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Racconti Erotici Etero

Io e Marta

By 15 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Io e Marta mentre facevamo l’amore amavamo spegnere la luce e nel buoi più assoluto, iniziavamo a raccontarci le nostre fantasie mentre iniziavamo a toccarci.
Probabilmente il buio serviva a togliere quell’ultimo velo di pudore che poteva esserci nel confessare di voler essere posseduti da un altro uomo; o il desiderio di voler essere visti dalla propria compagna godere di un’altra donna.
In ogni caso nel buio emergevano le nostre voci che narravano di fantasie, ma ci rendevano inconsapevolmente tranquilli di avere di fronte a noi la persona amata.

Marta amava la narrazione di storie che coinvolgessero altri uomini, e questo mi procurava eccitazione ma al tempo stesso timore, in quanto Marta doveva essere solo mia, solo io avrei dovuto possederla.
In occasione del suo trentacinquesimo compleanno, decisi che era giunto il momento di esaudire la fantasia di Marta.
Decisi che una scopata non avrebbe turbato il nostro rapporto, ormai consolidato da anni di convivenza, decisi quindi che Marta avrebbe finalmente assaporato un altro cazzo.

Decisi che il tutto si sarebbe dovuto svolgere a sua insaputa e per non farle sospettare nulla decisi di fargli il “regalo” la sera prima del suo compleanno.

La cosa che più mi preoccupava era il dopo, già immaginare che uno potesse scoparsi Marta era pesante, sopportare il fatto che lei avrebbe sicuramente goduto di un altro ed infine avere questa persona li tra noi due dopo l’orgasmo. Dovevo trovare una soluzione a questo.

Organizzai quindi una cena per la sera prima del compleanno di Marta in un agriturismo sulle colline del Monferrato.
Chiesi a Marta di vestirsi da troia, amavo vedere gli sguardi degli uomini che avrebbero desiderato fottersela e crogiolarmi del fatto che lei fosse solo mia. Volevo poterla toccare e sentire la sua figa bagnata, volevo poterla portare in bagno e scoparmela senza chiedere il permesso.

Lei amava vestirsi da troia solo quando uscivamo noi due da soli, non avevo mai visto Marta in tutti questi anni vestirsi in maniera provocante o vistosa al di fuori di quando era con me.
Lei sapeva che quando si vestiva cosi il mio cazzo era perennemente in tiro e pretendeva che io indossassi sempre pantaloni talmente attillati al punto che chiunque potesse accorgersi della mia erezione.
Lei era puttana per me, ma voleva che il mondo vedesse che me lo faceva tirare come e quando voleva. Amava poi quando eravamo in giro toccarmi da sopra i pantaloni per poi allontanarsi immediatamente appena notava il sopraggiungere di qualcuno e vedere il mio imbarazzo agli sguardi scandalizzati della gente.

Cenammo a lume di candela e Marta mi chiese come mai avessi organizzato la cena il giorno prima del suo compleanno, io gli risposi che avrei desiderato passare tutto il giorno del suo compleanno a casa noi due soli, e come regalo l’avrei servita e ubbidita in tutto e per tutto per l’intera giornata, qualsiasi desiderio lei avesse espresso.

Quella sera le regalai un piccolo ovetto vibrante comandabile a distanza, le chiesi di andare nel bagno e di appoggiarselo sul clitoride. Lei si alzò immediatamente dalla sedia dirigendosi verso il bagno.
Quando fu arrivata la chiamami al cellulare, lei iniziò a raccontarmi ciò che stava facendo ed io azionai il telecomando del ovetto e mi godetti l’orgasmo di Marta al telefono.
Quando tornò da me ancora rossa in viso mi racconto che mentre era in bagno a provare il mio regalo erano entrati una coppia, aveva udito che i due amoreggiavano allorché aveva deciso di aprire al porta del bagno dove si trovava mostrando ai due la sua fantastica figa in preda ad un meraviglioso orgasmo.
Al termine della cena, lasciammo l’agriturismo e ci incamminammo sul sentiero che portava al parcheggio, di li partiva anche una stradina che portava verso una fitta macchia boschiva che conoscevamo bene in quanto amavamo camminare per boschi alla ricerca di funghi e posti dove poter scopare all’aria aperta.

Presi Marta per la mano e la tirai verso il sentiero che portava al bosco, Marta mi seguì senza dire nulla, sapeva che volevo scaricare il mio cazzo da tutta la voglia che avevo accumulato in corpo dal suo orgasmo nel ristorante.

Camminando sotto una luna piena che ci faceva da guida raggiungemmo in fretta un piccolo spiazzo dove eravamo soliti fermarci a scopare durante le nostre scampagnate.
Amavamo quel posto perché vi era un sasso che pareva essere una splendida poltrona dove adagiarla per poterla prendere sia da dietro che da davanti.

Lei, appena giunti allo spiazzo, iniziò prendere la mia mano e passarsela prima sui suoi capezzoli turgidi, poi sulla sua figa bagnata. Mi slaccio i pantaloni e iniziò a succhiarmi il cazzo, infilandomi immediatamente un dito nel culo. Io feci molta fatica a trattenermi anche perché l’eccitazione era tanta e lei sapeva farmi arrivare immediatamente al punto di non ritorno.
Le chiesi di stringere forte nella sua bocca il mio cazzo per fermare lo sperma che stava per uscire dall’asta del mio cazzo e riempirle tutta la sua bocca. Fu dura ma riuscii trattenermi.

La feci adagiare sul sasso con le gambe spalancate per poter infilare la mia lingua nella sua figa odorosa di piacere, lei si appoggio al sasso, si slacciò la camicetta ed iniziò a toccarsi i capezzoli chiedendomi di raccontarle una fantasia.

Iniziai a raccontarle che mentre continuavo a leccarle la figa introducevo dentro di lei un dito per andargli a stimolare il suo punto preferito, poi all’improvviso compariva dal buio un uomo che avrebbe iniziato a morsicargli i capezzoli e baciarla, e cosi accadde.

Lei capì a quel punto che ciò che io gli stavo raccontando sarebbe accaduto e mi pregò di continuare.
Gli dissi allora di prendere in bocca il cazzo dello sconosciuto ed iniziare a spompinarglielo.
Poi le dissi di sdraiarsi a terra e mentre io continuavo a masturbargli il clitoride e stimolargli la figa, un altro uomo avrebbe preso il suo culo sfondandoglielo e cosi avvenne.
Lei urlava dal piacere, ma mi insultava perché la stavo facendo sfondare da altri, ma più mi insultava più godeva.

Raggiunse l’orgasmo in maniera violenta mentre il primo gli sborrava sulla faccia e il secondo gli riempiva il culo del suo sperma. Continuava a chiamarmi bastardo, a quel punto i due sconosciuti scomparvero nel bosco e io finalmente sfondai la figa di Marta, bagnata come non mai per aver goduto d’altri, iniziai a chiamarla troia ed a insultarla per aver goduto d’altri e più la insultavo più lei godeva, venni dentro di lei sfondandola con tutta la forza di cui disponevo. Fummo felici di aver goduto entrambi di questa esperienza ed iniziammo a baciarci nuovamente. Raggiungemmo velocemente casa e ricominciammo fare l’amore per tutta la notte. L’indomani ci svegliammo ed era tutto come se nulla fosse mai accaduto, se non che era rimasto sulle mutandine di Marta l’odore di altri, e da allora ogni volta che vuole fare l’amore rimette le stesse mutandine.

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