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Racconti Erotici Etero

Irresistibile Elena

By 18 Settembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Elena si era da poco trasferita in un locale in centro.
‘Il posto &egrave più piccino, ma dai fa nulla su staremo più raccolti’ ci disse al telefono mentre ci invitava a casa sua per una festicciola di inaugurazione.

Elena, amica della mia ragazza. Si sono conosciute durante un corso di fotografia amatoriale. Lei scultrice, 29enne, con il sogno nel cassetto e nel frattempo consulente nel ramo assicurativo.
Si &egrave trasferita dal Veneto, da poco più di un anno. Ha ingranato subito, e si &egrave creata anche un discreto giro di amicizie.
‘&egrave sempre così solare – mi diceva sempre la mia ragazza parlando di lei – voglio proprio fartela conoscere’.
Ci eravamo conosciuti. Due mesi fa. Aperitivo in centro, io arrivai più tardi perché trattenuto a lavoro.
Ero vestito casual, ma pur sempre con una camicia quadrettata molto sobria che dava un tocco in più. Arrivai a passo svelto con una tracolla verde che penzolava e sbatteva contro il mio bacino ad ogni passo.
Entrai nel bar. C’era un tavolino con quattro sedie e tre persone: la mia ragazza, un collega della mia ragazza, ed Elena.
‘Lei &egrave Elena’ ci presentò. Mi colpì, non posso negarlo. Mi colpì nella sua semplicità.
Capelli ricci, biondi, con sfumature castane. Un viso pieno, come ogni altra parte del suo corpo. Era proporzionata, e i chili in più erano ben distribuiti arricchendo quel quadro di bellezza semplice e schietta che mi aveva catturato.
Rideva, aveva una buona ironia e un pizzico di cinismo. La serata si prolungò, decidemmo di far tardi cenando per strada e bevendo in un paio di localetti.
La serata volgeva al termine, ed Elena, entrata subito in confidenza, forse un po’ alticcia si lanciò in un ‘però te lo devo dire, ti vesti bene’ poggiandomi una mano sulla spalla e dando un pizzico al collo della camicia.
Calò per un momento il silenzio, tornammo a casa.
La mia ragazza parlò poco durante il ritorno, alla fine la cosa si risolse in un ‘mi ha dato fastidio, ma lei &egrave così. Ha così voglia di farsi conoscere che alcune volte si lascia andare con chi non deve. Ma non c’era malizia.’

Eravamo pronti per andare alla festicciola organizzata da Elena. Andammo a piedi visto che distava solo due isolati dal nostro appartamento. Suonammo, salimmo al quinto piano in ascensore, ci specchiammo durante la salita, ed entrammo portando in dono una bottiglia di vino.
Il clima era accogliente, poca gente, tutti conoscenti, e la prima bottiglia di vino già finita sul tavolo, dove campeggiavano stuzzichini vari.
La musica era decente, la cena, preparata da Elena, deliziosa anche se un po’ pesante.
Avevamo bevuto un po’ tutti, e un po’ tutti reagirono a modo loro. C’&egrave chi fissava il vuoto gomiti sul tavolo, c’&egrave chi aveva chiuso gli occhi sulla poltrona, chi più euforico aveva cambiato musica e messo su qualcosa di più movimentato, ma decisamente meno decente.
E poi c’ero io, che avevo prenotato il divano, e me ne stavo lì con l’ultimo bicchiere di vino.
La mia ragazza era in piedi, mentre rovistava nella collezione di vinili. Elena era davanti a me, anche lei con un bicchiere in mano ricolmo di amaro. China sulla scomoda sedia richiudibile in legno, poco lucida, ascoltava la musica e riproduceva il motivetto con il più classico dei ‘na na na na’ muovendo la testa.
‘Ci credi che la tua ragazza non &egrave riuscita a rimediarmi un cazzo in quasi sei mesi?’ sbottò Elena.
La mia ragazza si voltò, non la guardai. Io, alticcio ‘cosa vuol dire? O meglio, definiscimi meglio il valore che dai alla parola cazzo’.
‘Eh cosa vuol dire?! – Elena alzò lo sguardo verso la mia ragazza – cazzo &egrave cazzo, quello che mi manca da quando sto qua. E io ho chiesto a lei di procurarmene uno, ma niente, lei si tiene tutto per sé. O forse non ne conosce perché tanto ha sto bel pezzo di manzo ‘ mi indicò.
Evitai di voltarmi ancora, non volevo incrociare lo sguardo della mia ragazza la quale reagì con un secco ‘hai scelto la persona sbagliata, fidati’.
La situazione era critica, ma ancora salvabile. Tutto andò in frantumi quando Elena, agitando il bicchiere e facendo cadere due gocce di amaro sul pavimento esclamò ‘e allora condividi no?’ indicando me, la mia patta.
Scossi la testa, ma evitai ancora di incrociare lo sguardo della mia ragazza, ricomponendomi sul divano.
‘Dai, sei andata Elena ‘ disse la mia ragazza facendo una pausa, nervosissima – e andiamo anche noi. Torniamo a casa.’
Non la rivedemmo più per quattro mesi.

