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Racconti Erotici Etero

Io e Marianna

By 22 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Conosco Marianna da molti anni, dato che abita non molto lontano da casa mia. All’epoca dei fatti che mi accingo a raccontare io avevo 21 anni e frequentavo l’università, lei invece ne aveva 35, portati benissimo nonostante una figlia avuta in troppo giovane età con l’uomo sbagliato, che l’ha lasciata sola a prendersene cura.

Marianna aveva deciso di completare gli studi e avere il diploma, ed era al quarto anno in una scuola serale. Conoscendo me, e sapendo che in certe materie me la cavavo, un giorno mi chiamò per chiedere il mio aiuto in matematica, la tipica bestia nera di ogni studente.

-ma certo…-, risposi, -..quando vuoi!-; avevo già dato lezioni private di ogni tipo, e non era certo un problema per me, tanto più che Marianna è davvero una bella donna, come dirle di no?

-anche subito?-, chiese lei?

Erano le 3 di pomeriggio di una soleggiata domenica primaverile. Accettai ed andai a casa sua.

Mi aprì con un sorriso radioso, i capelli biondi legati a coda di cavallo, una magliettina rosa abbastanza attillata da esaltare i fianchi magri e la sua seconda di reggiseno, ed in basso dei pantaloni di tuta grigi e delle pantofole.

-sai che sembri proprio una delle giovani studentesse a cui do ripetizioni?-, le dissi mentre ci davamo due baci sulle guance, e lei si mise a ridere.

-peccato che non sia poi così giovane!-

-se non sapessi quanti anni hai, ti darei la mia età, sul serio!-

Continuammo a scherzare ed entrammo nel salone, -ti ringrazio tantissimo per essere venuto subito, ho un grandissimo bisogno d’aiuto, non ci sto capendo nulla!-, disse indicando il libro aperto ed una miriade di fogli

Io la rassicurai: -non preoccuparti, a volte basta poco per perdersi, con la matematica. Ti aiuterò io e vedrai che diventerai la migliore della classe.-

Con queste buone intenzioni ci mettemmo al lavoro, e cercai di evitare di posare lo sguardo sulla scollatura che notavo ogni qualvolta si chinava per chiedermi qualcosa; anche il suo viso, contornato da un leggero filo di trucco, ed i suoi occhi azzurri erano un elemento di distrazione non indifferente, ma riuscì a restare concentrato ed a sciogliere i suoi dubbi.

Dopo quasi quattro ore avevamo finito; -bene, ora sei pronta per affrontare il compito, questa settimana- dissi, e mi alzai dal tavolo.

-grazie, sei stato gentilissimo, davvero..-, anche lei si alzò dalla sua sedia ed aggirò il tavolo rotondo, -..dimmi quanto ti devo-

-assolutamente nulla, l’ho fatto volentieri.. per te-

Si avvicinò ulteriormente a me, -mi sento in debito; ti prego, permettimi di sdebitarmi-

Le cinsi i fianchi e la strinsi a me, parlandole con voce bassa, suadente, nell’orecchio -se la metti così, possiamo trovare un accordo- e la baciai sul collo.

Sentì un sospiro da parte sua, e le sue mani si posarono sulla mia schiena, mentre le mie scendevano sui glutei, splendidamente sodi. Dai nostri corpi attaccati poteva sentire la mia erezione iniziare a stringere nei pantaloni.

Sognavo Marianna da anni, e il caso (o il destino) me l’aveva gettata tra le braccia.

Continuai a baciarle il collo e l’incavo delle spalle, e mentre le mie mani passavano sotto i pantaloni, seguendo le linee del perizoma, chiesi -dov’è Clara?-

Clara è la figlia quasi diciottenne di Marianna, una ragazzina tutta sua madre, anche fisicamente, ora che finita l’adolescenza le sue forme si sono ben definite; sembra la sua gemella, un po’ più piccola.

-non è in casa-, rispose mentre mi accarezzava i capelli sulla nuca. Perfetto, ero solo in casa con una donna che sembra avere tutta l’intenzione di andare oltre. Per qualche strano motivo, le sussurrai nell’orecchio -allora oggi avremo solo un assaggio, e se il tuo compito andrà bene, riscuoterò il mio premio-

-e quale sarebbe?- chiese mentre reclinava all’indietro il collo per lasciarselo leccare.

