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Racconti Erotici Etero

Io e la prof

By 23 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo R. e quella che sto per raccontarvi è la mia storia. Una volta arrivato in terza superiore, nella mia scuola era d’obbligo cominciare a studiare diritto ed economia. La prof di questa materia, di nome K., era una donna sui 35 anni, alta poco più di 1,70 m, capelli di media lunghezza biondi tenuti a caschetto, occhi azzurrissimi, una seconda abbondante di seno e delle belle cosce (dunque un bellissimo fondoschiena, lievemente sporgente). Sebbene dicesse di essere leggermente sovrappeso (vizio di ogni donna), io e i miei compagni la consideravamo la prof più attraente della scuola. Urlava spesso in classe, aveva una voce acuta, pretendeva che ci fosse attenzione durante le sue ore; ma dietro il muro di severità ogni tanto si lasciava andare a piacevoli discussioni con noi studenti. Verso di me nutriva una certa attrazione: diceva spesso che assomigliavo a suo fratello (io sono alto 1,85, capelli biondi e occhi azzurri, quasi come lei), ogni tanto durante le lezioni si perdeva a guardarmi, e una volta durante le udienze generali disse perfino a mia madre che io le piacevo tantissimo. Io non sapevo come reagire a questi complimenti, ero imbarazzato, ma nella mia mente non smettevo di farmi certi pensieri su di lei. Anche i miei compagni di classe concordavano sul fatto che molto probabilmente anche lei si era fatta certi pensieri su di me!
Continuammo ad essere studente e professoressa quasi fino alla fine della quinta superiore, quando avevo 18 anni. Nell’ultimo periodo dovevamo, noi studenti, concentrarci particolarmente sulla nostra tesina e potevamo essere aiutati da alcuni professori. Parlai con questa famosa prof K. del mio progetto per la tesina, e mi disse che c’era una dipendente di suo marito che poteva aiutarmi su di un particolare capitolo. Acconsentii e fissai un appuntamento con questa dipendente di suo marito (“beato lui che può avere la mia prof ogni notte”, pensavo).
Il giorno in cui mi presentai all’azienda del marito della prof per l’incontro, pioveva. Dopo aver posto domande per quasi due ore a questa donna (fra l’altro era anche molto attraente, aveva una scollatura vertiginosa che metteva in risalto la sua quarta di seno, e sono persino andato in bagno a masturbarmi), si presentò la mia prof accompagnata dal marito e dopo che quest’ultimo mi chiese com’era andata, si congedò da me e da sua moglie visto che doveva partire per un viaggio di lavoro. Rimanemmo io e la mia prof soli in uno dei corridoi dell’azienda. Lei aveva una strana luce negli occhi. Mi disse :”Vuoi un passaggio a casa? Piove tanto fuori” Io le risposi :”No, grazie prof. Sono venuto in bici, un pò di acqua non mi farà mica male”. Lei insistette, con la promessa che mi avrebbe portato la bici a scuola il giorno dopo. Acconsentii a farmi accompagnare. Fino a quel momento non eravamo mai stati soli. Salii in macchina, ma dopo qualche centinaio di metri, la pioggia era talmente fitta che la prof non riusciva a vedere la strada. Accostò e mi chiese se volevo andare a casa sua, nelle vicinanze, nell’attesa che le condizioni del tempo migliorassero. Un pò imbarazzato acconsentii di nuovo. Parcheggiò nel cortile di casa sua e ci infilammo rapidamente sotto il portico della casa; eravamo fradici anche dopo qualche metro di corsa. Aprì la porta di casa e mi fece accomodare, togliendomi la giacca. Come prima cosa chiamai a casa, avvisai i miei che la prof mi aveva ospitato a casa sua mentre fuori diluviava. Per loro andava bene, si fidavano della prof. Mi sedetti sulla poltrona del salotto, mentre lei mi dava un asciugamano per asciugarmi i capelli. Parlammo del più e del meno, del tempo, di suo marito in viaggio di lavoro’ ma il tempo fuori non accennava a migliorare. Accendemmo il televisore, e le previsioni metro non erano rassicuranti: temporali e nubifragi tutta la notte. Guardai la mia prof e vidi che stranamente sorrideva. Mi guardò e chiese se volevo fermarmi per cena. Non esitai ad annuire. Scrissi rapido un sms ai miei, per avvisarli del fatto che la mia prof era stata talmente gentile da offrirmi la cena, insieme a suo marito, e che avrei passato la notte da un amico nelle vicinanze: mentii perché sapevo che le cose sarebbero cambiate di lì a poco.
