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Racconti Erotici Etero

Julia 01 Il mio ricordo dell’esame…

By 11 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Julia: Il mio ricordo dell’esame…
Cap. 1
Vi racconto il mio esame di maturità 2009.

i miei racconti
https://raccontimilu.com/viewuser.php?uid=843

Giorno prima dell’esame. Quando ho deciso di chiudere il libro, era notte fatta e mancavano poche ore all’esame. Convinta di dormire e invece, l’ho passata praticamente in bianco, a fissare il soffitto e a rigirarmi nel letto in preda all’angoscia più completa. Continuavo ad accendere ripetutamente il palmare e a navigare fra i siti in cerca delle ultime soffiate sui probabili temi d’esame.
-Che ansia quella notte!-

è stata mia madre che a forza di scrollarmi è riuscita a svegliarmi. Ero distrutta e mi muovevo per casa in stato di coma. Ho cercato di rimediare alla meno peggio, pantaloncini bianchi a mezza coscia con una cinturona nera, maglietta a mezze maniche di D&G. Un filo di trucco, capelli raccolti con una bacchetta modello brava e diligente alunna con le ciocche bionde che cadevano sul davanti stirate per l’occasione che incorniciano il viso. L’abbigliamento non era a caso, ma studiato per l’occasione. Io, come molte mie compagne, avevamo creduto alle chiacchiere che giravano e volevamo impressionare nel caso ci fossimo trovate davanti il classico vecchio porco.

Giorno dell’esame, davanti a scuola. Grande trepidazione nell’attesa dei commissari esterni. Arriva l’ora X e non solo io, mi accorgo che il professore di italiano è un pezzo di figo pazzesco… Meglio di qualsiasi attore.
‘Ti giuro che è tutto vero!’ Leggo sul display del cellulare. Resto incantata come un’adolescente alla prima cotta. è talmente bello che potrebbe tranquillamente fare il modello. Abbronzato, maturo, forse sulla quarantina, fisico palestrato e un volto espressivo da farti sognare… Gli occhi chiari, profondi, capace di farti bruciare l’animo e con un sorriso da farti sciogliere come ghiaccio al sole. Sa di essere bello e la rapida occhiata che ci siamo scambiati, mi ha lasciato con mille pensieri e propositi peccaminosi.
Decisamente mi sono bagnata come l’ho visto.
‘Julia. Julia. Julia. Concentrati!’ Mi urlo nella testa battendomi con il palmo della mano contro la tempia. Alzo lo sguardo e sospiro. Sono innamorata con solo il primo sguardo che ci siamo scambiati.

All’esame scelgo la traccia che avevano prospettato su facebook e ‘Le nuove tecnologie’ è l’unica che prendo in considerazione, visto che per gli altri non saprei nemmeno da dove iniziare. Ringrazio il buon Dio per la traccia e parto in quinta.

Durante il compito mi sento tranquilla e determinata, convinta di fare un bel lavoro fin troppo facile. Lui intanto, gira fra i banchi e scruta con attenzione tutte noi. Lo fermo due o tre volte per delle precisazioni e ogni volta si appoggia al banco a pochi centimetri da me. è l’unica fonte di distrazione che mi sono permessa durante quella mattinata. Ogni volta che sentivo il suo respiro sul collo, stringevo le gambe per il prurito che mi faceva venire.

Dopo cinque ore consegno la prova proprio a lui, che mi chiede come mi chiamo per annotarlo e io fissandolo negli occhi e sorridendo maliziosamente rispondo.
‘Julia B.’

Quattro giorni dopo, discussione qualora lo si desideri con ogni professore sulla valutazione dell’esame precedentemente svolto. Mi dirigo direttamente da lui a causa del voto. La più bassa fra tutte quelle che avevo ricevuto. 11/15

Mentre mi recavo a scuola, il mio ego mi diceva come sempre che me la sarei cavata bene ed ero autoconvinta di essere stata bravissima, poi dalla mia parte avevo le professoresse interne dell’istituto che hanno sempre apprezzato la mia indole un pò maleducata, ma sicuramente brillante e scaltra. Tutto sommato in quei cinque anni me l’ero sempre cavata con quasi mai debiti formativi da dover recuperare. Questa volta nell’abbigliamento ho potuto e voluto osare di più. A causa del caldo mi sono limitata ad una canotta blu che metteva in risalto la forma del seno, short di jeans e carrera agli occhi. Prima di uscire da casa mi sono detta:
‘Proprio una bella figa.’