La sollevai per i glutei, mettendola a sedere sul tavolo, risposi -sarai tu il mio premio-, e presi a baciarla con foga sulle labbra.

Rispose con passione al mio bacio, e si avvinghiò con le gambe attorno ai miei fianchi, il mio membro che attraverso i pantaloni sfregava contro i suoi: sì, ero riuscito a stuzzicarla ed ora voleva averlo, e l’attesa del piacere completo mi eccitava ulteriormente.

Le sollevai la maglia mentre lei faceva lo stesso con la mia, e senza slacciarle il reggiseno le toccai i seni, massaggiandoli, palpeggiandoli e schiacciandoli contro di lei. Sentivo dal suo respiro che le piaceva, e dai piccoli movimenti del suo bacino capivo il suo desiderio. Ma non era il momento: volevo lasciarla con questo desiderio fino al momento del premio: allora avrebbe fatto qualunque cosa per me.

Mi abbassai i pantaloni, lasciando cadere anche i boxer: il mio sesso si ergeva duro e umido davanti al suo bacino; mentre spostavo le coppe del reggiseno per dedicarmi ai suoi capezzoli, mordicchiandoli e giocandoci con le dita, le sue mani scesero dal mio petto (né atletico ma nemmeno grasso, magro e definito nella media) fino al mio bacino. Mi accarezzò prima i peli pubici e poi lo prese in mano. E si fermò, presumibilmente a causa dei sensi di colpa

-oddio, che sto facendo, sei solo un ragazzo-, disse togliendo la mano ed allontanandomi dai suoi seni, che prontamente coprì.

Nuovamente l’abbracciai, e ripresi a parlarle all’orecchio -rilassati. Sei una bella donna, anzi, splendida, e io non sono più il ragazzino di una volta.. so che ti piace, non c’è nulla di male, e non verrà a saperlo nessuno, hai la mia parola-

Dovetti continuare a coccolarla e parlarci per almeno mezz’ora (tralascerò qui i dettagli per esigenze di spazio, e perchè sarebbe troppo ripetitivo), ma quando si sciolse e riprese a baciarmi, portai la mano sotto il suo perizoma, accarezzando la sua vagina depilata; quando cominciai a giocare con il clitoride le sfuggì un gemito e di sua spontanea volontà riprese il mio cazzo in mano, e iniziò a masturbarmi freneticamente, mentre le nostre lingue si incrociavano.

Feci scendere Marianna dal tavolo, le abbassai pantaloni e perizoma, e la misi a sedere su una sedia, con le gambe divaricate. Volevo farla impazzire, affinchè fosse completamente mia alla volta successiva, perciò mi inginocchiai e mi dedicai alla sua vagina, leccandola e succhiandola. I suoi umori mi colavano in bocca, inebriandomi ulteriormente; avrei voluto prenderla e scoparla subito, ma m’imposi di resistere, il piano era ormai ben delineato nella mia mente, e lei doveva restare con il desiderio con completamente appagato, per essere del tutto mia.

Continuai a leccare e toccare finchè un suo gemito più forte mi preannunciò l’orgasmo che la colpì subito dopo: con le mani sulla mia nuca tenne il mio viso ben stretto sul suo sesso, mentre il suo bacino si muoveva freneticamente. Di questo passo sarei impazzito io, prima di lei, inebriato dal suo stesso piacere.

Quando mi rialzai ce l’avevo ancora duro, e senza dir nulla fu Marianna ad avvicinarvi la sua bocca, mentre mi accarezzava le gambe con entrambe le mani. Lo infilò in gola per tre quarti della sua lunghezza, e poi lo tirò fuori; ripetè l’operazione più volte, mentre la incitavo tenendola per la nuca e per la coda dei biondi capelli; i suoi occhi azzurri che mi guardavano erano fantastici, non era bravissima a succhiare, ma stavo ugualmente godendo un mondo. L’apice fu quando afferrò i testicoli con una mano, e con l’altra prese a segarmi mentre lo percorreva con la lingua; vedeva il mio piacere nel mio sguardo, e ne era contenta.

Quando venni quasi mi tremavano le gambe, mentre lei ingoiava i fiotti di sperma che entravano nella sua bocca.

Ci rivestimmo, e prima di uscire, le dissi -allora fammi sapere come va il compito-

-avrai comunque il tuo premio-, rispose lei, sorprendendomi. Era davvero fatta! -hai qualche desiderio in particolare?- e dopo questa domanda, capì che ormai era davvero mia, wow! Non riuscivo a crederci.