Cucinò una discreta cena, pasta, carne e insalata, e incredibilmente accompagnò il tutto con una bottiglia di vino. Spettegolammo per tutta la cena dei miei compagni e dei prof, senza tralasciare eventuali dettagli piccanti. Era particolarmente interessata a me, alla mia vita privata: le risposi che finora non avevo avuto relazioni stabili, e notai che lei rizzò la schiena, come percorsa da un brivido. Finita la cena la aiutai a sparecchiare, e mentre metteva i piatti nella lavastoviglie tornai in salotto. Mi sedetti sul divano a guardare la pioggia fuori della finestra. Dopo qualche minuto la prof si sedette a fianco a me e mi appoggiò una mano sulla gamba, in fare amichevole. Mi guardò e io guardai lei. “Lo sai già che tu mi piaci, R.” mi disse. “Sì” risposi io. “Se fossi più giovane, non sai quanto sarei disposta pur di stare con te” continuò lei. “Ma prof, lei non è che è così avanti con l’età. E’ ancora una bella, anzi, bellissima donna!” replicai. Lei arrossì, ma non smise di fissarmi “E con questo cosa vorresti dire, che posso ancora provarci con te?”. Decisi di giocarmela “Prof, non sa una cosa: anche lei mi piace, e se fossi più vecchio non sa quanto sarei disposto pur di stare con lei”. Lei sorrise “Mi stai forse dando della vecchia adesso?” Scoppiammo a ridere, ma una volta terminata la risata calò il silenzio. Continuammo a fissarci. Lentamente le nostre labbra si avvicinarono e infine si toccarono. Ci baciammo a lungo sulle labbra, prima di attorcigliare le nostre lingue. Era calda la sua lingua, morbida e molto esperta, da come sapeva muoverla. Subito immaginai cosa poteva essere capace di fare. Le tolsi la maglietta di cotone nera che teneva sopra una sottile camicia bianca che lasciava intravedere il reggiseno. Cercai di stenderla sul divano mentre continuavo a baciarla, ma lei mi respinse. Le nostre bocche si allontanarono, mentre io continuavo a desiderarla. Mi tolse la felpa, lasciandomi in canottiera, e tolse pure la cintura dei jeans, che successivamente cominciò a sbottonare. Si mise in ginocchio di fronte a me, io ormai non capivo più nulla. Passò la mano sulle mie mutande un paio di volte, facendole quasi scoppiare da quanto il mio pene si era irrigidito. Finalmente abbassò l’elastico delle mutande, e potei notare che il suo volto era leggibile un misto di meraviglia, stupore e desiderio. Finalmente era tutto suo, quel pene che chissà quante volte aveva sognato. Lo afferrò con una mano, mentre io mi lasciavo andare allo schienale del divano, ormai avvolto dal piacere. Cominciò a masturbarmi lentamente con la mano sinistra, mentre con la destra accarezzava le palle, graffiandole leggermente con le unghie. Non ci potevo davvero credere: la mia prof, che tanto avevo sognato, stava facendomi una sega da meraviglia. Mi sfuggì un sospiro di estasi, che fece sorridere la prof. Capì che era ora di passare al livello successivo. Tenne entrambe le mani alla base del pene mentre avvicinava le sue labbra alla cappella, che baciò per circa un minuto prima di aprire la bocca e dare una prima, rapida leccata.