A pensarci bene, quando sono uscita di casa, l’idea di incontrarlo mi eccitava e mi spaventava. Quello che mi interessava veramente era di mettere in chiaro il voto che mi aveva dato e poi… Se avrei davvero preso due piccioni con una fava…

A scuola seduti uno davanti all’altro, iniziamo a parlare e mi spiega gli errori, poi sbotto.
‘Sinceramente, da un uomo come lei.- Lo guardo dritto negli occhi.- Mi sarei aspettata di più.’

‘Se avessi dato di più avresti ottenuto di più…’ Sorridendomi malizioso per la dubbia interpretazione della riposta.

Rifletto sulle parole che mi ha detto e sorrido mezza l’inebetita e furbetta poi, dopo aver incrociato le braccia in modo tale da esporre il seno.
‘Almeno mi faccia il favore di accompagnarmi a casa… Non mi faccia prendere l’autobus.- Guardandolo dritto negli occhi.- Sono venuta fino a quì solo per lei.’

‘Se sai mantenere il segreto molto volentieri.’ Sorridendo come solo lui sa fare.

In macchina chiacchieriamo del più e del meno, ma lui rimane distaccato, sulla difensiva. Quando arriviamo sotto casa mia, invece di salutarlo e ringraziarlo gli dico:
‘Cosa devo fare per recuperare i punti? Io sono molto ambiziosa…’ Mettendomi a due centimetri dal suo naso mentre lui incerto resta muto.
‘Dai prof…- Con la voce più vellutata che riesco a fare.- Dammi una possibilità.’

‘Lasciami il numero che ci penso.’

Esco dalla macchina che ho il cuore che batte a mille e mi do della stupida per non averlo baciato. Sono così bagnata che mi sento il perizoma fradicio. Passo la mano ad aggiustarmi gli short e sento sotto le dita l’elastico per perizoma. Mi piace farlo vedere oltre il bordo dei pantaloni e sono certa che anche lui ha potuto ammirarlo mentre uscivo dalla macchina.

Voluttuosamente mi accarezzo i fianchi per sistemare anche la maglietta e scorgo i capezzolini spuntare attraverso il tessuto. Sento le guance avvampare. Avrei dovuto indossare uno dei miei reggiseni quella mattina invece che andare in giro senza. Sono leggermente imbottiti, ma avevo pensato che avendo un bel seno sodo e una terza abbondante, avrei colpito di più.

Verso le 17:00 ricevo un messaggio da un numero sconosciuto.
-Ci sto ancora pensando…-

Mentre leggevo il messaggio del prof. il cuore mi è scoppiato in gola, dentro di me ho capito di aver già vinto.
-Vuoi venire a casa mia a pensarci che sono sola?-

Ero nervosa e in preda all’ansia. Dovevo trovare la migliore strategia per colpirlo.
Mi sono rinfrescata velocemente e ho cercato subito nell’armadio il vestitino leggero e corto di colore rosa acceso con le spalline sottili. Mentre mi guardavo allo specchio, ho sorriso fra me e me ai pensieri peccaminosi che avrei realizzato da li a poco con lui. Alcune spruzzate del mio profumo che mi piace molto e…
Mi accorgo che lui non mi aveva risposto al messaggio che avevo mandato.

Eccolo, bello come un adone. Pantaloni lunghi bianchi ed una camicia nera sbottonata al punto giusto per far vedere i muscoli e il petto, seduto quindici minuti dopo sul mio divano.

Dopo aver preparato il caffè, l’ho servito come si deve con tanto di vassoio e sotto tazzine. Mi siedo vicino a lui e dopo aver messo via la tazzina, allungo la mano sulla sua e intreccio le dita stringendole a pugno come per impedirgli di scappare.
‘Allora questa possibilità?’ Lo guardo, mordendomi il labbro inferiore. Mi sento con le guance incandescenti.

