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Racconti Erotici Etero

io e te, Noi

By 18 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Il momento è sospeso, come una bolla di sapone nell’aria. Forse perché è un sogno, o forse perché tu, con il tuo sguardo attento e il tuo corpo caldo, riesci sempre a farmi dimenticare del mondo lì fuori. Rivolgo una rapida occhiata all’ambiente circostante, rapida abbastanza per non capire davvero dove siamo e sopratutto per realizzare che non mi importa nulla. I nostri corpi si distendono sul materasso. Le coperte sono fresche, un tocco di freddo che certo non placa il calore che sta nascendo.

 

Mi spingi violentemente sul cuscino, e monti sopra di me lentamente, muovendoti come una gatta dall’eleganza innata. I tuoi occhi non si staccano dai miei, poi le tue labbra cercano le mie e dopo averle trovate, ogni sensazione si amplifica all’istante. Sento il profumo dei tuoi capelli sul mio viso, il peso del tuo corpo bollente che insiste dolcemente sul mio, il sapore della tua bocca che mi ricorda belle sensazioni perdute, ricordi d’altri tempi. Ti stacchi, mi dai un’ultima occhiata, e poi il tuo viso inizia a scendere.

 

Mi baci dappertutto, assapori qualunque cosa che incontri sul tuo cammino. Sei al mio ombelico e mi fai un po’ di solletico. Certo è solo un attimo, tutto il resto dei miei pensieri è concentrato su una voglia animalesca che mi sorge spontanea. Ti muovi lentamente di proposito, mentre la tentazione di afferrarti la testa e spingerti lì dove voglio che tu sia aumenta vertiginosamente. Tu lo sai e ti diverte. Vuoi vedermi soffrire, e poi dopo, completamente in balia dei tuoi desideri, deciderai forse di liberarmi e di darmi una ricompensa. Quindi mi sbottoni i jeans al rallentatore, lasci che il tempo scorra.

 

I miei respiri iniziano a farsi veloci, il cuore fa il suo concerto dentro al petto. Credo di non poter più resistere, non mi sembra di aver mai sentito il boxer così stretto come in questo istante. Fai un leggero mugolio, come un’anticipazione dello spettacolo che intendi dare da lì a qualche momento. Mi fissi profondamente negli occhi, anche da laggiù, così distante e così vicina, e poi, in un attimo che mi sembra infinito, mi abbassi i boxer e inizi la tua opera.

 

Chiudo gli occhi e lascio che siano le sensazioni a comunicare per me. Il calore della tua bocca arriva come un dono divino, qualcosa che avevo desiderato da tanto ma che non avevo mai osato chiedere. Mi avvolgi completamente, finché un nuovo impulso mi guida e mi fa aprire gli occhi. Ti guardo, perché ti voglio guardare, perché vuoi essere guardata. Si sa, nulla eccita più dell’immagine visiva che chiaramente, senza fraintendimenti, ti mostra la realtà che hai tanto agognato. Ed è quella che volevo, e mi piace definirla crudemente per quello che è: mi stai succhiando il cazzo, come se non volessi altro da tutto il mondo.

 

Passano pochi istanti e mi sembri molto più a tuo agio di tante altre che ho visto fare la stessa cosa. Succhi fino in fondo e poi risali, e mi guardi negli occhi come per dire “guarda la tua scimmiotta cosa ti sta facendo“. Diamine, quanto sei porca. Lavori di lingua come se fossi un’esperta affermata da anni, vai su e giù come se stessi gustando il gelato più buono di tutta l’estate. Poi torni su, ancora lentamente, e le tue labbra lo accolgono di nuovo nella tua bocca. Resti lì, indugiando su quella che sembra essere la tua parte preferita. È fantastico, ma non mi basta, voglio di più.