Cominciai a sudare e mi levai la canottiera rimanendo a petto nudo, cosa che piacque a lei. Leccò di nuovo la cappella, questa volta lentamente, prima di passare la sua soffice lingua dalla base fino alla punta del pene. Continuò a leccarlo per qualche minuto, lucidandomelo per bene. Ci sputò sopra più di una volta, prima di passare le sue mani esperte per cospargere bene la sua dolce saliva, che qualche minuto prima avevo assaggiato. Quando fu sul punto di infilarselo in bocca, chiusi gli occhi. Ero estasiato e quando sentii che entrambe le sue labbra stavano avvolgendo il mio cazzo avanzai una mano, le scostai una ciocca di capelli dalla fronte e gliela portai dietro l’orecchio, tenendo così la mano sulla sua guancia. Cominciò a succhiare morbidamente la cappella, poi andò più giù, sempre più giù, fino a che non sentii toccare la cappella nella sua gola. A quel punto aveva ingoiato già metà del mio pene, e ne voleva ancora. Cominciò ad andare su e giù con la testa, confezionandomi un pompino coi fiocchi. Man mano che continuava a succhiare, con la mano cercavo di spingerla sempre più giù e lei non opponeva alcuna resistenza. Continuò a succhiarmelo, leccarmelo, segarmelo e baciarmelo per circa venti minuti. Ero in un bagno di sudore, il mio cazzo non era mai stato trattato in una maniera più regale prima d’ora, era durissimo, e lo vedevo scomparire nella bocca di quella magnifica donna. Passati questi venti minuti, K. era riuscita a prenderlo tutto in bocca, dandomi una sensazione di piacere che nessuna era riuscita a darmi.
Non riuscivo più a trattenermi e venni quando lei lo stava facendo entrare in gola per l’ennesima volta. Lo tirò immediatamente fuori e si prese un paio di sborrate in faccia. Mi guardò con un’espressione neutra, mi mostrò la sua lingua, in parte coperta di sperma, dopodiché la fece rientrare in bocca, ingoiò e passò a leccare lo sperma che stava colando ora lungo il mio cazzo, ora lungo le mie palle. Prese in bocca i miei testicoli e ci giocherellò con la lingua, prima di fissarmi di nuovo. Tentò di riprendere a masturbarmi, non era assolutamente sazia. Ma ero sfinito dopo venti minuti di assoluto piacere. Mi strinse il pene fra le sue mani e constatò che non era più rigido come prima. “Sei già stanco?” mi chiese, quasi delusa. “Assolutamente no’ è solo che un servizio simile non l’ho mai ricevuto in vita mia, sei stata incredibile K.” risposi, ma lei sembrò non ascoltarmi. Toccò di nuovo il pene, che si stava ammosciando mentre cercavo in ogni modo di tenerlo rigido; non volevo che la serata finisse qui. Lei si alzò sbuffando, pensava che la festa fosse già finita visto che non ero in grado di continuare, e andò in camera da letto. Io rimasi seduto sul divano, ricoprendomi di insulti per non essere stato capace di soddisfarla ancora. Rimisi il pene nelle mutande e mi avviai anch’io verso la camera da letto. Lei era seduta sul bordo del letto dall’altro lato della stanza e mi dava la schiena. “Puoi dormire qui se vuoi, altrimenti c’è il divano” mi disse. Ma io non avevo ancora intenzione di dormire. Salii in ginocchio sul letto e mi misi alle sue spalle, baciandola profondamente sul collo. Lei tirò indietro la testa, lasciandosi ad un sospiro di piacere. La abbracciai da dietro, toccando per la prima volta i suoi seni. Smisi di baciarla sul collo e le sussurrai in un orecchio “Posso durare quanto vuoi, K., la notte è ancora lunga’ e ti devo ripagare per la tua ospitalità”. Ci baciammo di nuovo, intrecciando selvaggiamente le nostre lingue. Le sbottonai la camicetta, e potei finalmente vedere il suo magnifico addome, mentre le sue tette erano ancora coperte. Lei si alzò in piedi, si voltò verso di me e dopo un rapido bacio, si sbottonò i pantaloni. La sua biancheria era sottile e di color glicine. Le chiesi di poterle togliere io i pantaloni e una volta fatto, cominciai a baciarle prima i polpacci, poi l’incavo del ginocchio, le sue cosce e infine la baciai sulle mutandine. Le annusai prima di levargliele. Aveva una leggerissima peluria bionda sul monte di Venere, segno che recentemente si era rasata. La baciai in quel punto, poi la feci stendere sul suo letto, il suo territorio in cui chissà quante volte suo marito se l’era scopata’ ma ora toccava a me. Andai sopra di lei e ci baciammo per l’ennesima volta mentre lei allargava gentilmente le gambe per farmi spazio. La leccai lungo il collo, il petto ancora coperto, l’addome, l’ombelico e infine arrivai al suo ventre e alla sua vagina. Tante volte avevo sognato di averla e ora che ce l’avevo davanti mi sentivo vincitore. Diedi una rapida leccata alle piccole labbra, dopodiché mi concentrai sul suo clitoride, che sollecitai con la punta della mia lingua. Brividi di piacere percorrevano il suo corpo, e cominciò a mugolare quando infilai la lingua nella sua figa. Mai avevo assaggiato un sapore simile in vita mia, dolcissimo. Era davvero una donna perfetta.
