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Racconti Erotici Etero

Ipermercato

By 7 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Risposta a coloro che mi hanno scritto ponendo la stessa domanda.
Le mie confessioni, escludendo i nomi, sono reali. Anche se a qualcuno possono sembrare assurde, confermo il fatto che, essendo il sottoscritto uno che ha sempre vissuto con una sua filosofia di vita, non vi è nulla di inventato. Liberi di crederci o meno, anche se sembra che questo sia un dubbio puramente maschile. Vorrei, inoltre, ringraziare pubblicamente una lettrice, anche se l’ho già fatto privatamente, per gli elogi. Ma, come ti ho già risposto, forse è il caso che trovi il coraggio di farli leggere al tuo uomo piuttosto che chiedere a me consigli sul come ‘svegliarlo sessualmente.

La vita di un single ha vantaggi e svantaggi di ogni tipo, se da un certo punto di vista puoi vivere i tuoi orari in piena libertà sai anche che in essi devi far combaciare molte di quelle attività che, spesso in una coppia, vengono svolte da una lei. Una di queste è sicuramente la spesa, ricordare cosa manca in casa quando ti ritrovi in un supermercato è un’impresa improba per un uomo, ogni cassiera con un po’ di esperienza si accorge immediatamente quando, quello che ha davanti alla cassa, è un uomo che vive da solo. Spesso ho notato in loro un senso materno che le induce ad aiutarti maggiormente quando si tratta di riempire le buste delle mille cose inutili acquistate, per non dire dei sorrisi scambiati con le colleghe quando pensano di trovarsi di fronte un perfetto idiota che acquista troppe cose senza senso. Ma il tempo è un utile alleato, prima o poi il single impara a riconoscerle, sa quali di loro possono aiutarlo e quali pensano solamente a divertirsi alle sue spalle e, un po’ alla volta, si crea il suo giro di aiutanti solerti per quell’incombenza.
Un noto ipermercato dell’hinterland milanese non faceva eccezione alla regola, ormai lo frequentavo da un mese circa e, essendo io un amante della cucina sana, quasi ogni giorno sfruttavo la pausa pranzo per acquistare i prodotti freschi per la sera.
Come al solito, avevo fatto presto ad ambientarmi, riconoscevo le cassiere e le addette ai reparti con una certa facilità, sfruttando ogni occasione per tessere nuovi rapporti con loro e avere consigli sui prodotti di maggior interesse per me.
Una di loro era Cinzia, una ragazza poco meno che trentenne che lavorava nel reparto ortofrutta. Ogni volta che mi vedeva era lei stessa, conoscendo le mie esigenze, a informarmi sui prodotti più freschi che aveva esposto e sugli arrivi previsti per i giorni successivi. Era sposata con Giulio, un impiegato della multinazionale in cui fornivo la mia opera in quel periodo, da un paio d’anni e, anche se fisicamente non era certamente il mio tipo, risultava essere molto simpatica e competente nel suo lavoro.
Non ci volle molto perché una sera venissi invitato a casa loro per una cena, l’invito mi venne rivolto direttamente da Giulio e, senza pensarci due volte, accettai immediatamente.
Era un venerdì e, quel giorno, avevo finito più presto del solito, al che decisi di andare ad acquistare una bottiglia di buon vino per la serata. Per farlo andai a cercarla nell’ipermercato, visto che disponeva di una buona enoteca. Mentre transitavo tra i vari reparti incrociai Cinzia che, in compagnia di una collega, si stava recando allo spogliatoio per cambiarsi. Ci salutammo e, dopo i soliti convenevoli in cui mi presentò la collega, le promisi che sarei stato puntuale per l’ora fissata.
Alle 8 ero di fronte alla porta di casa, suono il campanello e sento la voce di Giulio che annuncia di essere in arrivo, pochi secondi e l’uscio si schiude ma, al posto di Giulio vedo Cristina, la collega conosciuta poche ore prima.
Cristina era l’esatto opposto di Cinzia, almeno un metro e 70 di altezza, fisico asciutto al limite della magrezza esagerata, un bel viso, capelli corti, belle gambe che scendevano sotto alla gonna corta, ma non troppo, con una maglia con scollo a ‘V’ che rivelava la caratteristica più saliente del suo corpo. Era piatta, come una tavola da surf, non c’era nemmeno una prima misura che tentasse di riempire, seppur minimamente quella maglia, Cristina era completamente senza seno, se si escludevano quei due bozzetti che si erano formati attorno ai capezzoli creando un piccolo gonfiore che nulla aveva a vedere con un seno che si possa definire tale.
