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Racconti Erotici Etero

Io e Josè

By 14 Agosto 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Io e Josè

Era una giornata uggiosa, come ce ne sono tante d’inverno, guardavo fuori dalla finestra le auto che sfrecciavano sotto la pioggia lasciando dietro di se una scia’.. la malinconia mia stava assalendo’.
Sentivo’. Giuseppe che scrive con rapidità sulla tastiera del computer nello studio” stava preparando la sua tesi”
Ma non volevo che la noia mi assalisse” quando ad un tratto il telefono squillò, mi avvicinai e risposi al telefono:-
– Pronto ‘ risposi con voce annoiata’..
– Ehi que tal” mi amorosa”
– Jose ‘ risposi con mezza voce”. Per paura che Giuseppe mi sentisse, – donde estas? ‘
– Estoy saliendo ahora da la autopista fra ‘ estoy allì ”.
– Ma ‘ risposi ‘. Con voce rotta dall’emozione ‘ e dalla tensione che Giuseppe potesse capire’. Yo estoy a la casa y no puedo salir ahora’..
– Ma dai’ mi amor – rispose Josè con voce supplichevole’.

Sentivo già l’eccitazione salire in me, la vagina si stava già inumidendo al solo pensiero ” dovevo trovare un scusa per uscire’..

– Bien — Jose’. Al solito posto”. Tra ‘ hora”.

Guardai l’orologio che segnava le tre del pomeriggio, il solo pensiero di Josè mi stava accutando in maniera animalesca, sentivo già l’odore della sua pelle il sapore del suo pene sulla mia lingua, dovevo trovare un modo per uscire.

Mi incamminai verso la camera da letto, e quando passai di fronte allo studio gettai un occhiata dentro, Giuseppe fissava il monitor assorto nei sui pensieri, ma il passare lo distrasse un attimo si girò e mi sorrise. Ricambiai e gli dissi che uscivo per fare la spesa al supermercato e poi nell’occasione passavo a salutare mia madre.
Lui non rispose e dopo il cenno della testa abbassò nuovamente lo sguardo sul monitor.
In camera decisi di no mettere le mutandine, e presi la gonna, sentivo la vagina già umida all’idea dell’incontro che mi stava aspettando.

