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Racconti Erotici Etero

Istinti Rivelati.

By 27 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Istinti rivelati. La cascina.

Premessa: tutto quello che leggerete è accaduto realmente.
I fatti risalgono a diversi anni fa. E talvolta il tempo può ‘edulcorare’ il ricordo”.

Eravamo sempre stati attratti dalla signora Maria, e si può dire che sia stata lei a dare inizio alla sessualità mia e dei miei compagni di allora. Era la classica donna del sud che ci si ritrova come dirimpettaia. Generosa nelle forme, con il grande seno florido e costantemente abbronzato, il culo pieno e duro, la vita corposa e affusolata sempre fasciata in quei vestititi a fiori tipici delle donne italiane.
Nel suo incedere fiero emanava gioia di vivere, calore, una sessualità casereccia e generosa, riservata al suo compagno e forse ad altri pochi fortunati. La guardavamo con l’uccello costantemente in tiro ed ogni uno di noi fantasticava a modo suo su di lei.
Io mentre mi masturbavo chiuso in bagno, seduto sul bordo della vasca, immaginavo storie impossibili: io che con una scusa le entravo in casa, che la toccavo e lei che prontamente esplodeva in un improvviso delirio sessuale, si spogliava del suo vestito, si stendeva sul letto dove solitamente giaceva con suo marito, mi chiamava a se e mi chiedeva di consolarla dalle assurde disattenzioni del compagno. Io immaginavo il suo corpo disteso come quello di una ninfa, la sua pelle sudata alla luce fioca e dorata di una afosa giornata d’estate, i capezzoli grandi e rugosi, il ventre morbido, la vulva dal pelo folto e setoso. Immaginavo improbabili discorsi sulla generosità delle mie fattezze, sul crescere improvviso del mio pene e sulle mie abilità sessuali e giorno dopo giorno erano fiumi di sperma che scorrevano nella vasca, sotto la doccia.
Ma non bastava, eravamo appena maggiorenni e terribilmente vogliosi di sesso. Nel piccolo bigotto paese in cui vivevamo le nostre coetanee si concedevano con difficoltà, e spesso, anche i ragazzi arrivavano vergini, o quasi, al matrimonio. Nelle estati degli ultimi di liceo, durante le nostre scampagnate, usavamo ancora masturbarci all’aria aperta. Fu durante una di queste occasioni che pizzicammo la signora Maria con uno di quegli altri pochi fortunati.
Eravamo in tre Ettore, Luca ed io, Mario.
Ettore era sempre quello più intraprendente di tutti, era stato lui infatti a condurci la quel giorno, in un posto che solitamente non frequentavamo. Si vantava di farsi segare saltuariamente dalla cugina più grande; infatti dopo averla colta casualmente a trombare con quello che lei diceva essere il suo fidanzato, lui l’aveva ricattata chidendole di fargli un pompino ma lei era stata irremovibile e di tanto in tanto gli faceva solo qualche sega.
Luca era il più bello. Era alto e biondo, aveva il volto affilato che piace tanto alle ragazze. Le più carine gli stavano dietro ma non gli si concedevano. Lui si lamentava raccontandoci che volevano solo come un barboncino da portasi dietro e darsi arie. Luca era anche il più dotato, aveva un pene perfettamente dritto e lungo che svettava tra un ciuffo di peli chiari sul fisico asciutto. Io ero un po’ in carne, ma non ero male, ero possente ed a detta di Ettore e degli altri miei compagni di seghe ero quello che aveva l’uccello più grosso.