 

Porto le mani alla tua testa, afferro saldamente i tuoi capelli, e con un solo rapido movimento ti faccio affondare fino in fondo, tutto il mio cazzo dentro la tua bocca. Si, è così che voglio, ed è così che vuoi anche tu. Lo so. Forse non lo ammetteresti e vorresti continuare la tua opera liberamente. Ma la mia mano spinge la tua testa più in basso quasi fino a farti soffocare. I tuoi gemiti mi dicono che stai godendo e che non vuoi che finisca, quindi ti lascio libera giusto per rifiatare, giusto per quel momento, poi non ti concedo più niente e ti constringo a immergerti ancora. Su e giù, su e giù, la mia mano ti impone di essere veloce ma tu lo sei anche di più da sola, senza la mia guida. I suoni si alternano fra loro. Succhi e gusti, gemiti e ansimi.

 

Continui a succhiare il mio cazzo come se non avessi voluto fare altro. Mi guardi ancora con uno sguardo voglioso che sembra tutt’altro che soddisfatto. Sei così fottutamente brava che, in un pensiero ironico, mi viene da pensare che in tutti i pomeriggi di studio tu faccia pratica anche di questo. D’un tratto ti decidi a concludere. Porti la tua mano alla base dell’asta mentre la tua lingua fa disegni e cerchietti sulla punta. Inizi a muovere la mano violentemente. Vuoi farmi venire e non ammetti obiezioni. Sono completamente sotto il tuo comando, ogni tuo desiderio è un ordine al quale non posso sottrarmi. Sono tuo, tutto tuo.

 

I respiri sono velocissimi e i muscoli iniziano a contrarsi mentre il tuo sguardo da porca continua a fissarmi per dire “avanti, ho sete, tanta sete!“. Non resisto più e le mie mani stringono le coperte. La mia testa va all’indietro mentre tu mi porti completamente al miglior orgasmo mai avuto. Uno schizzo ti colpisce la guancia, subito dopo lo prendi fra le labbra e il mio cazzo scompare di nuovo nella tua bocca vogliosa. Appoggio la mia testa al cuscino e chiudo gli occhi, mentre avverto tanto calore aumentare fra le tue labbra. Passa qualche secondo e tu giochi con la lingua, poi ingoi tutto.

 

Aspetti che ti veda per finire di gustarti ogni cosa. I nostri sguardi si incrociano e tu porti il dito al bianco che ti cola dalla guancia. Prendi tutto ciò che va preso per non sprecare niente e te lo passi fra le labbra. Quella visione rende completo e indimenticabile il momento appena vissuto. Così i muscoli si rilassano e respiro con più calma. Passa un solo istante e capisco che, seppure sono venuto nella tua bocca soddisfando qualsiasi desiderio, la mia voglia di te non si è affatto scemata. E sopratutto, ora voglio essere io a farti stare davvero bene.

 

Ti porto su e tu sali senza esitazioni. I nostri visi tornano vicini e tu mi baci. So che lo vuoi, so che per te è importante. Senza nessun problema avverto il mio sapore sulle tue labbra e lo accolgo come un qualcosa che di fatto non è più mio, ma nostro. Il cuore mi suggerisce che forse, adesso, in questo istante sconnesso dal tempo, mi è concesso sentirmi libero, insieme a te. Così ti sbatto forte contro il materasso, ora sei tu che da sotto mi fissi, in attesa. I miei baci ti circondano il viso. Mordo il tuo orecchio come tanto ti piace e scendo sul tuo collo.

 

Non te l’ho mai detto, e non so perché. Ma amo il tuo collo. Adoro la pelle che lo circonda. Sembra neve liscia su cui passare tutta la vita a sciare, profuma e ti invita a restare lì e non andare mai via. Scendo, con calma, sui tuoi seni, che una volta ho visto e mai più dimenticato. Ne afferro uno nella mano mentre le mie labbra concedono tutte le attenzioni del mondo all’altro. La mia lingua circola attorno al tuo capezzolo, finché non lo stringo saldamente fra i denti. Ti sento sussultare, un piccolo gemito esce dalle tue labbra. Si, oh si, è quello che voglio. Voglio saperti mia, tutta mia, solo mia, fino in fondo mia. Ora che tutto il resto del mondo ha smesso di esistere.

