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Io, mamma

By 17 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo spettacolo inizia alle 21, in un teatrino di Torino. Giulia, la piccola (piccola si fa per dire) recita in una compagnia amatoriale che fa il suo debutto proprio stasera. E ci andiamo tutti, a vederla. Io, Mara (l’altra mia figlia, quella più grande), il marito di Mara e tutti i loro amici. Ragazzi che sono circolati per casa sin da quando erano piccoli. Mancherà, ovviamente, mio marito, loro padre. Lui se n’&egrave andato da anni. Si fa vivo, a volte, per i compleanni o per le feste comandate.
Passa Mara a prendermi. Lei ormai abita a Torino, ma era da queste parti per lavoro, e allora mi dà uno strappo. E poi ci riporta indietro, alla fine dello spettacolo. Me, Giulia, che abita ancora con me, e Federica, l’amica del cuore di Giulia che, ovviamente, recita con lei.
Lo spettacolo &egrave carino. Amatoriale, ovviamente, ma carino. Usciamo dal teatro, e aspettiamo che Giulia e Federica ci raggiungano. Ci mettono un po’ di tempo: si devono cambiare, struccare, salutare tutti… Rimango a parlare con Mara e gli altri amici. &egrave l’inizio della primavera, anche all’aperto si sta bene.
Finalmente arrivano. Io finisco di parlare con un paio di amiche di Mara, quando Giulia si avvicina: ‘Senti, io e Fede ci fermiamo a dormire da Mara. Vogliono andare a festeggiare…’.
‘Se va bene a loro per me non c’&egrave problema… Solo che devo tornare a casa…’
Mara si offre di portarmi a casa, e poi raggiungerli dopo: ‘Oppure, se vuoi, puoi andare con Roby. Lui torna indietro adesso’.
Roby, cio&egrave Roberto, &egrave uno dei loro amici che mi circola per casa sin da quando &egrave piccolo. L’ho visto crescere, praticamente. ‘Se non &egrave un problema per lui, per me va bene’.
‘Nessun problema’, dice lui. E lancia un sorrisetto a Mara e Giulia che non riesco ad interpretare.
Saliamo in macchina, e parliamo del più e del meno. E senza che me ne renda conto inizia a darmi del tu. Non &egrave un problema per me. Molti loro amici e amiche lo fanno da tempo.
‘Senti, ti spiace se ci fermiamo solo a mangiare qualcosa di veloce? Non ho fatto cena, e ho una fame che la vedo’.
Mi sembra brutto dirgli di no, del resto mi fa un favore portandomi a casa: ‘Sì, sì, non c’&egrave problema, figurati’.
Ci fermiamo in una birreria che &egrave di strada, anche se per trovare parcheggio giriamo come matti. ‘Che prendi?’, mi chiede.
‘Mah… solo qualcosa da bere’.
Ordina lui: un panino, enorme, e due medie scure. Una media..e chi l’ha mai bevuta tanta birra in una volta sola. E scura per giunta. Comunque un po’ per volta va giù. E la sento darmi un po’ alla testa. Ma &egrave una sensazione piacevole. Faccio un salto in bagno prima di partire, e quando torno al tavolo trovo due bicchierini: ‘Cos’&egrave?’
‘Vodka. Non si può finire una serata piacevole senza un goccetto tosto’, e la beve d’un fiato. Dovrei rinunciare, ma sarà la serata piacevole, sarà la birra, lo butto giù d’un fiato anche io. E mi sento subito completamente sbronza. Infatti quando usciamo faccio fatica camminare: ‘Non ti preoccupare. Ti tengo io’. E mentre lo dice mi abbraccia. MI sembra un po’ strana la cosa, ma quel braccio intorno alla vita &egrave piacevole. E poi mi aiuta a non cadere. Finalmente arriviamo alla macchina. Lui mi apre la porta e mi guarda: ‘Sei veramente una compagnia piacevole’, e mentre lo dice mi da un bacio sulle labbra. Una cosa tenera, veloce, rapida. Quasi innocente.
Salgo, un po’ sconcertata. ‘Non solo sei una compagnia piacevole, ma sei anche una gran bella donna… e hai due gambe da favola’. E mentre lo dice mi mette una mano sul ginocchio. Dovrei dirgli di levare la mano, ma d’altra vorrei che salisse… &egrave l’alcool che mi dà alla testa. Non sapendo comportarmi, faccio la media: gli lascio la mano li dove sta, ma tengo le gambe ben chiuse per non incoraggiarlo.