La serata filò liscia come l’olio, il cibo preparato da Cinzia era squisito e la compagnia fu gioviale, presto finimmo a raccontarci le peggiori esperienze, o figuracce, fatte nella vita, ma con quel sapore tragicomico che ci fece piegare dalle risate. Probabilmente l’episodio più esilarante fu quello che Cinzia narrò, su Cristina, quando raccontò che erano state sorprese nello spogliatoio da una collega mentre provavano vari tipi di imbottitura nel reggiseno di lei per far apparire il suo seno più grande prima di una serata in discoteca.
A mezzanotte eravamo ancora lì a ridere quando Cristina annunciò che si era fatto tardi e che, dovendo farsi riaccompagnare a casa da Cinzia, non voleva trattenersi oltre.
≪ Se per te va bene, posso accompagnarti io. Tanto sono di strada. Così Cinzia non deve uscire e tu puoi fermarti ancora un po’ ≫ dissi sicuro.
≪ Per me va bene, se Cinzia non si offende ≫ rispose lei.
≪ Offendermi?≫ obbiettò Cinzia, ≪ mi fa un grande favore, anche perché se mi fermassero in questo stato strapperebbero la mia patente sul posto ≫.
Rimanemmo ancora per più di un’ora a chiacchierare fino a quando non decidemmo di lasciare i nostri ospiti e di tornare a casa anche noi.
Chi conoscesse Milano sa benissimo che spesso il semplice tragitto da un’abitazione all’altra può richiedere anche mezz’ora di strada e, nel mio caso, quella sera quel tempo non era sufficiente nemmeno per arrivarvi vicino. Per fare il tragitto più veloce decisi di usare la tangenziale ma, dopo pochi chilometri, ci ritrovammo bloccati in colonna a causa di un incidente provocato da un camion che si era ribaltato sulla carreggiata. Per ingannare il tempo iniziammo a parlare del più e del meno e, inevitabilmente, finimmo col parlare di noi.
≪ Mi ha fatto piacere trovare anche te a casa di Cinzia e Giulio ≫ confessai dopo un po’.
≪ Non è stato un caso, praticamente mi sono auto invitata dopo averti conosciuto questo pomeriggio ≫ confessò lei.
≪ Perché?≫ chiesi ingenuamente, ma non troppo.
≪ Non lo immagini?≫.
≪ Si e no. Ma vorrei saperlo da te ≫.
≪ è da troppo tempo che non esco con qualcuno e quando Cinzia mi ha detto che non sei impegnato ho visto la possibilità di passare una serata diversa ≫.
≪ Diversa … in che senso?≫ la incalzai.
≪ Non mi giudicare male, e non farti strane idee. Ho visto come hai guardato il mio seno prima. Lo so bene di non essere il tipo di donna che attira gli sguardi maschili. Volevo solamente divertirmi … senza pensare al domani ≫.
≪ E cosa ti fa pensare che tu non abbia attratto il mio sguardo? Non tutti gli uomini la pensano nello stesso modo ≫.
≪ Non mi prendere in giro, lo so che la prima cosa che un uomo guarda in una donna sono le tette ≫.
≪ E la seconda?≫ chiesi per provocarla.
≪ Il culo ≫ rispose sicura.
≪ Ecco, come al solito sbaglio tutto ≫ affermai fingendo di imbronciarmi.
≪ Perché?≫.
≪ Ti ho guardato prima il culo ≫ finsi di ammettere.
Ridemmo di gusto per la mia affermazione e questo servì per stemprare la situazione che rischiava di infilarsi in un labirinto senza uscita. Finalmente eravamo riusciti a rimetterci in marcia, calcolai mentalmente che sarei arrivato a casa alle 2,30, se non più tardi, ma a quel punto mi lasciai guidare dall’istinto e decisi di scoprire le mie carte.
≪ Lavori domani?≫.
≪ No. Ho la giornata libera. Perché?≫ chiese fingendo di ignorare quello che stavo per chiederle.
≪ Che ne dici se andiamo a casa mia?≫ domandai fissandola per un istante, prima di tornare con gli occhi sulla strada.
≪ E cosa vorresti fare a casa tua?≫.
≪ Nulla che si possa raccontare in giro senza arrossire ≫.
≪ Sincero e deciso … ≫ disse sottovoce.
≪ Meglio uno schiaffo subito piuttosto che un dubbio che durerà una vita ≫.
≪ Hai ragione … andiamo a schiaffeggiarci ≫.
