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Racconti Erotici Etero

Istantanee

By 10 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Il profumo del caffè che brontolava in cucina giunse fino al soggiorno, dal suo suono capì che era ormai pronto e si allontanò, tornando poco dopo per servirglielo.
Sofia osservava con attenzione ogni suo movimento, sorridendo a tratti del suo modo di fare un po’ impacciato, sentendosi lusingata per quella gentilezza colma di tenerezza e per le piccole attenzioni con cui lui la serviva.
Sembrava quasi un bambino, Enrico, aveva un sorriso timido e ingenuo. Molte volte si erano incrociati nel cortile del condominio o sul pianerottolo, aveva notato il modo in cui lui la guardava, il suo sguardo in cui traspariva il desiderio soffocato dall’imbarazzo, dal non saper trovare il modo di avvicinarla. In quegli occhi poteva leggere la passione di un amante dolce, insaziabile, poteva intuire il fremito del suo corpo, immaginarlo nudo e imperlato di sudore mentre raggiungeva l’estasi. Un giovane uomo dalla pelle morbida da saggiare a piccoli morsi, facendo vibrare il suo piacere con sapienti carezze, fino a sentirlo suo, per poter leggere nei suoi occhi il calore di un amore incondizionato, implorante, come quello che tanti le avevano già giurato, morendo tra le sue braccia.
Ma c’era molto di più nei suoi occhi, c’era qualcosa di ineffabile, una tristezza profonda, misteriosa, una strana familiarità che la incuriosiva e la spingeva a ricambiare quegli sguardi impacciati.
Lo colse di sorpresa invitandolo a farle compagnia per una passeggiata e lui accettò, quasi balbettando e annuendo con eccessiva enfasi, arrossendo quando Sofia rise della sua reazione.
Camminarono a lungo per le strade della città avvolta nel torpore di un giorno di festa, indugiando nella lentezza di un tempo che ricadeva su se stesso.
Ascoltarono i propri passi risuonare tra le case di quella piccola città, abbandonandosi alla dolce nenia del suo silenzio. Le strade vuote e assolate sembrava si fossero scrollate di dosso quel frastuono frenetico che le opprime e nasconde la loro vera bellezza, per pochi istanti tornavano a splendere tra i bagliori di una purezza originaria e senza tempo.
Era proprio come loro, quella città, persa nella propria solitudine e travolta da vite estranee che la investivano senza badare a lei, e ora l’ascoltavano insieme quella voce solitaria, parlando con essa e attraverso di essa con le vibrazioni silenziose delle loro anime, che sembravano essere talmente vicine da potersi baciare mentre camminavano l’uno accanto all’altra senza parlare.
Ora sedevano sul divano sorseggiando il caffè, il loro pomeriggio li aveva uniti senza farli conoscere, avevano comunicato solo con il silenzio, come se le parole fossero troppo pesanti per loro, non sapevano nulla delle rispettive vite ma era come se si conoscessero da sempre, come se quel momento così intimo li avesse attesi a lungo. Il brivido di un’attesa indefinita soffiò tra le tende di quell’atmosfera soffusa, nella luce rischiarata dalla crescente penombra del tramonto che entrava nella stanza. Sofia fece scivolare un piede fuori dalla scarpa e lo allungò poggiandolo sulle sue gambe, cercando le carezze che di lì a poco lo accolsero con un delicato tepore che salì lentamente, sfiorandole le cosce.
Adagio, pensò tra sé, mentre il suo giovane amante indugiava, solleticando lentamente ogni lembo della sua pelle, come se potesse ascoltare i suoi desideri.
Trattenne i fremiti di quel piacere come se non volesse perderli, assaporandoli con gli occhi chiusi, mentre seguiva ogni carezza, facendo riecheggiare quel brivido sul petto liscio di Enrico, frugando nel tepore che sentiva pulsare sotto il proprio piede.
Sentì quelle mani sconosciute e familiari nel tocco lieve che percorreva i sentieri ombrosi del suo piacere, come un viandante che fa ritorno alla città natia dopo un lungo viaggio in terre lontane.
Enrico le sollevò il piede e se lo portò alle labbra, sfiorandolo con piccoli e lunghi baci sulle dita, accarezzando con la punta della lingua il sapore della sua pelle, lo bevve a piccoli sorsi, lasciando che quel piacere lo riempisse fino a traboccare, riversandosi nella sua anima assetata.
Erano emozioni soffici, le loro, come la neve che cade nel silenzio della notte, e Sofia si abbandonò a esse, frugando tra i suoi capelli mentre l’umido della sua bocca seguiva la calda scia lasciata dalle mani, che ora la stringevano in vita tenendo su la gonna.
Lo attirò a sé, baciandolo e sentendo il sapore del proprio piacere nell’abbraccio morbido della sua lingua, lasciando che Enrico la penetrasse dolcemente, restando fermo dentro lei e accarezzandole il seno ansimante.
Rimasero così per alcuni istanti, fissandosi negli occhi come per cercare la propria immagine riflessa, immobili e uniti nella tensione di un amplesso sospeso nella carezza dei loro respiri.
Si scrutarono nei loro amori passati, immergendosi in un tempo in cui forse si erano già amati, in un ricordo intenso ed evanescente, tra i bagliori di quella illusione, del sogno improvviso che li aveva travolti, giocando con la solitudine dei loro destini che per un attimo si erano intrecciati.
Poi Sofia distolse lo sguardo e lo spinse via, allontanandolo da sé, trattenendo il tepore dell’ultimo abbraccio dei loro respiri.
Si alzò, rivolgendogli un ultimo dolce e misterioso sorriso… e in silenzio, così com’era entrata, uscì, portando con sé il profumo di un ricordo intrappolato tra le onde del tempo.

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