Giugno era vicino, il caldo era arrivato molto prima del previsto.
Era una giornata bella. Bella davvero. Non avevo nessun appuntamento, mi avevano lasciato addirittura la mattinata libera, e dovevo solo spararmi quattro ore di ufficio di pieno ozio.
Preso da questa felicità passeggera e primaverile, decisi di non prender l’auto e far due passi.
La strada era silenziosa, si sentivano i miei passi e i colpi di tosse di un uomo in giacca e cravatta dal marciapiede opposto.
Faccio altri duecento metri, ed ecco che mi ritrovo Elena, seduta da sola alla fermata dell’autobus.
Scorsi per prima le sue gambe, accavallate, con un piede a penzoloni che tratteneva precariamente l’infradito dorata. Lo stacco di coscia generoso sia per lunghezza sia per consistenza terminava lì dove iniziava un bel vestitino blu notte con bretelline che scomparivano sulle spalle e creavano uno stretto con i suoi ricci che cadevano disordinati poiché raccolti in una coda approssimata.
Lo sguardo imbronciato di chi aspetta l’autobus da troppo tempo, arricchito dalle lentiggini chiare e discrete accentuate dal primo sole cocente.

‘Ehi, chi si rivede?!’ esordisco spuntando all’improvviso.

‘Ehi ciao’ risponde Elena alzando lo sguardo sbigottita. Un po’ perché strappata via dai suoi pensieri, un po’ perché ormai non ci si vede da quella sera.

‘Oggi niente lavoro?’ chiedo.

‘No guarda, da quelle parti sta andando un po’ male, sono più i giorni che non lavoro ormai’ mi spiega fissando la strada.

‘Cavolo mi spiace’ provo ad essere empatico.

‘Fa nulla guarda, esperienze. Anzi, sto cercando di ritornare su da me. Intanto mi godo il mare.’ Continua a spiegare laconica.

‘Ah te ne vai a mare? Si può già fare il bagno?’ continuo a conversare.

‘Ah sì, ci sono già andata due volte. Poi ho la fermata del bus che &egrave praticamente attaccata al mio portone come vedi.’ Mi dice indicando il suo palazzo.

‘Effettivamente – mormoro portando una mando dietro la nuca – senti Elena io non so davvero come scusarmi, non so come si esce da certe situazioni’ sbotto tutto d’un fiato.

‘Senti lascia stare – spezza immediatamente lei – non prenderla sul personale, ma sei davvero l’ultima persona che vorrei incontrare dopo quello che &egrave successo.’

‘Ti colpevolizzi troppo’ cerco di giustificarla.

‘Ma tu credi che io abbia sensi di colpa?- mi chiede retoricamente – Assolutamente no. Io scherzavo, ero brilla. Posso rispettare la suscettibilità della tua donna, ma &egrave da mesi che mi fa passare per puttana con chiunque abbia a tiro. Voglio sparire.’

‘Non sapevo’ – rispondo sbigottito – non mi ha mai parlato di nulla.’

‘Infatti ho anche paura a parlar qui, in strada con te- mi dice guardandosi intorno – darei solo un ulteriore prova a chi sa del famigerato fattaccio.’

‘Tutto questo &egrave ridicolo – arringo – che comportamento da stronza. ‘

‘Bene sono contento che lo dica anche tu che ci vivi insieme – sorride nervosamente. Finalmente alza lo sguardo, e mi guarda negli occhi – io mi sono scusata mille volte, ma lei &egrave andata avanti, con sadismo’.

Non avevo mai notato i suoi occhi. Verdi, un verde lucente, fresco. Guardavo i suoi occhi, e pensavo che sarebbero stati stupendi da fissare durante un pompino.
‘Se ti piacevo che male c’era ad esternarlo?’ mi butto.

‘Ma dai non era quello. Stavo giocando, non sono una sfasciafamiglie.’ Risponde Elena.