Quando entrammo dentro casa sembrò che fossimo due velocisti sulla linea di partenza quando lo starter spara per dare il via. In un attimo ci trovammo avvinghiati sul divano e ci baciavamo con foga, mentre le mani solcavano i nostri corpi in ogni dove.
Avevo appena infilato le mie sotto alla sua gonna, alla ricerca del suo sesso, quando sentii le sue slacciarmi i pantaloni, quasi con violenza, per poi estrarre il mio pene già duro e pulsante. Lo teneva stretto tra le mani mentre mi affannavo a slacciare la gonna e sfilare le mutandine, poi fu lei a strapparmi di dosso calzoni e boxer, seguiti subito dopo dalla camicia. A quel punto avevo infilato una mano sotto alla sua maglia, e stavo tentando di sfilarla, quando lei mi bloccò.
≪ Non toglierla. Mi vergogno. Preferisco tenerla ≫.
≪ Scusa ma non puoi farlo ≫ risposi tendendo la stoffa verso l’alto.
≪ Perché?≫.
≪ Il tuo seno è la cosa che mi eccita maggiormente. Voglio succhiarlo fino a scavare un solco ≫.
Cedette, senza una parola lasciò che le sfilassi la maglia e che mi impadronissi dei suoi capezzoli che ingrossandosi fecero quasi raddoppiare il volume del seno. Quello che lei non poteva sapere era che ho sempre preferito un seno piccolo in una donna, non ho mai amato quei seni che superano la terza e diventano in quel modo ingestibili in un rapporto, anche se non li ho nemmeno mai disdegnati quando li avevo di fronte.
Dal seno alla vagina la strada fu breve, e anche il suo primo orgasmo non impiegò molto ad arrivare quando iniziai a succhiare il clitoride, che a dispetto del seno si ingrossò ben oltre le classiche misure femminili. Lo aveva lungo e ben turgido quando era eccitata, come un piccolo pene si presentava imponente, sopra al suo sesso, in dimensioni più che necessarie per essere preso tra le labbra e succhiato con forza. Non nascondo che per un attimo ho anche pensato che si trattasse di qualcosa di diverso da quello che era e questo non ebbe altro effetto che aumentare la mia libido. Sfruttando l’orgasmo che l’aveva scossa la trascinai sopra di me e, fissandola negli occhi, la feci impalare sul mio membro in un solo colpo. Rimase senza fiato, non tanto per la lunghezza, visto che non era entrato completamente, ma per la circonferenza di ciò che sentiva invaderla.
≪ Mi apri in due ≫ ansimò stringendosi a me.
≪ Aspetta che entri tutto e poi vediamo cosa succede ≫ risposi dando un’altra spinta che porto i miei testicoli a ridosso dei glutei.
Non le lasciai tregua, avevo troppa voglia di possederla, iniziai a pomparla lentamente reggendola sopra di me mentre mi muovevo sempre più in profondità. Dopo un po’ giungemmo entrambi a un orgasmo devastante che scombussolò tutti i nostri sensi lasciandoci esangui sul divano.
≪ Wow ≫ dissi cercando di regolare il fiatone, ≪ mi hai sconvolto ≫.
≪ A chi lo dici? Non ho mai avuto un rapporto così travolgente ≫.
≪ Mica è finita qui ≫ le risposi indicando il pene ancora in tiro.
≪ E cosa vorresti fare ora?≫.
≪ Vediamo se indovini … ≫ risposi accarezzando l’incavo dei glutei.
≪ Speravo che me lo chiedessi, anche se mi fa un po’ paura lo spessore del tuo cazzo ≫.
≪ Non ti preoccupare, se lo hai già fatto vedrai che ti piacerà ancor di più ≫.
≪ Sicuramente non sono vergine neanche lì, ma il tuo va oltre ogni misura che io abbia mai provato ≫.
≪ Allora rilassati. Ci penso io ≫ dissi per rassicurarla.
La feci mettere in ginocchio sul divano e mi portai alle sue spalle, iniziai a baciarla sul collo scendendo sulla schiena fino ad arrivare ai suoi glutei che separai con le mani. Per un po’ alternai piccoli colpi di lingua sul suo forellino con penetrazioni usando l’indice poi, quando sentii che si stava rilassando, introdussi anche il medio badando bene di tenerli ben umidi mentre li facevo ruotare all’interno dell’ano. Alla fine le dita erano diventate 3 e lei stava iniziando a muovere il culetto in preda al piacere che provava. A quel punto appoggiai il glande sul forellino e iniziai a spingere, lentamente, seguendo le contrazioni del suo corpo, fino a quando non fui completamente dentro, a quel punto mi fermai per darle il tempo di abituarsi.