Quando arriviamo sotto casa, ferma la macchina e mi dice: ‘&egrave stato molto piacevole’. Poi non mi dà il tempo di rispondere, e mi dà un secondo bacio. Questa volta &egrave meno tenero, meno innocente. Questa volta la sua lingua si infila nella mia bocca, che trova aperta, cosa che sorprende anche me, e accarezza la mia lingua.
‘Mi fai salire così beviamo ancora qualcosa?’
Dovrei dire di no, dovrei dirgli di andare a casa. E invece dico: ‘Ok’. Che poi &egrave una parola che non dico mai.
Saliamo. Mi prende per un braccio e mi fa girare verso di lui. E mi bacia di nuovo. Come prima, in macchina. Anzi, anche di più se possibile. E mentre mi bacia le sue mani corrono su di me… sui fianchi, sul culo. Una si infila sotto la gonna, mi accarezza tra le gambe. So che dovrei fermarlo, ma la birra, la vodka e l’eccitazione non mi fanno trovare le parole giuste. Lui invece le trova: ‘Senti come sei bagnata… hai voglia anche tu, vero?’. Non mi da tempo il tempo di rispondere. In un attimo siamo nella camera da letto. Mi sdraia. Si sdraia accanto e me e senza staccare la sua bocca dalla mia continua a toccarmi. Poi mi sbottona la camicetta, e mi fa volare via il reggiseno. E solo allora stacca la bocca dalla mia. La stacca e inizia a leccarmi i capezzoli. Li succhia. Li morde. Poi prende la mia mano, e se la mette tra le gambe. &egrave da tanto che non tocco più un uomo così. Davvero tanto. &egrave una sensazione bellissima. Senza rendermene conto sento la mia mano che gli abbassa la cerniera, e gli entra nei pantaloni. Lui si alza di colpo, si sfila la maglietta, i pantaloni e i boxer. Poi mi leva le gonna e le mutandine. Lo lascio fare. Ormai non faccio più resistenza. Si sdraia accanto a me, mi mette un braccio sotto il collo e mi fa sollevare. Capisco cosa vuole. Lo prendo in bocca, anche se non sono certo un’esperta di queste cose. Ma non devo cavarmela male a giudicare dai suoi gemiti. Poi mi sdraia di nuovo, mi sale sopra. E mi entra dentro. ‘Dio quanto sei bagnata….. avevi voglia vero?’
‘Si…’ e gli prendo la testa e lo bacio io questa volta. Poi mi fa salire su di lui, e mi scopa così. Poi mi fa mette a quattro zampe, e mi prende da dietro. ‘Te la voglio leccare…’ mi dice ad un certo punto. Mi sdraia di nuovo, mi spalanca le gambe e ci mette la testa in mezzo. E me la lecca. Divinamente. L’attimo di vergogna per essere così aperta davanti ad un ragazzino cessa appena inizia a leccare. Gli vengo in bocca. E poi vengo ancora. E poi… chi se lo ricorda. Mi posiziona a suo piacimento, e mi scopa a lungo. Poi, mentre mi &egrave sopra, lo sento venirmi dentro. Ci baciamo ancora. Poi vado in bagno, e quando torno mi dice: ‘Dormo qui… vieni’. Mi metto accanto a lui. Non so che ora &egrave. Ma &egrave tardissimo. Ci addormentiamo subito.
Quando ci svegliamo &egrave giorno da un pezzo. Ci metto un po’ a capire cosa &egrave successo. Sono dibattuta tra il rimorso, la vergogna e la voglia di farlo ancora.
Lo guardo negli occhi: ‘Senti, &egrave stato bello. Molto bello. Ma non una parola con loro, capito?’
Lui sorride. Si alza, prende il cellulare dai pantaloni e fa un numero: ‘Ciao Giugiu… si tutto bene, sono ancora a letto con lei…. ok passamela. Ciao Mara… notte di fuoco… poi ti racconto. E anche la mattinata promette bene…ok te la passo’. Mi passa il telefono e intanto mi infila di nuovo una mano tra le gambe. Rispondo sconcertata: &egrave Mara. ‘Allora, so che ti sei divertita eh… – e ride – Ma so anche che hai da fare, per cui ti lascio. Poi pero mi racconti tutto. E se no me lo racconta Roby…’.