-ti farò sapere dopo il compito, a presto-, le accarezzai il viso ed uscì, osservando radioso il tramonto di una giornata che non avrei dimenticato mai. E il bello doveva ancora venire.

 

Nei giorni successivi a quella domenica pomeriggio non riuscì a non pensare a Marianna, ancora incredulo per quanto accaduto, ma soprattutto desideroso di averla, di farla completamente mia. Speravo che anche per lei fosse lo stesso, con il timore che finito l’annebbiamento che il piacere le aveva dato, non mantenesse la sua promessa. La possibilità di un suo ripensamento mi angosciava, terribilmente. Era mercoledì notte, e quel giorno aveva svolto il compito, ma non si era fatta sentire. Avrebbe saputo l’esito il giorno dopo, perciò probabilmente per scaramanzia aveva preferito non dirmi le sue impressioni; ero comunque in ansia, preoccupato dall’eventualità che l’indomani non mi rispondesse. Optai per accantonare ogni pessimismo per l’indomani, proponendo a me stesso che se non mi avesse contattata, l’avrei fatto io, decidendo poi il da farsi in base alla sua risposta.

Perciò aspettai, e, come accade sempre quando si aspetta qualcosa di molto desiderato, la giornata di giovedì non passava mai, soprattutto perché piena delle già interminabili lezioni del mio corso.

Controllavo spesso il cellulare pur consapevole che non avrei saputo nulla prima del tardo pomeriggio.

E infatti, verso le 20 e 30, ricevetti un sms, ed il nome del mittente che comparì sul display era proprio il suo: Marianna. Nonostante l’attesa quasi febbrile, con una lentezza quasi innaturale schiacciai il pulsante per leggerlo: volevo sapere, ma al tempo stesso avevo paura che i miei timori fossero fondati, e che si fosse tirata indietro.

Decisi però di lasciare da parte ogni sega mentale, almeno prima di sapere il contenuto, che recitava pressappoco in questo modo: “ciao! Avevi ragione, è andato benissimo! Non immagini quanto sono contenta! Grazie mille, sei stato veramente fantastico.. in tutti i sensi..”

Ci pensai un po’ prima di scrivere la mia risposta: non volevo che vedesse il mio “premio” come qualcosa di esclusivo per il mio piacere, ma relativo ad entrambi; in questo modo sarebbe stato più eccitante, e avrebbe scongiurato maggiormente l’ipotesi di un suo ripensamento. Perciò nell’sms mi complimentai con lei, dicendole che io avevo solo dato un piccolo aiuto, ma che il merito era tutto suo. Le confessai di volerla vedere, e di non essermi fatto sentire per non disturbarla.

Nuovamente, riuscì a sorprendermi con la sua risposta, facendosi adorare ancora di più: “anch’io voglio vederti.. e non mi hai ancora detto i tuoi desideri..”

Mi stavo eccitando solo a pensarci, nessun ripensamento! Le dissi che avremmo soddisfatto assieme i nostri desideri, anche i suoi, e chiesi quando avrebbe avuto la casa libera. Concordammo per la domenica pomeriggio; le proposi di indossare ciò che aveva di più sexy, e rispose che avrebbe comprato qualcosa, per sorprendermi.

L’unica nota negativa al termine della nostra conversazione era che a domenica mancavano ancora due giorni.

E finalmente arrivò il grande momento. Mentre suonavo al citofono del suo condominio, sistemai le pieghe sulle maniche della mia camicia nera, e diedi uno sguardo ai pantaloni. Perfettamente in ordine. Rispose dopo poco e mi invitò a salire.

Quando fui sull’uscio mi aprì in accappatoio, i biondi capelli ancora bagnati.

“scusami, ho iniziato tardi a prepararmi!”

“figurati, sono io in anticipo”, le risposi sorridente. Era davvero bella.

“faccio in un attimo, ok? Tu accomodati pure”, e fuggì verso il bagno, senza darmi nemmeno il tempo di avvicinarmi alle sue labbra. mi sedetti sul divano, osservando di tanto in tanto il tavolo sul quale avevamo cominciato l’altra volta.. ed i pensieri fecero il resto.

Non so dire quanto tempo aspettai, ma l’arrivo di Marianna fu annunciato da un rumore di tacchi che proveniva dal bagno: voltai lo sguardo in quella direzione, e ciò che osservai basto a provocarmi un’erezione.