L’aria fuori era piuttosto fresca e l’acqua spinta dal vento si insinuava da tutte le parti, comincia a scende verso la stazione e in distanza vedevo la rocca che dominava la città semi coperta dalle nuvole, dopo alcuni minuti ero davanti alla stazione, sentivo il cuore che batteva forte per l’emozione, non mi importava niente di Giuseppe in quel momento l’unica cosa che volevo era scopare Josè, volevo sentire il suo pene insinuarsi fra le mie gambe e sentire il suo glande allargare la mia carne fino a dentro volevo sentire il suo sperma colarmi lungo le gambe, i sensi di cola della prima volta erano ormai lontani, non mi importava.
Josè non era bello, Giuseppe sicuramente lo era di più, ma il suo modo animale di fare l’amore mi aveva stregato, ricordo ancora la prima volta’.., ci eravamo conosciuti all’università dove io frequentavo l’ultimo anno di assistente sociale e lui era venuto a Campobasso a tenere una conferenza, l’argomento? e chi se lo ricorda più, subito mi affascinò il suo modo di fare sicuro e quegli occhi chiari e penetranti, lo volevo scopare. Io pensavo con la mia rigida educazione cattolica che penso ad una cosa di questo tipo ma devo essere impazzita. Ma alla fine della conferenza la voglia di lui era cresciuta, sentivo la vagina premere contro le mutandine, e il filo del tanga si era inserito fra le mia natiche dandomi quasi un senso di ‘Clausura’. Mi avvicinai e lui e comincia a fargli qualche domanda sulla lezione, non sapevo come fare da adescarlo, io ragazza di buona famiglia che cerca di adescare un uomo con il solo scopo di scoparlo, mah, pensavo fra me devo essere impazzita, ma quando ormai pensavo che la cosa sarebbe morta con i miei pensieri, Josè, mi invito a prendere un caffè al bar fuori dell’ateneo. La giornata era primaverile e la temperatura del pomeriggio piuttosto calda, quando si entro nel bar sentì la sua mano toccarmi leggermente la vita e trasalì, lo guardai intensamente negli occhi.
Ordinò i caffè e dopo averli bevuti, chiesi di andare un attimo in bagno, e il barista mi indicò la strada, Josè mi segui e quando ci trovammo davanti ai bagni ad un tratto mi prese di peso e mi spinse dentro, infilò la sua mano fra le mie gambe e la sua lingua umida si fece strada fra le mie labbra’.. da prima sorpresa non reagì, poi presa dalla passione mi avvinghiai a lui. Mi porto di peso dentro il bagno e con fare autoritario mi sganciò i pantaloni rivelando la ‘fregna’ gonfia ed umida. Sentivo le sue dita insinuarsi fra le mie grandi labbra, con gesto automatico arrivai alla patta dei suoi pantaloni ed estrassi l’arnese. Le mie mani sentivano il liquido chell’eccitazione faceva uscire dal glande non potevo resistere. Con sommo sforzo mi sfilai i pantaloni, lui mi girò di schiena e infilo il suo pene da dietro nela mia vagina umida premendo con forza dallo specchio vedevo i suo capelli ricci muoversi ad ogni affondata e sentivo il pene penetrare il profondità. Con il sedere cercavo di agevolarlo, lo volevo tutto dentro’. Ad un tratto la sua foga si attenuò, estrasse il pene umido, e con fare fulminio, divaricò le mie natichee cominciò a spingere sempre più forte sul mio orifizio. No!, volevo dire, nooooo, non l’ho mai fatto è stretto, mi fai male, ma le parole non uscivano la voglia di averlo dentro prese il sopravvento e mi piegai ancora di più con la vita per agevolare l’ingresso. Lo sentivo che si faceva strada mi pareva che le sue dimensione mi avrebbero squarciato il sedere. Ad un certo punto senti i suo testicolo contro la mia vagina e capivo che ormai era tutto dentro, la cosa mi eccitava in maniera folle, sentivo ler sue mani serrarmi la vita mentra cominciava a ‘sifonarmi’ avanti e indietro’.. ‘ahhha’ ‘. Vai’. Josè con il viso arrossato ‘. Sussurava solo ‘Puta te gusta’? ‘ è questo que queria?’ Puta, tene, tene”. Ad sentivo il mio liquido scorrere lungo le mie gambe era ormai la seconda volta che venivo’. Ad un tratto sentì josè che estraeva il suo pene e sentì il suo sperma uscire con forza sulla mia schiena, mi girai e mi inginocchiai davanti a lui ne volevo sentire il sapore. Lo afferrai che ancora gocciolova il pene più rosso del normale era completamente scoperto, lo infilai completamente in bocca e con la punta della lingua andai a cercare le ultime gocce del suo sperma, girà gli occhi in su e guardai la faccia soddisfatta di Josè che mi guardava, tornai a guardare il suo pene che tanto si stava sgonfiando, mi alzai e infilai la mia lingua dentro la sua bocca,’.. lui sorpreso da prima accetto e poi mi respinse. Si aggiustò i capelli si tirò su le mutande e come se niente fosse usci dal bagno.
Sentivo già i sintomi postumi della scopata, l’ano mi bruciava. E i muscoli interno coscia erano gi dolenti, il sangue uscito dalla dilatazione dell’ano mi aveva rigato le cosce, cercai di aggiustarmi il meglio possibile, le guance erano ancora rosse dallo sforzo. Che scopata, era la prima volta che mi veniva deflorato l’ano ma i a nessuno avevo permesso tanto ma perché a lui un perfetto estraneo?
Il rimorso mi consumò per alcuni giorni fino alla sua successiva telefonata, ogni volta davo a Giuseppe una scusa diversa e i luoghi degli incontri era sempre diversi, Josè mi scopava ovunque, dal giardino, all’auto alla casa diroccata, alla’alberghetto, ma la cosa che più amava di me era il mio sedere e io era contenta che l’unico uomo ad averlo deflorato fosse lui, mi piaceva sentire le sue mani che mi afferravano le natiche le aprivano e poi sentire la testa del suo pene insinuarsi nel mio orifizio, mi sentivo veramente una puttana la sua Puttana!

Anche oggi già pregustavo il solito menu veloci convenevoli di saluto e poi lui che nel primo luogo appartato mi saltava addosso e dopo avermi letteralmente strappato le mutandine di infilava il suo pene il bocca, poi lo immergeva nella mi umida vagina per lubrificarlo, bene, come diceva sempre lui e poi ‘te lo schianto nel culo, puttana’, sempre così ormai dai circa tre mesi, e mi piaceva è si mi piaceva anche il senso del pudore, l’orgoglio e il rimorso erano scomparsi, ormai contava solo l’incontro con Josè solo quello.
Mio marito aveva capito che c’era qualcosa di strano, ma dopo aver tentato più volte di farmi parlare aveva desistito e considerava questa mio attuale atteggiamento uno stress da troppo studio e mi invitava spesso ad uscire e a distrarmi cosa che regolarmente facevo.

Ad un tratto notai un auto che si stava avvicinando e riconobbi ditro il parabrezza la sagoma di Josè. L’auto si accotò lentamente e nello sbirciare dentro notai un altro uomo sul sedile del passeggiero, Josè mi fece cenno di salire subito sul sedile posteriore”

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