≪ Come va?≫ chiesi per rassicurarmi del suo stato.
≪ Brucia un po’, ma mi sento veramente piena. Aspetta un po’ e poi voglio sentirlo che mi scopa ≫.
Approfittai di quell’attesa per togliermi una fantasia che si era fatta strada nella mia mente in quel momento, con una mano cercai il suo clitoride e quando lo sentii tra le mie dita, bello turgido, iniziai a masturbarlo come se fosse stato un piccolo cazzo. Cristina reagì immediatamente a quella stimolazione iniziando a muovere il culetto ed io iniziai a pomparla con forza.
≪ è magnifico quello che mi stai facendo ≫ disse mordendo la stoffa del divano.
≪ Sei tu che mi ecciti la fantasia ≫ risposi aumentando il ritmo davanti e dietro.
≪ Credo che impazzirò ≫ annunciò abbassando la testa come se volesse vedere da sotto quello che le stavo facendo.
≪ Mettiti due dita nella fica, così ti piacerà di più ≫ le suggerii senza fermarmi.
Fu il colpo di grazia, in 2 minuti la sentii ansimare con forza prima di gridare che stava godendo.
Le contrazioni dell’ano resero l’idea sull’orgasmo che stava avendo, per un po’ mi sentii mungere il cazzo con forza come se, per succhiarlo, avesse usato una mungitrice.
≪ Si così ≫ gridai, ≪ sto per godere anche io ≫.
≪ Vienimi addosso ≫ disse sfilandosi e girandosi con il seno davanti al mio pene.
Lo masturbò con forza, anche se non era necessario, fino a quando anche l’ultimo zampillo di sperma non le colò addosso, poi crollammo, di nuovo, sul divano.
Rimanemmo ancora lì per un po’, fino a quando non proposi di fare una doccia e di andare a letto, cosa che lei accettò con gioia, ma per il bene di ognuno pensai che fosse meglio se la doccia l’avessimo fatta separatamente.
Lasciai il posto a lei per prima e, quando arrivai in camera, la trovai già addormentata, nuda tra le lenzuola di seta blu, che tanto avevo cercato per l’effetto che fanno quando scivolano sulla pelle.
Mi misi accanto a lei e mi addormentai, stanco ma appagato.
Il giorno dopo erano già le 10 quando sentii l’aroma del caffè caldo che mi veniva servito a letto, si era svegliata prima e aveva preparato la colazione, che mi venne servita a letto.
≪ Hai dormito bene?≫ si informò dopo avermi baciato.
≪ Magnificamente … e tu?≫.
≪ Anche io. è la prima volta che dormo nelle lenzuola di seta ≫.
≪ Ti è piaciuto?≫.
≪ Si, anche se il blu non è il mio colore preferito ≫.
≪ E quale sarebbe il tuo colore preferito?≫.
≪ Il rosso ≫ rispose decisa.
≪ Allora se rimani per questa notte le mettiamo rosse ≫.
≪ Non dirmi che le hai anche rosse?≫ chiese sbalordita.
≪ Le ho rosse, nere, gialle, grigio argento e bianche. Chiaramente in seta. Se poi vuoi ci sono anche altri colori ma sono di cotone ≫.
≪ Sembra una mania quasi ≫.
≪ Non sembra … lo è. Un bel paio di lenzuola rendono un letto più bello e accogliente ≫.
Non me ne resi conto immediatamente ma, quello che avevo appena detto, era l’ultima cosa che lei avrebbe voluto sentire. Non che pensasse fin da subito ad una relazione duratura, ma il mio pensiero espresso in quel momento rivelava la mia natura di uomo che pensava che il letto dovesse sempre essere pronto ad accogliere la donna del momento, senza pensare se la cosa potesse essere duratura o meno e, in effetti, era vero. Il mio letto era l’angolo che più curavo, lì volevo soddisfatto ogni mio piacere, estetico, fisico o sessuale.
Compresi tutto quando, dopo aver rifatto l’amore, mi chiese di portarla a casa e non mi volle dare il suo numero di telefono.
≪ A cosa serve? Se vuoi sai dove trovarmi ≫ disse prima di chiudere la porta di casa senza nemmeno un bacio.
Ci rivedemmo un’altra volta, come sempre aveva organizzato Cinzia, ma fu imbarazzante fingere un interesse che, in fondo, non c’era in nessuno dei due.

Per commenti o altro: filodiluce@gmail.com

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