Ancheggiava come una modella sulle scarpe aperte e allacciate alle caviglie sottili; le gambe coperte (si fa per dire..) dalle autoreggenti con rifiniture in pizzo; poco più su indossava un tanga anch’esso in pizzo, e infine un babydoll a rete, semitrasparente, che non lasciava spazio all’immaginazione; il piccolo rinforzo al seno rendeva appena meno visibili i piccoli capezzoli chiari; a completare questa visione paradisiaca un velo di trucco scuro sul suo viso, e i capelli leggermente mossi che ricadevano morbidi sulle spalle; li tirò su, dietro la nuca, e girò su se stessa davanti a me, che nel frattempo mi ero alzato dal divano.

“come sto? Ti piaccio?” chiese con voce dolcissima nuovamente di fronte a me. Prima di risponderle la baciai avidamente sulle labbra, mentre la mia erezione si faceva ancora più prepotente e stringeva i pantaloni.

“dirti che sei bellissima e che mi piaci sarebbe troppo poco, controlla da te”, le risposi mentre le baciavo il collo vicino all’orecchio, e presa la sua mano la guidai sui miei pantaloni. Strinse con forza, facendomi male ai testicoli, ma non dissi nulla, e cominciai a palparle avidamente il sedere.

Tenendola a me mi sedetti sul divano, lei che a cavalcioni non smetteva di baciarmi e di farsi leccare il collo, mentre mi sbottonava freneticamente la camicia ed i pantaloni. Si staccò dalla mia presa, e scivolando giù cominciò a baciarmi lentamente il petto, mentre le sue mani esploravano il mio corpo. Sentivo le sue labbra roventi percorrermi, e la sua lingua che lasciava una leggera scia di saliva su di me. Mi abbassò pantaloni e boxer, e prese il mio sesso tra le mani mentre mi guardava negli occhi compiaciuta. Non riuscì più a resistere, e presi l’iniziativa; l’afferrai con decisione, ma senza farle male, e la distesi supina sul divano. Mi liberai degli abiti, e completamente nudo fui su di lei. La toccavo, baciavo, leccavo, senza sosta, volevo esplorare ogni parte di lei. Mi soffermai con la lingua sul suo interno coscia, avvicinandomi lentamente al suo sesso; bastò spostare appena il tanga ed il suo clitoride era già tra le mie labbra, che succhiavano avidamente, ancora più eccitato dai suoi gemiti e da Marianna, che con le mani sulla mia testa e le gambe attorno alla mia vita, mi ghermiva, mi teneva a sé. Mi comunicava il suo desiderio. Con le mani percorrevo le sue gambe fino alle caviglie, quelle autoreggenti le davano un tocco di eleganza e di erotismo che mi stava facendo impazzire; infilai un dito all’interno, era già bagnata ed i suoi umori cominciavano a colare, e quando passai al secondo dito le sfuggì un gemito, seguito dai movimenti del suo bacino, che piacevolmente accoglieva le mie dita.

Senza fermarmi risalì con la bocca sul monte di venere, e proseguì a baciare il suo corpo attraverso il sottile tessuto del suo babydoll; con l’altra mano abbassai la spallina destra, e la scollatura del suo abitino fece il resto, permettendomi di lasciar scoperti (che parolone.. come se prima fosse coperta), entrambi i seni, i capezzoli già eretti e terribilmente invitanti. Ovviamente non potevo resistere, e succhiai, baciai con piccoli morsi, toccai e massaggiai quei seni rotondi, morbidi e perfetti, che sembravano fatti apposta per la mia mano. Tirai fuori anche l’altra, coperta dei suoi umori, e mi leccai le dita davanti ai suoi occhi, che osservavano il mio pene eretto sfiorarle il tanga.

La osservai, mi gustai ogni centimetro del suo corpo, stavo letteralmente impazzendo; preferì non perdere tempo a toglierle nulla, e poi (s)vestita in quel modo era terribilmente sexy, così infilai un preservativo, e tenendole una gamba sollevata sullo schienale del divano, lo avvicinai al suo bel corpo; mi facilitò il compito spostando maggiormente il suo tanga, e per prolungare la sua attesa, la sua fame, mi chinai su di lei a baciarla sull’incavo del collo, e con il mio pene strusciai ripetutamente contro il suo corpo, attraversando le grandi labbra, ma senza entrare. Aveva il respiro affannato, percepivo il suo desiderio, come lei percepiva il mio; “avanti, fallo”, mi disse appena con un sussurro.