 

Resto lì per qualche altro istante, ma sono spinto ad andare più giù, come un richiamo lontano ma potente. Un po’ come le onde del mare verso la terra, io arrivo alla fonte del tuo piacere con la stessa voglia di completezza. È facile toglierti i jeans e restare lì attorno ai tuoi slip. Mi basta poco per capire che sei bagnata, incredibilmente bagnata. Fare così tanto la porca deve aver eccitato forse addirittura più te che me. Ti sfilo gli slip e mi concedo un momento per me. Sono nella tua intimità più profonda ora, voglio esserci e ci voglio restare.

 

Le mie labbra si rivolgono però all’interno delle tue coscie e salgono al monte di Venere. Si, tranquilla, me lo ricordo bene come piace a te. Tu non vuoi tutto subito, vuoi goderti il cammino per arrivare alla meta. Vuoi essere sfiorata, vuoi essere immersa lentamente nel piacere più assoluto. Così faccio, siamo insieme sulla stessa strada. La mia lingua inducia sul tuo pube. Sento i tuoi gemiti moltiplicarsi e i tuoi respiri farsi più affannati. Oh si, lo vuoi, lo sento che lo vuoi. Non lo dici ma sento il tuo corpo pregarmi.

 

Le mie dita così scorrono fra le labbra della tua figa e le divaricano lentamente. La mia lingua cerca il tuo clitoride e quando lo trova, il tuo gemito istantaneo e repentino mi assicura un biglietto di sola andata per il tuo piacere. Le mie dita entrano dentro di te prima dolcemente, poi, sentendo anche in me l’eccitazione rinascere, inizio ad essere più veloce. Continuo a leccare e a tratti qualche morso leggero. Stacco le mani e afferro le tue gambe per alzarle e spalancarle quel tanto in più di cui sento di aver bisogno, e poi ritorno con il mio viso sulla tua figa, bagnata come non immaginavo neanche fosse possibile. Mi afferri la testa, tirando i capelli. Mi spingi in giù e ansimi, ansimi e non smetti di ansimare. Lo vuoi, sempre di più, vuoi solo quello in tutto il mondo, vuoi solo me e la mia lingua fra le tue labbra umide. Vuoi solo me, fra sette miliardi di persone, vuoi me, adesso, fra le tue gambe.

 

Passano minuti, non so quanti, forse anche dieci o appena due, e sento il tuo bacino andare avanti e indietro, quasi in armonia con i movimenti della mia lingua. Giro vorticosamente intorno al clitoride, ancora, senza stancarmi mai. I tuoi gemiti si fanno notevolmente più pesanti, sei sempre più bagnata e so che ci sei quasi. Si, scimmiotta mia, ci sei quasi, ci siamo quasi. La tua mano stringe con forza i miei capelli. Mi fai male, ma ci sta tutto. L’altra tua mano afferra la coperta, tanto fortemente che mi sembra possa strapparsi da un momento all’altro. Le tue gambe si stringono attorno alla mia testa come per tenermi stretto lì e non farmi più fuggire via. È un solo istante lungo come tutto una vita. I tuoi muscoli si irrigidiscono, i tuoi respiri si fermano e un solo grande urlo invade tutto il tuo universo.

 

Vieni senza più ostacoli o limiti. Sei dappertutto e dovunque, libera. Sei mia e io sono tuo. Noi siamo noi. Restiamo così per altro tempo, apparentemente interminabile. I tuoi respiri iniziano a regolarizzarsi, tu ansimi ma lentamente ti ammutolisci. Così risalgo dolcemente, baciandoti dovunque durante la mia risalita. Le nostre bocche si incontrano ancora, e poi, come se fosse il gesto più naturale, ci abbracciamo. E ancora, senza mai stancarsi, i nostri sguardi si incrociano. Nei tuoi occhi vedo ancora viva la scossa dell’orgasmo appena provato, i tuoi occhi che non sono mai stato in grado di decifrare, e spero tanto di non riuscirci mai, perché questo mi ricondurrà sempre da loro. Tu ti giri di fianco e io sto dietro di te, stringendoti forte.