Infilai la lingua sempre più a fondo, assaporando i suoi umori. Avanzai due dita, ma mentre lo facevo lei mi fermò, si alzò a sedere sul letto e con un cenno del capo mi indicò il suo petto. Non esitai a toglierle la camicetta già aperta e a slacciarle lentamente il reggiseno. Volevo assaporare quell’attimo momento per momento; finalmente avrei potuto vederla completamente nuda. Una volta slacciato, le tolsi delicatamente i lacci che tenevano il reggiseno attaccato alle spalle e successivamente rimossi del tutto la biancheria. Mi trovai di fronte due seni, taglia seconda abbondante, morbidi; capezzoli piccoli, scuri e rigidi. Rimasi intontito a contemplarla nella sua bellezza. Mentre le osservavo le tette, indeciso su cosa fare, lei ricominciò ad armeggiare con i miei pantaloni: mi fece sdraiare a pancia in sù, mi cavò i pantaloni e lentamente, come se avesse paura di trovarlo ancora moscio, mi tolse le mutande. Fu soddisfatta quando vide che il mio cazzo aveva risposto all’eccitazione che il suo corpo mi trasmetteva. Mi fece una rapida sega per riassestarlo prima di adagiarsi su di me. Sentii finalmente i suoi seni sul mio petto, morbidissimi, così come la sua lingua che era tornata ad intrecciare la mia. Ci rotolammo sul letto, intenti a baciarci appassionatamente, ogni tanto poggiando le nostre labbra sul collo. In un attimo lei fu sopra di me: cominciai a palparle i seni, mentre lei era intenta a succhiarmi il collo. Ma io volevo di più, e anche lei. D’un tratto sentii che le sue ette stavano fuggendo dalla mia presa, e mi ritrovai di fronte al viso il suo sedere senza alcuna imperfezione. Sentii che qualcosa di bagnato stava scorrendo lungo il mio cazzo e solo allora capii cosa lei aveva in mente. Alzai la testa e infilai la lingua nella sua fighetta, dando inizio ad un fantastico 69. Eravamo entrambi intrisi di piacere: io leccavo la sua vagina, facendola rabbrividire di piacere, mentre lei mi stava di nuovo spompinando con foga. Stavolta però ero determinato a non lasciarmi andare, volevo essere io a sfinirla. Infilai finalmente due dita nelle sue piccole labbra, mentre con la lingua risalivo le sue zone intime, fino ad incontrare il suo secondo buco. Leccai le pareti del suo ano, e quando capì cosa stavo facendo si fermò un istante e tentò di aiutarmi con due sue dita, ma il buco rimaneva chiuso. Continuai a lubrificarle il culo, ma rinunciai: era troppo serrato, e tornai a leccarle la figa. Molto probabilmente suo marito non aveva mai avuto coraggio di incularla. Peggio per lui, perché sarei stato io il primo.