Quelle parole mi diedero una scarica di eccitazione, mi fecero perdere la testa; mi sollevai con il bacino, per osservarla completamente, e spinsi dentro di lei, facendolo entrare senza difficoltà, ed in risposta ricevetti un gemito più forte, quasi un urlo di liberazione; le lasciai un morso sulla sottile caviglia che tenevo sollevata, con l’altra mano l’afferrai per il bacino e presi a spingere, lentamente ma con forza; guardai il suo viso madido, i biondi capelli sciolti, i seni che dondolavano ad ogni spinta alla quale lei rispondeva con altrettanta foga, incitandomi con gemiti e sospiri a voce bassa, mentre con le mani cercava il mio corpo: fianchi, pancia, gambe, testicoli, accarezzava ogni parte di me, stringendo più forte quando le mie spinte le provocavano maggiore piacere; dopo poco sentì i fremiti del suo bacino farsi più intensi, più veloci, così mi distesi su di lei, dedicandomi al collo ed alle spalle, con l’unica accuratezza di non mordere troppo forte, per non lasciar segni.

Adeguai il ritmo delle mie spinte alle sue, muovendoci perfettamente all’unisono; i suoi gemiti si fecero via via più forti, ed anche i miei, soffocati sulla sua pelle.

Venni pochi istanti prima di lei, e mentre ancora continuavo a spingere e riempire il preservativo, sentì gli spasmi del suo orgasmo, e subito dopo un suo sospiro più disteso, rilassato.

Mi abbracciò tenendomi a sé, mentre sfilavo il pene prima che perdesse del tutto il proprio tono.

Mi diede un piccolo bacio sulle labbra e m’invitò a rivestirmi, mentre lei sistematasi il babydoll ed il tanga, si accese una sigaretta. Mi dava le spalle, e non riuscì a distogliere lo sguardo dalle sue gambe slanciate dai tacchi, dalle cosce avvolte nelle sottili autoreggenti, dal sedere dai glutei minuti ma sodi, ed anche dalla schiena, sulla quale ricadevano mossi i capelli. Era davvero splendida, ed io, appena rivestito, ero nuovamente eccitato. Marianna tuttavia non sembrava della stessa opinione, e poi, a giudicare dall’intensità dei suoi fremiti, doveva aver sentito diversi orgasmi durante il nostro rapporto. E, finita l’ebbrezza dell’orgasmo, riprese il controllo la ragione. Percepivo qualcosa di diverso in lei, forse erano tornati i ripensamenti, trasformandosi in rimorsi.

Tuttavia, prima che potessi dire o fare qualcosa, fu lei a parlare, senza voltarsi.

“non voglio complicazioni”, disse dopo aver espirato una piccola voluta di fumo, che si disperdeva nell’aria. Imbarazzato, biascicai un “come?”, e quando si voltò verso di me, notai del turbamento nei suoi occhi. “sei appena più grande di mia figlia, eppure.. mi sei piaciuto”

“anche tu.. moltissimo”, confessai

“mi fai stare bene, mi fai sentire giovane.. ma non lo sono, non può funzionare”

Mi avvicinai a lei, un po’ dispiaciuto per averla messa a disagio; eppure, desideravo che la cosa continuasse. “hai ragione.. sei una donna adulta, una madre stupenda.. ma nessuno può vietarti di sognare, di recuperare parte di quella giovinezza che il tuo corpo non ha perso, ma che i tuoi impegni di lavoro e di mamma ti hanno impedito di vivere pienamente”

“dove vuoi arrivare?”, mi interruppe lei, anche se il suo tono non era seccato, sembrava più.. interessato, impaziente; perciò andai subito al sodo: “viviamo le nostre vite come abbiamo sempre fatto, ma vediamoci in segreto. Senza impegno, quando è possibile per entrambi senza dettare sospetti..”, poi aggiunsi, “..so che non può funzionare e non voglio rovinarti la vita, ma quando vorrai, per un’ora o per un giorno intero, staccare dalla realtà e sognare, sarei davvero felice di sognare assieme a te, mi fai impazzire.”