Mi siedo alla fermata accanto a lei ‘il bello &egrave che sei davvero donna, sei una che sa soffrire, accetta le bambinate delle altre e va avanti a testa alta – le dico avvicinandomi molto, con le mani a meno di un centimetro dalle sue ginocchia affusolate – &egrave apprezzabile, davvero apprezzabile. Non ti pieghi.’

Lei si volta, visibilmente imbarazzata, sguardo basso ‘dovresti andartene’.

‘Dico solo che sei abbastanza donna e bella per poterti prendere ciò che vuoi. Basta allungare la mano.’ Insisto prendendole con un azzardo la mano.

Le sue gambe si stringono, entra in evidente agitazione. Ma non scosta la mano.

‘Hai subito un torto. Sicuramente la odierai. Prenditi la tua rivincita. ‘ incalzo ‘ Voglio far sesso con te. Entriamo nel portone e leviamoci dalla strada.’

La sua agitazione cresce. Alza lo sguardo, mi guarda. ‘Stiamo per fare una cazzata ‘ mi dice ‘ perché dopo che avrai provato me, tu da quella non ci torni più ‘ e così dicendo allunga la mano sinistra sul mio pacco ‘ andiamo da me.’

Mi accendo. Ci alziamo. Mentre con movimenti frettolosi lei cerca di aprire il portone, io mi godo subito il suo culo pieno, carnoso, anche se un po’ basso. Una manata piena, con il palmo costretto nella stoffa blu e le dita indiscrete a cercare la sua carne.
Entriamo. Mi spinge contro il muro, infila la sua lingua nella mia bocca. Ci baciamo appassionatamente, mentre con entrambe le mani alzo il suo vestito ed entro a palmi pieni nella sua carne scivolando sotto lo slip del costume. Arrivo fino alla sua fica, per sentirla sotto le dita. &egrave già umida.
Andiamo verso l’ascensore, non riesco a staccarmi dal suo culo. &egrave così piena, trasborda femminilità, lussuria. Trasmette sesso, sporco e spinto.
Apriamo le porte dell’ascensore. Ora sono io che la spingo contro lo specchio dell’elevatore, la bacio, la lecco sul collo, tocco ancora il suo culo, il suo seno, e poi in picchiata sulle sue cosce, anche queste piene, pienissime. Le stringo, mentre con la lingua avido massaggio la sua lingua.
Si aprono le porte. Lei afferra il mio cazzo, gonfio ed evidente sotto la stoffa del mio pantalone. Mi tira fino alla porta di casa, mi bacia ancora. Mi fissa, lo stringe più forte. Apre la porta. Siamo in casa, nel suo piccolo salone.
&egrave tutto puro istinto. E l’istinto mi dice che la voglio nuda, completamente nuda. Voglio la sua carne, guardarla, scoparmela prima con gli occhi e poi con il mio cazzo, sempre più pulsante e costretto.
‘Spogliati ‘ le ordino ‘ completamente.’
Lei mi fissa, si spoglia con movimenti netti e veloci. In pochi secondi si &egrave liberata del suo vestitino blu, che campeggia per terra con il suo costume nero floreale.
&egrave nuda, scalza. Il suo modo di vestire tendeva sempre a nascondere il suo seno. Una seconda, generosa, con dei capezzoli grandi, chiari e turgidi.
Avanzo verso lei, l’avvinghio con la mano destra, stringendole ancora il suo culo carnoso. La bacio. Scendo sul collo. La lecco, volgarmente, affamato di lei, di sesso.
Lei scioglie i suoi capelli. I suoi ricci vagano sparsi sulle sue spalle e incorniciano il suo viso e i suoi occhi verdi, accesi, lussuriosi.
‘Sei più bella con i capelli alti sai? – le dico raccogliendo i suoi capelli nella mia mano sinistra ‘ mi piace come la linea delle tue spalle si lega ai tratti del tuo viso.’
‘Ti piace il mio viso?’ mi chiede, con aria di sfida.
‘Sì ‘rispondo ‘ e voglio scoparmelo.’
Lei ghigna, si china, nuda. Si inginocchia, cosce giunte. &egrave davanti alla mia patta, slaccia la cinta e abbassa la zip. In un colpo abbassa anche i miei boxer. Il mio cazzo, duro e venoso le ballonzola davanti al viso. Lo guarda, lo afferra, scompare nella sua bocca.
