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Invasamento demoniaco

By 20 Maggio 2020Giugno 14th, 2020No Comments

Attualmente ti sto pensando intensamente, sto considerando e meditando sentitamente quando abbiamo fatto sesso assieme, dal momento che m’hai lucidamente telefonato dopo molto tempo e alla fine le tue ultime parole sono calorosamente e logicamente state:

“Sono cambiato Neferet, te lo giuro, credimi, per davvero” – m’avevi garantito, celebrando, decantando e magnificando al massimo quel concetto.

Successivamente sei apparso sulla porta di casa e m’hai guardato silenziosamente, perché non occorrono cenni né sono opportuni saluti tra di noi, né convenevoli né smancerie di benvenuto, perché io t’ho desiderato subito e le tue mani m’hanno stretto a te, in conclusione ci siamo spogliati con quella fretta smaniosa e con quell’urgenza caratteristica dell’astinenza, per il fatto che il tuo bacio m’ha fatto soffocare ossessionandomi:

“Adesso voglio tutto Maurizio, devi essere mio, mio soltanto con il tuo corpo e con la tua anima. La tua intelaiatura e il tuo essere dev’essere qui con me, non lontano, non nella morsa né nel tormento della tua debolezza, della tua perenne fiacchezza” – avevo io amorevolmente sottolineato stringendomi premurosamente a te.

Tu m’hai detto che hai smesso, però io non ci credo, intanto che le tue fervide mani stringono i miei seni:

“Accidenti, mi stai facendo male Maurizio” – ti dico io un poco infastidita, per il tuo insospettato e repentino impulso, malgrado ciò non importa.

Io voglio lasciarmi andare, non voglio pensare a niente e godere appieno questo momento con te, ci siamo posseduti come il mare in tempesta, nel tempo in cui i nostri baci e i nostri sessi consumano scambiandosi le rispettive cupidigie e le lussuriose venalità. Avverto rapidamente e sento all’istante la tua eccitazione crescere fino a esaurirsi per poi svuotarsi in ultimo dentro di me, mentre io t’incontro con gli occhi colmi di noi, con la pelle soddisfatta e sudata.

Il silenzio che tanti biasimano e persino detestano dopo il sesso, per noi è invece un momento altamente spirituale, purissimo, direi incorrotto seppur vizioso, perché anche una singola parola sarebbe di troppo, decisamente superflua. Ci conosciamo così bene da rispettare pure gli spazi sul letto, poiché ognuno possa lasciare andare la propria sazietà d’emozioni e la pienezza d’impressioni, lasciandola libera di proiettarsi scagliandosi liberamente nella stanza. Dopo t’alzi e inizi a vestirti, io ti guardo e so perfettamente che cosa stai per dire, tuttavia spero di sbagliarmi, frattanto ti giri e sottovoce m’accarezzi aggiungendo:

“Ti voglio bene Neferet, però non merito la tua amicizia né sono degno del tuo profondo amore. Per favore, lasciami andare per la mia strada, ti prego, io non sono una persona ammodo né perbene. Quando starò meglio, se sarà, tornerò, perché attualmente sarei soltanto un aggravio, un enorme peso e un’effettiva presa in giro. Ascoltami Neferet, la mia testa al presente non c’è, girovaga, erra di continuo, pecca e trasgredisce in definitiva perdendosi. Ciao amore”.

Frattanto t’allontani, esci chiudendoti la porta alle spalle, giacché anche questa volta la tua afflizione t’ha immancabilmente soggiogato dominandoti, per il fatto che ha vinto un’altra volta lei battendoti e prevalendo: ebbene sì, la tua dannata e infernale follia, la tua infelice e maledetta oppressione, la tua malvagia e scellerata sopraffazione, la tua sciagurata e lurida satanica mania.

Hai sapientemente finto mentendomi cinicamente e svergognatamente, ancora una volta t’ho perduto e m’hai sconvolto angosciandomi e scompigliandomi nuovamente sia la psiche quanto le membra, perché ancora una volta indecentemente e miseramente, tu vai a “farti” una dose di cocaina.

{Idraulico anno 1999} 

 

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