Continuammo il 69 per qualche minuto, fino a che non sentii che era pervasa di piacere. Continuava ad agitarsi, a mugolare, a gettare lo sguardo verso di me per guardare come me la cavavo. La portai vicina all’orgasmo, ma sapevo quando smettere. Infatti tolsi la lingua quando sentivo che tremava fin troppo, e al tempo stesso lei smise di succhiarmelo. Si accasciò al mio fianco, ansimante. Mi guardò e disse “Siamo pari’ complimenti”. Avevo vinto, l’avevo sfinita. Il cazzo mi era tornato al massimo della rigidità, pronto per darle tutto il piacere che desiderava. Mi affiancai a lei e le diedi un bacio sulla fronte “Non ti credevo così esperta!” dissi sorridendo. “Non hai ancora visto niente'” disse seria, ma poi sorrise “Dimmi la verità, durante le mie ore di lezione ti immaginavi scene simili?” Non volevo mentirle “Ogni volta che ti vedo immagino di possederti’ ma questo supera tutte le mie fantasie”. Lei parve orgogliosa di quello che avevo appena detto “Neanche tu sei male. Se si studiasse sesso a scuola ti darei’ fammi pensare’ 6!” “Solo 6?!” “Suvvia, mi sei venuto addosso dopo neanche venti minuti, pensavo potessi resistere ancora per un pò!” “Ehi, non sottovalutarmi, avrei potuto portarti all’orgasmo dopo una sola altra leccata’ e dopo meno di venti minuti!” “Non importa: se vuoi alzare il voto ci sono molte altre cose che puoi fare con quel tuo bastone che ti ritrovi'” “Ti piace tanto il mio cazzo?” Lei mi baciò “Non sai quanto'” Sussurrò.
Mi misi sopra di lei, le morsicai i capezzoli facendola ridacchiare. La baciai un’ultima volta, poi presi in mano il mio cazzo e lo feci scorrere lungo le labbra della sua figa. Picchiettai il clitoride con la mia cappella, poi, senza troppe esitazioni, cominciai a penetrarla. In un sol colpo, già metà del mio pene era dentro di lei. K. si morse un labbro e sospirò, così come feci anch’io. Rimasi con il mio membro dentro di lei per qualche secondo prima di dare un’altra spinta. Questa volta entrò più a fondo. Non incontrai problemi, l’avevo lubrificata bene e lei aveva lucidato il mio pene. La penetrai ritmicamente per qualche minuto, ma lei non aveva fatto ancora alcun verso di piacere, e questo mi dispiaceva. Con un ultimo sforzo, infilai del tutto il mio cazzo dentro la sua figa. Finalmente emise un gridolino di piacere. Mi fermai ancora, tenendo tutta la mia verga dentro di lei e la guardai. Sotto di me si trovava una venere bionda, vogliosissima ed insaziabile. Unì le sue braccia dietro il mio collo e mi cinse la vita con le sue gambe: non voleva che me ne andassi. Dentro di lei il mio cazzo era stretto in una morbida morsa bollente. Si passò la lingua sulle labbra, come per dirmi di reiniziare a penetrarla. Ripresi ad estrarre ed introdurre il cazzo, accompagnato dalle contrazioni del suo ventre ogni volta che entrava. Iniziò ad emettere i tipici versi di godimento “Ah’ sì!” Alternai fasi in cui la penetravo più velocemente a fasi in cui rallentavo o mi fermavo, come per farle riprendere fiato. I suoi seni ondeggiavano, facendomi salire l’eccitazione vertiginosamente. Ogni tanto le chiedevo se andava bene, se era duro abbastanza, se era sufficientemente dentro; lei rispondeva annuendo, mentre continuava a godere.
Ad un certo punto, dopo circa un quarto d’ora senza problemi, probabilmente stanca per la posizione, mi ribaltò, finendo sopra di me. Mi passò le mani sul petto e sull’addome, mentre il cazzo era ancora inserito in lei. Mi prese le mani e le portò alle sue tette. Lei capì subito che ci sapevo giocare, e lasciò la presa appoggiando le mani sul mio addome. Facendo leva sulle braccia, sollevò la schiena e cominciò ad andare sù e giù. Si vedeva che era la sua posizione preferita, sapeva come muoversi. Ondeggiava il bacino ed emetteva respiri sempre più profondi ogni volta che il cazzo le entrava dentro del tutto. Andò sempre più forte, mentre io le palpavo le tette. Pensai che molto probabilmente stavolta non avrebbe resistito e sarebbe arrivata all’orgasmo. Mi alzai a sedere, mentre lei continuava ad essere seduta sopra la mia verga. La abbracciai e potei sentire di nuovo i suoi seni a contatto con il mio petto. La baciai sul collo e lei fece altrettanto. Intrecciammo le nostre lingue senza però baciarci. Posai le mani sul suo culo, che non smetteva di muoversi. Continuava ad aumentare la velocità, finchè lei non inarcò la schiena ed urlò forte. Aveva raggiunto l’orgasmo, e allo stesso tempo le ero venuto dentro.