&egrave una pompinara eccezionale, perdo i sensi dopo pochi secondi. &egrave concentrata, presa dal mio cazzo, &egrave il suo unico pensiero. Lo ingoia fin dove può, lo sega con forza, e poi ricomincia solo con la bocca, avanti e dietro, velocissima, con le mani aggrappate ai miei quadricipiti.
Non mi guarda. Guarda solo il mio cazzo.
‘Guardami mentre succhi ‘ le dico ‘ voglio scoparmi anche i tuoi occhi.’
Lei alza lo sguardo, e con occhi ubbidienti continua a succhiare il mio cazzo, ma più lentamente.
Raccolgo ancora i suoi capelli nella mia mano sinistra, e col bacino spingo fin dove mi &egrave possibile. La sento soffocare, resto ancora un secondo. Esco. Il mio cazzo gronda della sua saliva.
Riprende lei il controllo. Lo afferra, mi spompina forte, e si autopunisce schiaffeggiandosi forte con il mio cazzo. &egrave presissima. &egrave spinta. &egrave mia.
&egrave tutto troppo eccitante, devo fermarla. Voglio assaggiare la sua fica.
Si alza, ha le ginocchia arrossate. Si volta, guardo il suo culo basso e pieno. Mollo uno schiaffone violento.
‘Aaah’ esclama Elena.
Ora il suo culo ha lo stesso colore delle ginocchia.
Si issa sul tavolo da pranzo, mi porge una sedia. Mi siedo. Lei divarica le sue gambe. &egrave di una bellezza schietta, donna vera, con cosce carnose, fica pelosa, selvaggia, e la carne del suo culo che schiacciata dal tavolo ti invita ad entrare e curiosare.
Ha un buon odore. Lecco, lecco il clitoride, &egrave bagnatissima.
Scendo sulla sua fessura, raccolgo gli umori e li riporto sul clitoride per bagnarla ulteriormente. La mia lingua compie movimenti circolari, lenti. Lei mugola, poi alza la voce. Con le mani sono avvinghiato alle sue cosce, quando la sento mugolare la colpisco con schiaffi, pesanti. Lei gode ancora più forte.
Mi alzo, con la mano destra vado dritto alla sua bocca. La lecca, la succhia, la inumidisce ben conscia che quella mano sta per penetrarla.
Così &egrave. Con tre dita entro facilmente nella sua fica larga e accogliente. Entro ed esco, poi inarco le dita, e lei impazzisce, aggrappandosi al tavolo e godendo a voce ormai incontrollata.
Gode Elena. Voglio godere anche io.
La riprendo per i capelli, la faccio scendere dal tavolo e accomodare sulla sedia dove mi ero accomodato io precedentemente. Il mio cazzo &egrave di nuovo penzolante e duro di fronte al suo viso, ma questa volta la anticipo. La schiaffeggio io, forte, con il mio pene. ‘Esci la linuga ‘ le ordino ‘ apri la bocca ed esci la lingua.’
Lei spalanca la bocca ed esce la lingua. Il suo viso dai tratti dolci si scontra con la sua impurità, la sua voglia di cazzo. &egrave lì a bocca spalancata che attende di essere colpita sulla lingua da un cazzo duro, per poi essere riempita fino in gola. Sta amando quello che le sta accadendo, e si vede.
La colpisco forte sulla lingua, quattro volte. Poi entro dritto in gola, e spingo, sempre forte. Lei &egrave immobilizzata dalla mia presa, si lascia scopare la bocca. La sbatto a mio piacimento, finché non sento che sono di pietra. Sono pronto, voglio scoparmela in tutte le posizioni, voglio sentire le sue urla.
Si issa nuovamente sul tavolo come in precedenza, spalanca le gambe. La prendo per i fianchi, penetro nella sua fica ‘oooh’ esclama, &egrave larga e calda. Inizio a sbatterla, avvinghiato ai suoi fianchi, ma la forza dei colpi fa scivolare le mie mani fino alle sue cosce. Le stringo, e intanto i miei colpi diventano sempre più rapidi, con affondi improvvisi che la fanno saltare dal tavolo ‘aaaah aaahwn, così, scopami così’ aaahwn’.
Voglio arrivarle fino in pancia. Sollevo le sue gambe, le unisco, le porto sulle mie spalle. Avanzo col bacino, mentre lei avanza il suo culo ben contenta di essere scopata in quella posizione.
La ripenetro, questa volta sente per tre volte la mia carne, dura e nodosa.
‘Aaaaah ‘ esclama ‘ fai piano.’