Mi prende il cellulare e lo butta sul tappeto. ‘Che significa?’, gli chiedo.
‘Dopo, ne parliamo dopo’. La sua mano &egrave tra le mie gambe. Che dovrebbero stare chiuse. Che dovrebbero opporsi. Invece si aprono. La sue dita mi entrano dentro, la sua bocca &egrave sulla mia.
Poi mi prende per un braccio e mi mette a quattro zampe sul bordo del letto. Lui &egrave dietro di me. Mi tocca, mi apre. Mi guarda. E questo fatto, il fatto che mi guardi come nessuno ha mai fatto prima, mi dà i brividi. Poi sento la sua lingua. Calda. Prima leggera, poi più decisa. E non capisco più niente.
Le mani mi afferrano sui fianchi. Lo sento duro dietro di me. Ci mette un secondo ad entrarmi dentro, talmente sono bagnata. All’inizio &egrave delicato, poi diventa sempre più forte, sempre di più.E io vengo. DI nuovo. Se ne accorge. Esce, e mi lecca di nuovo. Poi sale un po’, e mi lecca dove nessuno l’ha mai fatto prima. Mi tocca. Poi entra con un dito.
‘Non l’hai mai fatto così?’
‘No’, sussurro.
‘Beh, c’&egrave sempre una prima volta, non credi?’
Non rispondo nulla, tanto lo so che alla fine lo lascerò fare. Mi lecca ancora, a lungo.
‘Rilassati, stai rilassata’.
Lo appoggia, e poi inizia a spingere. Non riesco a essere rilassata, ma lui non si ferma, e spinge, sempre più forte. Alla fine entra. Mi fa male. Vorrei dirglielo, ma invece anche questa volta non faccio niente, e lui lentamente mi entra dentro, sempre più a fondo.
E più entra, più mi fa male. Stringo i denti, mi afferro alle lenzuola.
‘Mi senti?’, mi dice. Ma non rispondo. Mi fa troppo male per rispondere. Lo sento tutto dentro di me. Si ferma un attimo, e io cerco di prendere fiato. Poi inizia a muoversi. Piano. E ogni suo movimento &egrave una fitta. Ne avevo sentito parlare tanto del sesso anale, ma non l’avevo mai fatto. E non credo lo farò mai più. Spero solo che faccia in fretta, che smetta. Non c’&egrave niente di piacevole per me. Solo dolore. A lui, invece, deve piacere eccome. Infatti si muove sempre più velocemente. Io stringo i denti sempre di più, e sento le lacrime salire.
Poi succede qualcosa. Un calore che sale. Il dolore che inizia a diminuire, che si accompagna ad una sensazione diversa. Piacevole. Un amico delle mie figlie mi sta inculando, e la cosa mi piace. Sempre di più. Spinge come un matto, e io soffro e godo insieme. Finché vengo, ancora, e non riesco più a smettere. ‘Ti piace eh?’
‘Sììììì’, dico denti stretti.
Poi esce di colpo. Il dolore &egrave fortissimo. Mi sviene sulla schiena, poi si lascia cadere sul letto, accanto a me. Stiamo in silenzio, a recuperare il fiato. Immobili.
‘Faccio una doccia e vado’. Si alza di colpo e va in bagno. Ci metto un po’ ad alzarmi a mia volta. Le gambe mi tremano.
Quando arrivo in bagno si sta asciugando col mio accappatoio.
‘Che vuol dire?’
Lui ride: ‘Come che vuol dire? Vuol dire che sapevano che ci saresti stata. Che avevi voglia. E avevano ragione, no?’
Non so che dire.
‘Ma non ti preoccupare. Loro sono aperte di mentalità. E non solo’
‘Che vuoi dire?’
‘Che voglio dire? Che sono il primo ad essermi scopate tutte le donne della famiglia’
Sono senza parole: ‘Ma…Mara…’
‘Mara &egrave sposata. Ma lei e Stefano sono una bella coppia aperta, non lo sai?’
‘Cosa?’
‘Che Stefano scopa in giro, e Mara anche. Liberamente. Con chi credi che l’abbia passata la sua festa di addio al nubilato? Con me e un paio di altri amici. Li conosci tutti. E Stefano sai come ha festeggiato? Con Giulia e Federica. E cosa credi che abbiano fatto stanotte, tutti quanti a casa loro?’
Lo guardo senza dire niente. Lui va in camera, e si riveste. Lo seguo, in silenzio. Poi si avvicina, mi prende la testa tra le mani e mi bacia ancora.