Ci accasciammo di nuovo, lei sembrava esausta. “Scusa se ti ho sborrato dentro'” dissi. “Figurati, non è un problema per me.” rispose, poi continuò “Neanche mio marito era riuscito a mettermelo così in profondità, ce l’hai davvero lungo’ a dirtela tutta, molte volte ho simulato l’orgasmo, ma questa volta è stato incredibile”. Le sorrisi fiero “Beh, sono contento che ti sia piaciuto!”. Lei nel frattempo si era portata la mano sulla figa e aveva raccolto parte dello sperma che era sgorgato in abbondanza. Portò la mano alla bocca e la leccò. “Ora il voto è aumentato decisamente’ sei sull’8/9” mi disse “Il 10 è difficile da raggiungere”. “Sicura?” chiesi. “Sì, e per di più sei venuto di nuovo, penso che dovremo aspettare un pò prima di continuare”. “Ehi, K, guardalo bene”. Lei guardò il mio cazzo e dopo averlo toccato si rese conto che era ancora durissimo. Mi guardò con espressione incredula. La misi di schiena e le dissi di mettersi a pecora. Con una sola botta glielo infilai tutto di nuovo in figa; lei urlò di piacere. La penetrai di forza per qualche minuto. Avanzai le mani e le toccai le tette, che stavano ondeggiando. Mi avvicinai al suo orecchio e le dissi “Sei pronta?”. Lei girò la testa e mi chiese “Per cosa?’ no, non avrai intenzione di'” Non terminò la frase, ma si limitò ad annuire. Tolsi il cazzo dalla sua figa e poggiai la cappella sul suo ano, che era ancora chiuso. Cominciai ad esercitare una leggera pressione, ma non entrava. Lei cercò di aiutarmi tenendosi le chiappe con le mani. Le dissi di rilassare i muscoli, e dopo qualche istante, parte della mia cappella riuscì ad entrare. Continuammo in questa maniera per qualche minuto, lei era ancora vergine dal culo. Ma le piaceva. Man mano che entrava, lei cominciò a riempirmi di complimenti, di come riuscivo a farla sentire bene, di come le stavo facendo provare nuove esperienze. Lo stesso valeva per me. Gemeva di piacere, mentre cominciava a spingere con il culo, per favorire la penetrazione. Entrò a fatica, e a fatica riuscii ad estrarlo. Il buco era ancora stretto, ma dopo una decina di volte che glielo avevo messo dentro, non fu più di tanto difficile. Anzi, sentirla così stretta attorno al mio cazzo mi eccitava. Finalmente riuscii nel mio intento, e la inculai per un bel pò di tempo. Lei godeva, io godevo. L’idea che stavo inculando la mia prof mi esaltava tantissimo, avrei voluto che non finisse più. Ma dopo un quarto d’ora le venni anche nel culo. Lo tolsi, mentre lei si girava per congratularsi con me, e se ne avevo voglia aveva un ultimo regalo per me.
Si sdraiò e mi disse di sedermi sul suo addome. Non mi appoggiai di peso, ma mi misi solo a cavalcioni su di lei. Sapevo cosa mancava nel nostro rapporto. Indirizzai il pene in mezzo alle sue tette, che lei teneva strette con le mani. Non durò molto la spagnola, ma le parve sufficiente. Le venni in faccia, e il resto lo spruzzai sul suo fantastico copro. Ci sdraiammo l’uno accanto all’altra per l’ultima volta, madidi di sudore. “Dopo avermelo messo nel culo ti meriti il 10′ anzi, 10+”. Sorridemmo e ci baciammo teneramente. “Sai, R, non avrei mai neanche lontanamente immaginato che tu fossi così dotato’ hai persino resistito a lungo, e ammetto che una scopata così duratura non l’ho mai avuta”. Continuammo a parlare delle nostre capacità sessuali e delle nostre prestazioni per circa una mezzora. A quel punto si erano fatte le una di notte ed avevamo scopato per più di due ore, venendo per diverse volte. Un record. Ci addormentammo nudi, lei mi dava la schiena e io mi avvicinai a lei per cingerla con un braccio.
