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Racconti Erotici Etero

Katy

By 3 Febbraio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

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I giri che la vita ci riserva sono davvero infiniti. E’vero che vivendo in un paese piccolo &egrave facile che le vite delle persone si incrocino con facilità ma &egrave anche vero che talvolta ci sono persone che spariscono per sempre pur essendo li.
Katy &egrave una donna che gravita attorno a me da sempre.
&egrave stata una delle prime ragazze che mi abbia fatto apprezzare un bel sedere a 15 anni, la prima che andavo a trovare nei bar in cui lavorava appena patentato e la prima che ho pensato essere decisamente stronza. Era ed &egrave ancora una bella ragazza. Mora, occhi neri, viso affilato, bocca disegnata ed atteggiamento enigmatico. E’ una di quelle che quando ti guarda non capisci se voglia ucciderti, se pensa tu sia un cretino o che non vede l’ora tu sparisca.. Ha sempre avuto una buona dose di veleno nei suoi canini e sa essere antipatica come poche. Ha un lato dolce e tenero che ho conosciuto per qualche mese 5 anni fa. E’ una persona strana, decisamente strana.

5 anni fa dicevo. Si, 5 anni fa andai da lei a tagliarmi i capelli e tra una battuta e l’altra qualcosa si accese. Un lumicino direi, perché lei era sposata ed io uscivo da una storia di 4 anni che mi aveva lasciato come uno zerbino. Io ero in quel periodo in cui nemmeno la Canalis mi avrebbe spostato di un centimetro, lei era nella fase in cui una donna ancora molto corteggiata si rende conto che &egrave trasparente per il marito.
Ti tagli i capelli oggi, ti mandi un messaggio domani, poi dopodomani e così via, finch&egrave una domenica sera la inviti a bere una birra e ti ritrovi in macchina alle 3 con la faccia impiastricciata di saliva.
Baci, tonnellate di baci. Io e lei in quei mesi non abbiamo fatto altro che baciarci. A pensarci mi fa quasi sorridere conoscendo il mio carattere ma fu così. Lei non voleva fare niente di eccessivo ed io ero sessualmente spento. Forse arrivai un giorno al suo capezzolo ma in verità ne ho poca memoria. Di certo né io né lei facevamo niente per andare oltre. Certo comprese che ero dotato e ci fu più di qualche scambio ironico a questo proposito ma nemmeno la possibilità di poter disporre di una buona attrezzatura sembravano interessarla.

Ci dividemmo, in verità con qualche insulto, quando la mia ex del tempo riprese a farsi viva con me. Decisi che aveva più senso cercare di riprendere quel rapporto piuttosto che perdere tempo dietro ad una sposata che sembrava promettere castità assoluta. Ammetto che me ne andai con un senso di incompiuto: avevo avuto per le mani quel fiore di donna e non avevo colto niente di lei. Fu un pensiero che mi accompagnò a lungo, anche mentre rifrequentavo la mia ex e soprattutto quando le cose con lei non andavano bene. Avevo il rimpianto di non aver forzato la mano, di non averci scopato, di non aver messo pressione per arrivare dove volevo ma soprattutto pensavo sempre più spesso a quanto fosse vero il detto che recita ‘ogni lasciata &egrave persa’.

Da allora di tempo ne &egrave passato parecchio: io ho avuto le mie storie, lei si &egrave separata ed alcuni meccanismi morali si sono evoluti. A dire il vero nel frattempo, di tanto in tanto, ci fu qualche messaggio. Talvolta freddo ed asciutto, talvolta volontariamente caldo, talvolta provocatorio. Le risposte furono talvolta a tono, talvolta calde, talvolta provocatorie ma nessuno mai ebbe il coraggio di riaprire quel capitolo. Non era comunque difficile capire che anche il lei era rimasto il senso di incompiuto.
Così venerdì scorso ci siamo rivisti.
Passavo per puro caso sulla strada dove lei ha il salone e vedendo grandi luci accese non ho potuto fare a meno di notare che stava lavorando all’arredo del salone. Notai che gli spazi erano cambiati, i colori erano decisi e che non c’erà più la insegna che avevo sempre trovato vecchia e scialba. Passando vidi anche lei, in tuta, che armata di scopa stava pulendo il pavimento.
Quasi senza riflettere misi la freccia e parcheggiai li vicino. Parcheggiai lontano per far si che arrivando a piedi potessi capire se c’erano altre persone o persone scomode e quindi darmi ad una agile fuga.
Non vidi nessuno per cui entrai. I nostri sguardi si incontrarono subito e il secondo che anticipò il suo sorriso fu eterno. Avevo paura che il suo carattere scorbutico potesse riservarmi una accoglienza da stronza quale sapeva essere invece la fortuna fu dalla mia parte.