Nascosti tra le fronde degli alberi, sul fianco di una collina che dava su radura popolata solo da qualche piccola cascina, ci stavamo segando furiosamente cercando di venire nel più breve tempo possibile. Improvvisamente un rombo irruppe nella piccola valle che avevamo di fronte, e una macchina presto fece capolino tra gli alberi dirigendosi verso una di quelle cascine.
Spaventati ci tirammo su i calzoni nascondendoci dietro degli alberi. La macchina si fermò sotto una pianta, a qualche metro dalla cascina. Ne discese proprio la signora Maria, che con passo svelto si diresse verso la piccola casa ed estraendo la chiave dalla tasca vi entrò rapidamente lasciando la porta socchiusa. Ci guardammo increduli non capendo esattamente quello che stava succedendo.
Senza dire una parola, iniziammo lentamente ad avvicinarci, ma il nostro avanzare fu interrotto dal sopraggiungere di un altro rombo, quello di uno vespa.
Era la vespa di Simone, uno operaio del paese, ed a guidarla era proprio lui.
Simone aveva poco meno di trent’anni ed in paese era considerato come uno dei ragazzi più attraenti. Anche le nostre giovani compagne sbavavano per lui. Qualche nostro amico che lo conosceva diceva che fosse dotato di un cazzo enorme e che lo sapesse usare come pochi altri.
Eravamo sbigottiti ma tutto ci sembrò chiaro. I nostri sospetti erano fondati: tutto il ben di dio della signora Maria non poteva essere ad uso esclusivo del marito, che peraltro spesso era fuori paese, e che non poteva vigilare sulla condotta della moglie.
Quando Simone fu dentro, continuammo furtivi la nostra avanzata verso la cascina. Era poco più che un monolocale in mezzo alle campagne, con sole due finestre, una di fianco alla porta d’ingresso e l’altra sul retro. Ci avvicinammo proprio verso quest’ultima. La serranda era chiusa, ma tra le fessure si riusciva a percepire qualcosa. La situazione migliorò decisamente quando all’interno fu accesa la luce. Eravamo increduli, ci guardavamo con un sorriso misto di stupore e libine, la scena che vedevamo sembrava irreale. Simone era in piedi al centro della stanza, la signora Maria era in ginocchio davanti a lui, lo stava aiutando a sfilarsi i pantaloncini, mentre lo guardava famelica. Lo afferrò per le natiche e lo abbracciò strusciando le guance sulle mutande gonfie del giovane, mentre lui continuava a spogliarsi togliendosi la maglietta.
Simone sembrava una statua, liscio senza nemmeno un pelo, con i muscoli definiti e vibranti, Maria gli sfilò le mutande tirandogliele da dietro e liberando così il cazzo duro del giovane: non era enorme come ci avevano raccontato ma comunque fiero, glabro e svettante.
La donna lo bacio sulla punta, mentre con una mano lo scappellava e con l’altra gli strizzava delicatamente le palle gonfie. Ci fu un altro sguardo e uno scambio di parole tra i due ma non riuscivamo a sentire nulla, il vetro della finestra era chiuso dall’interno.
Noi tre, piegati sotto il davanzale ci massaggiavamo la patta dei pantaloni, mentre il viso attaccato alla finestra non ci perdevamo un attimo di quello che stava succedendo all’interno. Furono attimi lentissimi, sentivo il mio uccello duro come una roccia, e a giudicare dai loro volti famelici, anche i miei compagni di seghe dovevano essere nella stessa condizione.
All’interno Simone pose la mano sulla testa della donna, fu come un segnale perché Maria prese immediatamente a succhiarlo avidamente: lo teneva per il culo marmoreo mentre con il collo aveva iniziato un movimento fluido e deciso, alternando ogni tanto delle lunghe leccate dalle palle fino alla punta. Era bravissima, una vera esperta. Il volto di Simone era una maschera di piacere, iniziò presto a piegare leggermente le gambe in avanti ed ad assecondare il movimento di Maria con il bacino. La donna rallentò il movimento fino a fermarsi. Si alzo in piedi e abbracciò per il collo il suo amante. Si baciarono nervosamente. Simone le sfilò il vestito a fiori rivelando il completo intimo nero di Maria. Ci mise poco a sfilargli quello che restava: era completamente nuda, i capezzoli turgidi si ergevamo dal seno voluttuoso, rotondo, pieno. Tra ventre morbido e carnoso e le cosce piene e sode, un vello nero e folto nascondeva il frutto proibito dei nostri desideri.
Ettore, affianco a me, si mordeva il labbro e strabuzzava gli occhi, Luca era a bocca aperta, io sentivo un vago senso di smarrimento, non capivo se quello che stavo vedendo fosse reale o meno, sentivo il cazzo duro, troppo duro per appartenere al mio corpo.
Simone, sistemò rapidamente gli indumenti e si avvicinò tosto a Maria. Il pene umido ed eretto si poggiò sulla pancia asciutta di lei, lasciandovi la scia della sua stessa saliva. Il ragazzo la percorse con le mani e la fece gemere, si scambiarono rapide parole e si guardarono negli occhi languidi.