Quando aprii gli occhi alle sei di mattina, lei non era accanto a me. Aveva spostato il mio braccio con dolcezza e mi aveva coperto fino alla vita con le lenzuola. Mi guardai attorno per capire dov’era finita. Non ci misi molto a trovarla nel bagno vicino alla camera. Era in doccia e quando sentì che ero entrato in bagno mi diede il buon giorno “Hai dormito bene?” mi chiese. “Dopo una notte simile, la mia concezione di bene è notevolmente cambiata”, le risposi. “Dai, sciocco! Se ti vuoi darei una rinfrescata puoi venire qui sotto la doccia”. Entrai nello spazioso box doccia, lei portò le sue braccia attorno al mio collo e mi baciò appassionatamente. Io portai le mani sul suo sedere e lo palpai. “Sei magnifica” le dissi. Lei arrossì e si voltò dandomi la schiena. “Non è che mi laveresti la schiena, R?” mi domandò. Io presi la spugna e gliela passai lentamente sulla schiena, mentre lentamente la spingevo verso la parete. La baciai sul collo e avanzai una mano per palparle le tette. “Sei insaziabile” mi disse. “E tu?” le chiesi. Non rispose. Si voltò verso di me, appoggiò la schiena al muro e alzò una gamba che io afferrai, così come l’altra. Portò di nuovo le braccia dietro al mio collo mentre guardava verso il basso, il mio cazzo che le entrava nuovamente nella figa. Nella doccia i rumori rimbombavano e i suoi gridolini erano amplificati. La scopai lentamente, perché a quanto pare le piaceva essere presa con calma la mattina. Passammo un quarto d’ora così, poi le dissi che stavo per venire, ma lei non si fece problemi e mi disse che andava bene. Sborrai per l’ennesima volta nella sua figa, mentre lei mi diceva per l’ennesima volta di essere stato grande. Scese dal mio cazzo e chiuse l’acqua. Mi fece uscire dalla doccia e mi asciugò con un accappatoio, cosa che io feci anch’io con lei. Ci rivestimmo e andammo in cucina per fare colazione. Era ancora presto per andare a scuola, che per di più non era distante da casa sua. Ci sedemmo a tavola e non smettemmo di guardarci, finchè lei non mi parlò. “Sai, mi piacerebbe moltissimo farlo di nuovo con te” mi disse senza troppe esitazioni “Mi hai fatta proprio sentire bene e passare il resto dei miei giorni succhiando un solo cazzo, che per di più non è nulla in confronto al mostro che ti ritrovi, non mi alletta’ tu che dici?”. Ci pensai un attimo. Poi annuii “K, non nego che sei stata il mio sogno erotico per tutti questi anni, e ora che ti ho avuta, non ne ho abbastanza. Voglio scoparti di nuovo, non ho mai fatto sesso così a lungo come stanotte, mi hai portato su di un altro livello”. Lei si alzò e venne a sedersi sulle mie gambe. “Mio marito è fuori ancora per due giorni, pensi di riuscire a stare da me, o i tuoi hanno qualcosa in contrario?”.
Ora sono passati due anni da quella notte, e io e K siamo amanti fissi. Ma il nostro rapporto va oltre il sesso. Sentiamo di essere attratti l’uno dall’altra, ci piaciamo, ci amiamo. Non abbiamo fatto solo sesso le notti passate assieme, ma abbiamo dormito, ci siamo coccolati. Durante le vacanze estive siamo riusciti ad organizzarci un viaggio all’insaputa dei miei genitori e di suo marito, abbiamo sperimentato un sacco di posizioni differenti e in una moltitudine di posti diversi. Nonostante l’età che ci separa, non sentiamo questa differenza, siamo sullo stesso piano. Ma sappiamo che non potrà andare avanti per lungo questo gioco. Infatti, lei ha aperto una pratica per divorziare da suo marito, ha rinunciato ai soldi del marito per poter stare con me. Abbiamo già dei piani per il nostro futuro, non abbiamo paura del giudizio degli altri. Alterno gli studi all’università con dei lavoretti, per non farle pesare la questione economica della nostra relazione. Per ora il nostro sogno è vivere insieme, avere una famiglia e continuare a fare sesso insieme.

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