Qualche secondo di imbarazzo e poi venimmo reciprocamente sommersi dalla raffica di domande che ognuno riservò all’altro. In pochi minuti ci raccontammo tutto quello che successe da quel giorno di febbraio ad oggi. La mia storia andata male, il suo matrimonio naufragato, le storie successive, i trionfi ed i tonfi che la vita ci aveva riservato. Un interrogatorio di quelli che fanno quelli che hanno sete di sapere.
Improvvisamente la sensazione fu quella di parlare con una vecchia amica a cui vuoi bene. Fu una sensazione reciproca tanto che anche lei non esitò a parlarmi delle sue perplessità sulla sua storia attuale. Mi disse che da qualche giorno aveva trovato delle foto hot sul telefono del nuovo compagno con il quale sta da circa un anno e che la cosa l’aveva destabilizzata. Ammise di aver avuto anche lei qualche gioco virtuale ma che non sopportava il fatto di esserne vittima. Io che la conosco un po’capii che il problema non risiedeva nel fatto che lui potesse aver avuto questi giochi ma che esistesse qualcuna che lui reputava meglio. Katy era troppo convinta del suo potenziale e se lo era lo doveva al fatto che bella lo fosse per davvero.

Così parla e riparla passò mezz’ora. Eravamo in piedi sull’ingresso dal mio arrivo ed effettivamente la situazione non era ‘comoda’. Avevo però anche intuito ci fosse qualcuno nel retro ed infatti dopo poco sbucò un pittore che, salutando, disse sarebbe tornato domani a finire.
Appena se ne andò Katy si sentì come sollevata e mi chiese se volevo un caff&egrave. Risposi di si. Li per li non ci pensai ma quando la vidi andare verso la stanzetta in cui c’era la macchinetta ebbi un flash. Era li dentro che ci baciavamo. Entravamo, tiravamo la tenda e ci si saltava addosso. A volte bevendo un caff&egrave, altre no, ma tutto succedeva li dentro.
Così quando camminò verso la stanzetta sorrisi dentro me. Sono sicuro di non aver fatto rumore eppure Katy si girò verso di me e mi disse di seguirla. ‘La macchinetta &egrave sempre qui ‘mi disse sorridendo. Così la seguii’.
Entrai e capii che anche la sua testa stava rivivendo qualcosa. Ci fu un po’ di imbarazzo e per stemperare dissi ‘bei ricordi qui dentro vero?’.
Il suo si fu così forte che non si poteva farlo cadere nel nulla. Così, sempre ironizzando, parlai dei nostri baci, sottolineando come l’uomo che sono adesso non si sarebbe mai accontentato di andare avanti per mesi solo con quelli. Mi rise e mi disse che anche per lei fu un periodo strano ed inconcepibile. Quasi a voler dimostrare che non era una gatta morta mi disse che dopo di me ebbe storie di solo sesso, alcune quasi violente e mi confermò che nei miei confronti le era rimasto un senso di incompiuto.
A quel punto il messaggio era arrivato.
Posai la tazzina del caff&egrave e guardandola negli occhi le chiesi se potevo assaggiare ancora il suo sapore. Non mi rispose nemmeno. Le nostre bocche si trovarono con la rabbia di un tempo. Eravamo in uno sgabuzzino di 2 metri quadri e la foga era tale che riuscimmo a rovesciare sciampi e scope ad ogni movimento.
Le nostre lingue erano indiavolate ma si percepiva che i movimenti erano diversi da un tempo. Erano lingue di chi con essa ti fa capire molto di più.
Passammo venti minuti così poi, forse anche perché stufo, mi staccai. Guardai l’orologio e lasciai intuire che era ora di andare a casa.
Mi guardò e si avviò prima di me verso la porta ma una volta sulla porta dello sgabuzzino anziché uscire si fermò e tirò la tenda lo chiude. Si girò e guardandomi mi disse: ‘non vorrai mica che ripeta gli stessi errori di un tempo no?’.
Riprese subito a baciarmi mentre le sue mani andarono diritte sulla mia cintura. La slacciò con calma, ed uno volta trovato lo spazio per la mano mi infilò dentro la sua manina fredda. Trovo subito quello che le interessava che nel frattempo, capita l’antifona, si era svegliato a dovere. Il suo sguardo fu subito diverso e la sue labbra finirono sotto i suoi denti.
Mi abbasso pantaloni e mutande di quel che le serviva e guardandomi negli occhi scese. Ad aspettarla c’era il mio cazzo privo di peli, una cosa che sembrò gradire molto. Se lo strofinò un po’ sul viso prima di iniziare a leccare l’asta. Due o tre colpi di lingua poi dentro. Tutto. I suoi occhi nei miei, e la mia cappella che fa capolino di tanto in tanto.
Sono eccitato. A me le donne che succhiano in ginocchio mandano fuori di testa e, adesso che ci penso, forse a lei lo avevo detto.
Rimase li 5 minuti, non credo di più. I suoi colpi e le se movenze erano sapienti quasi non facesse altro tutto il giorno. Venni davvero con poco e non appena lei comprese che non ero distante dal venire prese a lavorarmi solo la punta. Accolse il mio sperma come se non succedesse niente. So di schizzare molto ma per lei non ci fu un battito di ciglia. Se lo ingoiava mano a mano che gli schizzi ne buttavano fuori altro.
Se lo tenne in bocca finch&egrave gli spasmi non lo abbandonarono. Poi lo tolse, si alzò, e mi disse ‘meglio così vero?’.
I miei occhi ancora estasiati la guardarono ed il si che ne uscì fu quello di un ragazzino al primo pompino.
Usci dalla stanzetta lasciandomi alle prese con i miei pantaloni e le mie mutande. Mi sistemai ed una volta fuori mi attese con un bel sorriso.
Una volta sulla porta mi venne vicino, due baci sulla guancia e nell’orecchio un ‘ti aspetto la prossima”

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