Faccio piano, la sento sciogliersi, aumento il ritmo, sempre più, finché non divento un metronomo che con precisa incidenza sbatte violentemente e seccamente con il bacino contro il suo culo voluminoso e appeso nel vuoto che accoglie generosamente i miei colpi.
Scoparla così &egrave fantastico. Il suo viso &egrave trasfigurato dal godimento. Ma anche stancante.
Mi stacco, leggermente esausto per lo sforzo penzolo davanti a lei. Mi spinge sulla sedia ‘ora ti scopo io ‘ esclama ‘ voglio cavalcare questo bel cazzo.’
Si siede sulla mia carne, la penetro ancora. Cerca la sua posizione migliore, la trova. Mi scopa.
‘Aaaaah sì, sì ti scopo io ora ‘ mi parla in preda all’eccitazione ‘ la senti la differenza? Dimmelo la senti la differenza? Se quella ti scopasse bene non saresti qui a farti cavalcare da me.’
Si aggrappa allo schienale della sedia, si innalza sulla punta dei piedi riempendo il mio viso di capelli. Io non esisto più, c’&egrave lei, e il mio cazzo. Saltella veloce, poi si lascia andare e sbatte con il suo culo da maiala sulle mie cosce, piena del mio cazzo. Divina.
Ora mi degna del suo sguardo. Si allontana dallo schienale, si appoggia con entrambe le mani alle mie ginocchia. Sale e scende più lentamente, e mi fissa esausta e arrapata. Si morde il labbro inferiore, mentre il suo sguardo &egrave coperto per metà dai suoi ricci, nonostante ciò i suoi occhi verdi sono sempre più penetranti, e mi fanno secco. Sono suo.
Si ferma ‘scopami a pecora ‘ mi ordina ‘ scopami forte a pecora.’
Si alza. Mi alzo di scatto anche io. La spingo contro il tavolo, lei pone i palmi sul legno, e inarca la schiena. Inclinazione troppo timida. Con la mano destra la cingo per i fianchi, e con la sinistra spingo prepotentemente sulla schiena affinché scenda fino a creare un perfetto angolo retto.
Ora &egrave perfetta. La penetro ‘aaaaah’ mi sente.
Il mio cazzo &egrave come anestetizzato, lo sento lontano dall’orgasmo, posso esaudire il suo desiderio, posso scoparla forte.
Inizio con movimenti veloci e mai del tutto penetranti, cinque, sei di fila così, e poi affondo, con tutta la mia forza. Il rumore del mio bacino che si scontra contro il suo culo a pecora riecheggia, ho paura di averle fatto male.
‘Fatto male?’ chiedo premuroso.
‘No ‘ fa una pausa – no &egrave così che mi devi scopare, così. Sei bravo, scopami, scopami così.’
Ricomincio, movimenti veloci e affondi. Le sue urla fanno salire di botto la mia eccitazione, sento le prime avvisaglie di orgasmo. Cambio registro.
Ipnotizzo la voglia di schizzare sulla sua pelle bianca da maiala veneta, con movimenti uguali e continui, ma pur sempre forti, molto forti.
Il suo culo non ha pace, colpito continuamente dalle ossa del mio bacino che trovano sollievo nell’affondare in quella carne morbida che più la guardo e più mi vien voglia di riempirla di caldo sperma.
Ormai non ce la faccio più, sono vicino. Approfitto per dar dei colpi tremendi ‘aaaah aaaaah aaaaaah, sì spaccami, spaccami con il tuo cazzo, ooooh, ooooh’ urla ormai incontenibile mentre la sbatto con tutta la mia forza.
Esco, lei capisce che sto per esplodere. Si volta e si inginocchia, a cosce giunte.
Afferra il mio cazzo, un vulcano pronto ad eruttare, rosso, gonfio. Mi guarda negli occhi, sorride, spontanea, felice per la scopata. Inizia a segarmi, chiude gli occhi e spalanca la bocca, sempre con un espressione felice.
La sua sega muove un orgasmo profondo, che parte dal basso, una scarica potentissima. Sborro, fiotti anch’essi potentissimi inondano il suo viso e i suoi capelli. Lei sega finché può, finché non ha ricevuto l’ultima goccia sul suo viso gaudente.
Sono svuotato. Mi accascio sulla sedia.
Lei resta in ginocchio. Con le dita raccoglie il mio sperma sparso sul viso, e lo assaggia con la punta della lingua. Guardarla &egrave bellissimo. &egrave di una bellezza schietta, primordiale, al quale non ho potuto resistere.

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