Finalmente vidi un suo sorriso, “sei molto dolce. D’accordo, mi fa piacere stare con te, ci rivedremo, sempre se non sono troppo vecchia e flaccida per i tuoi gusti!” e si mise a ridere, coinvolgendo anche me. Scherzammo e ci punzecchiammo per qualche minuto, e sebbene desiderassi averla nuovamente, mi convinse ad andare, nel caso tornasse sua figlia. Avevo avuto il mio premio, e molto, molto di più: dopo quel pomeriggio, diventammo amanti.

Mi sveglio all’improvviso, quasi di soprassalto. La prima cosa che percepisco come appartenente al mondo reale e non a quello dei sogni è un leggero sussurro, “ehi.. ti sei svegliato”

Disteso supino, mi volto verso la voce, mentre pian piano i sensi intorpiditi ricominciano a tornare sotto il mio controllo. Marianna è accanto a me, su un fianco, con la mano posata sul mio petto; riesco a vederla appena, perché nonostante le persiane chiuse, piccoli fasci di luce attraversano le fessure, creando nella stanza una lieve penombra. Un lenzuolo copre la sua esile figura fino alle ascelle; realizzo di essere completamente nudo, con lo stesso lenzuolo fino all’altezza dell’ombelico.

“che ore sono?”, chiedo con la voce ancora impastata per il recente risveglio

Si stringe nelle spalle, “saranno le 6.. minuto di più, minuto di meno”

Con un fruscio di lenzuola si avvicina ulteriormente a me, posando il capo sulla mia spalla, mentre le dita giocherellano sul mio petto, grattando lievemente con le unghie; sento il suo profumo, e pian piano ripercorro con la mente gli avvenimenti delle ultime ore: approfittando dell’assenza di Clara, fuori un paio di giorni per vacanza, abbiamo deciso di concederci un weekend tutto per noi: cena all’aperto, sul terrazzo di un ristorante con vista sul mare, al lume di candela. Dimostrare qualche anno in più non è uno svantaggio, in certi casi, anzi… almeno, se sei in compagnia di una bella donna, le gente ti vede come un uomo, non si accorge che sei un ragazzo, a meno di leggere la tua carta d’identità.

Dopo la cena, una passeggiata sulla spiaggia; io vado avanti con tranquillità, lei rimane un po’ indietro, e decide di sfilarsi le scarpe; mi raggiunge, mi abbraccia, come il mare pigramente abbraccia un lembo di sabbia, ma a differenza di questo, non si ritrae. Ci scambiamo un bacio, sotto il riverbero della luce notturna sul mare poco distante da noi; due, tre… diventano una serie di baci, particolarmente appassionati, e, forse anche grazie all’aiuto del vino, arriva un irrefrenabile desiderio, la voglia da parte di entrambi di farlo, subito. Qui? No, troppo pericoloso, potrebbero vederci, conveniamo entrambi prima di lasciarci travolgere: casa sua, là non ci disturberà nessuno.

Ricordo poco o nulla del viaggio di ritorno, troppo impegnato a guidare più in fretta possibile, mentre di tanto in tanto la osservavo intenta a mangiarmi con gli occhi, con quegli occhi color del cielo; soltanto con lo sguardo riesce a comunicarmi ogni suo pensiero, ogni sua sensazione.

Finalmente siamo in casa, e attratte come due calamite, le nostre labbra si uniscono furiosamente, le lingue si intrecciano; gli abiti diventano troppo caldi, troppo pesanti per tenerli addosso; mi libera dei miei, le sue dita graffiano desiderose la mia pelle divenuta bollente; poi è il turno del suo vestito, che scivola giù quasi senza opporsi, ricadendo morbidamente a terra, seguito immediatamente dalla biancheria intima.

Andiamo nel suo letto, una piazza e mezza è più che sufficiente per entrambi, e la notte diventa unica spettatrice della nostra passione che sembra non appagarsi mai; quante volte l’abbiamo fatto? Non lo so, non me lo ricordo, devo averla anche sognata, e non riesco a distinguere il sogno dalla realtà; le ore sono passate come minuti, abbiamo trascorso la nostra prima notte interamente insieme, ed ora siamo ancora qui, nello stesso letto che ci ha accolto nel pieno del desiderio, ancora assieme.

Pensare agli avvenimenti di stanotte, e pensare a Marianna, nuda, accanto a me, è stato sufficiente a provocarmi un’erezione. Della quale si è accorta: “qui si è svegliato qualcun altro…”, sussurra con voce melliflua, e la mano che giocherellava sul mio petto lentamente scivola verso il basso, insinuandosi sotto il lenzuolo.