‘Sei dannatamente furba…’

L’ultima parola quasi non l’ho sentita. Si accosta alla mia bocca e mi bacia. Inizia piano, quasi timido, temendo come una qualche mia remora riluttanza, ma appena discosto le labbra e rispondo al suo bacio, si fa più vorace. La sua voglia era tale che mentre le mani mi palpavano e accarezzavano ovunque, lui continuava a baciarmi. L’ho sentito mordermi il lobo dell’orecchio facendomi venire i brividi ovunque, poi ha indugiato sul collo e sapevo che mi sarebbe restato il suo succhiotto quella sera e per i giorni a venire.

Ha iniziato a spogliarmi lentamente, senza quasi che io me ne accorgessi, presa com’ero dalla frenesia e dalla voglia di averlo dentro di me. Si è spogliato anche lui aiutato dalle mie dita impacciate senza smettere di baciarci e con le sue mani avide che continuavano a palparmi.

Come è stato completamente nudo anche lui, ho deciso di prendere l’iniziativa e mi sono chinata per fargli un lavoro di bocca. Ho constatato che non era poi eccessivamente lungo, ma decisamente grosso. Ciò che mi ha colpito, è stata la grossa cappella violacea e che stava completamente dritto, senza la parvenza di una qualche curvatura. Dopo le prime lappate in cui mi sono compiaciuta del fatto che non puzzasse e che si fosse preventivamente lavato prima di arrivare. Non riesco a trattenere un urlo sorpresa quando mi ha spinta via.

‘Sei troppo bella per sprecarti in un pompino.’

Mi allarga le gambe e sono contenta di essermi depilata la settimana prima. Sul pube avevo lasciato solo una striscietta di peli, giusto per indicare le labbra cicciotte e invitanti che sporgono e che son sempre piaciute ai miei amanti. Senza essermi vista, potevo immaginarmi già completamente bagnata e con il clitoride durissimo che sporge impudico.

Lui incomincia con il mordermi una coscia per poi baciarmi mentre si avvicina al pube. Quel suo incedere lento mi fa morire e bagnare ancora di più. Fremo e gemo come sento le sue labbra sfiorarmi il clitoride.

Inizia partendo da molto in basso. Appoggia la punta della lingua sul piccolo buchino del sedere e percorre il taglio della figa per fermarsi al clitoride. Qui inizia con il solleticarlo facendo reteare la lingua attorno al piccolo bottoncino di carne che lo sente sempre più pulsare e fremere. Riprende il lavorio più e più volte portandomi all’esasperazione e facendomi bagnare sempre più. Incunea due dita nella figa e le allarga per potermi leccare e bere i miei succhi e questo atto impudico mi erotizza al punto da portarmi quasi all’orgasmo.

‘Ti piace porcellina vero?’

Non rispondo. Non ne sono in grado, sono presa da forti tremori e incredibilmente lui si ferma. Lo guardo con tutto il mio dissenso, ma non riesco a formulare una frase connessa. Sostituisce la lingua con il dito indice che lo affonda lentamente nelle mie caldi umide carni. Quando lo estrae, accarezza il piccolo buchino del sedere senza affondarlo e quella carezza erotica mi tiene eccitata allo sfinimento.

Il dito ha preso il posto della lingua, mi percorre il taglio della figa fino al clitoride che lo massaggia lentamente e ripetendo l’operazione molte volte. Troppe, per la voglia che avevo in corpo. Dopo l’ennesimo affondo nella figa, preso coraggio lo guardo:
‘Mi sento vuota.’

Lui mi sorride con la bocca umida dei miei umori e mi sorride con uno sguardo voglioso e da porco.
‘Ti piacciono le cose grosse vero? Non ti preoccupare che ho io quello che ti serve!’

Ero esasperata per il gioco che faceva e pensavo che si fosse fermato perché avesse deciso di scoparmi quando mi sento allargare la figa come se ci avesse infilato tutta la mano invece che tre dita. Nel mentre mi lecca divinamente il clitoride succhiandolo fortemente e con le dita inizia un va e vieni facendomi infine morire.

Non mi accorgo che si è tirato sopra di me. Mi sovrasta con il suo peso e dentro di me, sento scosse incredibili direttamente contro la cervice. La mia anima mi abbandona. Non sono io quella che viene scopata. è il mio corpo che viene usato per farmi provare le più sublimi vette del piacere. Vengo una infinità di volte mentre lui imperterrito continua a scoparmi facendomi un sacco di complimenti volgari inframezzati da baci e morsi passionali dati sul collo, orecchie, spalle…
‘Porcellina prendi la pillola?’ Chiede dopo aver spinto a fondo il cazzo ed essersi fermato.