‘Va tutto bene. &egrave solo che hai due figlie zoccole. E lo sei anche tu, in fondo, no?’
E mi bacia ancora
‘Sono stato il primo a scoparmi tutte le donne della famiglia, ma non sarò l’ultimo, mi sa…’ Appena Roberto chiude la porta mi riprendo. Mi infilo la tuta che uso in casa e comincio a pulire come una forsennata, per non pensare. Mangio qualcosa al volo, e poi mi vesto e mi dirigo al centro commerciale per fare la spesa. Punto verso quello più lontano, per mettere un po’ di tempo in mezzo al momento in cui Giulia tornerà, e io non saprò cosa dire.
Ho fortuna: nella galleria del centro commerciale incontro una mia amica. Andiamo al bar, beviamo una cosa, il tempo passa. E io riesco a non pensare a nulla. Quando la saluto prendo il carrello e inizio la spesa. Con calma, per far passare il tempo. Alle casse scelgo quella con la coda più lunga. Ma poi in un modo o nell’altro devo tornare.
Giulia &egrave nella sua stanza. La saluto, sistemo la spesa, mi rimetto la tuta e inizio a preparare la cena. Quando mi raggiunge le parlo senza alzare gli occhi delle pentole.
‘Tutto bene?’
‘Sì sì…tu?’
‘Tutto bene…’
Lei si avvicina e mi dà una pacca sulle chiappe. Ogni tanto lo facciamo, per scherzo. In genere non mi fa nessun effetto. Ma in quel momento qualche effetto me lo fa.
‘Ti fa ancora male?’
Smetto di fare quello che sto facendo, e la guardo: ‘Cosa?’
Lei ridacchia. ‘Il lato B. Fa ancora male?’
Non dico niente. La guardo solo. Lei prende un pezzo di pane dalla tavola e si siede sul divano. ‘Quando Stefano l’ha fatto a me, la prima volta, quasi non riuscivo a sedermi. Federica, invece, come niente fosse successo’.
‘Ah… con Stefano?’
‘Sì’
‘E tua sorella lo sa?’
Ride di nuovo. ‘Eccome se lo sa. Era li con noi. Non &egrave mica un problema per lei’.
Per lei forse no, per me lo &egrave. Eccome.
‘In che senso non &egrave un problema?’
‘Mamma…. sono una coppia aperta…. lei vede altri uomini, lui altre donne… non si nascondono niente. Sono moderni, ecco’.
‘Mah… tu sei sua sorella’
‘E allora? Mica &egrave un problema. Anzi, c’&egrave più confidenza, più complicità….’
‘Senti, sarete anche tutti moderni, ma io lo sono poco. E allora certe cose dimmele un po’ alla volta, va bene?’
‘Va bene’, e ride ancora.
Poi inizia a parlare d’altro. E io inizio a rilassarmi.
Mangiamo, lei torna in camera sua, io mi dedico ai piatti.
Evito la tv, vado subito a letto. Mentre mi sto infilando sotto le coperte il cellulare suona: &egrave Mara. Sono tentata di non rispondere. Ma poi si preoccuperebbe. Faccio un bel respiro e rispondo, e inizio a parlare della spesa, del centro commerciale, dell’amica che ho trovato e che anche lei conosce. Una conversazione normale.
Quando la sto salutando, lei mi dice: ‘Ah, domani viene Stefano a prendere il caff&egrave da te’.
Ogni tanto lo fa. Quando &egrave da queste parti per lavoro, a volte viene a prendere il caff&egrave da me, tanto sa che nella pausa pranzo io torno a casa. Qualche volta abbiamo anche mangiato insieme, in un bar. Mi ha sempre fatto piacere quando succedeva. Ma ora no, ora la cosa mi mette in tremendo imbarazzo. Ma cerco di fare finta di nulla.
‘E spera di divertirsi come si &egrave divertito Roberto – aggiunge lei – Buona notte, ci sentiamo’, e attacca.
E io rimango lì, col telefono all’orecchio. Come una scema.
Quelle parole, spera di divertirsi come si &egrave divertito Roberto, mi girano per la testa e non mi danno requie. Spengo la luce, mi infilo sotto le coperte. E quelle parole continuano a girarmi in testa, senza smettere. E continuano a farlo anche quando, senza quasi rendermene conto, la mia mano scende tra le gambe, e inizia a darsi da fare…

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