella sua bocca e lasciarlo arrivare fino in gola, per rendere il mio membro pregno e lucido della sua saliva.
Dopodiché, mi fece inarcare il bacino per tirar giù fino alle caviglie sia i jeans che gli slip, e permettermi di divaricare le gambe al fine di avere un maggiore spazio di manovra.
Teneva gli occhi fissi nei miei mentre, inginocchiata sul pavimento, non trascurava di baciare e leccare neppure un centimetro della mia pelle. La sua lingua saggiò la consistenza del mio scroto gonfio prima di percorrere tutta l’asta ed imboccarla nuovamente. Ormai, le vene in rilievo erano ben visibili su tutta la superficie del mio membro, e il glande completamente esposto, preda della sua bocca, ora piena della mia carne turgida.
Sapientemente, alternava movimenti rapidi ad altri più lenti, mimando quasi un amplesso. Quando accelerava, sembrava volesse risucchiare la mia anima. Già pregustavo di riempirle la bocca del mio seme viscoso, mentre le mie mani accarezzavano i suoi capelli e la sua nuca. Poi rallentava, rendendo un miraggio la possibilità di raggiungere il piacere, ma senza lasciar scemare la mia eccitazione. Per tutto il tempo, riusciva a non distogliere lo sguardo da me, dai miei occhi.
Io tentavo di fare lo stesso, sebbene a volte non riuscissi a non socchiuderli, abbandonandomi al piacere che la sua abilità mi procurava.
Con la coda dell’occhio, notai i ragazzi massaggiare gli evidenti bozzi formatisi sotto i loro pantaloni. Elena doveva aver visto, o quantomeno intuito, la stessa cosa, considerando il sorriso perverso che le si dipinse in volto e che risultava evidente ogni qual volta lasciava che il mio membro scivolasse completamente fuori dalla sua bocca per percorrere con esso i contorni del suo viso.
Esasperato, a un tratto le afferrai i capelli, fermando la sua azione.
‘Ti voglio. Subito’, le dissi, con voce ansante.
‘Andiamo via. E potrai avermi anche per tutta la notte’, rispose, con gli occhi colmi di desiderio.
Di peso, la sollevai e la lasciai cadere addosso a me, prendendo ancora possesso delle sue labbra. Affamati, ci mangiammo la bocca per svariati secondi. Quando ci staccammo per riprendere fiato, afferrai il suo volto tra le mani e, fissandola negli occhi, non potei far altro che ammettere la sconfitta. ‘Non sono mai stato così felice di perdere una sfida’, dissi, appena prima che lei mi stampasse sulle labbra il suo meraviglioso, perverso sorriso.
Uscimmo dall’appartamento seguiti dagli sguardi increduli dei miei amici, mentre il primo dei tempi supplementari volgeva al termine. Intanto, il risultato della partita era cambiato, ma nessuno ci aveva ancora fatto caso.

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