Sento le sue dita afferrare dolcemente il mio sesso, e prima che potessi fare qualcosa, aggiunge “bisogna dargli il buongiorno adeguato”; lo stringe con più forza, e mentre lentamente muove la mano, prima verso il basso, poi nuovamente verso l’alto, mi bacia sulle labbra, e comincia a scendere.

Con le labbra percorre il collo, poi il petto, soffermandosi con la lingua su un capezzolo, e poi ancora giù, senza abbandonare il trattamento che sta riservando al mio sesso completamente eretto, che sembra voler esplodere.

Scosta lentamente il lenzuolo, rivelando completamente il mio corpo, ed anche il suo, fino a poco prima coperto dallo stesso lembo di stoffa.

Le sue labbra si avvicinano all’inguine, e con la lingua risale a percorrere il pene per tutta la sua lunghezza, dal quale fuoriesce una piccola goccia di liquido, ad indicare il mio crescente piacere.

La raccoglie tra le labbra, che si schiudono fino ad accogliere il glande nella sua bocca. Alterna movimenti leggeri in cui mi lascia godere del calore della sua bocca a movimenti più veloci e frenetici della mano, mentre la lingua assapora l’estremità; sentirla ansimare poi, mi da alla testa.

Dopo esserle venuto in bocca però, devo ricambiare. “ora tocca a me…” le dico mentre la faccio distendere supina; con gli occhi segue ogni mio movimento, ed io, a differenza di lei poco prima, comincio a baciarla dal basso: dalle caviglie. Con la lingua seguo la linea delle sinuose gambe, dai polpacci fino all’interno coscia; lentamente le divarico, ed avvicino il mio viso al suo sesso, che assaporo con lunghe leccate. Percepisco il suo piacere crescere tramite il respiro che si fa accelerato, le mie mani corrono ad accarezzarle i fianchi, e risalgono fin sui piccoli seni, che massaggio con sempre maggiore intensità; non smetto di leccare, dando piccoli colpetti di lingua al clitoride, i movimenti del suo bacino si fanno più pronunciati, e quando stringo tra le dita i capezzoli le sfugge un grido; continuo a leccarla freneticamente, ho le labbra piene dei suoi umori ed un’erezione alle parti basse.

Dopo le contrazioni dovute presumibilmente ad un altro orgasmo, prende la mia testa tra le mani, e mi scosta da lei, facendomi rimettere nella mia precedente posizione supino. La guardo negli occhi, così piena di voglia, al punto da ricordarmi la serata precedente. Sale a cavalcioni su di me, afferra il mio pene e.. “aspetta!”, la interrompo, “..devo mettere il preservativo”; lei quasi si mette a ridere, gioca con il mio sesso sfregandolo contro il proprio, e mi risponde “stanotte eri troppo ubriaco per ricordarti che ho preso la pillola? Non l’hai indossato e vuoi metterlo ora?” In effetti, ero convinto che quel dettaglio appartenesse al mondo dei sogni, e non alla realtà, realtà che ora sta per ripetersi. “più che ubriaco, direi eccitato… da te” replico, e senza attendere altro, Marianna lo infila dentro di sé, iniziando a cavalcarmi. Le afferro le natiche e con il bacino rispondo ai suoi movimenti, ma mi blocca: vuole che stia immobile a godermi ogni istante. Appoggia le mani sul mio ventre, e si muove sempre più freneticamente, gemendo e ansimando senza sosta; i capelli e i seni ondeggiano ad ogni sua spinta, si solleva facendolo uscire fin quasi alla cappella e poi scende giù fino a sfiorare con il clitoride i miei peli pubici. Sto impazzendo, soltanto restare immobile mi è difficile, tanto è il desiderio di toccarla, baciarla. I gemiti diventano urla, i fremiti del bacino ritornano, e le spinte diventano più veloci e frequenti: è in preda ad un orgasmo; si muove ancora più freneticamente, sembra indiavolata, e inarca la schiena all’indietro, cambiando l’angolazione del mio pene dentro di lei; e mentre i suoi fremiti si placano con un ultima, lenta spinta, anche io raggiungo l’apice del piacere, e sento il mio seme fuoriuscire caldo ed essere accolto dentro di lei, che, forse percependo la stessa sensazione, si accarezza il basso ventre e mi sorride, sospirando appagata. Non ho mai avuto un risveglio migliore di questo.

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