‘Siiii…’ Rispondo in estasi e con tutto il fiato che mi era rimasto.

‘Sei una bella maiala… Ti piace il mio cazzo che ti fa godere?’

Senza attendere la risposta continua a montarmi e a spingere il cazzo contro la cervice.

‘Mi piaci per quella porca che sei. Ti spacco la figa…’

Gemo, urlo il mio godimento incapace di muovermi o di pensare a qualsiasi cosa. Infine mi viene dentro. Ho sentito chiaramente il cazzo fermarsi contro la cervice e due schizzi caldissimi e bollenti che mi hanno fatto partire un brivido da dentro l’utero e su lungo tutta la colonna vertebrale. Ho continuato a godere e a gemere anche dopo che la colata bollente aveva terminato di riversarsi in me.

Senza forze, matida di sudore, sono alla sua mercé. Inizia a giocherellare con le mie tette in modo mai sperimentato prima. Non le bacia, non le succhia. Si limita a prendere i capezzoli fra i denti e ha tirarli lentamente facendomi venire i brividi. Lo sento muoversi, apro gli occhi e lo vedo porsi di fianco a me con la testa a pochi centimetri dalla figa. Non ho idea di che cosa voglia fare e resto con le gambe aperte a squadra, senza forze.

Sento il suo alito caldo sfiorarmi il clitoride e sorrido mentre ondate di piacere e brividi mi fanno tremare tutta. Lo sento armeggiare con la mia figa e poi penetrami.
‘OOOOHHHH…’ Urlo svuotandomi i polmoni della poca aria che avevo.

Due dita mi avevano penetrato e mentre il pollice si era posizionato sul clitoride, un dito avevo violato lo stretto anello elastico del sedere. Recuperata un poco di ragione fra un piacere e un’altro, sentivo le dita andare dentro e fuori dalle mie carni mentre il pollice mi faceva provare infito piacere. Ero certa che tre dita entravano e uscivano dalla figa lubrificandosi del suo sperma e dai miei succhi che uscivano sempre più abbondanti. Potevo percepire chiaramente come le dita si sfiorassero fra le pareti interne della figa e dell’intestino. Era come se avesse voluto e cercato di far congiungerle, ma con l’unico effetto di portarmi nuovamente all’orgasmo.

Non ho idea se ero in grado di poter godere ancora e l’ho ringraziato del fatto che ha iniziato a coccolarmi e a baciarmi. Sono rimasta a lungo senza forze e ci siamo teneramente coccolati come se avessimo avuto una perfetta e reciproca intesa da lungo tempo.
Mentre mi baciava e mi accarezzava, sentivo di aver giocato bene le mie carte, meglio di una qualsiasi interrogazione. Con un certo cinismo, anche se non era proprio questo lo scopo iniziale, ero certa che lui mi avrebbe aiutata in tutto e per tutto, sentivo di averlo in mio pugno.

Sulla soglia di casa prima di andarsene mi dice:
‘Ora tocca a te dimostrarmi quanto vali. Studia e metticela tutta.’

Resto interdetta a quelle parole e un poco delusa. Quando l’ho rivisto a scuola il cuore ha iniziato a battere fortemente. Era più bello che mai e pensare che quel Dio qualche giorno prima aveva la faccia tra le mie gambe e mi aveva scopata con foga. All’esame dò tutta me stessa. Le sue domande me le aveva mandate il giorno prima tramite un sms sul cellulare e pur essendomi preparata a dovere, ero agita ugualmente.

Speravo in cuor mio di poterlo rivedere un giorno. Era pur sempre un uomo. Schiavo e pronto a far tutto per una figa e oltretutto, sapeva come farmi sentire donna.

Giorno degli esiti finali. La secchiona della classe prende 72. Io con alle spalle note e sospensioni 82…
Il tutto grazie al mio piccolo segreto.
Julia :-)

Questo non è un racconto, ma un fatto realmente accaduto. Il nome è di fantasia e ricordate:
A volte la realtà supera la fantasia!!!

Maxtaxi

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Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
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Ultima correzione 13-10-09

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