 

Affondo il viso fra i tuoi capelli, ancora, respirando a pieni polmoni la tua essenza, per non dimenticarla mai, mai, mai più. Sento il tuo corpo caldo trovare un suo riposo, soddisfatto e sazio. Le mie braccia ti cingono e tu chiudi gli occhi, cullata e protetta. Lo sappiamo che lì fuori c’è il resto del mondo che può distruggerci, farci a pezzi e annientarci. Lo sappiamo che la vita è più complicata di quanto temessimo in partenza. Ma non importa. No, non adesso. Adesso che dopo tanto tempo inutile siamo insieme, adesso che abbiamo finalmente ritagliato il nostro angolino di universo. Adesso che tutte le ansie e le paure sono andate finalmente via, lasciandoci la libertà di essere liberi. No, non importa più nulla, adesso che tutto sembra avere senso, adesso che tutto sembra essere al posto giusto, adesso che io e te siamo tornati a essere noi.

 

 

 

 

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È bello risentire la tua voce al telefono. Ricordo come, anni fa, ti dicevo che era diventata la colonna sonora più bella della mia giornata. Era vero. E adesso, dopo così tanta distruzione, fa ancora quel suo magico effetto. I tuoi sono sussurri che si mescolano al silenzio della notte, la notte che ci trasforma come ha sempre fatto. Sei nel tuo letto sotto le coperte calde. Ti chiedo di dirmi dove sono le tue mani. Mi rispondi che riposano sulla tua pancia. Io sorrido. So che fra poco scenderanno più in basso, so che tu ti opporrai inutilmente, so che tu lo vuoi prima ancora che io inizi a sussurrarti. Hai lasciato il mondo chiuso fuori, lontano dal tuo letto dove ora accogli soltanto me.

 

Mi immagino al tuo fianco e ti descrivo ogni particolare. Tu mi implori di fermarmi. “smettila” mi sussurri. Ma è un sussurro che nasconde un desiderio crescente che non vuole conoscere restrizioni. Io continuo, descrivendoti cosa farei, come guarderei, cosa sentirei. Giochiamo ancora un po’ finché tu finalmente cedi. Le mie mani fra le tue gambe, i tuoi occhi chiusi e la tua bocca leggermente socchiusa. “le senti le mie dita dentro di te?” ti sussurro. Tu rispondi con un “si” accennato, sotto forma di gemito. Perché si, è così. Le tue mani sono alla fonte del tuo piacere. Hai incominciato senza neanche accorgetene, guidata dalla mie parole. Mi sembra di sentire la tua figa bagnata e vogliosa. Mi sembra di essere davvero lì con le mie dita fra le tue gambe.

 

Lo so che vorresti urlare, urlare al massimo della voce. Non puoi. E’ notte tarda e di là c’è tua madre a dormire. Questo ti eccita ancora di più. Trasforma questo momento in un istante da tenere nascosto, qualcosa da fare all’ombra del mondo e da tenere segreto. Apri le gambe e vai più in profondità con le tue dita che senti mie. “avanti, fammi sentire come godi” ti dico. Tu inizi a gemere in continuazione, respirando frettolosamente e riuscendo, non so con quale forza, a trattenerti dal gridare a squarciagola. Stai per venire, lo capisco dal tuo ansimare.

 

Ti sussurro qualche altra porcata giusto per infiammare ancora di più la porca che è in te, così assatanata e vogliosa che nulla potrebbe fermarla dall’avere quello che desidera. So che in questo istante faresti di tutto, senza inibizioni. Ora hai voglia di sesso, tanto puro genuino sesso. Ma in tua compagnia ci sono solo le tue dita, le mie dita, le nostre dita. E vieni, senza più trattenerti. Piomba un silenzio che è carico di appagamento. Dormirai saporitamente questa notte. E forse sognerai anche, cullata dalla pace che ora il tuo corpo ha finalmente raggiunto. Ci rivedremo, prima ancora che tu possa desiderarlo. Sapendo questo, attacco il telefono.

 

 

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