Simone si inginocchiò, prese una gamba di lei e la poggiò su una spalla, Maria per mantenere l’equilibro mise le mani sulla testa del ragazzo. Il vello si schiuse: tra il pelo nero spuntò una fessura rosso fuoco, umida e lucente. Simone ci affondò il viso dentro cercando di raggiungere con la lingua gli anfratti più nascosti di quella grotta lussuriosa. Maria piegò la testa all’indietro e parve perdesi in un mare di piacere, il respiro affannoso della donna faceva gonfiare le mammelle e puntava i capezzoli verso l’alto. Dopo un lungo momento di estasi la donna rinvenne e disse qualcosa.
Simone lasciò non senza qualche esitazione la vulva della donna e si alzò in piedi. Si spostarono verso un vecchio divano poco dietro di loro. Lei ci si sedette allargando oscenamente le cosce. Era proprio di fronte a noi. Il suo frutto era completamente esposto, il suo volto era una maschera di lussuria. Simone riprese più comodamente il lavoro prima iniziato piegandosi e lappando vigorosamente. Andò avanti così per minuti, aumentando il ritmo dettato dalle mani della donna sulla sua testa, fino a quando Maria non iniziò ad ansimare sempre più velocemente portandosi le mani sui seni e prendendo a strizzare convulsamente. Era la prima volta che vedevo una donna in preda all’orgasmo, fui spaventato dall’ardore e dalla violenza della mani sulle mammelle e dal vibrare furioso di tutto il corpo. Simone continuò a suggere i succhi della donna mentre quella carica elettrica le scuoteva le membra, fu uno spettacolo meraviglioso.
Volevo anche io provocare quella sensazione, volevo sentire anche io le vibrazioni di un corpo di donna. Era meravigliato, frastornato, senza parole; vicino a me c’erano i miei compagni ma mi sentivo isolato dal resto del mondo, sentivo il desiderio per la prima volta rapirmi completamente, irrimediabilmente. In quel momento invidiai Simone con tutta l’anima.
Ma non era finita. I due amanti si erano concessi qualche istante di pausa. Simone accarezzava nervosamente le cosce della donna affannata e la guardava con cupidigia. Lei gli disse qualcosa, ebbi come la sensazione che avesse detto ‘come mi vuoi?’
Simone, che era di spalle aveva risposto qualcosa alzandosi e poi stendendosi sul divano mentre Maria si spostava su un lato. Quando il ragazzo si fu sistemato la donna si piegò in avanti e iniziò a leccare e baciare le gambe del giovane. Raggiunse quel cazzone eretto e passando sui testicoli lo percorse con la lingua senza fermarsi per tutta la lunghezza. Continuò a salire finché il suo seno non lo sommerse. Indugiò in quella posizione, baciando il petto del giovane e scuotendo il culo in alto.
Simone disse qualcosa e la donna prontamente si rizzò. Avanzò finché il suo bacino non fu all’altezza di quello del giovane. Il pene pulsava vistosamente. Lei lo prese con una mano e lo guidò in mezzo al suo pelo folto. Vi si abbassò sopra lentamente, contraendo il volto in un espressione di dolore e piacere.. Iniziò a muoversi piano, facendo leva con le mani sul petto del suo amante che la aiutava nel movimento tirando a se il bacino. La donna prese a muoversi sempre più velocemente, fin quando si piegò in avanti stendendosi sul corpo sudato del suo amante. Si abbracciarono e avvinghiarono l’uno all’altra, i loro corpi erano un’unica entità fremente, un essere solo che ricerca avidamente il piacere.
E lo raggiunse. Simone scaricò dentro quel succulento corpo di donna tutto il piacere che aveva dentro. Rimasero avvinghiati e quasi immobili per qualche istante. Lui le carezzava il sedere, lei gli stringeva le braccia.
All’improvviso, io e miei compagni ci guardammo. Eravamo stavamo tornando alla realtà. Cominciammo a realizzare quello che avevamo visto mentre il velo dell’eccitazione ci scivolava dalla mente. Quando i due amanti si alzarono e iniziarono a ricomporsi, capimmo in un baleno il rischio che avevamo corso stando la. La ragione prese a guidarci e lentamente ci allontanammo tornando tra gli alberi che prima ci nascondevano.
Osservammo Maria e Simone lasciare uno dopo l’altra la casa e sparire oltre la valle. Solo allora scoppiamo in una grossa isterica risata e ci lasciammo andare ai commenti.
Ettore non stava nella pelle, continuava a descrivere le scene che avevamo appena visto come se non fossimo stati presenti anche io e Luca. L’eccitazione risalì poderosa dentro noi. Ci calammo i calzoni e riprendemmo a masturbarci. Venimmo tutti e tre in un attimo eruttando quantità inusitate di sperma. Ce ne meravigliammo noi stessi.
Tornato a casa e sopraggiunta la notte, al chiuso della mia stanza, non riuscivo a pensare ad altro.
Il sesso, l’amore, la congiunzione tra uomo e donna era la cosa più straordinaria che c’era. Le sensazioni che mi aveva provocato solo guardare quell’unione era state meravigliose, in quel momento capii le motivazioni dell’istinto di riproduzione degli animali e capii che quell’istinto si era prepotentemente e completamente rivelato anche in me. Nulla fu più uguale.

(‘.continua?)

Grazie per aver letto il mio primo ed istintivo racconto. Per (graditi) commenti e suggerimenti: ghostrider@blu.it

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